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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. FELIX DEL BLANCO PRIETO

OMELIA DEL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI*

Sabato, 6 luglio 1991

 
 

 
II 23 aprile 1983, nella Basilica di San Francesco in Assisi, avevo l'onore di consacrare Vescovo Mons. Fortunato Baldelli, designato dal Santo Padre ad assumere l'incarico di Delegato Apostolico in Angola, oltre che di Pro-Nunzio Apostolico in Sao Tomé e Principe.
 
Erano gli anni della prova.
 
Il territorio dell'Angola che dalla lunga costa sull'atlantico, dalla foce del fiume Congo a quella del Cunene, si addentra nel cuore del Continente africano per vastissimi spazi, era allora diviso e sconvolto da una lunga e sanguinosa lotta fratricida iniziata dal 1975, sostenuta dall'apporto in armi e persone provenienti anche da molto lontano. Anche la Chiesa, non meno delle popolazioni, delle quali, del resto, essa ha cercato sempre di essere la difesa e il sostegno, ebbe moltissimo a soffrire, nella sua organizzazione, nella sua vita e nelle sue stesse carni, di una simile situazione.
 
Così come ebbe moltissimo a soffrire da una linea di condotta della cosa pubblica ispirata ad una visione generale che non era certo favorevole alla Chiesa e alla sua azione. Così essa ebbe a perdere ben presto tutte le opere attraverso le quali esercitava la sua attività sociale, al servizio della comunità angolana: Ospedali, dispensari, scuole, collegi, internati e simili. Soppressa la voce che, nello stesso nome, indicava e la sua provenienza e le sue finalità: Radio Ecclesia; incamerati gli edifici dei Seminari, delle residenze missionarie, delle sale parrocchiali e delle case di ritiro; prese anche alcune Chiese.
 
Il tutto, nel quadro di una logica che spingeva a ridurre sempre più gli spazi della presenza della Chiesa e della religione, su un modello allora ancor molto seguito e che cercava nell'Africa nuove affermazioni: nel segno - o nel sogno - di una liberazione basata nel progresso e nella giustizia economico-sociale: ma con il sacrificio dell'uomo e della sua coscienza.
 
Il brevissimo ricordo di quei tempi è solo per invitare al ringraziamento a Dio che al popolo e alla Chiesa in Angola ha aperto ora nuovi orizzonti.
 
L'anno 1986 può essere considerato quello dell'inizio, sia pure ancor timido ed incerto, di un cambiamento di clima che, con il 1989, è sbocciato in migliori speranze.
 
L'annuncio della nomina del nuovo Rappresentante Pontificio, nella persona dell'a voi ed a me carissimo Mons. Felix del Bianco y Prieto, è coinciso con quello della firma a Lisbona, il 31 maggio scorso, dell'accordo per il cessate il fuoco fra i due grandi schieramenti l'MPLA e I'UNITA ( ....... ), il cui confronto armato ha tenuto per oltre quindici anni l'intero Paese sotto l'incubo di una guerriglia dagli esiti incerti e dalle distruzioni e dalle sofferenze più che sicure.
 
La coincidenza è di buon auspicio per l'eletto, come il cessate il fuoco e le disposizioni concordate per assicurare la tranquillità, il predominio del diritto, lo sviluppo dell'economia nazionale, permettono di prevedere per l'Angola quel migliore avvenire che tutti auspichiamo; così come lo auspichiamo per la più piccola, ma non meno cara Repubblica di Sao Tomé e Principe.
 
La nostra preghiera per quelle popolazioni - lontane e tanto vicine a noi tutti - s'innalza sotto le volte della mirabile Cattedrale che, con la Chiesa di San Isidoro e il Monastero di San Marco, ricorda ancora oggi lo splendore dell'antico regno di Leon, con le memorie dell'origine romana e delle alterne vicende dei tempi delle lotte con gli arabi, sino alla fusione con la Castilla, all'inizio del secolo XIV.
 
Ricordi di grandiose celebrazioni liturgiche, di veglie di orazione presso il sepolcro prezioso del patrono San Froilano, di silenti meditazioni, nella luce raccolta, filtrata dalle vetrate di cui si dice che non abbiano rivali in tutta la penisola iberica!
 
