CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE SECONDA
LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE SECONDA «I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA»
CAPITOLO TERZO I SACRAMENTI AL SERVIZIO DELLA COMUNIONE
ARTICOLO 6 IL SACRAMENTO DELL'ORDINE
1536 L'Ordine è il sacramento grazie al quale la missione
affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella
Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque, il sacramento del ministero
apostolico. Comporta tre gradi: l'Episcopato, il presbiterato e il
diaconato. [Per l'istituzione e la missione del
ministero apostolico da parte di Cristo, cf nn. 874-896. Qui si tratta
soltanto della via sacramentale attraverso la quale tale ministero viene
trasmesso.]
I. Perché il nome di sacramento dell'Ordine?
1537 La parola Ordine, nell'antichità romana,
designava corpi costituiti in senso civile, soprattutto il corpo di
coloro che governano. « Ordinatio » – ordinazione – indica
l'integrazione in un « ordo » – ordine –. Nella Chiesa ci sono
corpi costituiti che la Tradizione, non senza fondamenti scritturistici,
141 chiama sin dai tempi antichi con il nome di táxeis (in
greco), di ordines: così la liturgia parla dell'« ordo
Episcoporum » – ordine dei Vescovi –, dell'« ordo presbyterorum »
– ordine dei presbiteri –, dell'« ordo diaconorum » – ordine
dei diaconi. Anche altri gruppi ricevono questo nome di « ordo »: i
catecumeni, le vergini, gli sposi, le vedove...
1538 L'integrazione in uno di questi corpi ecclesiali avveniva con
un rito chiamato ordinatio, atto religioso e liturgico che
consisteva in una consacrazione, una benedizione o un sacramento. Oggi
la parola « ordinatio » è riservata all'atto sacramentale che integra
nell'ordine dei Vescovi, dei presbiteri e dei diaconi e che va al di là
di una semplice elezione, designazione, delega o
istituzione da parte della comunità, poiché conferisce un dono dello
Spirito Santo che permette di esercitare una potestà sacra («
sacra potestas »), 142 la quale non può venire che da Cristo
stesso, mediante la sua Chiesa. L'ordinazione è chiamata anche «
consecratio » – consacrazione – poiché è una separazione e una
investitura da parte di Cristo stesso, per la sua Chiesa. L'imposizione
delle mani del Vescovo, insieme con la preghiera consacratoria,
costituisce il segno visibile di tale consacrazione.
II. Il sacramento dell'Ordine nell'Economia della salvezza
Il sacerdozio dell'Antica Alleanza 1539
Il popolo eletto fu costituito da Dio come « un regno di sacerdoti e una
nazione santa » (Es 19,6). 143 Ma, all'interno del
popolo di Israele, Dio scelse una delle dodici tribù, quella di Levi,
riservandola per il servizio liturgico; 144 Dio stesso è la
sua parte di eredità. 145 Un rito proprio ha consacrato le
origini del sacerdozio dell'Antica Alleanza. 146 In essa i
sacerdoti sono costituiti « per il bene degli uomini nelle cose che
riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati ». 147
1540 Istituito per annunciare la parola di Dio 148 e per
ristabilire la comunione con Dio mediante i sacrifici e la preghiera,
tale sacerdozio resta tuttavia impotente a operare la salvezza, avendo
bisogno di offrire continuamente sacrifici e non potendo portare ad una
santificazione definitiva, 149 che soltanto il sacrificio di
Cristo avrebbe operato. 1541 La liturgia
della Chiesa vede tuttavia nel sacerdozio di Aronne e nel servizio dei
leviti, come pure nell'istituzione dei settanta « Anziani », 150
prefigurazioni del ministero ordinato della Nuova Alleanza. Così, nel
rito latino, la Chiesa si esprime nella preghiera consacratoria
dell'ordinazione dei Vescovi:
« O Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, [...] con
la parola di salvezza hai dato norme di vita nella tua Chiesa: tu, dal
principio, hai eletto Abramo come padre dei giusti, hai costituito capi
e sacerdoti per non lasciare mai senza ministero il tuo santuario... ».
151
1542 Nell'ordinazione dei sacerdoti,
la Chiesa prega:
« Signore, Padre santo, [...] nell'Antica Alleanza
presero forma e figura vari uffici istituiti per il servizio liturgico.
A Mosè e ad Aronne, da te prescelti per reggere e santificare il tuo
popolo, associasti collaboratori che li seguivano nel grado e nella
dignità. Nel cammino dell'esodo comunicasti a settanta uomini saggi e
prudenti lo spirito di Mosè tuo servo [...]. Tu rendesti partecipi i
figli di Aronne della pienezza del loro padre ». 152
1543 E nella preghiera consacratoria
per l'ordinazione dei diaconi, la Chiesa confessa:
« Dio onnipotente, [...] tu hai formato la Chiesa [...];
hai disposto che mediante i tre gradi del ministero da te istituito
cresca e si edifichi il nuovo tempio, come in antico scegliesti i figli
di Levi a servizio del tabernacolo santo ». 153
L'unico sacerdozio di Cristo
1544 Tutte le prefigurazioni del sacerdozio dell'Antica Alleanza
trovano il loro compimento in Cristo Gesù, « unico [...] mediatore tra
Dio e gli uomini » (1 Tm 2,5). Melchisedek, « sacerdote del Dio
altissimo » (Gn 14,18), è considerato dalla Tradizione cristiana
come una prefigurazione del sacerdozio di Cristo, unico « sommo
sacerdote alla maniera di Melchisedek » (Eb 5,10; 6,20), « santo,
innocente, senza macchia » (Eb 7,26), il quale « con un'unica
oblazione [...] ha reso perfetti per sempre quelli che vengono
santificati » (Eb 10,14), cioè con l'unico sacrificio della sua
croce. 1545 Il sacrificio redentore di Cristo
è unico, compiuto una volta per tutte. Tuttavia è reso presente nel
sacrificio eucaristico della Chiesa. Lo stesso vale per l'unico
sacerdozio di Cristo: esso è reso presente dal sacerdozio ministeriale
senza che venga diminuita l'unicità del sacerdozio di Cristo. « Infatti
solo Cristo è il vero Sacerdote, mentre gli altri sono i suoi ministri
». 154 Due partecipazioni all'unico
sacerdozio di Cristo 1546 Cristo, Sommo
Sacerdote e unico mediatore, ha fatto della Chiesa un regno di sacerdoti
per il suo Dio e Padre. 155 Tutta la comunità dei credenti è,
come tale, sacerdotale. I fedeli esercitano il loro sacerdozio
battesimale attraverso la partecipazione, ciascuno secondo la vocazione
sua propria, alla missione di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re. È per
mezzo dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione che i fedeli «
vengono consacrati a formare [...] un sacerdozio santo ». 156
1547 Il sacerdozio ministeriale o gerarchico dei Vescovi e dei
sacerdoti e il sacerdozio comune di tutti i fedeli, anche se « l'uno e
l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di
Cristo », 157 differiscono tuttavia essenzialmente, pur
essendo « ordinati l'uno all'altro ». 158 In che senso?
