CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA PARTE TERZA LA VITA IN
CRISTO SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO «AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
ARTICOLO 6 IL SESTO COMANDAMENTO
« Non commettere adulterio » (Es 20,14). 217
« Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio";
ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso adulterio con lei nel suo cuore » (Mt 5,27-28).
I. «Maschio e femmina li creò...» 2331
« Dio è amore e vive in se stesso un mistero di comunione e di amore.
Creandola a sua immagine [...] Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e
della donna la vocazione, e quindi la capacità e la
responsabilità dell'amore e della comunione ». 218
« Dio creò l'uomo a sua immagine; [...] maschio e femmina li creò » (Gn
1,27); « Siate fecondi e moltiplicatevi » (Gn 1,28); « Quando Dio
creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li
benedisse e li chiamò uomini quando furono creati » (Gn 5,1-2).
2332 La sessualità esercita un'influenza su tutti gli aspetti
della persona umana, nell'unità del suo corpo e della sua anima. Essa
concerne particolarmente l'affettività, la capacità di amare e di
procreare, e, in un modo più generale, l'attitudine ad intrecciare
rapporti di comunione con altri. 2333 Spetta
a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria
identità sessuale. La differenza e la complementarità
fisiche, morali e spirituali sono orientate ai beni del matrimonio e
allo sviluppo della vita familiare. L'armonia della coppia e della
società dipende in parte dal modo in cui si vivono tra i sessi la
complementarità, il bisogno vicendevole e il reciproco aiuto.
2334 « Creando l'uomo "maschio e femmina", Dio dona la dignità
personale in egual modo all'uomo e alla donna ». 219 « L'uomo
è una persona, in eguale misura l'uomo e la donna: ambedue infatti sono
stati creati ad immagine e somiglianza del Dio personale ». 220
2335 Ciascuno dei due sessi, con eguale dignità, anche se in modo
differente, è immagine della potenza e della tenerezza di Dio. L'unione
dell'uomo e della donna nel matrimonio è una maniera di imitare,
nella carne, la generosità e la fecondità del Creatore: « L'uomo
abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due
saranno una sola carne » (Gn 2,24). Da tale unione derivano tutte
le generazioni umane. 221 2336
Gesù è venuto a restaurare la creazione nella purezza delle sue origini.
Nel discorso della montagna dà un'interpretazione rigorosa del progetto
di Dio: « Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io
vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore » (Mt 5,27-28). L'uomo non deve
separare quello che Dio ha congiunto. 222
La Tradizione della Chiesa ha considerato il sesto comandamento come
inglobante l'insieme della sessualità umana.
II. La vocazione alla castità 2337 La
castità esprime la raggiunta integrazione della sessualità nella persona
e conseguentemente l'unità interiore dell'uomo nel suo essere corporeo e
spirituale. La sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza
dell'uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente
umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel
dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna.
La virtù della castità, quindi, comporta l'integrità della persona e
l'integralità del dono. L'integrità della persona
2338 La persona casta conserva l'integrità delle forze di vita e di
amore che sono in lei. Tale integrità assicura l'unità della persona e
si oppone a ogni comportamento che la ferirebbe. Non tollera né
doppiezza di vita, né doppiezza di linguaggio. 223
2339 La castità richiede l'acquisizione del dominio di sé,
che è pedagogia per la libertà umana. L'alternativa è evidente: o l'uomo
comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire
da esse e diventa infelice. 224 « La dignità dell'uomo
richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè
e indotto da convinzioni personali, e non per un cieco impulso o per
mera coazione esterna. Ma l'uomo ottiene tale dignità quando,
liberandosi da ogni schiavitù delle passioni, tende al suo fine con
scelta libera del bene, e si procura da sé e con la sua diligente
iniziativa i mezzi convenienti ». 225
2340 Colui che vuole restare fedele alle promesse del suo Battesimo
e resistere alle tentazioni, avrà cura di valersi dei mezzi
corrispondenti: la conoscenza di sé, la pratica di un'ascesi adatta alle
situazioni in cui viene a trovarsi, l'obbedienza ai divini comandamenti,
l'esercizio delle virtù morali e la fedeltà alla preghiera. « La
continenza in verità ci raccoglie e ci riconduce a quell'unità, che
abbiamo perduto disperdendoci nel molteplice ». 226
2341 La virtù della castità è strettamente dipendente dalla virtù
cardinale della temperanza, che mira a far condurre dalla ragione
le passioni e gli appetiti della sensibilità umana.