Mai, però, queste volte avevano ospitato sotto le loro arcate possenti la consacrazione episcopale di un sacerdote chiamato a rappresentare il Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica in una parte di questa stessa Chiesa: una e universale: Estesa, cioè, in tutto il mondo; presente in tutti i Continenti; capace di incarnarsi nelle più diverse culture. Eppure una, al punto che il suo Fondatore Divino ha potuto parlare della «sua Chiesa»: l'unica Chiesa di Cristo. Una sola fede; un solo Signore; un solo battesimo; un solo Spirito che vivifica ed unisce in un solo Corpo la moltitudine dei fedeli, congregati nelle varie Comunità sparse nel mondo e governate, nel nome e con l'autorità di Cristo, dai Vescovi, successori degli Apostoli.
 
L'onore che il Santo Padre ha fatto a un figlio di questa vetusta diocesi, mostrandogli tanta fiducia da incaricarlo di renderlo presente presso l'Episcopato, il clero, i religiosi, le religiose e i fedeli di Angola e di Sao Tomé e Principe, anzi presso tutti gli abitanti di 5 quelle regioni, è onore che ricade anche sulla diocesi che lo ha preparato al sacerdozio e lo ha poi offerto quasi in dono alla Santa Sede, al cui diretto servizio egli ha speso tanti anni della sua vita. E' un onore che ricade sulla Spagna intera, che con la Santa Sede e con il Papa ha, dall'inizio della sua vita cristiana, vincoli così stretti di fedeltà e di amore.
 
Mi è caro rendere questa testimonianza di sincero riconoscimento, di profonda gratitudine, di fiducia e di speranza per il futuro, forte dell'esperienza che della Spagna, la Chiesa spagnola, di tanti suoi figli, ho potuto fare personalmente negli anni dei mio ministero ecclesiale romano, e conoscendo i sentimenti dei Sommi Pontefici che ho servito, verso questa Nazione, madre di Santi, missionaria ed evangelizzatrice di popoli.
 
Così ho potuto conoscere ed apprezzare anche le tempra di sacerdote - spagnolo e romano - di Mons. Felix del Bianco. Le sue qualità, nutrite nello studio ininterrotto e nel fedele esercizio dei compiti a mano a mano affidatigli nella Segreteria di Stato del Santo Padre (e per dodici anni quale prezioso e paziente collaboratore nella Segreteria particolare del Segretario di Stato), e soprattutto lo zelo che lo anima nel servizio della Chiesa, danno garanzie del generoso e fruttuoso ministero che si accinge a compiere nei Paesi ai quali il Papa lo manda.
 
Egli ha però bisogno anche dell'aiuto delle nostre preghiere. Perché ha bisogno di grandi aiuti da parte di Dio.
 
Il suo ministero, infatti, non sarà facile.
 
Certo, la Chiesa che vive in Angola - con le sue quindici diocesi - e in Sao Tomé e Principe è tra le più fiorenti dell'Africa. Ricchi sono stati i frutti di un'evangelizzazione che è stata accolta con tanta gioiosa disponibilità da quelle popolazioni. L'insufficienza del clero nativo rappresenta tuttavia un grave ostacolo alla vita religiosa, anche se le vocazioni allo stato ecclesiastico e nelle Congregazioni religiose femminili sono motivo di buone speranze.
 
L'Episcopato, fraternamente unito, sotto la guida dei suo Presidente, l'Em.mo Card. Alessandro do Nascimento, è stato, non solo baluardo della fede e della vita cristiana in periodi di non comuni difficoltà, ma anche esempio e promotore di unità nazionale, anche in tempi nei quali questa era esposta a molti pericoli. Ora esso rappresenta prezioso fattore di riconciliazione e di necessaria collaborazione per gli anni tanto impegnativi che attendono la Chiesa e la società civile.
 
Il Rappresentante Pontificio dovrà vivere e partecipare in pieno, sia delle gioie e delle speranze, sia dei problemi e delle difficoltà delle genti, in mezzo alle quali egli dovrà, appunto, rappresentare il Papa.
 
Rappresentare il Papa!
 
Rendere, in certo modo, presente il Papa, là dove egli stesso lo manda a rappresentarlo!
 
