CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE SECONDA
LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE SECONDA «I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA»
CAPITOLO TERZO I SACRAMENTI AL SERVIZIO DELLA COMUNIONE
ARTICOLO 7 IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
1601 « Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna
stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura
ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della
prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità
di sacramento ». 230
I. Il matrimonio nel disegno di Dio 1602
La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad
immagine e somiglianza di Dio 231 e si chiude con la visione
delle « nozze dell'Agnello » (Ap 19,9). 232 Da un capo
all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua
istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo
fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della
salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo
rinnovamento « nel Signore » (1 Cor 7,39), nella Nuova Alleanza
di Cristo e della Chiesa. 233 Il
matrimonio nell'ordine della creazione
1603 « L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata
dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto
coniugale [...]. Dio stesso è l'autore del matrimonio ». 234
La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo e
della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio
non è un'istituzione puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che
ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture
sociali e attitudini spirituali. Queste diversità non devono far
dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la dignità di questa
istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, 235
esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza
dell'unione matrimoniale. « La salvezza della persona e della società
umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione
della comunità coniugale e familiare ». 236
1604 Dio, che ha creato l'uomo per amore, lo ha anche chiamato
all'amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Infatti
l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio 237 che « è
amore » (1 Gv 4,8.16). Avendolo Dio creato uomo e donna, il loro
reciproco amore diventa un'immagine dell'amore assoluto e indefettibile
con cui Dio ama l'uomo. È cosa buona, molto buona, agli occhi del
Creatore. 238 E questo amore che Dio benedice è destinato ad
essere fecondo e a realizzarsi nell'opera comune della custodia della
creazione: « Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela" » (Gn 1,28).
1605 Che l'uomo e la donna siano creati l'uno per l'altro, lo
afferma la Sacra Scrittura: « Non è bene che l'uomo sia solo » (Gn
2,18). La donna, « carne della sua carne », 239 sua eguale,
del tutto prossima a lui, gli è donata da Dio come « aiuto », 240
rappresentando così Dio dal quale viene il nostro aiuto. 241
« Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie e i due saranno una sola carne » (Gn 2,24). Che ciò
significhi un'unità indefettibile delle loro due esistenze, il Signore
stesso lo mostra ricordando quale sia stato, « da principio », il
disegno del Creatore: 242 « Così che non sono più due, ma una
carne sola » (Mt 19,6). Il matrimonio
sotto il regime del peccato
1606 Ogni uomo fa l'esperienza del male, attorno a sé e in se
stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l'uomo
e la donna. Da sempre la loro unione è stata minacciata dalla discordia,
dallo spirito di dominio, dall'infedeltà, dalla gelosia e da conflitti
che possono arrivare fino all'odio e alla rottura. Questo disordine può
manifestarsi in modo più o meno acuto, e può essere più o meno superato,
secondo le culture, le epoche, gli individui, ma sembra proprio avere un
carattere universale. 1607 Secondo la fede,
questo disordine che noi constatiamo con dolore, non deriva dalla
natura dell'uomo e della donna, né dalla natura delle loro
relazioni, ma dal peccato. Rottura con Dio, il primo peccato ha
come prima conseguenza la rottura della comunione originale dell'uomo e
della donna. Le loro relazioni sono distorte da accuse reciproche;
243 la loro mutua attrattiva, dono proprio del Creatore, 244
si cambia in rapporti di dominio e di bramosia; 245 la
splendida vocazione dell'uomo e della donna ad essere fecondi, a
moltiplicarsi e a soggiogare la terra 246 è gravata dai
dolori del parto e dalle fatiche del lavoro. 247
1608 Tuttavia, anche se gravemente sconvolto, l'ordine della
creazione permane. Per guarire le ferite del peccato, l'uomo e la donna
hanno bisogno dell'aiuto della grazia che Dio, nella sua infinita
misericordia, non ha loro mai rifiutato. 248 Senza questo
aiuto l'uomo e la donna non possono giungere a realizzare l'unione delle
loro vite, in vista della quale Dio li ha creati « da principio ».
