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  ARCIBASILICA PAPALE SAN GIOVANNI IN LATERANO

 ESTERNO - PORTICO
 

Il portico, ornato da 24 pilastri di marmo d'ordine composito che, nella seconda metà del secolo XII, era decorato con affreschi raffiguranti il battesimo di Costantino e la fondazione dell'Arcibasilica, ha la volta a botte ribassata con lacunari, stemma pontificale di Clemente XII al centro, a sinistra vi era la statua di Clemente XII scolpita nel 1735 da Agostino Cornacchinì (1683-1740). Il pontefice però nel 1737 sostituì la sua statua, che fece trasportare in piazza S. Domenico di Ancona, con quella dell'imperatore Costantino che era stata scoperta durante il pontificato di Paolo V (1605-1621) presso le fondamenta del Palazzo Mazzarino al Quirinale, acquistato nel 1704 dai Pallavicini Rospigliosi, e collocata nei musei capitolini. La statua marmorea loricata dell'imperatore Costantino è alta metri 3,22, poggiata su un alto basamento moderno, è stata restaurata da Ruggero Bascapé, il quale le ha ricostruito il braccio destro, l'avambraccio sinistro, la ricaduta della tunica e tutta la parte inferiore del corpo insieme al plinto.

L'accesso dal portico all'aula basilicale è dato da cinque porte: l'ultima porta a sinistra reca il bassorilievo del romano Pietro Bracci (1700-1763) sul Battista che ammonisce Erode, l'ultima di estrema destra (la "porta santa") ha l'imposizione del nome al Battista del romano Bernardino Ludovisi e la predica del Battista del varesotto Giovanni Battista Maini (1690-1752), sulla porta d'ingresso del Museo Lateranense la decollazione del Battista del fiorentino Filippo Valle (1697-1768) ed il Battista davanti ad Erode di Pietro Bracci (1700-1773). Il numero delle porte, la posizione e le misure dell'epoca costantiniana sono ignoti, come pure è ignota la posizione, la forma e persino l'esistenza del portico.

Il Liber pontificalis, riferendo sul restauro dell'Arcibasilica sotto Adriano I (772-795), Leone III e Sergio II (844-847) menziona un quadriportico insieme al fonte ( Battistero Costantiniano) esistente nel secolo VII.
Alessandro VII incaricò il Borromini di portare a termine i lavori per i cinque portali di accesso all’Arcibasilica, di sostituire i battenti della porta centrale -restaurati da Leone X - con quelli in bronzo della Curia ostilia, aula del Senato Romano trasformata da Onorio I (625-638) nella chiesa di sant'Adriano in Tribus Fatis o in tribus Foris o in via Sacra. L'ampiezza del portale lateranense costrinse il Borromini a modificare i battenti provenuti dalla Curia ostilia dai metri 3,268 di larghezza e di 6,798 di altezza agli attuali metri 4,460 per 8,920. Le stelle ad otto punte, elemento araldico chigiano, applicate sui bordi insieme alle ghiande assicurano la verità dell'intervento di Alessandro VII. I sei mosaici dell'architrave del portico sono trasmessi dal manoscritto Barberiniano latino 4423 della Biblioteca Apostolica Vaticana.
I lavori borrominiani di risanamento, approvati da Alessandro VII, proseguirono fino al 1657: gli uomini impiegati furono 200, la spesa raggiunta fu di 130.000 scudi d'oro.

L’Arcibasilica, nella notte tra il 19 ed il 20 dicembre 2000, ha acquisito un’altra porta di bronzo alle quattro che possedeva, che è stata istallata tra gli stipiti della trecentesca “porta santa”, in adeguamento alle disposizioni di Giovanni Paolo II, il quale che aveva auspicato la sostituzione del tradizionale muro da abbattere al momento della proclamazione di un nuovo “anno giubilare” per poi ricostruirlo immediatamente in previsione di una successiva proclamazione. La nuova porta di bronzo, che misura metri 3, 6 di altezza e metri 1,9 di larghezza, ha un solo battente combaciante con lo stipite, la soglia e l’architrave, è opera dello scultore Floriano Bodini (†2005) allievo di Francesco Messina.
Il Bodini ha incollato al centro di una lastra di bronzo livellata su unica linea retta mediana in altorilievo il “Cristo morto” di prorompente espressività inchiodato su croce massiccia visibile fin sotto lo sterno ed in contiguità immediata ed in funzione del “Cristo morto”, la Madonna con il Bambino Gesù dalla splendida di plasticità rilevante mentre come d’improvviso s’innalza all’altezza del Bambino una mano benedicente alla latina (con tre dita diritte e due piegate) su avambraccio vestito alla cinquecentesca di non immediata intuizione. A sostegno delle possenti raffigurazioni pone lo stemma pontificale di Giovanni Paolo II quasi a base di tutto che, forse, avrebbe trovato collocazione più appropriata negli angoli della lastra, almeno secondo la consuetudine araldica.

 

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