CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA PARTE TERZA LA VITA IN CRISTO
SEZIONE SECONDA I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO «AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
ARTICOLO 8 L'OTTAVO COMANDAMENTO
« Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo » (Es
20,16).
« Fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i
tuoi giuramenti" » (Mt 5,33).
2464 L'ottavo comandamento proibisce di falsare
la verità nelle relazioni con gli altri. Questa norma morale deriva
dalla vocazione del popolo santo ad essere testimone del suo Dio il
quale è verità e vuole la verità. Le offese alla verità esprimono, con
parole o azioni, un rifiuto di impegnarsi nella rettitudine morale: sono
profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi
dell'Alleanza. I.
Vivere nella verità 2465 L'Antico Testamento
attesta: Dio è sorgente di ogni verità. La sua Parola è verità.
349 La sua Legge è verità. 350 La sua « fedeltà dura
per ogni generazione » (Sal 119,90). 351 Poiché Dio è
il « Verace » (Rm 3,4), i membri del suo popolo sono chiamati a
vivere nella verità. 352 2466 In Gesù Cristo la
verità di Dio si è manifestata interamente. Pieno di grazia e di verità,
353 egli è la « luce del mondo » (Gv 8,12), egli è la
verità. 354 Chiunque crede in lui non rimane nelle
tenebre. 355 Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua
parola, per conoscere la verità che fa liberi 356 e che
santifica. 357 Seguire Gesù è vivere dello Spirito di verità
358 che il Padre manda nel suo nome 359 e che guida «
alla verità tutta intera » (Gv 16,13). Ai suoi discepoli Gesù
insegna l'amore incondizionato della verità: « Sia il vostro parlare sì,
sì; no, no » (Mt 5,37). 2467 L'uomo è naturalmente
proteso alla verità. Ha il dovere di rispettarla e di attestarla: « A
motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone,
[...] sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a
cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E
sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e ordinare tutta la
loro vita secondo le esigenze della verità ». 360
2468 La verità in quanto rettitudine dell'agire e del parlare umano
è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è
la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e
nell'affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza,
dalla simulazione e dall'ipocrisia. 2469 « Sarebbe
impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero fiducia
reciproca, cioè se non si dicessero la verità ». 361 La virtù
della verità dà giustamente all'altro quanto gli è dovuto. La veracità
rispetta il giusto equilibrio tra ciò che deve essere manifestato e il
segreto che deve essere conservato: implica l'onestà e la discrezione.
Per giustizia, « un uomo deve onestamente manifestare a un altro la
verità ». 362 2470 Il discepolo di Cristo
accetta di « vivere nella verità », cioè nella semplicità di una vita
conforme all'esempio del Signore e rimanendo nella sua verità. « Se
diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre,
mentiamo e non mettiamo in pratica la verità » (1 Gv 1,6).