Il matrimonio sotto la pedagogia della Legge
1609 Nella sua misericordia, Dio non ha abbandonato l'uomo
peccatore. Le sofferenze che derivano dal peccato, i dolori del parto,
249 il lavoro « con il sudore del tuo volto » (Gn 3,19)
costituiscono anche dei rimedi che attenuano i danni del peccato. Dopo
la caduta, il matrimonio aiuta a vincere il ripiegamento su di sé, «
l'egoismo », la ricerca del proprio piacere, e ad aprirsi all'altro,
all'aiuto vicendevole, al dono di sé. 1610 La
coscienza morale riguardante l'unità e l'indissolubilità del matrimonio
si è sviluppata sotto la pedagogia della Legge antica. La poligamia dei
patriarchi e dei re non è ancora esplicitamente rifiutata. Tuttavia, la
Legge data a Mosè mira a proteggere la donna contro l'arbitrarietà del
dominio da parte dell'uomo, sebbene anch'essa porti, secondo la parola
del Signore, le tracce della « durezza del cuore » dell'uomo, a motivo
della quale Mosè ha permesso il ripudio della donna. 250
1611 Vedendo l'Alleanza di Dio con Israele sotto l'immagine di un
amore coniugale esclusivo e fedele, 251 i profeti hanno
preparato la coscienza del popolo eletto ad una intelligenza
approfondita dell'unicità e dell'indissolubilità del matrimonio.
252 I libri di Rut e di Tobia offrono testimonianze commoventi di
un alto senso del matrimonio, della fedeltà e della tenerezza degli
sposi. La Tradizione ha sempre visto nel Cantico dei Cantici
un'espressione unica dell'amore umano, in quanto è riflesso dell'amore
di Dio, amore « forte come la morte » che « le grandi acque non possono
spegnere » (Ct 8,6-7). Il matrimonio nel
Signore 1612
L'Alleanza nuziale tra Dio e il suo popolo Israele aveva preparato
l'Alleanza nuova ed eterna nella quale il Figlio di Dio, incarnandosi e
offrendo la propria vita, in certo modo ha unito a sé tutta l'umanità da
lui salvata, 253 preparando così « le nozze dell'Agnello ».
254 1613 Alle soglie della sua vita
pubblica, Gesù compie il suo primo segno – su richiesta di sua Madre –
durante una festa nuziale. 255 La Chiesa attribuisce una
grande importanza alla presenza di Gesù alle nozze di Cana. Vi riconosce
la conferma della bontà del matrimonio e l'annuncio che ormai esso sarà
un segno efficace della presenza di Cristo. 1614
Nella sua predicazione Gesù ha insegnato senza equivoci il senso
originale dell'unione dell'uomo e della donna, quale il Creatore l'ha
voluta all'origine: il permesso, dato da Mosè, di ripudiare la propria
moglie, era una concessione motivata dalla durezza del cuore; 256
l'unione matrimoniale dell'uomo e della donna è indissolubile: Dio
stesso l'ha conclusa: « Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non
lo separi » (Mt 19,6). 1615 Questa
inequivocabile insistenza sull'indissolubilità del vincolo matrimoniale
ha potuto lasciare perplessi e apparire come un'esigenza irrealizzabile.
257 Tuttavia Gesù non ha caricato gli sposi di un fardello
impossibile da portare e troppo gravoso, 258 più pesante
della Legge di Mosè. Venendo a ristabilire l'ordine iniziale della
creazione sconvolto dal peccato, egli stesso dona la forza e la grazia
per vivere il matrimonio nella nuova dimensione del regno di Dio.
Seguendo Cristo, rinnegando se stessi, prendendo su di sé la propria
croce, 259 gli sposi potranno « capire » 260 il
senso originale del matrimonio e viverlo con l'aiuto di Cristo. Questa
grazia del Matrimonio cristiano è un frutto della croce di Cristo,
sorgente di ogni vita cristiana.
1616 È ciò che l'Apostolo Paolo lascia intendere quando dice: «
Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha
dato se stesso per lei, per renderla santa » (Ef 5,25-26), e
aggiunge subito: « "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si
unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola". Questo mistero
è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! » (Ef
5,31-32). 1617 Tutta la
vita cristiana porta il segno dell'amore sponsale di Cristo e della
Chiesa. Già il Battesimo, che introduce nel popolo di Dio, è un mistero
nuziale: è, per così dire, il lavacro di nozze 261 che
precede il banchetto di nozze, l'Eucaristia. Il Matrimonio cristiano
diventa, a sua volta, segno efficace, sacramento dell'Alleanza di Cristo
e della Chiesa. Poiché ne significa e ne comunica la grazia, il
Matrimonio fra battezzati è un vero sacramento della Nuova Alleanza.
