CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE
SEZIONE SECONDA: LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
CAPITOLO SECONDO CREDO IN GESU' CRISTO, UNICO FIGLIO DI DIO
ARTICOLO 4 GESU' CRISTO «PATI' SOTTO PONZIO PILATO, FU
CROCIFISSO, MORI' E FU SEPOLTO» Paragrafo 2
GESU' MORI' CROCIFISSO
I. Il processo a Gesù Divisioni delle
autorità ebraiche a riguardo di Gesù 595
Tra le autorità religiose di Gerusalemme non ci sono stati solamente il
fariseo Nicodemo 419 o il notabile Giuseppe di Arimatea ad
essere, di nascosto, discepoli di Gesù, 420 ma a proposito di
lui421 sono sorti dissensi per lungo tempo al punto che, alla
vigilia stessa della sua passione, san Giovanni può dire: « Tra i capi,
molti credettero in lui », anche se in maniera assai imperfetta (Gv
12,42). La cosa non ha nulla di sorprendente se si tiene presente che
all'indomani della pentecoste « un gran numero di sacerdoti aderiva alla
fede » (At 6,7) e che « alcuni della setta dei farisei erano
diventati credenti » (At 15,5) al punto che san Giacomo può dire
a san Paolo: « Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono
venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla Legge » (At
21,20). 596 Le autorità religiose di
Gerusalemme non sono state unanimi nella condotta da tenere nei riguardi
di Gesù. 422 I farisei hanno minacciato di scomunica coloro
che lo avrebbero seguito. 423 A coloro che temevano: « Tutti
crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo
santo e la nostra nazione » (Gv 11,48) il sommo sacerdote Caifa
propose profetizzando: « [È] meglio che muoia un solo uomo per il popolo
e non perisca la nazione intera » (Gv 11,50). Il Sinedrio, avendo
dichiarato Gesù reo di morte 424 in quanto bestemmiatore, ma
avendo perduto il diritto di mettere a morte, 425 consegna
Gesù ai Romani accusandolo di rivolta politica, 426 cosa che
lo metterà alla pari con Barabba accusato di « sommossa » (Lc
23,19). Sono anche minacce politiche quelle che i sommi sacerdoti
esercitano su Pilato perché egli condanni a morte Gesù. 427
Gli Ebrei non sono collettivamente responsabili della morte di Gesù
597 Tenendo conto della complessità storica del processo a Gesù
espressa nei racconti evangelici, e qualunque possa essere stato il
peccato personale dei protagonisti del processo (Giuda, il Sinedrio,
Pilato), che Dio solo conosce, non si può attribuirne la responsabilità
all'insieme degli Ebrei di Gerusalemme, malgrado le grida di una folla
manipolata 428 e i rimproveri collettivi contenuti negli
appelli alla conversione dopo la pentecoste. 429 Gesù stesso
perdonando sulla croce 430 e Pietro sul suo esempio hanno
riconosciuto l'« ignoranza » 431 degli Ebrei di Gerusalemme
ed anche dei loro capi. Ancor meno si può, a partire dal grido del
popolo: « Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli » (Mt
27,25) che è una formula di ratificazione, 432 estendere la
responsabilità agli altri Ebrei nel tempo e nello spazio:
Molto bene la Chiesa ha dichiarato nel Concilio Vaticano
II: « Quanto è stato commesso durante la passione non può essere
imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli
Ebrei del nostro tempo. [...] Gli Ebrei non devono essere presentati né
come rigettati da Dio, né come maledetti, come se ciò scaturisse dalla
Sacra Scrittura ». 433
Tutti i peccatori furono autori della
passione di Cristo 598 La Chiesa, nel
magistero della sua fede e nella testimonianza dei suoi santi, non ha
mai dimenticato che « ogni singolo peccatore è realmente causa e
strumento delle [...] sofferenze » del divino Redentore. 434
Tenendo conto del fatto che i nostri peccati offendono Cristo stesso,
435 la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità
più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi
hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei:
« È chiaro che più gravemente colpevoli sono coloro che
più spesso ricadono nel peccato. Se infatti le nostre colpe hanno
condotto Cristo al supplizio della croce, coloro che si immergono
nell'iniquità crocifiggono nuovamente, per quanto sta in loro, il Figlio
di Dio e lo scherniscono con un delitto ben più grave in loro che non
negli Ebrei. Questi infatti – afferma san Paolo – se lo avessero
conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria (1
Cor 2,8). Noi cristiani, invece, pur confessando di conoscerlo, di
fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le
nostre mani violente e peccatrici ». 436
« E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu
con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi, quando ti diletti nei
vizi e nei peccati ». 437
II. La morte redentrice di Cristo nel disegno divino della salvezza