II. «Rendere testimonianza alla verità» 2471
Davanti a Pilato Cristo proclama di essere venuto nel mondo per rendere
testimonianza alla verità. 363 Il cristiano non deve
vergognarsi « della testimonianza da rendere al Signore » (2 Tm
1,8). Nelle situazioni in cui si richiede che si testimoni la fede, il
cristiano ha il dovere di professarla senza equivoci, come ha fatto san
Paolo davanti ai suoi giudici. Il credente deve « conservare una
coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini » (At
24,16). 2472 Il dovere dei cristiani di prendere parte
alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo
e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione
della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia
che comprova o fa conoscere la verità: 364
« Tutti i cristiani, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con
l'esempio della vita e con la testimonianza della parola l'uomo nuovo,
che hanno rivestito col Battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal
quale sono stati rinvigoriti con la Confermazione ». 365
2473 Il martirio è la suprema
testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che
arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e
risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità
della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di
fortezza. « Lasciate che diventi pasto delle belve. Solo così mi sarà
concesso di raggiungere Dio ». 366 2474 Con la
più grande cura la Chiesa ha raccolto le memorie di coloro che, per
testimoniare la fede, sono giunti sino alla fine. Si tratta degli atti
dei martiri. Costituiscono gli archivi della verità scritti a lettere di
sangue:
« Nulla mi gioverebbe tutto il mondo e tutti i regni di quaggiù; per
me è meglio morire per [unirmi a] Gesù Cristo, che essere re sino ai
confini della terra. Io cerco colui che morì per noi; io voglio colui
che per noi risuscitò. Il parto è imminente... ». 367
« Ti benedico per avermi giudicato degno di questo giorno e di
quest'ora, degno di essere annoverato tra i tuoi martiri [...]. Tu hai
mantenuto la tua promessa, o Dio della fedeltà e della verità. Per
questa grazia e per tutte le cose, ti lodo, ti benedico, ti rendo gloria
per mezzo di Gesù Cristo, Sacerdote eterno e onnipotente, Figlio tuo
diletto. Per lui, che vive e regna con te e con lo Spirito, sia gloria a
te, ora e nei secoli dei secoli. Amen ». 368
III. Le
offese alla verità 2475 I discepoli di Cristo
hanno rivestito « l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e
nella santità vera » (Ef 4,24). « Deposta la menzogna » (Ef
4,25), essi devono respingere « ogni malizia e ogni frode e ipocrisia,
le gelosie e ogni maldicenza » (1 Pt 2,1). 2476
Falsa testimonianza e spergiuro. Un'affermazione contraria alla
verità, quando è fatta pubblicamente, riveste una gravità particolare.
Fatta davanti ad un tribunale, diventa una falsa testimonianza. 369
Quando la si fa sotto giuramento, è uno spergiuro. Simili modi di
comportarsi contribuiscono sia alla condanna di un innocente sia alla
assoluzione di un colpevole, oppure ad aggravare la pena in cui è
incorso l'accusato. 370 Compromettono gravemente l'esercizio
della giustizia e l'equità della sentenza pronunciata dai giudici.
2477 Il rispetto della reputazione delle persone rende
illecito ogni atteggiamento ed ogni parola che possano causare un
ingiusto danno. 371 Si rende colpevole: — di
giudizio temerario colui che, anche solo tacitamente, ammette come
vera, senza sufficiente fondamento, una colpa morale nel prossimo;
— di maldicenza colui che, senza un motivo oggettivamente valido,
rivela i difetti e le mancanze altrui a persone che li ignorano;
372 — di calunnia colui che, con affermazioni
contrarie alla verità, nuoce alla reputazione degli altri e dà occasione
a giudizi erronei sul loro conto. 2478 Per evitare il
giudizio temerario, ciascuno cercherà di interpretare, per quanto è
possibile, in un senso favorevole i pensieri, le parole e le azioni del
suo prossimo:
« Ogni buon cristiano deve essere più disposto a salvare
l'espressione oscura del prossimo che a condannarla; e se non la può
salvare, cerchi di sapere quale significato egli le dà; e, se le desse
un significato erroneo, lo corregga con amore; e, se non basta, cerchi
tutti i mezzi adatti perché, dandole il significato giusto, si salvi
dall'errore ». 373
2479 Maldicenze e calunnie distruggono la
reputazione e l'onore del prossimo. Ora, l'onore è la
testimonianza sociale resa alla dignità umana, e ognuno gode di un
diritto naturale all'onore del proprio nome, alla propria reputazione e
al rispetto. Perciò la maldicenza e la calunnia offendono le virtù della
giustizia e della carità. 2480 È da bandire qualsiasi
parola o atteggiamento che, per lusinga, adulazione o compiacenza,
incoraggi e confermi altri nella malizia dei loro atti e nella