262 La verginità per il Regno
1618 Cristo è il centro di ogni vita cristiana. Il legame con
lui occupa il primo posto rispetto a tutti gli altri legami, familiari o
sociali. 263 Fin dall'inizio della Chiesa, ci sono stati
uomini e donne che hanno rinunciato al grande bene del matrimonio per
seguire l'Agnello dovunque vada, 264 per preoccuparsi delle
cose del Signore e cercare di piacergli, 265 per andare
incontro allo Sposo che viene. 266 Cristo stesso ha invitato
certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli rimane il
modello:
« Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre
della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini,
e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi
può capire, capisca » (Mt 19,12).
1619 La verginità per il regno dei
cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della
preminenza del legame con Cristo, dell'attesa ardente del suo ritorno,
un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo
presente che passa. 267 1620
Entrambi, il sacramento del Matrimonio e la verginità per il regno di
Dio, provengono dal Signore stesso. È lui che dà loro senso e concede la
grazia indispensabile per viverli conformemente alla sua volontà.
268 La stima della verginità per il Regno 269 e il
senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono
reciprocamente:
« Chi denigra il matrimonio, sminuisce anche la gloria
della verginità; chi lo loda, aumenta l'ammirazione che è dovuta alla
verginità [...]. Infatti, ciò che sembra bello solo in rapporto a ciò
che è brutto non può essere molto bello; quello che invece è la migliore
delle cose considerate buone, è la cosa più bella in senso assoluto ».
270
II. La celebrazione del Matrimonio 1621
Nel rito latino, la celebrazione del Matrimonio tra due fedeli cattolici
ha luogo normalmente durante la santa Messa, a motivo del legame di
tutti i sacramenti con il mistero pasquale di Cristo. 271
Nell'Eucaristia si realizza il memoriale della Nuova Alleanza, nella
quale Cristo si è unito per sempre alla Chiesa, sua diletta Sposa per la
quale ha dato se stesso. 272 È dunque conveniente che gli
sposi suggellino il loro consenso a donarsi l'uno all'altro con
l'offerta delle loro proprie vite, unendolo all'offerta di Cristo per la
sua Chiesa, resa presente nel sacrificio eucaristico, e ricevendo
l'Eucaristia, affinché, nel comunicare al medesimo Corpo e al medesimo
Sangue di Cristo, essi « formino un corpo solo » in Cristo. 273
1622 « In quanto gesto sacramentale di santificazione, la
celebrazione liturgica del Matrimonio [...] deve essere per sé valida,
degna e fruttuosa ». 274 Conviene quindi che i futuri sposi
si dispongano alla celebrazione del loro Matrimonio ricevendo il
sacramento della Penitenza. 1623 Secondo la
tradizione latina, sono gli sposi, come ministri della grazia di Cristo,
a conferirsi mutuamente il sacramento del Matrimonio esprimendo davanti
alla Chiesa il loro consenso. Nelle tradizioni delle Chiese Orientali, i
sacerdoti – Vescovi o presbiteri – sono testimoni del reciproco consenso
scambiato tra gli sposi, 275 ma anche la loro benedizione è
necessaria per la validità del sacramento. 276
1624 Le diverse liturgie sono ricche di preghiere di benedizione e
di epiclesi che chiedono a Dio la sua grazia e la benedizione sulla
nuova coppia, specialmente sulla sposa. Nell'epiclesi di questo
sacramento gli sposi ricevono lo Spirito Santo come comunione di amore
di Cristo e della Chiesa. 277 È lui il sigillo della loro
alleanza, la sorgente sempre offerta del loro amore, la forza in cui si
rinnoverà la loro fedeltà.
III. Il consenso matrimoniale 1625 I
protagonisti dell'alleanza matrimoniale sono un uomo e una donna
battezzati, liberi di contrarre il matrimonio e che esprimono
liberamente il loro consenso. « Essere libero » vuol dire:
— non subire costrizioni; — non avere impedimenti in base ad una
legge naturale o ecclesiastica. 1626 La
Chiesa considera lo scambio del consenso tra gli sposi come l'elemento
indispensabile « che costituisce il Matrimonio ». 278 Se il
consenso manca, non c'è Matrimonio. 1627 Il
consenso consiste in un « atto umano col quale i coniugi mutuamente si
danno e si ricevono ». 279 « Io prendo te come mia sposa...
»; « Io prendo te come mio sposo... ». 280 Questo consenso
che lega gli sposi tra loro trova il suo compimento nel fatto che i due
diventano « una carne sola ». 281
1628 Il consenso deve essere un atto della volontà di ciascuno
dei contraenti, libero da violenza o da grave costrizione esterna.