Mentre il sacerdozio comune dei fedeli si realizza nello sviluppo della
grazia battesimale – vita di fede, di speranza e di carità, vita secondo
lo Spirito –, il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio
comune, è relativo allo sviluppo della grazia battesimale di tutti i
cristiani. È uno dei mezzi con i quali Cristo continua a
costruire e a guidare la sua Chiesa. Proprio per questo motivo viene
trasmesso mediante un sacramento specifico, il sacramento dell'Ordine.
In persona di Cristo Capo 1548 Nel
servizio ecclesiale del ministero ordinato è Cristo stesso che è
presente alla sua Chiesa in quanto Capo del suo corpo, Pastore del suo
gregge, Sommo Sacerdote del sacrificio redentore, Maestro di verità. È
ciò che la Chiesa esprime dicendo che il sacerdote, in virtù del
sacramento dell'Ordine, agisce « in persona Christi Capitis » – in
persona di Cristo Capo: 159
« È il medesimo Sacerdote, Cristo Gesù, di cui realmente
il ministro fa le veci. Costui se, in forza della consacrazione
sacerdotale che ha ricevuto, è in verità assimilato al Sommo Sacerdote,
gode della potestà di agire con la potenza dello stesso Cristo che
rappresenta ("virtute ac persona ipsius Christi") ». 160
« Cristo è la fonte di ogni sacerdozio: infatti il
sacerdote della Legge [antica] era figura di lui, mentre il sacerdote
della nuova Legge agisce in persona di lui ». 161
1549 Attraverso il ministero
ordinato, specialmente dei Vescovi e dei sacerdoti, la presenza di
Cristo quale Capo della Chiesa è resa visibile in mezzo alla comunità
dei credenti. 162 Secondo la bella espressione di
sant'Ignazio di Antiochia, il Vescovo è typos tou Patrós, come
l'immagine vivente di Dio Padre. 163
1550 Questa presenza di Cristo nel ministro non deve essere intesa
come se costui fosse premunito contro ogni debolezza umana, lo spirito
di dominio, gli errori, persino il peccato. La forza dello Spirito Santo
non garantisce nello stesso modo tutti gli atti dei ministri. Mentre
nell'amministrazione dei sacramenti viene data questa garanzia, così che
neppure il peccato del ministro può impedire il frutto della grazia,
esistono molti altri atti in cui l'impronta umana del ministro lascia
tracce che non sono sempre segno della fedeltà al Vangelo e che di
conseguenza possono nuocere alla fecondità apostolica della Chiesa.
1551 Questo sacerdozio è ministeriale. « Questo ufficio che
il Signore ha affidato ai Pastori del suo popolo è un vero servizio
». 164 Esso è interamente riferito a Cristo e agli uomini.
Dipende interamente da Cristo e dal suo unico sacerdozio ed è stato
istituito in favore degli uomini e della comunità della Chiesa. Il
sacramento dell'Ordine comunica « una potestà sacra », che è
precisamente quella di Cristo. L'esercizio di tale autorità deve dunque
misurarsi sul modello di Cristo, che per amore si è fatto l'ultimo e il
servo di tutti. 165 « Il Signore ha esplicitamente detto che
la sollecitudine per il suo gregge era una prova di amore verso di lui
». 166 ... «a nome di tutta la Chiesa»
1552 Il sacerdozio ministeriale non ha solamente il compito di
rappresentare Cristo – Capo della Chiesa – di fronte all'assemblea dei
fedeli; esso agisce anche a nome di tutta la Chiesa allorché presenta a
Dio la preghiera della Chiesa 167 e soprattutto quando offre
il sacrificio eucaristico. 168 1553
« A nome di tutta la Chiesa ». Ciò non significa che i sacerdoti
siano i delegati della comunità. La preghiera e l'offerta della Chiesa
sono inseparabili dalla preghiera e dall'offerta di Cristo, suo Capo. È
sempre il culto di Cristo nella sua Chiesa e per mezzo di essa. È tutta
la Chiesa, corpo di Cristo, che prega e si offre, « per ipsum et cum
ipso et in ipso » – per lui, con lui e in lui – nell'unità dello Spirito
Santo, a Dio Padre. Tutto il corpo, « Caput et membra » – Capo e
membra – prega e si offre; per questo coloro che, nel corpo, sono
suoi ministri in senso proprio, vengono chiamati ministri non solo di
Cristo, ma anche della Chiesa. Proprio perché rappresenta Cristo, il
sacerdozio ministeriale può rappresentare la Chiesa.