La presenza del Vicario di Cristo è necessaria, indispensabile, ovunque vive la Chiesa di Cristo. Proprio perché la Chiesa sia la Chiesa di Cristo.
 
Il Concilio Ecumenico Vaticano Il ha consacrato al «mistero della Chiesa» la sua riflessione amorosa e profonda. Ne è stata, e continua ad esserne, frutto luminoso la Costituzione Dogmatica «Lumen Gentium», «la luce dei popoli».
 
Popolo di Dio, la Chiesa, anche sotto il suo aspetto esteriore e visibile, non è una multitudine informe, ma un Corpo organicamente strutturato, sotto l'autorità pastorale di quei fratelli che il Supremo Pastore, Cristo, ha costituito suoi rappresentanti, o Vicari, i Vescovi, uniti fra di loro come lo furono gli Apostoli, con a capo Pietro.
 
Sul Vescovo, sulla sua posizione nella Chiesa, sulla sorgente della sua autorità e delle sue responsabilità - di maestro di fede, di ministro di santità, di pastore e guida - il Concilio Vaticano Il ha pagine che è bello ricordare, particolarmente in questo momento, in cui un nuovo Vescovo sta per essere aggiunto alla schiera di quelli che, in diversi luoghi e con diverse mansioni, esercitano il loro ministero a servizio della grande famiglia cattolica.
 
«En la persona, pues de los Obispos, a quienes asisten los presbiteros, el Señor Jesucristo, Pontifice Supremo, està presente en medio de los fieles. Porque .... principalmente a través de su servicio eximio (Jesús) predica la palabra de Dios a todas las gentes y administra continuamente los sacramentos de la fe a los creyentes, y por medio de su oficio paternal va congregando nuevos miembros a su Cuerpo con regeneración sobrenatural; finalmente, por medio de su sabiduría y prudencia dirige y ordena al Pueblo del Nuevo Testamento en su peregrinación hacia la eterna felicidad» (Lumen Gentium, n. 21).
 
In tale maniera «los Obispos, de modo visible , y eminente, hacen las veces del mismo Cristo, Maestro, Pastor y Pontifice, y actuan en lugar suyo» (Ib.).
 
Molti sono i Vescovi, come molti sono i luoghi e le culture nelle quali essi sono mandati dal Padre (mandati come gli Apostoli: il cui nome significa appunto «inviati»); questa molteplicità deve significare ricchezza per la Chiesa, non pregiudicare la sua unità: non solo nella fede, nella speranza, nella carità, nella partecipazione alle medesime sorgenti della grazia, e specialmente nella comunione all'unico Pane di vita che ci rende - secondo un'ardita espressione dei Padri della Chiesa - «concorporei e consanguinei» di Cristo; ma anche nella visibile realtà di un popolo in cammino verso la Patria eterna. Molti i Vescovi, uno e collegialmente unito l'Episcopato.
 
Appunto «para que el (mismo) Episcopado fuese uno solo e indiviso, (Jesucristo) puso al frente de los demás Apóstoles al bienaventurado Pedro e instituyo en la persona del mismo el principio y fundamento perpetuo y visible de la unidad de la fe y de comunión» (Lumen gentium, n. 18).
 
Ecco il Papa nella Chiesa: principio e fondamento visibile della sua unità.
 
Servitore dell'unità inalterabile del popolo di Dio, a cominciare da quella delle sue guide, i Vescovi.
 
Munito, a tale scopo, di Primato che non è solo di onore, ma di potestà «piena, suprema e universale», quale Maestro e quale Pastore; ma, soprattutto, «Servo dei servi di Dio».
 
Il suo potere - reale, e fonte di reali responsabilità di fronte alla Chiesa - è in funzione di un servizio.
 
II suo primato è un primato di amore. Così lo intende, e così volle che fosse inteso Gesù, nell'affidarlo a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?». Anzi «mi ami tu più di costoro?» Allora «pasci i miei agnelli»; «pasci le mie pecorelle» (Cfr. Gv, 21,15 ss.).
 
E' bello ricordare anche questo, perché il nostro fratello che sta per ricevere la consacrazione episcopale senza avere insieme la destinazione al ministero pastorale diretto in una diocesi, è chiamato a servire il Papa nell'esercizio del suo Primato di comunione e di amore.
 