282 Nessuna potestà umana può sostituirsi a questo consenso.
283 Se tale libertà manca, il Matrimonio è invalido.
1629 Per questo motivo (o per altre cause che rendono nullo e
non avvenuto il Matrimonio 284) la Chiesa può, dopo esame
della situazione da parte del tribunale ecclesiastico competente,
dichiarare « la nullità del Matrimonio », vale a dire che il Matrimonio
non è mai esistito. In questo caso i contraenti sono liberi di sposarsi,
salvo il rispetto degli obblighi naturali derivanti da una precedente
unione. 285 1630 Il sacerdote (o
il diacono) che assiste alla celebrazione del Matrimonio, accoglie il
consenso degli sposi a nome della Chiesa e dà la benedizione della
Chiesa. La presenza del ministro della Chiesa (e anche dei testimoni)
esprime visibilmente che il Matrimonio è una realtà ecclesiale.
1631 È per questo motivo che la Chiesa normalmente richiede per i
suoi fedeli la forma ecclesiastica della celebrazione del
Matrimonio. 286 Diverse ragioni concorrono a spiegare questa
determinazione: — il Matrimonio sacramentale è un
atto liturgico. È quindi conveniente che venga celebrato nella
liturgia pubblica della Chiesa; — il Matrimonio introduce in un
ordo – ordine – ecclesiale, crea diritti e doveri nella Chiesa, fra
gli sposi e verso i figli; — poiché il Matrimonio è uno stato di
vita nella Chiesa, è necessario che vi sia certezza sul Matrimonio (da
qui l'obbligo di avere dei testimoni); — il carattere pubblico del
consenso protegge il consenso una volta dato e aiuta a rimanervi fedele.
1632 Perché il « Sì » degli sposi sia un atto libero e responsabile,
e l'alleanza matrimoniale abbia delle basi umane e cristiane solide e
durature, la preparazione al Matrimonio è di fondamentale
importanza. L'esempio e l'insegnamento dati dai
genitori e dalle famiglie restano il cammino privilegiato di questa
preparazione. Il ruolo dei Pastori e della comunità
cristiana come « famiglia di Dio » è indispensabile per la trasmissione
dei valori umani e cristiani del matrimonio e della famiglia, 287
tanto più che nel nostro tempo molti giovani conoscono l'esperienza di
focolari distrutti che non assicurano più sufficientemente questa
iniziazione:
« I giovani devono essere adeguatamente e
tempestivamente istruiti, soprattutto in seno alla propria famiglia,
sulla dignità dell'amore coniugale, sulla sua funzione e le sue
espressioni; così che, formati nella stima della castità, possano ad età
conveniente passare da un onesto fidanzamento alle nozze ». 288
I matrimoni misti e la disparità di
culto 1633 In numerosi
paesi si presenta assai di frequente la situazione del matrimonio
misto (fra cattolico e battezzato non cattolico). Essa richiede
un'attenzione particolare dei coniugi e dei Pastori. Il caso di
matrimonio con disparità di culto (fra cattolico e
non-battezzato) esige una circospezione ancora maggiore.
1634 La diversità di confessione fra i coniugi non costituisce un
ostacolo insormontabile per il matrimonio, allorché essi arrivano a
mettere in comune ciò che ciascuno di loro ha ricevuto nella propria
comunità, e ad apprendere l'uno dall'altro il modo in cui ciascuno vive
la sua fedeltà a Cristo. Ma le difficoltà dei matrimoni misti non devono
neppure essere sottovalutate. Esse sono dovute al fatto che la
separazione dei cristiani non è ancora superata. Gli sposi rischiano di
risentire il dramma della disunione dei cristiani all'interno stesso del
loro focolare. La disparità di culto può aggravare ulteriormente queste
difficoltà. Divergenze concernenti la fede, la stessa concezione del
matrimonio, ma anche mentalità religiose differenti possono costituire
una sorgente di tensioni nel matrimonio, soprattutto a proposito
dell'educazione dei figli. Una tentazione può allora presentarsi:
l'indifferenza religiosa. 1635 Secondo il
diritto in vigore nella Chiesa latina, un matrimonio misto necessita,
per la sua liceità, dell'espressa licenza dell'autorità
ecclesiastica. 289 In caso di disparità di culto è richiesta,
per la validità del Matrimonio, una espressa dispensa
dall'impedimento. 290 Questa licenza o questa dispensa
suppongono che entrambe le parti conoscano e non escludano i fini e le
proprietà essenziali del Matrimonio; inoltre che la parte cattolica
confermi gli impegni, portati a conoscenza anche della parte acattolica,
di conservare la propria fede e di assicurare il Battesimo e
l'educazione dei figli nella Chiesa cattolica. 291
1636 In molte regioni, grazie al dialogo ecumenico, le comunità
cristiane interessate hanno potuto organizzare una pastorale comune
per i matrimoni misti. Suo compito è di aiutare queste coppie a
vivere la loro situazione particolare alla luce della fede. Essa deve
anche aiutarle a superare le tensioni fra gli obblighi reciproci dei
coniugi e quelli verso le loro comunità ecclesiali. Deve incoraggiare lo
sviluppo di ciò che è loro comune nella fede, e il rispetto di ciò che
li separa. 1637 Nei matrimoni con disparità
di culto lo sposo cattolico ha un compito particolare: « Infatti il
marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie
non credente viene resa santa dal marito credente » (1 Cor 7,14).