III. I tre gradi del sacramento dell'Ordine
1554 « Il ministero ecclesiastico di istituzione divina viene
esercitato in diversi ordini da quelli che già anticamente sono chiamati
Vescovi, presbiteri, diaconi ». 169 La dottrina cattolica,
espressa nella liturgia, nel Magistero e nella pratica costante della
Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale
al sacerdozio di Cristo: l'Episcopato e il presbiterato. Il diaconato è
finalizzato al loro aiuto e al loro servizio. Per questo il termine «
sacerdos » – sacerdote – designa, nell'uso attuale, i Vescovi e i
presbiteri, ma non i diaconi. Tuttavia, la dottrina cattolica insegna
che i gradi di partecipazione sacerdotale (Episcopato e presbiterato) e
il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti da un atto
sacramentale chiamato « ordinazione », cioè dal sacramento dell'Ordine:
« Tutti rispettino i diaconi come lo stesso Gesù Cristo,
e il Vescovo come l'immagine del Padre, e i presbiteri come senato di
Dio e come collegio apostolico: senza di loro non c'è Chiesa ». 170
L'ordinazione episcopale - pienezza del
sacramento dell'Ordine 1555 « Fra i vari
ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la
testimonianza della tradizione, tiene il primo posto l'ufficio di quelli
che, costituiti nell'Episcopato, per successione che risale all'origine,
possiedono i tralci del seme apostolico ». 171
1556 Per adempiere alla loro alta missione, « gli Apostoli sono
stati arricchiti da Cristo con una speciale effusione dello Spirito
Santo discendente su loro, ed essi stessi, con l'imposizione delle mani,
hanno trasmesso questo dono dello Spirito ai loro collaboratori, dono
che è stato trasmesso fino a noi nella consacrazione episcopale ».
172 1557 Il Concilio Vaticano II
insegna che « con la consacrazione episcopale viene conferita la
pienezza del sacramento dell'Ordine, quella cioè che dalla
consuetudine liturgica della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene
chiamata sommo sacerdozio, vertice ["summa"] del sacro ministero
». 173 1558 « La consacrazione
episcopale conferisce pure, con l'ufficio di santificare, gli uffici di
insegnare e di governare [...]. Infatti [...] con l'imposizione delle
mani e con le parole della consacrazione la grazia dello Spirito Santo
viene conferita e viene impresso un sacro carattere, in maniera che i
Vescovi, in modo eminente e visibile, sostengano le parti dello stesso
Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscano in sua persona ["in Eius
persona agant"] ». 174 « Perciò i Vescovi, per virtù dello
Spirito Santo, che loro è stato dato, sono divenuti veri e autentici
Maestri della fede, Pontefici e Pastori ». 175
1559 « Uno viene costituito membro del Corpo episcopale in virtù
della consacrazione episcopale e mediante la comunione gerarchica col
capo del Collegio e con i membri ». 176 Il carattere e la
natura collegiale dell'ordine episcopale si manifestano, tra
l'altro, nell'antica prassi della Chiesa che per la consacrazione di un
nuovo Vescovo vuole la partecipazione di più Vescovi. 177 Per
l'ordinazione legittima di un Vescovo, oggi è richiesto un intervento
speciale del Vescovo di Roma, per il fatto che egli è il supremo vincolo
visibile della comunione delle Chiese particolari nell'unica Chiesa e il
garante della loro libertà. 1560 Ogni Vescovo
ha, quale vicario di Cristo, l'ufficio pastorale della Chiesa
particolare che gli è stata affidata, ma nello stesso tempo porta
collegialmente con tutti i fratelli nell'Episcopato la sollecitudine
per tutte le Chiese: « Se ogni Vescovo è propriamente Pastore
soltanto della porzione del gregge affidata alle sue cure, la sua
qualità di legittimo successore degli Apostoli, per istituzione divina,
lo rende solidalmente responsabile della missione apostolica della
Chiesa ». 178 1561 Quanto è stato
detto spiega perché l'Eucaristia celebrata dal Vescovo ha un significato
tutto speciale come espressione della Chiesa riunita attorno all'altare
sotto la presidenza di colui che rappresenta visibilmente Cristo, Buon
Pastore e Capo della sua Chiesa. 179
L'ordinazione dei presbiteri - cooperatori dei Vescovi
1562 « Cristo, consacrato e mandato nel mondo dal Padre, per mezzo
dei suoi Apostoli ha reso partecipi della sua consacrazione e della sua
missione i loro successori, cioè i Vescovi, i quali hanno legittimamente
affidato, secondo diversi gradi, l'ufficio del loro ministero a vari
soggetti nella Chiesa ». 180 « La [loro] funzione
ministeriale fu trasmessa in grado subordinato ai presbiteri, affinché
questi, costituiti nell'ordine del presbiterato, fossero cooperatori
dell'ordine episcopale, per il retto assolvimento della missione
apostolica affidata da Cristo ». 181
1563 « La funzione dei presbiteri, in quanto strettamente unita
all'ordine episcopale, partecipa dell'autorità con la quale Cristo
stesso fa crescere, santifica e governa il proprio corpo. Per questo
motivo, il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti
dell'iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare
sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell'unzione dello
Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a
Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome e nella persona di
Cristo Capo ». 182 1564 « I
presbiteri, pur non possedendo il vertice del sacerdozio e dipendendo
dai Vescovi nell'esercizio della loro potestà, sono tuttavia a loro
uniti nell'onore sacerdotale e in virtù del sacramento dell'Ordine, a
immagine di Cristo, Sommo ed eterno Sacerdote, 183 sono
consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il
culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento ».