perversità della loro condotta. L'adulazione è una colpa grave se si fa
complice di vizi o di peccati gravi. Il desiderio di rendersi utile o
l'amicizia non giustificano una doppiezza del linguaggio. L'adulazione è
un peccato veniale quando nasce soltanto dal desiderio di riuscire
gradito, evitare un male, far fronte ad una necessità, conseguire
vantaggi leciti. 2481 La iattanza o millanteria
costituisce una colpa contro la verità. Ciò vale anche per l'ironia
che tende ad intaccare l'apprezzamento di qualcuno caricaturando, in
maniera malevola, qualche aspetto del suo comportamento. 2482
« La menzogna consiste nel dire il falso con l'intenzione di
ingannare ». 374 Nella menzogna il Signore denuncia un'opera
diabolica: « Voi [...] avete per padre il diavolo [...]. Non vi è verità
in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre
della menzogna » (Gv 8,44). 2483 La menzogna è
l'offesa più diretta alla verità. Mentire è parlare o agire contro la
verità per indurre in errore. Ferendo il rapporto dell'uomo con la
verità e con il suo prossimo, la menzogna offende la relazione
fondamentale dell'uomo e della sua parola con il Signore. 2484
La gravità della menzogna si commisura alla natura della verità
che essa deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore, ai
danni subiti da coloro che ne sono vittime. Se la menzogna, in sé, non
costituisce che un peccato veniale, diventa mortale quando lede in modo
grave le virtù della giustizia e della carità. 2485 La
menzogna è per sua natura condannabile. È una profanazione della parola,
la cui funzione è di comunicare ad altri la verità conosciuta. Il
proposito deliberato di indurre il prossimo in errore con affermazioni
contrarie alla verità costituisce una mancanza in ordine alla giustizia
e alla carità. La colpevolezza è maggiore quando l'intenzione di
ingannare rischia di avere conseguenze funeste per coloro che sono
sviati dal vero. 2486 La menzogna (essendo una violazione
della virtù della veracità) è un'autentica violenza fatta all'altro. Lo
colpisce nella sua capacità di conoscere, che è la condizione di ogni
giudizio e di ogni decisione. Contiene in germe la divisione degli
spiriti e tutti i mali che questa genera. La menzogna è dannosa per ogni
società; scalza la fiducia tra gli uomini e lacera il tessuto delle
relazioni sociali. 2487 Ogni colpa commessa contro la
giustizia e la verità impone il dovere di riparazione, anche se
il colpevole è stato perdonato. Quando è impossibile riparare un torto
pubblicamente, bisogna farlo in privato; a colui che ha subito un danno,
qualora non possa essere risarcito direttamente, va data soddisfazione
moralmente, in nome della carità. Tale dovere di riparazione riguarda
anche le colpe commesse contro la reputazione altrui. La riparazione,
morale e talvolta materiale, deve essere commisurata al danno che è
stato arrecato. Essa obbliga in coscienza.
IV. Il rispetto della verità 2488 Il diritto
alla comunicazione della verità non è incondizionato. Ognuno deve
conformare la propria vita al precetto evangelico dell'amore fraterno.
Questo richiede, nelle situazioni concrete, che si vagli se sia
opportuno o no rivelare la verità a chi la domanda. 2489
La carità e il rispetto della verità devono suggerire la risposta ad
ogni richiesta di informazione o di comunicazione. Il bene e la
sicurezza altrui, il rispetto della vita privata, il bene comune sono
motivi sufficienti per tacere ciò che è opportuno che non sia
conosciuto, oppure per usare un linguaggio discreto. Il dovere di
evitare lo scandalo spesso esige una discrezione rigorosa. Nessuno è
tenuto a palesare la verità a chi non ha il diritto di conoscerla.
375 2490 Il segreto del sacramento della
Riconciliazione è sacro, e non può essere violato per nessun motivo.
« Il sigillo sacramentale è inviolabile; pertanto non è assolutamente
lecito al confessore tradire anche solo in parte il penitente con parole
o in qualunque altro modo e per qualsiasi causa ». 376
2491 I segreti professionali – di cui sono in possesso, per
esempio, uomini politici, militari, medici e giuristi – o le confidenze
fatte sotto il sigillo del segreto, devono essere serbati, tranne i casi
eccezionali in cui la custodia del segreto dovesse causare a chi li
confida, a chi ne viene messo a parte, o a terzi danni molto gravi ed
evitabili soltanto mediante la divulgazione della verità. Le
informazioni private dannose per altri, anche se non sono state
confidate sotto il sigillo del segreto, non devono essere divulgate
senza un motivo grave e proporzionato. 2492 Ciascuno deve
osservare il giusto riserbo riguardo alla vita privata delle persone. I
responsabili della comunicazione devono mantenere un giusto equilibrio
tra le esigenze del bene comune e il rispetto dei diritti particolari.