2342 Il dominio di sé è un'opera di lungo respiro. Non lo si
potrà mai ritenere acquisito una volta per tutte. Suppone un impegno da
ricominciare ad ogni età della vita. 227 Lo sforzo richiesto
può essere maggiore in certi periodi, quelli, per esempio, in cui si
forma la personalità, l'infanzia e l'adolescenza.
2343 La castità conosce leggi di crescita, la quale passa
attraverso tappe segnate dall'imperfezione e assai spesso dal peccato.
L'uomo virtuoso e casto « si costruisce giorno per giorno, con le sue
numerose libere scelte: per questo egli conosce, ama e compie il bene
morale secondo tappe di crescita ». 228
2344 La castità rappresenta un impegno eminentemente personale;
implica anche uno sforzo culturale, poiché « il perfezionamento
della persona umana e lo sviluppo della stessa società [sono] tra loro
interdipendenti ». 229 La castità suppone il rispetto dei
diritti della persona, in particolare quello di ricevere un'informazione
ed un'educazione che rispettino le dimensioni morali e spirituali della
vita umana. 2345 La castità è una virtù
morale. Essa è anche un dono di Dio, una grazia, un frutto dello
Spirito. 230 Lo Spirito Santo dona di imitare la purezza di
Cristo 231 a colui che è stato rigenerato dall'acqua del
Battesimo. L'integralità del dono di sé
2346 La carità è la forma di tutte le virtù. Sotto il suo influsso,
la castità appare come una scuola del dono della persona. La padronanza
di sé è ordinata al dono di sé. La castità rende colui che la pratica un
testimone, presso il prossimo, della fedeltà e della tenerezza di Dio.
2347 La virtù della castità si dispiega nell'amicizia. Indica
al discepolo come seguire ed imitare colui che ci ha scelti come suoi
amici, 232 si è totalmente donato a noi e ci ha reso
partecipi della sua condizione divina. La castità è promessa di
immortalità. La castità si esprime particolarmente
nell'amicizia per il prossimo. Coltivata tra persone del medesimo
sesso o di sesso diverso, l'amicizia costituisce un gran bene per tutti.
Conduce alla comunione spirituale. Le diverse
forme della castità 2348 Ogni battezzato
è chiamato alla castità. Il cristiano si è rivestito di Cristo, 233
modello di ogni castità. Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a
condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita. Al
momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua
affettività nella castità. 2349
« La castità deve distinguere le persone nei loro differenti stati di
vita: le une nella verginità o nel celibato consacrato, un modo eminente
di dedicarsi più facilmente a Dio solo, con cuore indiviso; le altre,
nella maniera quale è determinata per tutti dalla legge morale e secondo
che siano sposate o celibi ». 234 Le persone sposate sono
chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità
nella continenza:
« Ci sono tre forme della virtù di castità: quella degli
sposi, quella della vedovanza, infine quella della verginità. Non
lodiamo l'una escludendo le altre. [...] Sotto questo aspetto, la
disciplina della Chiesa è ricca ». 235
2350 I fidanzati sono
chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova,
scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla
speranza di riceversi l'un l'altro da Dio. Riserveranno al tempo del
matrimonio le manifestazioni di tenerezza proprie dell'amore coniugale.
Si aiuteranno vicendevolmente a crescere nella castità.
Le offese alla castità 2351 La
lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del
piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è
ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di
unione. 2352 Per masturbazione si deve
intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di
trarne un piacere venereo. « Sia il Magistero della Chiesa – nella linea
di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno
affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto
intrinsecamente e gravemente disordinato ». « Qualunque ne sia il
motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti
coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità ». Il
godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della « relazione sessuale
richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, in un contesto di
vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione
umana ». 236 Al fine di formulare un equo
giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare
l'azione pastorale, si terrà conto dell'immaturità affettiva, della
forza delle abitudini contratte, dello stato d'angoscia o degli altri
fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non addirittura
ridurre al minimo, la colpevolezza morale. 2353
La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna
liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla
dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia
al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli.
Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani.