184 1565 In virtù del sacramento
dell'Ordine i sacerdoti partecipano alla dimensione universale della
missione affidata da Cristo agli Apostoli. Il dono spirituale che hanno
ricevuto nell'ordinazione non li prepara ad una missione limitata e
ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza, «
fino agli ultimi confini della terra » (At 1,8), 185 «
pronti nel loro animo a predicare dovunque il Vangelo ». 186
1566 Essi « soprattutto esercitano la loro funzione sacra nel culto
o assemblea eucaristica, dove, agendo in persona di Cristo, e
proclamando il suo mistero, uniscono i voti dei fedeli al sacrificio del
loro Capo e nel sacrificio della Messa rendono presente e applicano,
fino alla venuta del Signore, l'unico sacrificio del Nuovo Testamento,
il sacrificio cioè di Cristo, che una volta per tutte si offre al Padre
quale vittima immacolata ». 187 Da questo unico sacrificio
tutto il loro ministero sacerdotale trae la sua forza. 188
1567 « I presbiteri, saggi collaboratori dell'ordine episcopale e
suo aiuto e strumento, chiamati al servizio del popolo di Dio,
costituiscono col loro Vescovo un unico presbiterio, sebbene
destinato a uffici diversi. Nelle singole comunità locali di fedeli
rendono, per così dire, presente il Vescovo, cui sono uniti con animo
fiducioso e grande, condividono in parte le sue funzioni e la sua
sollecitudine e le esercitano con dedizione quotidiana ». 189
I sacerdoti non possono esercitare il loro ministero se non in
dipendenza dal Vescovo e in comunione con lui. La promessa di obbedienza
che fanno al Vescovo al momento dell'ordinazione e il bacio di pace del
Vescovo al termine della liturgia dell'ordinazione significano che il
Vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli, suoi fratelli
e suoi amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e obbedienza.
1568 « I presbiteri, costituiti nell'ordine del presbiterato
mediante l'ordinazione, sono tutti tra loro uniti da intima fraternità
sacramentale; ma in modo speciale essi formano un unico presbiterio
nella diocesi al cui servizio sono assegnati sotto il proprio Vescovo ».
190 L'unità del presbiterio trova un'espressione liturgica nella
consuetudine secondo la quale, durante il rito dell'ordinazione, i
presbiteri, dopo il Vescovo, impongono anch'essi le mani.
L'ordinazione dei diaconi - « per il servizio »
1569 « In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai
quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il servizio"
». 191 Per l'ordinazione al diaconato soltanto il Vescovo
impone le mani, significando così che il diacono è legato in modo
speciale al Vescovo nei compiti della sua « diaconia ». 192
1570 I diaconi partecipano in una maniera particolare alla missione
e alla grazia di Cristo. 193 Il sacramento dell'Ordine
imprime in loro un sigillo (« carattere ») che nulla può
cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto « diacono »,
cioè servo di tutti. 194 Compete ai diaconi, tra l'altro,
assistere il Vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini
misteri, soprattutto dell'Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire
il Matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali
e dedicarsi ai vari servizi della carità. 195
1571 Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato
il diaconato « come un grado proprio e permanente della gerarchia »,
196 mentre le Chiese d'Oriente lo avevano sempre conservato. Il
diaconato permanente, che può essere conferito a uomini sposati,
costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa. In
realtà, è conveniente e utile che gli uomini che nella Chiesa adempiono
un ministero veramente diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale,
sia nelle opere sociali e caritative « siano fortificati per mezzo
dell'imposizione delle mani, trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano
più strettamente uniti all'altare, per poter esplicare più
fruttuosamente il loro ministero con l'aiuto della grazia sacramentale
del diaconato ». 197
IV. La celebrazione di questo sacramento
1572 La celebrazione dell'ordinazione di un Vescovo, di presbiteri o
di diaconi, data la sua importanza per la vita della Chiesa particolare,
richiede il concorso del maggior numero possibile di fedeli. Avrà luogo
preferibilmente la domenica e nella cattedrale, con quella solennità che
si addice alla circostanza. Le tre ordinazioni, del Vescovo, del
presbitero, e del diacono, hanno la medesima configurazione. Il loro
posto è in seno alla liturgia eucaristica. 1573
Il rito essenziale del sacramento dell'Ordine è costituito, per i
tre gradi, dall'imposizione delle mani, da parte del Vescovo, sul capo
dell'ordinando come pure dalla specifica preghiera consacratoria che
domanda a Dio l'effusione dello Spirito Santo e dei suoi doni adatti al
ministero per il quale il candidato viene ordinato. 198
1574 Come in tutti i sacramenti, accompagnano la celebrazione alcuni
riti annessi. Pur variando notevolmente nelle diverse tradizioni
liturgiche, essi hanno in comune la proprietà di esprimere i molteplici
aspetti della grazia sacramentale. Così, nel rito latino, i riti di
introduzione – la presentazione e l'elezione dell'ordinando, l'omelia
del Vescovo, l'interrogazione dell'ordinando, le litanie dei santi –
attestano che la scelta del candidato è stata fatta in conformità alla
prassi della Chiesa e preparano l'atto solenne della consacrazione. A
questa fanno seguito altri riti che esprimono e completano in maniera
simbolica il mistero che si è compiuto: per il Vescovo e il presbitero
l'unzione del santo crisma, segno dell'unzione speciale dello Spirito
Santo che rende fecondo il loro ministero; la consegna del libro dei
Vangeli, dell'anello, della mitra e del pastorale al Vescovo, come segno
della sua missione apostolica di annunziare la Parola di Dio, della sua
fedeltà alla Chiesa, Sposa di Cristo, del suo compito di Pastore del
gregge del Signore; la consegna, al sacerdote, della patena e del
calice, l'offerta del popolo santo, 199 che egli è chiamato a
presentare a Dio; la consegna del libro dei Vangeli al diacono, che ha
ricevuto la missione di annunziare il Vangelo di Cristo.