L'ingerenza dell'informazione nella vita privata di persone impegnate in
un'attività politica o pubblica è da condannare nella misura in cui
viola la loro intimità e la loro libertà.
V. L'uso dei mezzi di comunicazione sociale 2493
Nella società moderna i mezzi di comunicazione sociale hanno un ruolo di
singolare importanza nell'informazione, nella promozione culturale e
nella formazione. Tale ruolo cresce in rapporto ai progressi tecnici,
alla ricchezza e alla varietà delle notizie trasmesse, all'influenza
esercitata sull'opinione pubblica. 2494 L'informazione
attraverso i mass-media è al servizio del bene comune. 377 La
società ha diritto ad un'informazione fondata sulla verità, la libertà,
la giustizia e la solidarietà:
« Il retto esercizio di questo diritto richiede che la comunicazione
nel suo contenuto sia sempre vera e, salve la giustizia e la carità,
integra; inoltre, nel modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti
scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità
dell'uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro divulgazione
». 378
2495 « È necessario che tutti i membri della
società assolvano, anche in questo settore, i propri doveri di giustizia
e di carità. Perciò si adoperino, anche mediante l'uso di questi
strumenti, a formare e a diffondere opinioni pubbliche rette ». 379
La solidarietà appare come una conseguenza di una comunicazione vera e
giusta, e di una libera circolazione delle idee, che favoriscono la
conoscenza ed il rispetto degli altri. 2496 I mezzi di
comunicazione sociale (in particolare i mass-media) possono generare una
certa passività nei recettori, rendendoli consumatori poco vigili di
messaggi o di spettacoli. Di fronte ai mass-media i fruitori si
imporranno moderazione e disciplina. Si sentiranno in dovere di formarsi
una coscienza illuminata e retta, al fine di resistere più facilmente
alle influenze meno oneste. 2497 Proprio per i doveri
relativi alla loro professione, i responsabili della stampa hanno
l'obbligo, nella diffusione dell'informazione, di servire la verità e di
non offendere la carità. Si sforzeranno di rispettare, con pari cura, la
natura dei fatti e i limiti del giudizio critico sulle persone. Devono
evitare di cadere nella diffamazione. 2498 « Particolari
doveri in questo settore incombono sull'autorità civile in vista
del bene comune [...]. È infatti compito della stessa autorità, nel suo
proprio ambito, difendere e proteggere [...] la vera e giusta libertà di
informazione ». 380 Mediante la promulgazione di leggi e
l'efficace loro applicazione il potere pubblico provvederà affinché
dall'abuso dei media « non derivino gravi danni alla moralità pubblica e
al progresso della società ». 381 L'autorità civile punirà la
violazione dei diritti di ciascuno alla reputazione e al segreto intorno
alla vita privata. A tempo debito e onestamente fornirà le informazioni
che riguardano il bene generale o danno risposta alle fondate
inquietudini della popolazione. Nulla può giustificare il ricorso a
false informazioni per manipolare, mediante i mass-media, l'opinione
pubblica. Non si attenterà, con simili interventi, alla libertà degli
individui e dei gruppi. 2499 Il senso morale denuncia la
piaga degli stati totalitari che sistematicamente falsano la verità,
esercitano mediante i mass-media un'egemonia politica sull'opinione
pubblica, « manipolano » gli accusati e i testimoni di processi pubblici
e credono di consolidare il loro dispotismo soffocando o reprimendo
tutto ciò che essi considerano come « delitti d'opinione ».