2354 La pornografia consiste nel sottrarre all'intimità dei
partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli
deliberatamente a terze persone. Offende la castità perché snatura
l'atto coniugale, dono intimo e reciproco degli sposi. Lede gravemente
la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti,
pubblico), poiché l'uno diventa per l'altro oggetto di un piacere
rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri
nell'illusione di un mondo irreale. È una colpa grave. Le autorità
civili devono impedire la produzione e la diffusione di materiali
pornografici. 2355 La prostituzione
offende la dignità della persona che si prostituisce, ridotta al piacere
venereo che procura. Colui che paga pecca gravemente contro se stesso:
viola la castità, alla quale lo impegna il Battesimo e macchia il suo
corpo, tempio dello Spirito Santo. 237 La prostituzione
costituisce una piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche
uomini, bambini o adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è,
al tempo stesso, anche uno scandalo). Il darsi alla prostituzione è
sempre gravemente peccaminoso, tuttavia l'imputabilità della colpa può
essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale.
2356 Lo stupro indica l'entrata con forza, mediante violenza,
nell'intimità sessuale di una persona. Esso viola la giustizia e la
carità. Lo stupro lede profondamente il diritto di ciascuno al rispetto,
alla libertà, all'integrità fisica e morale. Arreca un grave danno, che
può segnare la vittima per tutta la vita. È sempre un atto
intrinsecamente cattivo. Ancora più grave è lo stupro commesso da parte
di parenti stretti (incesto) o di educatori ai danni degli allievi che
sono loro affidati. Castità e omosessualità
2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che
provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone
del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e
nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte
inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le
relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la
Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono
intrinsecamente disordinati ». 239 Sono contrari alla legge
naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il
frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso
possono essere approvati. 2358 Un numero non
trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali
profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata,
costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere
accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si
eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono
chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono
cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà
che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso
le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore,
mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la
preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e
risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
III. L'amore degli sposi 2360 La
sessualità è ordinata all'amore coniugale dell'uomo e della donna. Nel
matrimonio l'intimità corporale degli sposi diventa un segno e un pegno
della comunione spirituale. Tra i battezzati, i legami del matrimonio
sono santificati dal sacramento. 2361 « La
sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno
all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto
qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della
persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano solo
se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano
totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte »: 240
« Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: "Sorella,
alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza".
Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro
la salvezza, dicendo: "Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri [...]. Tu
hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto
e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto:
non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a
lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con
rettitudine d'intenzione. Degnati di avere misericordia di me e di lei e
di farci giungere insieme alla vecchiaia". E dissero insieme: "Amen,
amen!". Poi dormirono per tutta la notte » (Tb 8,4-9).
2362 « Gli atti coi quali i coniugi
si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in
modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi
significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli
sposi stessi ». 241 La sessualità è sorgente di gioia e di
piacere:
« Il Creatore stesso [...] ha stabilito che nella
reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una
soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non
commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò
che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper
restare nei limiti di una giusta moderazione ». 242
2363 Mediante l'unione degli sposi
si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e
la trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi due
significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale
della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l'avvenire della
famiglia. L'amore coniugale dell'uomo e della donna
è così posto sotto la duplice esigenza della fedeltà e della fecondità.
La fedeltà coniugale 2364
La coppia coniugale forma una « intima comunità di vita e di amore
[che], fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita
dal patto coniugale, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale ».
243 Gli sposi si donano definitivamente e totalmente l'uno
all'altro. Non sono più due, ma ormai formano una carne sola. L'alleanza
stipulata liberamente dai coniugi impone loro l'obbligo di conservarne
l'unità e l'indissolubilità. 244 « L'uomo [...] non separi
ciò che Dio ha congiunto » (Mc 10,9). 245
2365 La fedeltà esprime la costanza nel mantenere la parola data.
Dio è fedele. Il sacramento del Matrimonio fa entrare l'uomo e la donna
nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa. Mediante la castità coniugale,
essi rendono testimonianza a questo mistero di fronte al mondo.
San Giovanni Crisostomo suggerisce ai giovani sposi di
fare questo discorso alla loro sposa: « Ti ho presa tra le mie braccia,
ti amo, ti preferisco alla mia stessa vita. Infatti l'esistenza presente
è un soffio, e il mio desiderio più vivo è di trascorrerla con te in
modo tale da avere la certezza che non saremo separati in quella futura.