V. Chi può conferire questo sacramento?
1575 È Cristo che ha scelto gli Apostoli e li ha resi partecipi
della sua missione e della sua autorità. Innalzato alla destra del
Padre, non abbandona il suo gregge, ma lo custodisce e lo protegge
sempre per mezzo degli Apostoli e ancora lo conduce sotto la guida di
quegli stessi Pastori che continuano oggi la sua opera. 200 È
dunque Cristo che stabilisce alcuni come Apostoli, altri come Pastori.
201 Egli continua ad agire per mezzo dei Vescovi. 202
1576 Poiché il sacramento dell'Ordine è il sacramento del ministero
apostolico, spetta ai Vescovi in quanto successori degli Apostoli
trasmettere « questo dono dello Spirito », 203 « il seme
apostolico ». 204 I Vescovi validamente ordinati, che sono
cioè nella linea della successione apostolica, conferiscono validamente
i tre gradi del sacramento dell'Ordine. 205
VI. Chi può ricevere questo sacramento?
1577 « Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il
battezzato di sesso maschile ["vir"] ». 206 Il Signore Gesù
ha scelto uomini ["viri"] per formare il collegio dei dodici Apostoli,
207 e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i
collaboratori 208 che sarebbero loro succeduti nel ministero.
209 Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti
nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il
collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta
fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne
non è possibile. 210 1578 Nessuno
ha un diritto a ricevere il sacramento dell'Ordine. Infatti
nessuno può attribuire a se stesso questo ufficio. Ad esso si è chiamati
da Dio. 211 Chi crede di riconoscere i segni della chiamata
di Dio al ministero ordinato, deve sottomettere umilmente il proprio
desiderio all'autorità della Chiesa, alla quale spetta la responsabilità
e il diritto di chiamare qualcuno a ricevere gli Ordini. Come ogni
grazia, questo sacramento non può essere ricevuto che come dono
immeritato. 1579 Tutti i ministri ordinati
della Chiesa latina, ad eccezione dei diaconi permanenti, sono
normalmente scelti fra gli uomini credenti che vivono da celibi e che
intendono conservare il celibato « per il regno dei cieli » (Mt
19,12). Chiamati a consacrarsi con cuore indiviso al Signore e alle «
sue cose », 212 essi si donano interamente a Dio e agli
uomini. Il celibato è un segno di questa vita nuova al cui servizio il
ministro della Chiesa viene consacrato; abbracciato con cuore gioioso,
esso annuncia in modo radioso il regno di Dio. 213
1580 Nelle Chiese Orientali, da secoli, è in vigore una disciplina
diversa: mentre i Vescovi sono scelti unicamente fra coloro che vivono
nel celibato, uomini sposati possono essere ordinati diaconi e
presbiteri. Tale prassi è da molto tempo considerata come legittima;
questi presbiteri esercitano un ministero fruttuoso in seno alle loro
comunità. 214 D'altro canto il celibato dei presbiteri è in
grande onore nelle Chiese Orientali, e numerosi sono i presbiteri che
l'hanno scelto liberamente, per il regno di Dio. In Oriente come in
Occidente, chi ha ricevuto il sacramento dell'Ordine non può più
sposarsi.
VII. Gli effetti del sacramento dell'Ordine
Il carattere indelebile 1581 Questo
sacramento configura a Cristo in forza di una grazia speciale dello
Spirito Santo, allo scopo di servire da strumento di Cristo per la sua
Chiesa. Per mezzo dell'ordinazione si viene abilitati ad agire come
rappresentanti di Cristo, Capo della Chiesa, nella sua triplice funzione
di sacerdote, profeta e re. 1582 Come nel
caso del Battesimo e della Confermazione, questa partecipazione alla
funzione di Cristo è accordata una volta per tutte. Il sacramento
dell'Ordine conferisce, anch'esso, un carattere spirituale indelebile
e non può essere ripetuto né essere conferito per un tempo limitato.
215 1583 Un soggetto validamente
ordinato può, certo, per gravi motivi, essere dispensato dagli obblighi
e dalle funzioni connessi all'ordinazione o gli può essere fatto divieto
di esercitarli, ma non può più ridiventare laico in senso stretto,
216 poiché il carattere impresso dall'ordinazione rimane per
sempre. 217 La vocazione e la missione ricevute nel giorno
della sua ordinazione lo segnano in modo permanente.
1584 Poiché in definitiva è Cristo che agisce e opera la salvezza
mediante il ministro ordinato, l'indegnità di costui non impedisce a
Cristo di agire. 218 Sant'Agostino lo dice con forza:
« Un ministro superbo va messo assieme al diavolo; ma non
per questo viene contaminato il dono di Cristo, che attraverso di lui
continua a fluire nella sua purezza e per mezzo di lui arriva limpido a
fecondare la terra. [...] La virtù spirituale del sacramento è infatti
come la luce: giunge pura a coloro che devono essere illuminati e, anche
se deve passare attraverso esseri immondi, non viene contaminata ».
