CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA PARTE TERZA LA VITA IN
CRISTO SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO «AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
ARTICOLO 9 IL NONO COMANDAMENTO
« Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non
desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua
schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga
al tuo prossimo » (Es 20,17).
« Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso adulterio con lei nel suo cuore » (Mt 5,28).
2514 San Giovanni distingue tre tipi
di smodato desiderio o concupiscenza: la concupiscenza della carne, la
concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. 388
Secondo la tradizione catechistica cattolica, il nono comandamento
proibisce la concupiscenza carnale; il decimo la concupiscenza dei beni
altrui. 2515 La « concupiscenza », nel senso
etimologico, può designare ogni forma veemente di desiderio umano. La
teologia cristiana ha dato a questa parola il significato specifico di
moto dell'appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione
umana. L'Apostolo san Paolo la identifica con l'opposizione della «
carne » allo « spirito ». 389 È conseguenza della
disobbedienza del primo peccato. 390 Ingenera disordine nelle
facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina
l'uomo a commettere il peccato. 391
2516 Già nell'uomo, essendo un essere composto, spirito e
corpo, esiste una certa tensione, si svolge una certa lotta di
tendenze tra lo « spirito » e la « carne ». Ma essa di fatto appartiene
all'eredità del peccato, ne è una conseguenza e, al tempo stesso, una
conferma. Fa parte dell'esperienza quotidiana del combattimento
spirituale:
« Per l'Apostolo non si tratta di discriminare e di
condannare il corpo, che con l'anima spirituale costituisce la natura
dell'uomo e la sua soggettività personale; egli si occupa invece delle
opere, o meglio delle stabili disposizioni – virtù e vizi –
moralmente buone o cattive, che sono frutto di sottomissione
(nel primo caso) oppure di resistenza (nel secondo)
all'azione salvifica dello Spirito Santo. Perciò l'Apostolo scrive:
"Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito"
(Gal 5,25) ». 392
I. La purificazione del cuore 2517 Il
cuore è la sede della personalità morale: « Dal cuore provengono i
propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni » (Mt
15,19). La lotta contro la concupiscenza carnale passa attraverso la
purificazione del cuore e la pratica della temperanza:
« Conservati nella semplicità, nell'innocenza, e sarai
come i bambini, i quali non conoscono il male che devasta la vita degli
uomini ». 393
2518 La sesta beatitudine proclama:
« Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio » (Mt 5,8). I « puri
di cuore » sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza e la
propria volontà alle esigenze della santità di Dio, in tre ambiti
soprattutto: la carità, 394 la castità o rettitudine
sessuale, 395 l'amore della verità e l'ortodossia della fede.
396 C'è un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della
fede:
I fedeli devono credere gli articoli del Simbolo, «
affinché credendo, obbediscano a Dio; obbedendo, vivano onestamente;
vivendo onestamente, purifichino il loro cuore, e purificando il loro
cuore, comprendano quanto credono ». 397
2519 Ai « puri di cuore » è promesso
che vedranno Dio faccia a faccia e che saranno simili a lui. 398
La purezza del cuore è la condizione preliminare per la visione. Fin
d'ora essa ci permette di vedere secondo Dio, di accogliere
l'altro come un « prossimo »; ci consente di percepire il corpo umano,
il nostro e quello del prossimo, come un tempio dello Spirito Santo, una
manifestazione della bellezza divina.
II. La lotta per la purezza 2520 Il
Battesimo conferisce a colui che lo riceve la grazia della purificazione
da tutti i peccati. Ma il battezzato deve continuare a lottare contro la
concupiscenza della carne e i desideri disordinati. Con la grazia di Dio
giunge alla purezza del cuore: — mediante la
virtù e il dono della castità, perché la castità permette di amare
con un cuore retto e indiviso; — mediante la
purezza d'intenzione che consiste nel tenere sempre presente il vero
fine dell'uomo: con un occhio semplice, il battez zato cerca di trovare
e di compiere in tutto la volontà di Dio; 399
— mediante la purezza dello sguardo, esteriore ed interiore;
mediante la disciplina dei sentimenti e dell'immaginazione; mediante il
rifiuto di ogni compiacenza nei pensieri impuri, che inducono ad
allontanarsi dalla via dei divini comandamenti: « La vista pro voca
negli stolti il desiderio » (Sap 15,5); —
mediante la preghiera:
« Pensavo che la continenza si ottenesse con le proprie
forze e delle mie non ero sicuro. A tal segno ero stolto da ignorare che
[...] nessuno può essere continente, se tu non lo concedi. E tu
l'avresti concesso, se avessi bussato alle tue orecchie col gemito del
mio cuore e lanciato in te la mia pena con fede salda ». 400
2521 La purezza esige il pudore.
Esso è una parte integrante della temperanza. Il pudore preserva
l'intimità della persona. Consiste nel rifiuto di svelare ciò che deve
rimanere nascosto. È ordinato alla castità, di cui esprime la
delicatezza. Regola gli sguardi e i gesti in conformità alla dignità
delle persone e della loro unione. 2522 Il
pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore. Suggerisce
la pazienza e la moderazione nella relazione amorosa; richiede che siano
rispettate le condizioni del dono e dell'impegno definitivo dell'uomo e
della donna tra loro. Il pudore è modestia. Ispira la scelta
dell'abbigliamento. Conserva il silenzio o il riserbo là dove traspare
il rischio di una curiosità morbosa. Diventa discrezione.
2523 Esiste non soltanto un pudore dei sentimenti, ma anche del
corpo. Insorge, per esempio, contro l'esposizione del corpo umano in
funzione di una curiosità morbosa in certe pubblicità, o contro la
sollecitazione di certi mass-media a spingersi troppo in là nella
rivelazione di confidenze intime. Il pudore detta un modo di vivere che
consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle
ideologie dominanti. 2524 Le forme che il
pudore assume variano da una cultura all'altra. Dovunque, tuttavia, esso
appare come il presentimento di una dignità spirituale propria
dell'uomo. Nasce con il risveglio della coscienza del soggetto.
Insegnare il pudore ai fanciulli e agli adolescenti è risvegliare in
essi il rispetto della persona umana. 2525 La
purezza cristiana richiede una purificazione dell'ambiente sociale.
Esige dai mezzi di comunicazione sociale un'informazione attenta al
rispetto e alla moderazione. La purezza del cuore libera dal diffuso
erotismo e tiene lontani dagli spettacoli che favoriscono la curiosità
morbosa e l'illusione. 2526 La cosiddetta
permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della
libertà umana. La libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi
educare preliminarmente dalla legge morale. È necessario chiedere ai
responsabili dell'educazione di impartire alla gioventù un insegnamento
rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale
e spirituale dell'uomo. 2527 « La Buona
Novella di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell'uomo
decaduto, combatte e rimuove gli errori e i mali derivanti dalla sempre
minacciosa seduzione del peccato. Continuamente purifica ed eleva la
moralità dei popoli. Con la ricchezza soprannaturale, feconda come
dall'interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità dello
spirito e le doti di ciascun popolo e di ogni età ». 401
In sintesi 2528 « Chiunque guarda
una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo
cuore » (Mt 5,28). 2529
Il nono comandamento mette in guardia dal desiderio smodato o
concupiscenza carnale. 2530 La
lotta contro la concupiscenza carnale passa attraverso la purificazione
del cuore e la pratica della temperanza.
2531 La purezza del cuore ci farà vedere Dio: fin d'ora ci
consente di vedere ogni cosa secondo Dio.
2532 La purificazione del cuore esige la preghiera, la pratica
della castità, la purezza dell'intenzione e dello sguardo.
2533 La purezza del cuore richiede il pudore, che è pazienza,
modestia e discrezione. Il pudore custodisce l'intimità della persona.
(388) Cf 1 Gv 2,16.
(389) Cf Gal 5,16.17.24; Ef 2,3.
(390) Cf Gn 3,11. (391)
Cf Concilio di Trento, Sess. 5a, Decretum de peccato originali,
canone 5: DS 1515. (392)
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem, 55: AAS 78
(1986) 877-878. (393) Erma,
Pastor 27, 1 (mandatum 2, 1): SC 53, 146 (Funk 1, 70).
(394) Cf 1 Ts 4,3-9; 2 Tm 2,22.
(395) Cf 1 Ts 4,7; Col 3,5; Ef 4,19.
(396) Cf Tt 1,15; 1 Tm 1,3-4; 2 Tm 2,23-26.
(397) Sant'Agostino, De fide et Symbolo, 10, 25: CSEL 25, 32 (PL
40, 196). (398) Cf 1 Cor
13,12; 1 Gv 3,2. (399)
Cf Rm 12,2; Col 1,10.
(400) Sant'Agostino, Confessiones, 6, 11, 20: CCL 27, 87 (PL 32,
729-730). (401) Concilio
Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 58: AAS 58 (1966) 1079. |