Se i problemi dei quali dovrà essere testimone e partecipe là dove è mandato sono tanti e tanto seri, e se per questo motivo ho chiesto la carità della vostra speciale preghiera, non meno forte è quest'altro motivo: Rappresentare il Papa, renderlo, in qualche modo, vivo e vicino, dare una leale ed efficace collaborazione, per parte sua, per assicurare presso la Chiesa in Angola e in Sao Tomé e Principe una presenza, continua e amorosa, che è necessaria alla vita della Chiesa: tutto ciò esige, in chi ne riceve il mandato, un impegno ed una responsabilità così grande da richiedere un aiuto particolare da parte di Dio.
 
Per ben rispondere alla sua missione, il Rappresentante Pontificio deve saper ascoltare, con attenta simpatia, con conoscenza delle vicende storiche e delle realtà attuali, con capacità di comprensione, il pulsare della vita della Chiesa e delle Nazioni ove esercita le sue funzioni, con o senza carattere diplomatico. Grazie alle sue relazioni, insieme alle informazioni provenienti dai Vescovi o da altri, il Papa deve trovarsi in condizione di conoscere con esattezza, per poter meglio partecipare e, al bisogno, agire.
 
Il Rappresentante Pontificio deve essere esatto messaggero della volontà e dei desideri, dei Santo Padre. Egli deve essere, innanzitutto, fedele eco ed interprete del suo amore.
 
A tale scopo, egli stesso deve amare i Paesi e le popolazioni fra le quali il Papa lo invia; saperne apprezzare le caratteristiche etniche e le tradizioni; sentirne quasi propri i problemi, le gioie, le speranze, come i timori, le preoccupazioni, le prove.
 
Uomo di Chiesa, tutti debbono poter notare il suo zelo, sentire la sua pietà, sperimentare l'amore che ha per l'uomo, che della Chiesa è la prima via: la sua salvezza eterna, i problemi della sua vita terrena, della sua dignità umana, della sua condizione sociale.
 
Questo spirito deve animare il parlare e l'agire dei Rappresentante del Papa: sino, quasi, a mettere in ombra la sua stessa preparazione che potremmo chiamare professionale, e le sue doti nel trattare con altri uomini e con i pubblici poteri: cosa doverosa e tanto importante, quando si tratti di tutelare il buon diritto o i legittimi interessi della Chiesa e dei cattolici, o di cooperare per promuovere il bene generale.
 
La pienezza dei doni dello Spirito, invocata nella solennità di questo sacro rito, renda efficace, fruttuoso, lieto, anche, e ricco di umane e sacerdotali consolazioni il ministero di questo figlio della diocesi di Leon, pronto a salpare, nel nome del Vicario di Cristo, verso lidi che attendono anch'essi, a Dio piacendo, la visita del Padre che già tante terre d'Africa ha percorso benedicendo.
 
Guidi i suoi passi la Vergine del Cammino, la Madre di Dio che, cinque secoli or sono, accanto al suo Figlio Divino, fece brillare per la prima volta il suo sorriso su quelle terre pagane: nella grandezza e nella bellezza della sua santità, nella dolcezza della sua maternità, alba di speranza nel buio d'una lunga notte, prossima ad aprirsi largamente alla luce della verità evangelica, che continua a bussare alle porte dei tanti che ancora non l'hanno conosciuta.
 
A Lei, alla stella dell'evangelizzazione, alla regina della pace tra i popoli e tra i figli di una stessa terra, affidiamo nella preghiera, insieme alle genti dell'Angola e di Sao Tomé e Principe, la persona e l'attività del nostro amico e fratello che stiamo ora per ricevere nel Collegio dei Vescovi della Chiesa di Dio.
 
Grazia e giustizia sono le parole che brillano come astri luminosi nel suo motto episcopale. Alla loro luce Mons. Felix Del Bianco y Prieto intende orientare il suo ministero.
 
Gli sia sempre propizia la grazia divina! Sia sempre la sua vita esempio e incoraggiamento all'affermarsi sulla terra di quella giustizia che è fondamento di solida pace: con Dio e fra gli uomini!
 


*Archivio dell’Associazione – Centro Studi Card. A. Casaroli, Bedonia.
 

 

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