È una grande gioia per il coniuge cristiano e per la Chiesa se questa «
santificazione » conduce alla libera conversione dell'altro coniuge alla
fede cristiana. 292 L'amore coniugale sincero, la pratica
umile e paziente delle virtù familiari e la preghiera perseverante
possono preparare il coniuge non credente ad accogliere la grazia della
conversione.
IV. Gli effetti del sacramento del Matrimonio
1638 « Dalla valida celebrazione del Matrimonio sorge tra i coniugi
un vincolo di sua natura perpetuo ed esclusivo; inoltre nel
Matrimonio cristiano i coniugi, per i compiti e la dignità del loro
stato, vengono corroborati e come consacrati da uno speciale
sacramento ». 293 Il vincolo
matrimoniale 1639 Il consenso, mediante
il quale gli sposi si donano e si ricevono mutuamente, è suggellato da
Dio stesso. 294 Dalla loro alleanza « nasce, anche davanti
alla società, l'istituto [del matrimonio] che ha stabilità per
ordinamento divino ». 295 L'alleanza degli sposi è integrata
nell'Alleanza di Dio con gli uomini: « L'autentico amore coniugale è
assunto nell'amore divino ». 296
1640 Il vincolo matrimoniale è dunque stabilito da Dio
stesso, così che il Matrimonio concluso e consumato tra battezzati non
può mai essere sciolto. Questo vincolo, che risulta dall'atto umano
libero degli sposi e dalla consumazione del matrimonio, è una realtà
ormai irrevocabile e dà origine ad un'alleanza garantita dalla fedeltà
di Dio. Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa
disposizione della sapienza divina. 297
La grazia del sacramento del Matrimonio 1641
I coniugi cristiani « hanno, nel loro stato di vita e nel loro ordine,
il proprio dono in mezzo al popolo di Dio ». 298 Questa
grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a perfezionare
l'amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù
di questa grazia essi « si aiutano a vicenda per raggiungere la santità
nella vita coniugale, nell'accettazione e nell'educazione della prole ».
299 1642 Cristo è la sorgente di
questa grazia. « Come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con
un Patto di amore e di fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini e
Sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il
sacramento del Matrimonio ». 300 Egli rimane con loro, dà
loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di
rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare
gli uni i pesi degli altri, 301 di essere « sottomessi gli
uni agli altri nel timore di Cristo » (Ef 5,21) e di amarsi di un
amore soprannaturale, tenero e fecondo. Nelle gioie del loro amore e
della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una
pregustazione del banchetto delle nozze dell'Agnello:
« Come sarò capace di esporre la felicità di quel
matrimonio che la Chiesa unisce, l'offerta eucaristica conferma, la
benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre celeste ratifica?