219
La grazia dello Spirito Santo
1585 La grazia dello Spirito Santo propria di questo sacramento
consiste in una configurazione a Cristo Sacerdote, Maestro e Pastore del
quale l'ordinato è costituito ministro. 1586
Per il Vescovo è innanzi tutto una grazia di fortezza (« Il tuo Spirito
che regge e guida »: Preghiera consacratoria del Vescovo nel rito latino
220): la grazia di guidare e di difendere con forza e prudenza la
sua Chiesa come padre e pastore, con un amore gratuito verso tutti e una
predilezione per i poveri, gli ammalati e i bisognosi. 221
Questa grazia lo spinge ad annunciare a tutti il Vangelo, ad essere il
modello del suo gregge, a precederlo sul cammino della santificazione
identificandosi nell'Eucaristia con Cristo Sacerdote e Vittima, senza
temere di dare la vita per le sue pecore:
« Concedi, Padre che conosci i cuori, a questo servo che
hai scelto per l'Episcopato, di pascere il tuo santo gregge e di
esercitare in maniera irreprensibile e in tuo onore la massima dignità
sacerdotale, servendoti notte e giorno; di rendere il tuo volto
incessantemente propizio e di offrirti i doni della tua santa Chiesa; di
avere, in virtù dello spirito del sommo sacerdozio, il potere di
rimettere i peccati secondo il tuo comando, di distribuire i compiti
secondo la tua volontà e di sciogliere ogni legame in virtù del potere
che hai dato agli Apostoli; di esserti accetto per la sua mansuetudine e
per la purezza del suo cuore, offrendoti un profumo soave per mezzo di
Gesù Cristo tuo Figlio... ». 222
1587 Il dono spirituale conferito
dall'ordinazione presbiterale è espresso da questa preghiera propria del
rito bizantino. Il Vescovo, imponendo le mani, dice tra l'altro:
« Signore, riempi di Spirito Santo colui che ti sei
degnato di elevare alla dignità sacerdotale, affinché sia degno di stare
irreprensibile davanti al tuo altare, di annunciare il Vangelo del tuo
regno, di compiere il ministero della tua parola di verità, di offrirti
doni e sacrifici spirituali, di rinnovare il tuo popolo mediante il
lavacro della rigenerazione; in modo che egli stesso vada incontro al
nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo, tuo unico Figlio, nel giorno
della sua seconda venuta, e riceva dalla tua immensa bontà la ricompensa
di un fedele adempimento del suo ministero ». 223
1588 Quanto ai diaconi, « sostenuti
dalla grazia sacramentale, servono il popolo di Dio nel ministero della
liturgia, della parola e della carità, in comunione con il Vescovo e il
suo presbiterio ». 224 1589
Dinanzi alla grandezza della grazia e dell'ufficio sacerdotali, i santi
dottori hanno avvertito l'urgente appello alla conversione al fine di
corrispondere con tutta la loro vita a colui di cui sono divenuti
ministri mediante il sacramento. Così, san Gregorio Nazianzeno,
giovanissimo sacerdote, esclama:
« Bisogna cominciare col purificare se stessi prima di
purificare gli altri; bisogna essere istruiti per poter istruire;
bisogna divenire luce per illuminare, avvicinarsi a Dio per avvicinare a
lui gli altri, essere santificati per santificare, condurre per mano e
consigliare con intelligenza ». 225 « So di chi siamo i
ministri, a quale altezza ci troviamo e chi è colui verso il quale ci
dirigiamo. Conosco la grandezza di Dio e la debolezza dell'uomo, ma
anche la sua forza ». 226 [Chi è dunque il sacerdote? È] il
difensore della verità, « che si eleva con gli angeli, glorifica con gli
arcangeli, fa salire sull'altare del cielo le vittime dei sacrifici,
condivide il sacerdozio di Cristo, riplasma la creatura, restaura [in
essa] l'immagine [di Dio], la ricrea per il mondo di lassù, e, per dire
ciò che vi è di più sublime, è divinizzato e divinizza ».
227
E il santo Curato d'Ars: « È il sacerdote che continua
l'opera di redenzione sulla terra ». [...] « Se si comprendesse bene il
sacerdote qui in terra, si morirebbe non di spavento, ma di amore ».
[...] « Il sacerdozio è l'amore del cuore di Gesù ». 228
In sintesi
1590 San Paolo dice al suo discepolo Timoteo: « Ti ricordo
di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani
» (2 Tm 1,6), e: « Se uno aspira all'Episcopato,
desidera un nobile lavoro » (1 Tm 3,1). A Tito diceva:
« Per questo ti ho lasciato a Creta, perché regolassi ciò che rimane
da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le
istruzioni che ti ho dato » (Tt 1,5).
1591 Tutta la Chiesa è un popolo sacerdotale. Grazie al
battesimo, tutti i fedeli partecipano al sacerdozio di Cristo. Tale
partecipazione si chiama « sacerdozio comune dei fedeli ».
Sulla sua base e al suo servizio esiste un'altra partecipazione alla
missione di Cristo: quella del ministero conferito dal sacramento
dell'Ordine, la cui funzione è di servire a nome e in persona di Cristo
Capo in mezzo alla comunità. 1592
Il sacerdozio ministeriale differisce essenzialmente dal sacerdozio
comune dei fedeli poiché conferisce un potere sacro per il servizio dei
fedeli. I ministri ordinati esercitano il loro servizio presso il popolo
di Dio attraverso l'insegnamento (munus docendi), il culto divino
(munus liturgicum) e il governo pastorale (munus regendi).
1593 Fin dalle origini, il ministero ordinato è stato conferito
ed esercitato in tre gradi: quello dei Vescovi, quello dei presbiteri e
quello dei diaconi. I ministeri conferiti dall'ordinazione sono
insostituibili per la struttura organica della Chiesa: senza il Vescovo,
i presbiteri e i diaconi, non si può parlare di Chiesa. 229
1594 Il Vescovo riceve la pienezza del sacramento dell'Ordine che
lo inserisce nel Collegio episcopale e fa di lui il capo visibile della
Chiesa particolare che gli è affidata. I Vescovi, in quanto successori
degli Apostoli e membri del Collegio, hanno parte alla responsabilità
apostolica e alla missione di tutta la Chiesa sotto l'autorità del Papa,
Successore di san Pietro. 1595
I presbiteri sono uniti ai Vescovi nella dignità sacerdotale e nello
stesso tempo dipendono da essi nell'esercizio delle loro funzioni
pastorali; sono chiamati ad essere i saggi collaboratori dei Vescovi;
riuniti attorno al loro Vescovo formano il « presbiterio »,
che insieme con lui porta la responsabilità della Chiesa particolare.