[...] Metto l'amore per te al di sopra di tutto e nulla sarebbe per me
più penoso che il non essere sempre in sintonia con te ». 246
La fecondità del matrimonio
2366 La fecondità è un dono, un fine del matrimonio; infatti
l'amore coniugale tende per sua natura ad essere fecondo. Il figlio non
viene ad aggiungersi dall'esterno al reciproco amore degli sposi;
sboccia nel cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e
compimento. Perciò la Chiesa, che « sta dalla parte della vita »,
247 insegna che « qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere
aperto per sé alla trasmissione della vita ». 248 « Tale
dottrina, più volte esposta dal Magistero della Chiesa, è fondata sulla
connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere
di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il
significato unitivo e il significato procreativo ». 249
2367 Chiamati a donare la vita, gli sposi partecipano della potenza
creatrice e della paternità di Dio. 250 « Nel compito di
trasmettere la vita umana e di educarla, che deve essere considerato
come la loro propria missione, i coniugi sanno di essere cooperatori
dell'amore di Dio Creatore e come suoi interpreti. E perciò adempiranno
il loro dovere con umana e cristiana responsabilità ». 251
2368 Un aspetto particolare di tale responsabilità riguarda la
regolazione della procreazione. Per validi motivi 252 gli
sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però
verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia
conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Inoltre
regoleranno il loro comportamento secondo i criteri oggettivi della
moralità:
« Quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la
trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del
comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla
valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che
hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei
suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero amore,
l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e
tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la
virtù della castità coniugale ». 253
2369 « Salvaguardando ambedue questi
aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l'atto coniugale conserva
integralmente il senso di mutuo e vero amore e il suo ordinamento
all'altissima vocazione dell'uomo alla paternità ». 254
2370 La continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite
basati sull'auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi 255
sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi
rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e
favoriscono l'educazione ad una libertà autentica. Al contrario, è
intrinsecamente cattiva « ogni azione che, o in previsione dell'atto
coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze
naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la
procreazione ». 256
« Al linguaggio nativo che esprime la reciproca
donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio
oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all'altro in
totalità: ne deriva non soltanto il positivo rifiuto all'apertura alla
vita, ma anche una falsificazione dell'interiore verità dell'amore
coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale. [...] La differenza
antropologica e al tempo stesso morale, che esiste tra la contraccezione
e il ricorso ai ritmi temporali [...], coinvolge in ultima analisi due
concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili
». 257
2371 « Sia chiaro a tutti che la
vita dell'uomo e il compito di trasmetterla non sono limitati solo a
questo tempo e non si possono commisurare e capire in questo mondo
soltanto, ma riguardano sempre il destino eterno degli uomini ».
258 2372 Lo Stato è responsabile del
benessere dei cittadini. È legittimo che, a questo titolo, prenda
iniziative al fine di orientare l'incremento della popolazione. Può
farlo con un'informazione obiettiva e rispettosa, mai però con
imposizioni autoritarie e cogenti. Non può legittimamente sostituirsi
all'iniziativa degli sposi, primi responsabili della procreazione e
dell'educazione dei propri figli. 259 In questo campo non è
autorizzato a intervenire con mezzi contrari alla legge morale.
Il dono del figlio 2373 La Sacra
Scrittura e la pratica tradizionale della Chiesa vedono nelle
famiglie numerose un segno della benedizione divina e della
generosità dei genitori. 260 2374
Grande è la sofferenza delle coppie che si scoprono sterili. « Che mi
darai? », chiede Abramo a Dio. « Io me ne vado senza figli... » (Gn
15,2). « Dammi dei figli, se no io muoio! », grida Rachele al marito
Giacobbe (Gn 30,1). 2375 Le ricerche
finalizzate a ridurre la sterilità umana sono da incoraggiare, a
condizione che si pongano « al servizio della persona umana, dei suoi
diritti inalienabili e del suo bene vero e integrale, secondo il
progetto e la volontà di Dio ». 261
2376 Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per
l'intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di
ovocita, prestito dell'utero) sono gravemente disoneste. Tali tecniche
(inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe) ledono il diritto
del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra
loro legati dal matrimonio. Tradiscono « il diritto esclusivo [degli
sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro ».