[...] Quale giogo quello di due fedeli uniti in un'unica speranza, in un
unico desiderio, in un'unica osservanza, in un unico servizio! Entrambi
sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è
nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono
veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo
spirito ». 302
V. I beni e le esigenze dell'amore coniugale
1643 « L'amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte
le componenti della persona – richiamo del corpo e dell'istinto, forza
del sentimento e dell'affettività, aspirazione dello spirito e della
volontà –; esso mira a una unità profondamente personale, quella che, al
di là dell'unione in una sola carne, conduce a non fare che un cuore
solo e un'anima sola; esso esige l'indissolubilità e la
fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre sulla
fecondità. In una parola, si tratta di caratteristiche normali di
ogni amore coniugale, ma con un significato nuovo che non solo le
purifica e le consolida, ma anche le eleva al punto di farne
l'espressione di valori propriamente cristiani ». 303
L'unità e l'indissolubilità del Matrimonio
1644 L'amore degli sposi esige, per sua stessa natura, l'unità e
l'indissolubilità della loro comunità di persone che abbraccia tutta la
loro vita: « Così che non sono più due, ma una carne sola » (Mt
19,6). 304 Essi « sono chiamati a crescere continuamente
nella loro comunione attraverso la fedeltà quotidiana alla promessa
matrimoniale del reciproco dono totale ». 305 Questa
comunione umana è confermata, purificata e condotta a perfezione
mediante la comunione in Cristo Gesù, donata dal sacramento del
Matrimonio. Essa si approfondisce mediante la vita di comune fede e
mediante l'Eucaristia ricevuta insieme. 1645
« L'unità del Matrimonio confermata dal Signore appare in maniera
lampante anche dalla uguale dignità personale sia dell'uomo che della
donna, che deve essere riconosciuta nel mutuo e pieno amore ». 306
La poligamia è contraria a questa pari dignità e all'amore
coniugale che è unico ed esclusivo. 307
La fedeltà dell'amore coniugale
1646 L'amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura,
una fedeltà inviolabile. È questa la conseguenza del dono di se stessi
che gli sposi si fanno l'uno all'altro. L'amore vuole essere definitivo.
Non può essere « fino a nuovo ordine ». « Questa intima unione, in
quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli,
esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile
unità ». 308 1647 La motivazione
più profonda si trova nella fedeltà di Dio alla sua Alleanza, di Cristo
alla sua Chiesa. Dal sacramento del Matrimonio gli sposi sono abilitati
a rappresentare tale fedeltà e a darne testimonianza. Dal sacramento,
l'indissolubilità del Matrimonio riceve un senso nuovo e più profondo.
1648 Può sembrare difficile, persino impossibile, legarsi per tutta
la vita a un essere umano. È perciò quanto mai necessario annunciare la
Buona Novella che Dio ci ama di un amore definitivo e irrevocabile, che
gli sposi sono partecipi di questo amore, che egli li conduce e li
sostiene, e che attraverso la loro fedeltà possono essere testimoni
dell'amore fedele di Dio. I coniugi che, con la grazia di Dio, danno
questa testimonianza, spesso in condizioni molto difficili, meritano la
gratitudine e il sostegno della comunità ecclesiale. 309
1649 Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione
matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni.
In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi
e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e
moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In
questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se
possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad
aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella
fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile. 310
1650 Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che
ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono
civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola
di Gesù Cristo (« Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra,
commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne
sposa un altro, commette adulterio »: Mc 10,11-12), che non può
riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo
matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si
trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di
Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per
tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non
possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione
mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a
coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e
della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa
continenza. 1651 Nei
confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso
conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i
sacerdoti e tutta la comunità devono dare prova di una attenta
sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla
Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto
battezzati:
« Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a
frequentare il Sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a
dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in
favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a
coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di
giorno in giorno, la grazia di Dio ». 311
L'apertura alla fecondità
1652 « Per sua indole naturale, l'istituto stesso del matrimonio e
l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e all'educazione della
prole e in queste trovano il loro coronamento »: 312
« I figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e
contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori. Lo stesso Dio
che disse: "Non è bene che l'uomo sia solo" (Gn 2,18) e che "creò
all'inizio l'uomo maschio e femmina" (Mt 19,4), volendo
comunicare all'uomo una certa speciale partecipazione nella sua opera
creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo loro: "Crescete e
moltiplicatevi" (Gn 1,28). Di conseguenza la vera pratica
dell'amore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che ne
nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono
che i coniugi, con fortezza d'animo, siano disposti a cooperare con
l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro
continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia ». 313
1653 La fecondità dell'amore
coniugale si estende ai frutti della vita morale, spirituale e
soprannaturale che i genitori trasmettono ai loro figli attraverso
l'educazione. I genitori sono i primi e principali educatori dei loro
figli. 314 In questo senso il compito fondamentale del
matrimonio e della famiglia è di essere al servizio della vita. 315
1654 I coniugi ai quali Dio non ha concesso di avere figli, possono
nondimeno avere una vita coniugale piena di senso, umanamente e
cristianamente. Il loro matrimonio può risplendere di una fecondità di
carità, di accoglienza e di sacrificio.
VI. La Chiesa domestica 1655 Cristo
ha voluto nascere e crescere in seno alla santa Famiglia di Giuseppe e
di Maria. La Chiesa non è altro che la « famiglia di Dio ». Fin dalle
sue origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che,
insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti. 316
Allorché si convertivano, desideravano che anche « tutta la loro
famiglia » fosse salvata. 317 Queste famiglie divenute
credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo.