«Gesù consegnato secondo il disegno prestabilito di Dio»
599 La morte violenta di Gesù non è stata frutto del caso in un
concorso sfavorevole di circostanze. Essa appartiene al mistero del
disegno di Dio, come spiega san Pietro agli Ebrei di Gerusalemme fin dal
suo primo discorso di pentecoste: « Egli fu consegnato a voi secondo il
prestabilito disegno e la prescienza di Dio » (At 2,23). Questo
linguaggio biblico non significa che quelli che hanno consegnato Gesù
438 siano stati solo esecutori passivi di una vicenda scritta in
precedenza da Dio. 600 Tutti i momenti del
tempo sono presenti a Dio nella loro attualità. Egli stabilì dunque il
suo disegno eterno di « predestinazione » includendovi la risposta
libera di ogni uomo alla sua grazia: « Davvero in questa città si
radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come
Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele 439
per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato
che avvenisse » (At 4,27-28). Dio ha permesso gli atti derivati
dal loro accecamento 440 al fine di compiere il suo disegno
di salvezza. 441 «Morto per i nostri
peccati secondo le Scritture» 601 Questo
disegno divino di salvezza attraverso la messa a morte del « Servo
Giusto » 442 era stato anticipatamente annunziato nelle
Scritture come un mistero di redenzione universale, cioè di riscatto che
libera gli uomini dalla schiavitù del peccato. 443 San Paolo
professa, in una confessione di fede che egli dice di avere « ricevuto
», 444 che « Cristo morì per i nostri peccati secondo le
Scritture » (1 Cor 15,3). 445 La morte redentrice
di Gesù compie in particolare la profezia del Servo sofferente. 446
Gesù stesso ha presentato il senso della sua vita e della sua morte alla
luce del Servo sofferente. 447 Dopo la risurrezione, egli ha
dato questa interpretazione delle Scritture ai discepoli di Emmaus,
448 poi agli stessi Apostoli. 449
«Dio l'ha fatto peccato per noi» 602 San
Pietro può, di conseguenza, formulare così la fede apostolica nel
disegno divino della salvezza: « Foste liberati dalla vostra vuota
condotta ereditata dai vostri padri [...] con il sangue prezioso di
Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu
predestinato, già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato
negli ultimi tempi per voi » (1 Pt 1,18-20). I peccati degli
uomini, conseguenti al peccato originale, sono sanzionati dalla morte.
450 Inviando il suo proprio Figlio nella condizione di servo,
451 quella di una umanità decaduta e votata alla morte a causa del
peccato, 452 « colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo
trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per
mezzo di lui giustizia di Dio » (2 Cor 5,21).
603 Gesù non ha conosciuto la riprovazione come se egli stesso
avesse peccato. 453 Ma nell'amore redentore che sempre lo
univa al Padre, 454 egli ci ha assunto nella nostra
separazione da Dio a causa del peccato al punto da poter dire a nome
nostro sulla croce: « Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? » (Mc
15,34). 455 Avendolo reso così solidale con noi peccatori, «
Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi »
(Rm 8,32) affinché noi fossimo « riconciliati con lui per mezzo
della morte del Figlio suo » (Rm 5,10).
Dio ha l'iniziativa dell'amore redentore universale
604 Nel consegnare suo Figlio per i nostri peccati, Dio manifesta
che il suo disegno su di noi è un disegno di amore benevolo che precede
ogni merito da parte nostra: « In questo sta l'amore: non siamo stati
noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati » (1 Gv 4,10).
456 « Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre
eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi » (Rm 5,8).
605 Questo amore è senza esclusioni; Gesù l'ha richiamato a
conclusione della parabola della pecorella smarrita: « Così il Padre
vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli
» (Mt 18,14). Egli afferma di « dare la sua vita in riscatto
per molti » (Mt 20,28); quest'ultimo termine non è
restrittivo: oppone l'insieme dell'umanità all'unica persona del
Redentore che si consegna per salvarla. 457 La Chiesa,
seguendo gli Apostoli, 458 insegna che Cristo è morto per
tutti senza eccezioni: « Non vi è, non vi è stato, non vi sarà alcun
uomo per il quale Cristo non abbia sofferto ». 459
III. Cristo ha offerto se stesso al Padre per i nostri peccati
Tutta la vita di Cristo è offerta al Padre
606 Il Figlio di Dio disceso dal cielo non per fare la sua volontà
ma quella di colui che l'ha mandato, 460 « entrando nel mondo
dice: [...] Ecco, io vengo [...] per fare, o Dio, la tua volontà. [...]
Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per
mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre
» (Eb 10,5-10). Dal primo istante della sua incarnazione, il
Figlio abbraccia nella sua missione redentrice il disegno divino di
salvezza: « Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e
compiere la sua opera » (Gv 4,34). Il sacrificio di Gesù « per i
peccati di tutto il mondo » (1 Gv 2,2) è l'espressione della sua
comunione d'amore con il Padre: « Il Padre mi ama perché io offro la mia
vita » (Gv 10,17). « Bisogna che il mondo sappia che io amo il
Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato » (Gv 14,31).
607 Questo desiderio di abbracciare il disegno di amore redentore
del Padre suo anima tutta la vita di Gesù 461 perché la sua
passione redentrice è la ragion d'essere della sua incarnazione: «
Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! » (Gv
12,27). « Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato? » (Gv
18,11). E ancora sulla croce, prima che « tutto [sia] compiuto » (Gv
19,30), egli dice: « Ho sete » (Gv 19,28).
«L'Agnello che toglie il peccato del mondo»
608 Dopo aver accettato di dargli il battesimo tra i peccatori,
462 Giovanni Battista ha visto e mostrato in Gesù l'Agnello di
Dio, che toglie il peccato del mondo. 463 Egli manifesta così
che Gesù è insieme il Servo sofferente che si lascia condurre in
silenzio al macello 464 e porta il peccato delle moltitudini
465 e l'Agnello pasquale simbolo della redenzione di Israele al
tempo della prima pasqua. 466 Tutta la vita di Cristo esprime
la sua missione: servire e dare la propria vita in riscatto per molti.467
Gesù liberamente fa suo l'amore redentore del Padre
609 Accogliendo nel suo cuore umano l'amore del Padre per gli
uomini, Gesù « li amò sino alla fine» (Gv 13,1), « perché nessuno
ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri
amici » (Gv 15,13). Così nella sofferenza e nella morte la sua
umanità è diventata lo strumento libero e perfetto del suo amore divino
che vuole la salvezza degli uomini. 468 Infatti, egli ha
liberamente accettato la sua passione e la sua morte per amore del Padre
suo e degli uomini che il Padre vuole salvare: « Nessuno mi toglie [la
vita], ma la offro da me stesso » (Gv 10,18). Di qui la sovrana
libertà del Figlio di Dio quando va liberamente verso la morte. 469
Alla Cena Gesù ha anticipato l'offerta libera della sua vita
610 La libera offerta che Gesù fa di se stesso ha la sua più alta
espressione nella Cena consumata con i dodici Apostoli 470
nella « notte in cui veniva tradito » (1 Cor 11,23). La vigilia
della sua passione, Gesù, quand'era ancora libero, ha fatto di
quest'ultima Cena con i suoi Apostoli il memoriale della volontaria
offerta di sé al Padre 471 per la salvezza degli uomini: «
Questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19). «
Questo è il mio sangue dell'Alleanza, versato per molti, in
remissione dei peccati » (Mt 26,28). 611
L'Eucaristia che egli istituisce in questo momento sarà il « memoriale »
472 del suo sacrificio. Gesù nella sua offerta include gli
Apostoli e chiede loro di perpetuarla. 473 Con ciò, Gesù
istituisce i suoi Apostoli sacerdoti della Nuova Alleanza: « Per loro io
consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità » (Gv
17,19). 474 L'agonia del Getsemani
612 Il calice della Nuova Alleanza, che Gesù ha anticipato alla Cena
offrendo se stesso, 475 in seguito egli lo accoglie dalle
mani del Padre nell'agonia al Getsemani 476 facendosi «
obbediente fino alla morte » (Fil 2,8). 477 Gesù
prega: « Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! » (Mt
26,39). Egli esprime così l'orrore che la morte rappresenta per la sua
natura umana. Questa, infatti, come la nostra, è destinata alla vita
eterna; in più, a differenza della nostra, è perfettamente esente dal
peccato 478 che causa la morte; 479 ma soprattutto
è assunta dalla Persona divina dell'« Autore della vita », 480
del « Vivente ». 481 Accettando nella sua volontà umana che
sia fatta la volontà del Padre, 482 Gesù accetta la sua morte
in quanto redentrice, per « portare i nostri peccati nel suo corpo sul
legno della croce » (1 Pt 2,24). La morte
di Cristo è il sacrificio unico e definitivo
613 La morte di Cristo è contemporaneamente il sacrificio
pasquale che compie la redenzione definitiva degli uomini 483
per mezzo dell'Agnello che toglie il peccato del mondo 484 e
il sacrificio della Nuova Alleanza, 485 che di nuovo