262 2377 Praticate in seno alla coppia,
tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono,
forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili.
Dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che fonda
l'esistenza del figlio non è più un atto con il quale due persone si
donano l'una all'altra, bensì un atto che « affida la vita e l'identità
dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio
della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una
siffatta relazione di dominio è in sé contraria alla dignità e
all'uguaglianza che dev'essere comune a genitori e figli ». 263
« La procreazione è privata dal punto di vista morale della sua
perfezione propria quando non è voluta come il frutto dell'atto
coniugale, e cioè del gesto specifico dell'unione degli sposi [...];
soltanto il rispetto del legame che esiste tra i significati dell'atto
coniugale e il rispetto dell'unità dell'essere umano consente una
procreazione conforme alla dignità della persona ». 264
2378 Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono.
Il « dono più grande del matrimonio » è una persona umana. Il figlio non
può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il
riconoscimento di un preteso « diritto al figlio ». In questo campo,
soltanto il figlio ha veri diritti: quello « di essere il frutto
dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il
diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo
concepimento ». 265 2379 Il
Vangelo mostra che la sterilità fisica non è un male assoluto. Gli sposi
che, dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, soffrono di
sterilità, si uniranno alla croce del Signore, sorgente di ogni
fecondità spirituale. Essi possono mostrare la loro generosità adottando
bambini abbandonati oppure compiendo servizi significativi a favore del
prossimo.
IV. Le offese alla dignità del matrimonio
2380 L'adulterio. Questa parola designa l'infedeltà
coniugale. Quando due persone, di cui almeno una è sposata, intrecciano
tra loro una relazione sessuale, anche episodica, commettono un
adulterio. Cristo condanna l'adulterio anche se consumato con il
semplice desiderio. 266 Il sesto comandamento e il Nuovo
Testamento proibiscono l'adulterio in modo assoluto. 267 I
profeti ne denunciano la gravità. Nell'adulterio essi vedono
simboleggiato il peccato di idolatria. 268
2381 L'adulterio è un'ingiustizia. Chi lo commette viene meno agli
impegni assunti. Ferisce quel segno dell'Alleanza che è il vincolo
matrimoniale, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto
del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene
della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell'unione
stabile dei genitori. Il divorzio
2382 Il Signore Gesù ha insistito sull'intenzione originaria del
Creatore, che voleva un matrimonio indissolubile. 269 Ha
abolito le tolleranze che erano state a poco a poco introdotte nella
Legge antica. 270 Tra i battezzati « il
Matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà
umana e per nessuna causa, eccetto la morte ». 271
2383 La separazione degli sposi, con la permanenza del
vincolo matrimoniale, può essere legittima in certi casi contemplati dal
diritto canonico. 272 Se il divorzio
civile rimane l'unico modo possibile di assicurare certi diritti
legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può
essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale.
2384 Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale.
Esso pretende di sciogliere il patto, liberamente stipulato dagli sposi,
di vivere l'uno con l'altro fino alla morte. Il divorzio offende
l'Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno. Il
fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla
legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si
trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente:
« Se il marito, dopo essersi separato dalla propria
moglie, si unisce ad un'altra donna, è lui stesso adultero, perché fa
commettere un adulterio a tale donna; e la donna che abita con lui è
adultera, perché ha attirato a sé il marito di un'altra ». 273
2385 Il carattere immorale del
divorzio deriva anche dal disordine che esso introduce nella cellula
familiare e nella società. Tale disordine genera gravi danni: per il
coniuge, che si trova abbandonato; per i figli, traumatizzati dalla
separazione dei genitori, e sovente contesi tra questi; per il suo
effetto contagioso, che lo rende una vera piaga sociale.