1656 Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile
alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come
focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che il Concilio
Vaticano II, usando un'antica espressione, chiama la famiglia «
Ecclesia domestica » – Chiesa domestica. 318 È in
seno alla famiglia che « i genitori devono essere per i loro figli, con
la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare
la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale ».
319 1657 È qui che si esercita in
maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di
famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, «
con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il
ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con
l'abnegazione e l'operosa carità ». 320 Il focolare è così la
prima scuola di vita cristiana e « una scuola di umanità più ricca ».
321 È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore
fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto
divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita.
1658 Bisogna anche ricordare alcune persone che, a causa delle
condizioni concrete in cui devono vivere – e spesso senza averlo voluto
– sono particolarmente vicine al cuore di Gesù e meritano quindi affetto
e premurosa sollecitudine da parte della Chiesa e in modo speciale dei
Pastori: il gran numero di persone celibi. Molte di loro restano
senza famiglia umana, spesso a causa di condizioni di povertà. Ve ne
sono di quelle che vivono la loro situazione nello spirito delle
beatitudini, servendo Dio e il prossimo in maniera esemplare. A tutte
loro bisogna aprire le porte dei focolari, « Chiese domestiche », e
della grande famiglia che è la Chiesa. « Nessuno è privo della famiglia
in questo mondo: la Chiesa è casa e famiglia per tutti, specialmente per
quanti sono "affaticati e oppressi" (Mt 11,28) ». 322
In sintesi 1659 San Paolo dice:
« Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa
[...]. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e
alla Chiesa » (Ef 5,25.32). 1660
L'alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna
costituiscono fra loro un'intima comunione di vita e di amore, è stata
fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è
ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all'educazione
della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla
dignità di sacramento. 323 1661
Il sacramento del Matrimonio è segno dell'unione di Cristo e della
Chiesa. Esso dona agli sposi la grazia di amarsi con l'amore con cui
Cristo ha amato la sua Chiesa; la grazia del sacramento perfeziona così
l'amore umano dei coniugi, consolida la loro unità indissolubile e li
santifica nel cammino della vita eterna. 324
1662 Il matrimonio si fonda sul consenso dei contraenti, cioè
sulla volontà di donarsi mutuamente e definitivamente, allo scopo di
vivere un'alleanza d'amore fedele e fecondo.
1663 Poiché il matrimonio stabilisce i coniugi in uno stato
pubblico di vita nella Chiesa, è opportuno che la sua celebrazione sia
pubblica, inserita in una celebrazione liturgica, alla presenza del
sacerdote (o del testimone qualificato della Chiesa), dei testimoni e
dell'assemblea dei fedeli.
1664 L'unità, l'indissolubilità e l'apertura alla fecondità
sono essenziali al matrimonio. La poligamia è incompatibile con l'unità
del matrimonio; il divorzio separa ciò che Dio ha unito; il rifiuto
della fecondità priva la vita coniugale del suo « preziosissimo dono »,
il figlio. 325 1665 Il
nuovo matrimonio dei divorziati, mentre è ancora vivo il coniuge
legittimo, contravviene al disegno e alla Legge di Dio insegnati da
Cristo. Costoro non sono separati dalla Chiesa, ma non possono accedere
alla Comunione eucaristica. Vivranno la loro vita cristiana
particolarmente educando i loro figli nella fede.
1666 Il focolare cristiano è il luogo in cui i figli ricevono il
primo annuncio della fede. Perciò la casa familiare è chiamata a buon
diritto « la Chiesa domestica », comunità di grazia e di
preghiera, scuola delle virtù umane e della carità cristiana.
(230) CIC canone 1055, § 1.
(231) Cf Gn 1,26-27. (232) Cf
Ap 19,7. (233) Cf Ef
5,31-32. (234) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067.
(235) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 47:
AAS 58 (1966) 1067. (236)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 47: AAS 58
(1966) 1067. (237) Cf Gn
1,27. (238) Cf Gn 1,31.
(239) Cf Gn 2,23. (240)
Cf Gn 2,18. (241) Cf
Sal 121,2. (242) Cf Mt
19,4. (243) Cf Gn 3,12.
(244) Cf Gn 2,22. (245)
Cf Gn 3,16. (246) Cf
Gn 1,28. (247) Cf Gn
3,16-19. (248) Cf Gn
3,21. (249) Cf Gn 3,16.
(250) Cf Mt 19,8; Dt 24,1.