mette l'uomo in comunione con Dio 486 riconciliandolo con lui
mediante il sangue versato per molti in remissione dei peccati. 487
614 Questo sacrificio di Cristo è unico: compie e supera tutti i
sacrifici. 488 Esso è innanzitutto un dono dello stesso Dio
Padre che consegna il Figlio suo per riconciliare noi con lui. 489
Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo che,
liberamente e per amore, 490 offre la propria vita 491
al Padre suo nello Spirito Santo 492 per riparare la nostra
disobbedienza. Gesù sostituisce la sua obbedienza
alla nostra disobbedienza 615 « Come per
la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così
anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti » (Rm
5,19). Con la sua obbedienza fino alla morte, Gesù ha compiuto la
sostituzione del Servo sofferente che offre se stesso in espiazione,
mentre porta il peccato di molti, e li giustifica addossandosi la loro
iniquità. 493 Gesù ha riparato per i nostri errori e dato
soddisfazione al Padre per i nostri peccati. 494
Sulla croce, Gesù consuma il suo sacrificio
616 È l'amore sino alla fine 495 che conferisce valore di
redenzione e di riparazione, di espiazione e di soddisfazione al
sacrificio di Cristo. Egli ci ha tutti conosciuti e amati nell'offerta
della sua vita. 496 « L'amore del Cristo ci spinge, al
pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti » (2 Cor
5,14). Nessun uomo, fosse pure il più santo, era in grado di prendere su
di sé i peccati di tutti gli uomini e di offrirsi in sacrificio per
tutti. L'esistenza in Cristo della Persona divina del Figlio, che supera
e nel medesimo tempo abbraccia tutte le persone umane e lo costituisce
Capo di tutta l'umanità, rende possibile il suo sacrificio redentore
per tutti. 617 « Sua sanctissima
passione in ligno crucis nobis iustificationem meruit – Con la sua
santissima passione sul legno della croce ci meritò la giustificazione
», insegna il Concilio di Trento 497 sottolineando il
carattere unico del sacrificio di Cristo come causa di salvezza eterna.
498 E la Chiesa venera la croce cantando: « O crux, ave, spes
unica! – Ave, o croce, unica speranza! ». 499
La nostra partecipazione al sacrificio di Cristo
618 La croce è l'unico sacrificio di Cristo, che è il solo mediatore
tra Dio e gli uomini. 500 Ma poiché, nella sua Persona divina
incarnata, « si è unito in certo modo ad ogni uomo », 501
egli offre « a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che
Dio conosce, con il mistero pasquale ». 502 Egli chiama i
suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo, 503
poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme.
504 Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore
quelli stessi che ne sono i primi beneficiari. 505 Ciò si
compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di
qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice. 506
« Al di fuori della croce non vi è altra scala per
salire al cielo ». 507
In sintesi
619 « Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture
» (1 Cor 15,3). 620 La nostra
salvezza proviene dall'iniziativa d'amore di Dio per noi poiché «
è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di
espiazione per i nostri peccati » (1 Gv 4,10). « È stato
Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo » (2 Cor
5,19). 621 Gesù si è liberamente offerto
per la nostra salvezza. Egli significa e realizza questo dono in
precedenza durante l'ultima Cena: « Questo è il mio corpo che è
dato per voi » (Lc 22,19). 622
In questo consiste la redenzione di Cristo: egli « è venuto per
[...] dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,28),
cioè ad amare « i suoi sino alla fine » (Gv 13,1)
perché essi siano liberati dalla loro vuota condotta ereditata dai loro
padri. 508 623 Mediante la
sua obbedienza di amore al Padre « fino alla morte di croce »
(Fil 2,8), Gesù compie la missione espiatrice 509
del Servo sofferente che giustifica molti addossandosi la loro iniquità.
510
(419) Cf Gv 7,50. (420)
Cf Gv 19,38-39. (421)
Cf Gv 9,16-17; 10,19-21.
(422) Cf Gv 9,16; 10,19.
(423) Cf Gv 9,22. (424)
Cf Mt 26,66. (425) Cf
Gv 18,31. (426) Cf Lc
23,2. (427) Cf Gv
19,12.15.21. (428) Cf Mc
15,11. (429) Cf At
2,23.36; 3,13-14; 4,10; 5,30; 7,52; 10,39; 13,27-28; 1 Ts
2,14-15. (430) Cf Lc
23,34. (431) Cf At
3,17. (432) Cf At 5,28;
18,6. (433) Concilio Vaticano
II, Dich. Nostra aetate, 4: AAS 58 (1966) 743.
(434) Catechismo Romano, 1, 5, 11: ed. P. Rodríguez (Città del
Vaticano-Pamplona 1989) p. 64; cf Eb 12,3.