Essi ricevono dal Vescovo la responsabilità di una comunità parrocchiale
o di una determinata funzione ecclesiale.
1596 I diaconi sono ministri ordinati per gli incarichi di
servizio della Chiesa; non ricevono il sacerdozio ministeriale, ma
l'ordinazione conferisce loro funzioni importanti nel ministero della
parola, del culto divino, del governo pastorale e del servizio della
carità, compiti che devono assolvere sotto l'autorità pastorale del loro
Vescovo. 1597 Il sacramento
dell'Ordine è conferito mediante l'imposizione delle mani seguita da una
preghiera consacratoria solenne che chiede a Dio per l'ordinando le
grazie dello Spirito Santo richieste per il suo ministero. L'ordinazione
imprime un carattere sacramentale indelebile.
1598 La Chiesa conferisce il sacramento dell'Ordine soltanto a
uomini (viri) battezzati, le cui attitudini per l'esercizio del
ministero sono state debitamente riconosciute. Spetta all'autorità della
Chiesa la responsabilità e il diritto di chiamare qualcuno a ricevere
gli ordini. 1599 Nella Chiesa
latina il sacramento dell'Ordine per il presbiterato è conferito
normalmente solo a candidati disposti ad abbracciare liberamente il
celibato e che manifestano pubblicamente la loro volontà di osservarlo
per amore del regno di Dio e del servizio degli uomini.
1600 Spetta ai Vescovi conferire il sacramento dell'Ordine nei
tre gradi.
(141) Cf Eb 5,6; 7,11; Sal 110,4.
(142) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS
57 (1965) 14. (143) Cf Is
61,6. (144) Cf Nm
1,48-53. (145) Cf Gs
13,33. (146) Cf Es
29,1-30; Lv 8. (147) Cf
Eb 5,1. (148) Cf Ml
2,7-9. (149) Cf Eb 5,3;
7,27; 10,1-4. (150) Cf Nm
11,24-25. (151) Pontificale
Romano. Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e dei diaconi,
Ordinazione del Vescovo. Preghiera di ordinazione, 52 (Libreria Editrice
Vaticana 1992) p. 48. (152)
Pontificale Romano. Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e dei
diaconi, Ordinazione dei presbiteri. Preghiera di ordinazione, 146
(Libreria Editrice Vaticana 1992) pp. 98-99.
(153) Pontificale Romano. Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e
dei diaconi, Ordinazione dei diaconi. Preghiera di ordinazione, 230
(Libreria Editrice Vaticana 1992) p. 144.
(154) San Tommaso d'Aquino, Commentarium in epistolam ad Hebraeos,
c. 7, lect. 4: Opera omnia, v. 21 (Parigi 1876) p. 647.
(155) Cf Ap 1,6; 5,9-10; 1 Pt 2,5.9.
(156) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS 57
(1965) 14. (157) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS 57 (1965) 14.
(158) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS 57
(1965) 14. (159) Cf Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS 57 (1965) 14;
Ibid., 28: AAS 57 (1965) 34; Id., Cost. Sacrosanctum Concilium,
33: AAS 56 (1964) 108; Id., Decr. Christus Dominus, 11: AAS 58
(1966) 677; Id., Decr. Presbyterorum ordinis, 2: AAS 58 (1966)
992; Ibid., 6: AAS 58 (1966) 999.
(160) Pio XII, Lett. enc. Mediator Dei: AAS 14 (1947) 548.
(161) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, q. 22, a. 4,
c: Ed. Leon. 11, 260. (162) Cf
Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57
(1965) 24. (163) Cf
Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Trallianos, 3, 1: SC
10bis, 96 (Funk 1, 244); Id., Epistula ad Magnesios, 6, 1: SC
10bis, 84 (Funk 1, 234). (164)
Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 24: AAS 57
(1965) 29. (165) Cf Mc
10,43-45; 1 Pt 5,3.
(166) San Giovanni Crisostomo, De sacerdotio, 2, 4: SC 272, 118
(PG 48, 635); cf Gv 21,15-17.
(167) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 33:
AAS 56 (1964) 108. (168) Cf
Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS 57
(1965) 14. (169) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 28: AAS 57 (1965) 33-34.
(170) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Trallianos, 3, 1: SC
10bis, 96 (Funk 1, 244). (171)
Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57
(1965) 23. (172) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57 (1965) 24.
(173) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57
(1965) 25. (174) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57 (1965) 25.
(175) Concilio Vaticano II, Decr. Christus Dominus, 2: AAS 58
(1966) 674. (176) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 22: AAS 57 (1965) 26.
(177) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 22: AAS
57 (1965) 26. (178) Pio XII,
Lett. enc. Fidei donum: AAS 49 (1957) 237; cf Concilio Vaticano
II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23: AAS 57 (1965) 27-28; Id.,
Decr. Christus Dominus, 4: AAS 58 (1966) 674-675; Ibid.,
36: AAS 58 (1966) 692; Ibid., 37: AAS 58 (1966) 693; Id., Decr.
Ad gentes, 5: AAS 58 (1966) 951-952; Ibid., 6: AAS 58 (1966)
952-953; Ibid., 38: AAS 58 (1966) 984-986.
(179) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 41:
AAS 56 (1964) 111; Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 26: AAS 57
(1965) 31-32. (180) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 28: AAS 57 (1965) 33.