(251) Cf Os 1-3; Is 54; 62; Ger 2-3; 31; Ez
16; 23. (252) Cf Ml
2,13-17. (253) Cf Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS 58 (1966) 1042.
(254) Cf Ap 19,7 e 9.
(255) Cf Gv 2,1-11.
(256) Cf Mt 19,8. (257)
Cf Mt 19,10. (258) Cf
Mt 11,29-30. (259) Cf
Mc 8,34. (260) Cf Mt
19,11. (261) Cf Ef
5,26-27. (262) Cf Concilio di
Trento, Sess. 24a, Doctrina de sacramento Matrimonii: DS 1800;
CIC canone 1055, § 1. (263) Cf
Lc 14,26; Mc 10,28-31.
(264) Cf Ap 14,4. (265)
Cf 1 Cor 7,32. (266) Cf
Mt 25,6. (267) Cf Mc
12,25; 1 Cor 7,31.
(268) Cf Mt 19,3-12.
(269) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 42: AAS
57 (1965) 48; Id., Decr. Perfectae caritatis, 12: AAS 58 (1966)
707; Id., Decr. Optatam totius, 10: AAS 58 (1966) 720-721.
(270) San Giovanni Crisostomo, De virginitate, 10, 1: SC 125, 122
(PG 48, 540); cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio,
16: AAS 74 (1982) 98. (271) Cf
Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 61: AAS 56
(1964) 116-117. (272) Cf
Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 6: AAS 57 (1965)
9. (273) Cf 1 Cor
10,17. (274) Giovanni Paolo
II, Esort. ap. Familiaris consortio, 67: AAS 74 (1982) 162.
(275) Cf CCEO canone 817.
(276) Cf CCEO canone 828.
(277) Cf Ef 5,32. (278)
CIC canone 1057, § 1. (279)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58
(1966) 1067; CIC canone 1057, § 2.
(280) Rituale romano. Sacramento del Matrimonio, 28 (Libreria
Editrice Vaticana 1993) p. 25.
(281) Cf Gn 2,24; Mc 10,8; Ef 5,31.
(282) Cf CIC canone 1103.
(283) Cf CIC canone 1057, § 1.
(284) Cf CIC canoni 1083-1108.
(285) Cf CIC canone 1071, § 1, 3.
(286) Cf Concilio di Trento, Sess. 24a, Decretum "Tametsi": DS
1813-1816; CIC canone 1108.
(287) Cf CIC canone 1063.
(288) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 49: AAS
58 (1966) 1070. (289) Cf CIC
canone 1124. (290) Cf CIC
canone 1086. (291) Cf CIC
canone 1125. (292) Cf 1 Cor
7,16. (293) CIC canone 1134.
(294) Cf Mc 10,9. (295)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58
(1966) 1067. (296) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1068.
(297) Cf CIC canone 1141.
(298) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57
(1965) 16. (299) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 15-16;
cf Ibid., 41: AAS 57 (1965) 47.
(300) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS
58 (1966) 1068. (301) Cf
Gal 6,2. (302)
Tertulliano, Ad uxorem, 2, 8, 6-7: CCL 1, 393 (PL 1, 1415-1416);
cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 13: AAS 74
(1982) 94. (303) Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 13: AAS 74 (1982) 96.
(304) Cf Gn 2,24. (305)
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19: AAS 74
(1982) 101. (306) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 49: AAS 58 (1966) 1070.
(307) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19:
AAS 74 (1982) 102. (308)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58
(1966) 1068. (309) Cf Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 20: AAS 74 (1982) 104.
(310) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 83:
AAS 74 (1982) 184; CIC canoni 1151-1155.
(311) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 84: AAS
74 (1982) 185. (312) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1068.
(313) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 50: AAS
58 (1966) 1070-1071. (314) Cf
Concilio Vaticano II, Dich. Gravissimum educationis, 3: AAS 58
(1966) 731. (315) Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 28: AAS 74 (1982) 114.
(316) Cf At 18,8. (317)
Cf At 16,31; 11,14.
(318) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57
(1965) 16; cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio,
21: AAS 74 (1982) 105. (319)
Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57
(1965) 16. (320) Concilio
Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 10: AAS 57 (1965) 15.
(321) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 52: AAS
58 (1966) 1073. (322) Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 85: AAS 74 (1982) 187.
(323) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48:
AAS 58 (1966) 1067-1068; CIC canone 1055, § 1.
(324) Cf Concilio di Trento, Sess. 24a, Doctrina de sacramento
Matrimonii: DS 1799. (325)
Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 50: AAS 58
(1966) 1070. |