2386 Può avvenire che uno dei coniugi sia vittima innocente del
divorzio pronunciato dalla legge civile; questi allora non contravviene
alla norma morale. C'è infatti una differenza notevole tra il coniuge
che si è sinceramente sforzato di rimanere fedele al sacramento del
Matrimonio e si vede ingiustamente abbandonato, e colui che, per sua
grave colpa, distrugge un Matrimonio canonicamente valido. 274
Altre offese alla dignità del matrimonio 2387
Si comprende il dramma di chi, desideroso di convertirsi al Vangelo, si
vede obbligato a ripudiare una o più donne con cui ha condiviso anni di
vita coniugale. Tuttavia la poligamia è in contrasto con la legge
morale. Contraddice radicalmente la comunione coniugale; essa, «
infatti, nega in modo diretto il disegno di Dio quale ci viene rivelato
alle origini, perché è contraria alla pari dignità personale dell'uomo e
della donna, che nel matrimonio si donano con un amore totale e perciò
stesso unico ed esclusivo ». 275 Il cristiano che prima era
poligamo, per giustizia, ha il grave dovere di rispettare gli obblighi
contratti nei confronti delle donne che erano sue mogli e dei suoi
figli. 2388 L'incesto consiste in
relazioni intime tra parenti o affini, in un grado che impedisce tra
loro il matrimonio. 276 San Paolo stigmatizza questa colpa
particolarmente grave: « Si sente da per tutto parlare d'immoralità tra
voi [...] al punto che uno convive con la moglie di suo padre! [...] Nel
nome del Signore nostro Gesù, [...] questo individuo sia dato in balia
di Satana per la rovina della sua carne... » (1 Cor 5,1.3-5).
L'incesto corrompe le relazioni familiari e segna un regresso verso
l'animalità. 2389 Si possono collegare
all'incesto gli abusi sessuali commessi da adulti su fanciulli o
adolescenti affidati alla loro custodia. In tal caso la colpa è, al
tempo stesso, uno scandaloso attentato all'integrità fisica e morale dei
ragazzi, i quali ne resteranno segnati per tutta la loro vita, ed è
altresì una violazione della responsabilità educativa.
2390 Si ha una libera unione quando l'uomo e la donna
rifiutano di dare una forma giuridica e pubblica a un legame che implica
l'intimità sessuale. L'espressione è fallace: che
senso può avere una unione in cui le persone non si impegnano l'una nei
confronti dell'altra, e manifestano in tal modo una mancanza di fiducia
nell'altro, in se stessi o nell'avvenire?
L'espressione abbraccia situazioni diverse: concubinato, rifiuto del
matrimonio come tale, incapacità di legarsi con impegni a lungo termine.
277 Tutte queste situazioni costituiscono un'offesa alla dignità
del matrimonio; distruggono l'idea stessa della famiglia; indeboliscono
il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l'atto
sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di
esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla comunione
sacramentale. 2391 Molti attualmente
reclamano una specie di « diritto alla prova » quando c'è
intenzione di sposarsi. Qualunque sia la fermezza del proposito di
coloro che si impegnano in rapporti sessuali prematuri, tali rapporti «
non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la
relazione interpersonale di un uomo e di una donna, e specialmente di
proteggerla dalle fantasie e dai capricci ». 278 L'unione
carnale è moralmente legittima solo quando tra l'uomo e la donna si sia
instaurata una comunità di vita definitiva. L'amore umano non ammette la
« prova ». Esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro.
279 In sintesi
2392 « L'amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni
essere umano ». 280 2393
Creando l'essere umano uomo e donna, Dio dona all'uno e all'altra, in
modo uguale, la dignità personale. Spetta a ciascuno, uomo e donna,
riconoscere e accettare la propria identità sessuale.
2394 Cristo è il modello della castità. Ogni battezzato è
chiamato a condurre una vita casta, ciascuno secondo lo stato di vita
che gli è proprio. 2395 La
castità significa l'integrazione della sessualità nella persona.
Richiede che si acquisisca la padronanza della persona.
2396 Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citati
la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche
omosessuali. 2397 L'alleanza
liberamente contratta dagli sposi implica un amore fedele. Essa impone
loro l'obbligo di conservare l'indissolubilità del loro Matrimonio.
2398 La fecondità è un bene, un dono, un fine del matrimonio.
Donando la vita, gli sposi partecipano della paternità di Dio.
2399 La regolazione delle nascite rappresenta uno degli aspetti
della paternità e della maternità responsabili. La legittimità delle
intenzioni degli sposi non giustifica il ricorso a mezzi moralmente
inaccettabili (per esempio, la sterilizzazione diretta o la
contraccezione). 2400
L'adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono
gravi offese alla dignità del matrimonio.
(217) Cf Dt 5,18.