(181) Concilio Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 2: AAS
58 (1966) 992. (182) Concilio
Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 2: AAS 58 (1966) 992.
(183) Cf Eb 5,1-10; 7,24; 9,11-28.
(184) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 28: AAS 57
(1965) 34. (185) Cf Concilio
Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 10: AAS 558 (1966)
1007. (186) Concilio Vaticano
II, Decr. Optatam totius, 20: AAS 58 (1966) 726.
(187) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 28: AAS 57
(1965) 34. (188) Cf Concilio
Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 2: AAS 58 (1966) 993.
(189) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 28: AAS 57
(1965) 35. (190) Concilio
Vaticano II. Decr. Presbyterorum ordinis, 8: AAS 58 (1966) 1003.
(191) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 29: AAS 57
(1965) 36; cf Id., Decr. Christus Dominus, 15: AAS 58 (1966) 679.
(192) Cf Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 8: ed. B.
Botte (Münster i.W. 1989) p. 22-24.
(193) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 41: AAS
57 (1965) 46; Id., Decr. Ad gentes, 16: AAS 58 (1966) 967.
(194) Cf Mc 10,45; Lc 22,27; San Policarpo di Smirne,
Epistula ad Philippenses, 5, 2: SC 10bis 182 (Funk 1, 300).
(195) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 29: AAS
57 (1965) 36; Id., Cost. Sacrosanctum Concilium, 35, 4: AAS 56
(1964) 109; Id., Decr. Ad gentes, 16: AAS 58 (1966) 967.
(196) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 29: AAS 57
(1965) 36. (197) Concilio
Vaticano II, Decr. Ad gentes, 16: AAS 58 (1966) 967.
(198) Cf Pio XII, Cost. ap. Sacramentum Ordinis: DS 3858.
(199) Cf Pontificale Romano. Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri
e dei diaconi, Ordinazione dei presbiteri. Consegna del pane e del
vino, 150 (Libreria Editrice Vaticana 1992) p. 102.
(200) Cf Prefazio degli Apostoli I: Messale Romano
(Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 361.
(201) Cf Ef 4,11. (202)
Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57
(1965) 24. (203) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 21: AAS 57 (1965) 24.
(204) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57
(1965) 23. (205) Cf Innocenzo
III, Professio fedei Waldensibus praescripta: DS 794; Concilio
Lateranense IV, Cap. 1, De fide catholica: DS 802; CIC canone
1012; CCEO canoni 744. 747.
(206) CIC canone 1024. (207)
Cf Mc 3,14-19; Lc 6,12-16.
(208) Cf 1 Tm 3,1-13; 2 Tm 1,6; Tt 1,5-9.
(209) Cf San Clemente Romano, Epistula ad Corinthios, 42, 4: SC
167, 168-170 (Funk 1, 152); Ibid., 44, 3: SC 167, 172 (Funk 1,
156). (210) Cf Giovanni Paolo
II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 26-27: AAS 80 (1988)
1715-1720; Id., Lett. ap. Ordinatio sacerdotalis: AAS 86 (1994)
545-548; Congregazione per la Dottrina della fede, Dich. Inter
insigniores: AAS 69 (1977) 98-116; Id., Risposta al dubbio circa
la dottrina della Lett. ap. « Ordinatio Sacerdotalis »: AAS 87
(1995) 1114. (211) Cf Eb
5,4. (212) Cf 1 Cor
7,32. (213) Cf Concilio
Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 16: AAS 58 (1966)
1015-1016. (214) Cf Concilio
Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis, 16: AAS 58 (1966) 1015.
(215) Cf Concilio di Trento, Sess. 23a, Doctrina de sacramento
Ordinis, c. 4: DS 1767; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen
gentium, 21: AAS 57 (1965) 25; Ibid., 28: AAS 57 (1965) 34;
Ibid., 29: AAS 57 (1965) 36; Id., Decr. Presbyterorum ordinis,
2: AAS 58 (1966) 992. (216) Cf
CIC canoni 290-293. 1336, § 1, 3 e 5. 1338, § 2.
(217) Cf Concilio di Trento, Sess. 23a, Canones de sacramento Ordinis,
canone 4: DS 1774. (218) Cf
Concilio di Trento, Sess. 7a, Canones de sacramentis in genere,
canone 12: DS 1612; Concilio di Costanza, Errores Iohannis Wyclif,
4: DS 1154. (219)
Sant'Agostino, In Iohannis evangelium tractatus, 5, 15: CCL 36,
50 (PL 35, 1422). (220)
Pontificale Romano. Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e dei
diaconi, Ordinazione del Vescovo. Preghiera di ordinazione, 52
(Libreria Editrice Vaticana 1992) p. 48.
(221) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Christus Dominus, 13: AAS 58
(1966) 678-679; Ibid., 16: AAS 58 (1966) 680-681.
(222) Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 3: ed. B. Botte
(Münster i.W. 1989) p. 8-10.
(223) Liturgia bizantina. Seconda preghiera dell'imposizione delle
mani presbiterale: Eukológion to méga (Roma 1873) p. 136.
(224) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 29: AAS 57
(1965) 36. (225) San Gregorio
Nazianzeno, Oratio 2, 71: SC 247, 184 (PG 35, 480).
(226) San Gregorio Nazianzeno, Oratio 2, 74: SC 247, 186 (PG 35,
481). (227) San Gregorio
Nazianzeno, Oratio 2, 73: SC 247, 186 (PG 35, 481).
(228) B. Nodet, Le Curé d'Ars. Sa pensée-son cœur (Le Puy 1966)
p. 98. (229) Cf Sant'Ignazio
di Antiochia, Epistula ad Trallianos, 3, 1: SC 10bis, 96 (Funk
1,244). |