(435) Cf Mt 25,45; At 9,4-5.
(436) Catechismo Romano, 1, 5, 11: ed. P. Rodríguez (Città del
Vaticano-Pamplona 1989) p. 64.
(437) San Francesco d'Assisi, Admonitio, 5, 3: Opuscula sancti
Patris Francisci Assisiensis, ed. C. Esser (Grottaferrata 1978) p.
66. (438) Cf At 3,13.
(439) Cf Sal 2,1-2.
(440) Cf Mt 26,54; Gv 18,36; 19,11.
(441) Cf At 3,17-18.
(442) Cf Is 53,11; At 3,14.
(443) Cf Is 53,11-12; Gv 8,34-36.
(444) Cf 1 Cor 15,3.
(445) Cf anche At 3,18; 7,52; 13,29; 26,22-23.
(446) Cf Is 53,7-8; At 8,32-35.
(447) Cf Mt 20,28.
(448) Cf Lc 24,25-27.
(449) Cf Lc 24,44-45.
(450) Cf Rm 5,12; 1 Cor 15,56.
(451) Cf Fil 2,7. (452)
Cf Rm 8,3. (453) Cf
Gv 8,46. (454) Cf Gv
8,29. (455) Cf Sal
22,1. (456) Cf 1 Gv
4,19. (457) Cf Rm
5,18-19. (458) Cf 2 Cor
5,15; 1 Gv 2,2. (459)
Concilio di Quierzy (anno 853), De libero arbitrio hominis et de
praedestinatione, canone 4: DS 624.
(460) Cf Gv 6,38. (461)
Cf Lc 12,50; 22,15; Mt 16,21-23.
(462) Cf Lc 3,21; Mt 3,14-15.
(463) Cf Gv 1,29.36.
(464) 3 Cf Is 53,7; Ger 11,19.
(465) 3 Cf Is 53,12.
(466) Cf Es 12,3-14; Gv 19,36; 1 Cor 5,7.
(467) Cf Mc 10,45.
(468) Cf Eb 2,10.17-18; 4,15; 5,7-9.
(469) Cf Gv 18,4-6; Mt 26,53.
(470) Cf Mt 26,20.
(471) Cf 1 Cor 5,7.
(472) Cf 1 Cor 11,25.
(473) Cf Lc 22,19.
(474) Cf Concilio di Trento, Sess. 22a, Doctrina de sanctissimo
Missae Sacrificio, canone 2: DS 1752; Sess. 23a, Doctrina de
sacramento Ordinis, c. 1: DS 1764.
(475) Cf Lc 22,20.
(476) Cf Mt 26,42.
(477) Cf Eb 5,7-8.
(478) Cf Eb 4,15. (479)
Cf Rm 5,12. (480) Cf
At 3,15. (481) Cf Ap
1,18; Gv 1,4; 5,26.
(482) Cf Mt 26,42.
(483) Cf 1 Cor 5,7; Gv 8,34-36.
(484) Cf Gv 1,29; 1 Pt 1,19.
(485) Cf 1 Cor 11,25.
(486) Cf Es 24,8. (487)
Cf Mt 26,28; Lv 16,15-16.
(488) Cf Eb 10,10.
(489) Cf 1 Gv 4,10.
(490) Cf Gv 15,13.
(491) Cf Gv 10,17-18.
(492) Cf Eb 9,14. (493)
Cf Is 53,10-12. (494)
Cf Concilio di Trento, Sess. 6a, Decretum de iustificatione, c.
7: DS 1529. (495) Cf Gv
13,1. (496) Cf Gal
2,20; Ef 5,2.25. (497)
Concilio di Trento, Sess. 6a, Decretum de iustificatione, c. 1:
DS 1529. (498) Cf Eb
5,9. (499) Aggiunta liturgica
all'inno « Vexilla Regis »: Liturgia delle Ore, v. 2 (Libreria
Editrice Vaticana 1981) p. 366; v. 4 (Libreria Editrice Vaticana 1988)
p. 1284. (500) Cf 1 Tm
2,5. (501) Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS 58 (1966) 1042.
(502) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS
58 (1966) 1043. (503) Cf Mt
16,24. (504) Cf 1 Pt
2,21. (505) Cf Mc
10,39; Gv 21,18-19; Col 1,24.
(506) Cf Lc 2,35. (507)
Santa Rosa da Lima: P. Hansen, Vita mirabilis [...], (Roma 1664)
p. 137. (508) Cf 1 Pt
1,18. (509) Cf Is
53,10. (510) Cf Is
53,11; Rm 5,19. |