VI. Verità, bellezza e arte sacra 2500 La pratica
del bene si accompagna ad un piacere spirituale gratuito e alla bellezza
morale. Allo stesso modo, la verità è congiunta alla gioia e allo
splendore della bellezza spirituale. La verità è bella per se stessa.
All'uomo, dotato d'intelligenza, è necessaria la verità della parola,
espressione razionale della conoscenza della realtà creata ed increata;
ma la verità può anche trovare altre forme di espressione umana,
complementari, soprattutto quando si tratta di evocare ciò che essa
comporta di indicibile, le profondità del cuore umano, le elevazioni
dell'anima, il mistero di Dio. Ancora prima di rivelarsi all'uomo
mediante parole di verità, Dio si rivela a lui per mezzo del linguaggio
universale della creazione, opera della sua Parola, della sua Sapienza:
dall'ordine e dall'armonia del cosmo, che sia il bambino sia lo
scienziato sanno scoprire, « dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore » (Sap 13,5), « perché li ha
creati lo stesso autore della bellezza » (Sap 13,3).
« La Sapienza è un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio
genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato
in essa si infiltra. È un riflesso della luce perenne, uno specchio
senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà » (Sap
7,25-26). « Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni
costellazione di astri; paragonata alla luce, risulta superiore; a
questa, infatti, succede la notte, ma contro la Sapienza la malvagità
non può prevalere » (Sap 7,29-30). « Mi sono innamorato della sua
bellezza » (Sap 8,2).
2501 « Creato ad immagine di Dio », 382
l'uomo esprime la verità del suo rapporto con Dio Creatore anche
mediante la bellezza delle proprie opere artistiche. L'arte,
invero, è una forma di espressione propriamente umana. Al di là
dell'inclinazione a soddisfare le necessità vitali, comune a tutte le
creature viventi, essa è una sovrabbondanza gratuita della ricchezza
interiore dell'essere umano. Frutto di un talento donato dal Creatore e
dello sforzo dell'uomo, l'arte è una forma di sapienza pratica che
unisce intelligenza e abilità 383 per esprimere la verità di
una realtà nel linguaggio accessibile alla vista o all'udito. L'arte
comporta inoltre una certa somiglianza con l'attività di Dio nel creato,
nella misura in cui trae ispirazione dalla verità e dall'amore per gli
esseri. Come ogni altra attività umana, l'arte non ha in sé il proprio
fine assoluto, ma è ordinata al fine ultimo dell'uomo e da esso
nobilitata. 384 2502 L'arte sacra è vera
e bella quando, nella sua forma, corrisponde alla vocazione che le è
propria: evocare e glorificare, nella fede e nella adorazione, il
mistero trascendente di Dio, bellezza eccelsa di verità e di amore,
apparsa in Cristo « irradiazione della sua gloria e impronta della sua
sostanza » (Eb 1,3), nel quale « abita corporalmente tutta la
pienezza della divinità » (Col 2,9), bellezza spirituale riflessa
nella santissima Vergine Maria, negli angeli e nei santi. L'autentica
arte sacra conduce l'uomo all'adorazione, alla preghiera e all'amore di
Dio Creatore e Salvatore, Santo e Santificatore. 2503 Per
questo i Vescovi, personalmente o per mezzo di delegati, devono
prendersi cura di promuovere l'arte sacra, antica e moderna, in tutte le
sue forme, e di tenere lontano, con il medesimo zelo, dalla liturgia e
dagli edifici del culto, tutto ciò che non è conforme alla verità della
fede e all'autentica bellezza dell'arte sacra. 385
In sintesi 2504 « Non pronunciare falsa
testimonianza contro il tuo prossimo » (Es 20,16). I
discepoli di Cristo hanno rivestito « l'uomo nuovo, creato
secondo Dio nella giustizia e nella santità vera » (Ef 4,24).
2505 La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi
veri nelle proprie azioni e nell'esprimere il vero nelle proprie parole,
rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall'ipocrisia.