(218) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 11: AAS
74 (1982) 91-92. (219) Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 22: AAS 74 (1982) 107;
cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 49: AAS 58
(1966) 1070. (220) Giovanni
Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 6: AAS 80 (1988) 1663.
(221) Cf Gn 4,1-2.25-26; 5,1.
(222) Cf Mt 19,6. (223)
Cf Mt 5,37. (224) Cf
Sir 1,22. (225) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 17: AAS 58 (1966)
1037-1038. (226) Sant'Agostino,
Confessiones, 10, 29, 40: CCL 27, 176 (PL 32, 796).
(227) Cf Tt 2,1-6.
(228) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 34: AAS
74 (1982) 123. (229) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 25: AAS 58 (1966) 1045.
(230) Cf Gal 5,22-23.
(231) Cf 1 Gv 3,3.
(232) Cf Gv 15,15.
(233) Cf Gal 3,27.
(234) Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona
humana, 11: AAS 68 (1976) 90-91.
(235) Sant'Ambrogio, De viduis 23: Sancti Ambrosii Episcopi
Mediolanensis opera, v. 141 (Milano-Roma 1989) p. 266 (PL 16,
241-242). (236) Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana,
9: AAS 68 (1976) 86. (237) Cf
1 Cor 6,15-20. (238) Cf
Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm
1,10. (239) Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana,
8: AAS 68 (1976) 85.
(240) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 11: AAS
74 (1982) 92. (241) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 49: AAS 58 (1966) 1070.
(242) Pio XII, Discorso ai partecipanti al Convegno dell'Unione
Cattolica Italiana delle Ostetriche (29 ottobre 1951): AAS 43 (1951)
851. (243) Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067.
(244) Cf CIC canone 1056.
(245) Cf Mt 19,1-12; 1 Cor 7,10-11.
(246) San Giovanni Crisostomo, In epistulam ad Ephesios, homilia
20, 8: PG 62, 146-147. (247)
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 30: AAS 74
(1982) 116. (248) Paolo VI,
Lett. enc. Humanae vitae, 11: AAS 60 (1968) 488.
(249) Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 12: AAS 60 (1968) 488;
cf Pio XI, Lett. enc. Casti connubii: DS 3717.
(250) Cf Ef 3,14-15; Mt 23,9.
(251) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 50: AAS
58 (1966) 1071. (252) Cf
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 50: AAS 58
(1966) 1071. (253) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 51: AAS 58 (1966) 1072.
(254) Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 12: AAS 60 (1968) 489.
(255) Cf Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 16: AAS 60 (1968)
491-492. (256) Paolo VI, Lett.
enc. Humanae vitae, 14: AAS 60 (1968) 490.
(257) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 32: AAS
74 (1982) 119-120. (258)
Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 51: AAS 58
(1966) 1073. (259) Cf Paolo
VI, Lett. enc. Populorum progressio, 37: AAS 59 (1967) 275-276;
Id., Lett. enc. Humanae vitae, 23: AAS 60 (1968) 497-498.
(260) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 50:
AAS 58 (1966) 1071. (261)
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
Introductio, 2: AAS 80 (1988) 73.
(262) Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
2, 1: AAS 80 (1988) 87. (263)
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 2,
5: AAS 80 (1988) 93. (264)
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 2,
4: AAS 80 (1988) 91. (265)
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 2,
8: AAS 80 (1988) 97. (266) Cf
Mt 5,27-28. (267) Cf Mt
5,32; 19,6; Mc 10,11-12; 1 Cor 6,9-10.
(268) Cf Os 2,7; Ger 5,7; 13,27.
(269) Cf Mt 5,31-32; 19,3-9; Mc 10,9; Lc 16,18;
1 Cor 7,10-11. (270) Cf
Mt 19,7-9. (271) CIC
canone 1141. (272) Cf CIC
canoni 1151-1155. (273) San
Basilio Magno, Moralia, regula 73: PG 31, 852.
(274) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 84:
AAS 74 (1982) 185. (275)
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19: AAS 74
(1982) 102; cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes,
47: AAS 58 (1966) 1067. (276)
Cf Lv 18,7-20. (277) Cf
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 81: AAS 74
(1982) 181-182. (278) Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana,
7: AAS 68 (1976) 82. (279) Cf
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 80: AAS 74
(1982) 180-181. (280) Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 11: AAS 74 (1982) 92. |