CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE
SEZIONE SECONDA: LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
CAPITOLO TERZO CREDO NELLO SPIRITO SANTO ARTICOLO
12 «CREDO LA VITA ETERNA» 1020
Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte
è come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna. Quando la
Chiesa ha pronunciato, per l'ultima volta, le parole di perdono
dell'assoluzione di Cristo sul cristiano morente, l'ha segnato, per
l'ultima volta, con una unzione fortificante e gli ha dato Cristo nel
viatico come nutrimento per il viaggio, a lui si rivolge con queste
dolci e rassicuranti parole:
« Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di
Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio
del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito
Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace
della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria, Madre di Dio, con san
Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi. [...] Tu possa tornare al tuo
Creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra. Quando lascerai
questa vita, ti venga incontro la Vergine Maria con gli angeli e i
santi. [...] Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e possa tu
contemplarlo per tutti i secoli in eterno ». 604
I. Il giudizio
particolare 1021 La morte pone
fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto
della grazia divina apparsa in Cristo. 605 Il Nuovo
Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva
dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma
anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà
data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola
del povero Lazzaro 606 e la parola detta da Cristo in croce
al buon ladrone 607 così come altri testi del Nuovo
Testamento 608 parlano di una sorte ultima dell'anima
609 che può essere diversa per le une e per le altre.
1022 Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella
sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare
che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso
una purificazione, 610 o entrerà immediatamente nella
beatitudine del cielo, 611 oppure si dannerà immediatamente
per sempre. 612
« Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore ». 613
II. Il cielo
1023 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e
che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono
per sempre simili a Dio, perché lo vedono « così come egli è » (1 Gv
3,2), « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12): 614
« Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione
generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di
Cristo [...] e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il
santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era
o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci
sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno
purificate, [...] anche prima della risurrezione dei loro corpi e del
giudizio universale — e questo dopo l'ascensione del Signore e Salvatore
Gesù Cristo al cielo — sono state, sono e saranno in cielo, associate al
regno dei cieli e al paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi
angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù Cristo,
esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e
anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura ».
615
1024 Questa vita perfetta, questa comunione di
vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli
angeli e tutti i beati è chiamata « il cielo ». Il cielo è il fine
ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde,
lo stato di felicità suprema e definitiva. 1025 Vivere in
cielo è « essere con Cristo ». 616 Gli eletti vivono « in lui
», ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio
nome: 617
« Vita est enim esse cum Christo; ideo ubi Christus, ibi vita, ibi
Regnum – La vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo,
là c'è la vita, là c'è il Regno ». 618
1026 Con la sua morte e la sua risurrezione Gesù
Cristo ci ha « aperto » il cielo. La vita dei beati consiste nel pieno
possesso dei frutti della redenzione compiuta da Cristo, il quale
associa alla sua glorificazione celeste coloro che hanno creduto in lui
e che sono rimasti fedeli alla sua volontà. Il cielo è la beata comunità
di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in lui.
1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro
che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di
descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace,
banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste,
paradiso: « Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai
entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo
amano » (1 Cor 2,9). 1028 A motivo della sua
trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non quando egli stesso
apre il suo mistero alla contemplazione immediata dell'uomo e gliene
dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella sua gloria celeste
è chiamata dalla Chiesa « la visione beatifica »:
« Questa sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a
vedere Dio, avere l'onore di partecipare alle gioie della salvezza e
della luce eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio, [...] godere
nel regno dei cieli, insieme con i giusti e gli amici di Dio, le gioie
dell'immortalità raggiunta ». 619
1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a
compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e
all'intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui « regneranno nei
secoli dei secoli » (Ap 22,5). 620
III. La purificazione finale o purgatorio 1030
Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono
imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza
eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una
purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare
nella gioia del cielo. 1031 La Chiesa chiama purgatorio
questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal
castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede
relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze 621
e di Trento. 622 La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a
certi passi della Scrittura, 623 parla di un fuoco
purificatore:
« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è,
prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità
afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito
Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt
12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere
rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». 624
1032 Questo insegnamento poggia anche sulla
pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già
parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio
per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12,45).
Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha
offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico,
625 affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica
di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le
opere di penitenza a favore dei defunti:
« Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono
stati purificati dal sacrificio del loro padre, 626 perché
dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche
consolazione? [...] Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad
offrire per loro le nostre preghiere ». 627
IV. L'inferno
1033 Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di
amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui,
contro il nostro prossimo o contro noi stessi: « Chi non ama rimane
nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete
che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna » (1 Gv
3,14-15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non
soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi
fratelli. 628 Morire in peccato mortale senza essersene
pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa
rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è
questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con
i beati che viene designato con la parola « inferno ». 1034
Gesù parla ripetutamente della « geenna », del « fuoco inestinguibile »,
629 che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di
credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il
corpo. 630 Gesù annunzia con parole severe: « Il Figlio
dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno [...] tutti gli
operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente » (Mt
13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: « Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno! » (Mt 25,41). 1035 La
Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua
eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale,
dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le
pene dell'inferno, « il fuoco eterno ». 631 La pena
principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel
quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è
stato creato e alle quali aspira. 1036 Le affermazioni
della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti
l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l'uomo
deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno.
Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla
conversione: « Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta
e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che
conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! » (Mt
7,13-14).
« Siccome non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci
avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico
corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al
banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi,
come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre
esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti ». 632
1037 Dio non predestina nessuno ad andare
all'inferno; 633 questo è la conseguenza di una avversione
volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla
fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei
fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole «
che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi » (2 Pt
3,9):
« Accetta con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti presentiamo
noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i
nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge
degli eletti ». 634
V. Il giudizio finale
1038 La risurrezione di tutti i morti, « dei giusti e degli ingiusti
» (At 24,15), precederà il giudizio finale. Sarà « l'ora in cui
tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio
dell'uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di
vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna » (Gv
5,28-29). Allora Cristo « verrà nella sua gloria, con tutti i suoi
angeli [...]. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli
separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai
capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [...]
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita
eterna » (Mt 25,31-33.46). 1039 Davanti a Cristo
che è la verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto
di ogni uomo con Dio. 635 Il giudizio finale manifesterà,
fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o
avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena: « Tutto il
male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in
cui Dio non tacerà (Sal 50,3) [...] egli si volgerà verso i
malvagi e dirà loro: Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per
voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla
terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra,
il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei
poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché
portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto
nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me ».
636 1040 Il giudizio finale avverrà al momento del
ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il
giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio
Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia.
Conosceremo il senso ultimo di tutta l'opera della creazione e di tutta
l'Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le
quali la provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine
ultimo. Il giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa
su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è
più forte della morte. 637 1041 Il messaggio
del giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio dona agli
uomini « il momento favorevole, il giorno della salvezza » (2 Cor
6,2). Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del regno
di Dio. Annunzia la « beata speranza » (Tt 2,13) del ritorno del
Signore il quale « verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere
riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto » (2 Ts
1,10).
VI. La speranza dei cieli nuovi e della terra nuova
1042 Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua
pienezza. Dopo il giudizio universale i giusti regneranno per sempre con
Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà
rinnovato:
Allora la Chiesa « avrà il suo compimento [...] nella gloria del
cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose e
quando col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente
unito con l'uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà
perfettamente ricapitolato in Cristo ». 638
1043 Questo misterioso rinnovamento, che
trasformerà l'umanità e il mondo, dalla Sacra Scrittura è definito con
l'espressione: « i nuovi cieli e una terra nuova » (2 Pt 3,13).
639 Sarà la realizzazione definitiva del disegno di Dio di «
ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della
terra » (Ef 1,10). 1044 In questo nuovo universo,
640 la Gerusalemme celeste, Dio avrà la sua dimora in mezzo agli
uomini. Egli « tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la
morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono
passate » (Ap 21,4). 641 1045 Per
l'uomo questo compimento sarà la realizzazione definitiva dell'unità
del genere umano, voluta da Dio fin dalla creazione e di cui la Chiesa
nella storia è « come sacramento ». 642 Coloro che saranno
uniti a Cristo formeranno la comunità dei redenti, la « Città santa » di
Dio (Ap 21,2), « la Sposa dell'Agnello » (Ap 21,9). Essa
non sarà più ferita dal peccato, dalle impurità, 643
dall'amor proprio, che distruggono o feriscono la comunità terrena degli
uomini. La visione beatifica, nella quale Dio si manifesterà in modo
inesauribile agli eletti, sarà sorgente perenne di gaudio, di pace e di
reciproca comunione. 1046 Quanto al cosmo, la
Rivelazione afferma la profonda comunione di destino fra il mondo
materiale e l'uomo:
« La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli
di Dio [...] e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla
schiavitù della corruzione [...]. Sappiamo bene infatti che tutta la
creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è
la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo
interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro
corpo » (Rm 8,19-23).