2506 Il cristiano non deve vergognarsi « della
testimonianza da rendere al Signore » (2 Tm 1,8) in atti e
parole. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della
fede. 2507 Il rispetto della reputazione e
dell'onore delle persone proibisce ogni atteggiamento o parola di
maldicenza o di calunnia. 2508 La menzogna
consiste nel dire il falso con l'intenzione di ingannare il prossimo.
2509 Una colpa commessa contro la verità esige riparazione.
2510 La regola d'oro aiuta a discernere, nelle situazioni
concrete, se sia o non sia opportuno palesare la verità a chi la
domanda. 2511 « Il sigillo sacramentale è
inviolabile ». 386 I segreti professionali vanno
serbati. Le confidenze pregiudizievoli per altri non devono essere
divulgate. 2512 La società ha diritto a
un'informazione fondata sulla verità, sulla libertà, sulla giustizia. È
opportuno imporsi moderazione e disciplina nell'uso dei mezzi di
comunicazione sociale. 2513 Le belle arti,
ma soprattutto l'arte sacra, « per loro natura, hanno relazione
con l'infinita bellezza divina, che deve essere in qualche modo espressa
dalle opere dell'uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all'incremento
della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è loro
assegnato se non di contribuire quanto più efficacemente possibile, con
le loro opere, a indirizzare pienamente le menti degli uomini a Dio
». 387
(349) Cf Prv 8,7; 2 Sam 7,28.
(350) Cf Sal 119,142.
(351) Cf Lc 1,50. (352)
Cf Sal 119,30. (353) Cf
Gv 1,14. (354) Cf Gv
14,6. (355) Cf Gv
12,46. (356) Cf Gv
8,31-32. (357) Cf Gv
17,17. (358) Cf Gv
14,17. (359) Cf Gv
14,26. (360) Concilio Vaticano
II, Dich. Dignitatis humanae, 2: AAS 58 (1966) 931.
(361) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 109, a.
3, ad 1: Ed. Leon. 9, 418.
(362) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 109, a.
3, c: Ed. Leon. 9, 418. (363)
Cf Gv 18,37. (364) Cf
Mt 18,16. (365) Concilio
Vaticano II, Decr. Ad gentes, 11: AAS 58 (1966) 959.
(366) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos, 4, 1: SC
10bis, p. 110 (Funk 1, 256).
(367) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos, 6, 1: SC
10bis, p. 114 (Funk 1, 258-260).
(368) Martyrium Polycarpi, 14, 2-3: SC 10bis, p. 228 (Funk 1,
330-332). (369) Cf Prv
19,9. (370) Cf Prv
18,5. (371) Cf CIC canone 220.
(372) Cf Sir 21,28.
(373) Sant'Ignazio di Loyola, Exercitia spiritualia, 22: MHSI
100, 164. (374) Sant'Agostino,
De mendacio, 4, 5: CSEL 41, 419 (PL 40, 491).
(375) Cf Sir 27,17; Prv 25,9-10.
(376) CIC canone 983, § 1.
(377) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Inter mirifica, 11: AAS 56
(1964) 148-149. (378) Concilio
Vaticano II, Decr. Inter mirifica, 5: AAS 56 (1964) 147.
(379) Concilio Vaticano II, Decr. Inter mirifica, 8: AAS 56
(1964) 148. (380) Concilio
Vaticano II, Decr. Inter mirifica, 12: AAS 56 (1964) 149.
(381) Concilio Vaticano II, Decr. Inter mirifica, 12: AAS 56
(1964) 149. (382) Cf Gn
1,26. (383) Cf Sap
7,17. (384) Cf Pio XII,
Messaggio radiofonico (24 dicembre 1955): AAS 48 (1956) 26-41; Id.,
Messaggio radiofonico ai membri della società dei giovani operai
cristiani (J.O.C.) (3 settembre 1950): AAS 42 (1950) 639-642.
(385) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium,
122-127: AAS 56 (1964) 130-132.
(386) CIC canone 983, § 1.
(387) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 122:
AAS 56 (1964) 130-131. |