1047 Anche l'universo visibile, dunque, è
destinato ad essere trasformato, « affinché il mondo stesso, restaurato
nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio dei
giusti », 644 partecipando alla loro glorificazione in Gesù
Cristo risorto. 1048 « Ignoriamo il tempo in cui
saranno portate a compimento la terra e l'umanità, e non sappiamo il
modo in cui sarà trasformato l'universo. Passa certamente l'aspetto di
questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione
che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la
giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i
desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini ». 645
1049 « Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve indebolire,
bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla
terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce
a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto,
benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo
sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può
contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di
grande importanza ». 646 1050 « Infatti i beni
della dignità dell'uomo, della comunione fraterna e della libertà, cioè
tutti questi buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo
che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il
suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni
macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando Cristo rimetterà al
Padre il regno eterno e universale ». 647 Dio allora sarà «
tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna:
« La vita, nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che attraverso
il Figlio nello Spirito Santo riversa come fonte su tutti noi i suoi
doni celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i
beni divini della vita eterna ». 648
In sintesi 1051 Ogni uomo riceve nella sua
anima immortale la propria retribuzione eterna fin dalla sua morte, in
un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei
morti. 1052 « Noi crediamo che le anime di
tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo [...]
costituiscono il popolo di Dio nell'al di là della morte, la quale sarà
definitivamente sconfitta nel giorno della risurrezione, quando queste
anime saranno riunite ai propri corpi ». 649
1053 « Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono
riunite attorno a Gesù e a Maria in paradiso, forma la Chiesa del cielo,
dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com'è e dove sono
anche associate, in diversi gradi, con i santi angeli al governo divino
esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi e aiutando la nostra
debolezza con la loro fraterna sollecitudine ». 650
1054 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma
imperfettamente purificati, benché sicuri della loro salvezza eterna,
vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di
ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio.
1055 In virtù della « comunione dei santi », la
Chiesa raccomanda i defunti alla misericordia di Dio e per loro offre
suffragi, in particolare il santo sacrificio eucaristico.
1056 Seguendo l'esempio di Cristo, la Chiesa avverte i fedeli
della triste e penosa realtà della morte eterna, 651
chiamata anche « inferno ». 1057 La pena
principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio; in Dio
soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato
creato e alle quali aspira. 1058 La Chiesa
prega perché nessuno si perda: « Signore, [...] non
permettere che sia mai separato da te ». 652 Se è vero
che nessuno può salvarsi da se stesso, è anche vero che Dio «
vuole che tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4) e
che per lui « tutto è possibile » (Mt 19,26).
1059 « La santissima Chiesa romana crede e confessa fermamente
che nel [...] giorno del giudizio tutti gli uomini compariranno
col loro corpo davanti al tribunale di Cristo per rendere conto delle
loro azioni ». 653 1060 Alla fine dei
tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i giusti
regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e lo
stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà «
tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna.
«AMEN» 1061 Il Credo, come pure l'ultimo
libro della Sacra Scrittura, 654 termina con la parola
ebraica Amen. La si trova frequentemente alla fine delle
preghiere del Nuovo Testamento. Anche la Chiesa termina le sue preghiere
con Amen. 1062 In ebraico, Amen si
ricongiunge alla stessa radice della parola « credere ». Tale radice
esprime la solidità, l'affidabilità, la fedeltà. Si capisce allora
perché l'« Amen » può esprimere tanto la fedeltà di Dio verso di noi
quanto la nostra fiducia in lui. 1063 Nel profeta Isaia si
trova l'espressione « Dio di verità », letteralmente « Dio dell'Amen »,
cioè il Dio fedele alle sue promesse: « Chi vorrà essere benedetto nel
paese, vorrà esserlo per il Dio fedele » (Is 65,16). Nostro
Signore usa spesso il termine « Amen », 655 a volte in forma
doppia, 656 per sottolineare l'affidabilità del suo
insegnamento, la sua autorità fondata sulla verità di Dio.
1064 L'« Amen » finale del Simbolo riprende quindi e conferma le due
parole con cui inizia: « Io credo ». Credere significa dire « Amen »
alle parole, alle promesse, ai comandamenti di Dio, significa fidarsi
totalmente di colui che è l'« Amen » d'infinito amore e di perfetta
fedeltà. La vita cristiana di ogni giorno sarà allora l'« Amen » all'«
Io credo » della professione di fede del nostro Battesimo:
« Il Simbolo sia per te come uno specchio. Guardati in esso, per
vedere se tu credi tutto quello che dichiari di credere e rallegrati
ogni giorno per la tua fede ». 657
1065 Gesù Cristo stesso è l'« Amen » (Ap
3,14). Egli è l'« Amen » definitivo dell'amore del Padre per noi; assume
e porta alla sua pienezza il nostro « Amen » al Padre: « Tutte le
promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso
lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria » (2 Cor 1,20):
« Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre
onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e
gloria per tutti i secoli dei secoli.
AMEN! ». 658
(604) Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi,
Raccomandazione dei moribondi, 236-237 (Libreria Editrice Vaticana 1984)
p. 111-112. (605) Cf 2 Tm
1,9-10. (606) Cf Lc
16,22. (607) Cf Lc
23,43. (608) Cf 2 Cor
5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; 12,23.
(609) Cf Mt 16,26.
(610) Cf Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele
Paleologo: DS 856; Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis:
DS 1304; Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de purgatorio:
DS 1820. (611) Cf Concilio di
Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 857;
Giovanni XXII, Bolla Ne super his: DS 991; Benedetto XII, Cost.
Benedictus Deus: DS 1000-1001; Concilio di Firenze, Decretum pro
Graecis: DS 1305. (612) Cf
Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo:
DS 858; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1002; Concilio
di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1306.
(613) San Giovanni della Croce, Avisos y sentencias, 57:
Biblioteca Mística Carmelitana, v. 13 (Burgos 1931) p. 238.
(614) Cf Ap 22,4. (615)
Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1000; cf Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 49: AAS 57 (1965) 54.
(616) Cf Gv 14,3; Fil 1,23; 1 Ts 4,17.
(617) Cf Ap 2,17. (618)
Sant'Ambrogio, Expositio evangelii secundum Lucam, 10, 121: CCL
14, 379 (PL 15, 1927). (619)
San Cipriano di Cartagine, Epistula 58, 10: CSEL 32, 665 (56, 10:
PL 4, 367-368). (620) Cf Mt
25,21.23. (621) Cf Concilio di
Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1304.
(622) Cf Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de purgatorio:
DS 1820; Sess. 6a, Decretum de iustificatione, canone 30: DS
1580. (623) Per esempio, 1
Cor 3,15; 1 Pt 1,7.
(624) San Gregorio Magno, Dialogi, 4, 41, 3: SC 265, 148 (4, 39:
PL 77, 396). (625) Cf Concilio
di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 856.
(626) Cf Gb 1,5. (627)
San Giovanni Crisostomo, In epistulam I ad Corinthios, homilia
41, 5: PG 61, 361. (628) Cf
Mt 25,31-46. (629) Cf
Mt 5,22.29; 13,42.50; Mc 9,43-48.
(630) Cf Mt 10,28.
(631) Cf Simbolo Quicumque: DS 76; Sinodo di Costantinopoli (anno
543), Anathematismi contra Origenem, 7: DS 409; Ibid., 9:
DS 411; Concilio Lateranense IV, Cap. 1, De fide catholica: DS
801; Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo:
DS 858; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1002; Concilio
di Firenze, Decretum pro Iacobitis: DS 1351; Concilio di Trento,
Sess. 6a, Decretum de iustificatione, canone 25: DS 1575; Paolo
VI, Credo del popolo di Dio, 12: AAS 60 (1968) 438.
(632) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48: AAS 57
(1965) 54. (633) Cf Concilio
di Orange II, Conclusio: DS 397; Concilio di Trento, Sess. 6a,
Decretum de iustificatione, canone 17: DS 1567.
(634) Preghiera eucaristica I o Canone Romano: Messale Romano
(Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 386.
(635) Cf Gv 12,48.
(636) Sant'Agostino, Sermo 18, 4, 4: CCL 41, 247-249 (PL 38,
130-131). (637) Cf Ct
8,6. (638) Concilio Vaticano
II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48: AAS 57 (1965) 53.
(639) Cf Ap 21,1. (640)
Cf Ap 21,5. (641) Cf
Ap 21,27. (642) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1: AAS 57 (1965) 5.
(643) Cf Ap 21,27.
(644) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 5, 32, 1: SC 153,
398 (PG 7, 1210). (645)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 39: AAS 58
(1966) 1056-1057. (646)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 39: AAS 58
(1966) 1057. (647) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 39: AAS 58 (1966) 1057;
cf Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 2: AAS 57 (1965) 5-6.
(648) San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses illuminandorum, 18,
29: Opera, v. 2, ed. J. Rupp (Monaco 1870) p. 332 (PG 33, 1049).
(649) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 28: AAS 60 (1968) 444.
(650) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 29: AAS 60 (1968) 444.
(651) Cf Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale,
69: AAS 64 (1972) 141. (652)
Preghiera prima della Comunione: Messale Romano (Libreria
Editrice Vaticana 1993) p. 421.
(653) Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo:
DS 859; cf Concilio di Trento, Sess. 6a, Decretum de iustificatione,
c. 16: DS 1549. (654) Cf Ap
22,21. (655) Cf Mt
6,2.5.16. (656) Cf Gv
5,19. (657) Sant'Agostino,
Sermo 58, 11, 13: PL 38, 399.
(658) Dossologia dopo la preghiera eucaristica: Messale Romano
(Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 392, 400, 410 e 417. |