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LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI
 LEGATO PONTIFICIO IN CECOSLOVACCHIA PER
LE CELEBRAZIONI IN ONORE DEI SANTI CIRILLO E METODIO

 

Al venerato fratello, il signor cardinale Agostino Casaroli,
legato per le celebrazioni in onore dei santi Cirillo e Metodio.

Tra le numerose iniziative suggerite dall’XI centenario della morte di San Metodio assume una particolare importanza quella che si apprestano ad attuare i fedeli cechi e slovacchi a Velehrad il 7 luglio prossimo venturo. Infatti, la terra in cui vivono questi due popoli fu, in buona parte, testimone dell’apostolato dei santi Cirillo e Metodio e accolse anche l’ultimo respiro e le spoglie mortali del più grande dei due fratelli. Luoghi come Velehrad, Nitra e Devin sono i testimoni storici della loro missione e vita.

Nella mia recente epistola enciclica Slavorum Apostoli ho ricordato questo fatto storico con le parole: “L’attività apostolico-missionaria dei santi Cirillo e Metodio, che cade nella seconda metà del IX secolo, può considerarsi la prima efficace evangelizzazione degli slavi. Essa interessò in diverso grado i singoli territori, concentrandosi principalmente su quelli dello Stato della Grande Moravia di allora. Prima di tutto, abbracciò le regioni della metropolia, il cui pastore era Metodio, cioè la Moravia, la Slovacchia e la Pannonia, cioè una parte dell’odierna Ungheria. Nell’ambito del più vasto influsso esercitato da questa attività apostolica, specialmente da parte dei missionari preparati da Metodio, si trovarono gli altri gruppi di slavi occidentali, anzitutto quelli di Boemia” (Giovanni Paolo II, Slavorum Apostoli, 23).

Il mio animo percepisce vivamente tale importanza e il cuore mi detta un gesto significativo che manifesti in modo palese la mia partecipazione a quella solenne giornata in Cecoslovacchia. La nomino pertanto, signor cardinale, mio legato per le celebrazioni di Velehrad. Ella che da vicino conosce e segue il lavoro del successore di Pietro partecipando alle sue ansie e gioie quotidiane potrà essere il segno più chiaro della mia presenza e l’espressione più eloquente del mio affetto.

Ella sa anche bene quanto io consideri importante il contributo dato dai fratelli di Salonicco all’evangelizzazione dei popoli slavi, alla loro promozione culturale e alla causa dell’unità tra l’Oriente da dove provenivano e l’Occidente che li accolse come suoi. La proclamazione dei santi Cirillo e Metodio a patroni d’Europa, insieme con San Benedetto, è scaturita spontaneamente da questa convinzione. “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione orientale e la tradizione occidentale, che confluiscono entrambe nell’unica grande tradizione della Chiesa universale” (Ivi, 27).

Nell’opera dei due santi la fedeltà al messaggio perenne del Vangelo e il rispetto per il terreno che accoglie la semina si fondono strettamente. La sintesi delle tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, che trova molteplici e mirabili espressioni nella vita e nelle azioni dei santi fratelli, ci assicura che in tale incontro nessuno è costretto a rinunciare ai valori che possiede e con il rispetto dell’altrui patrimonio avvalora meglio anche la propria ricchezza spirituale. Inoltre i santi Cirillo e Metodio, con la loro opera, ci insegnano che ogni cultura rivolta al bene, alla verità e alla bellezza, viene stimolata, dalla luce della rivelazione e del Vangelo di Cristo, a coltivare ogni giorno di più tali valori.

Vivi, dunque, rimangono la dottrina e il ricordo di questi illustri apostoli: l’arcidiocesi di Olomuc, nel cui territorio è sita Velehrad, si gloria di averli come patroni. Lo stesso altare maggiore della cattedrale è a loro dedicato, sin dall’inizio del XIV secolo. Inoltre le facoltà teologiche della Cecoslovacchia portano i loro nomi; e i nuovi convegni ecumenici tenuti a Velehrad, con le Chiese ortodosse slave, quando era vescovo Antonio Stojan, di venerata memoria, furono frutto della “scuola” di questi due santi.

L’auspicio che questi insegnamenti del passato possano conservare una perenne attualità si unisce all’augurio, che le celebrazioni centenarie trovino un prolungamento costante nella conservazione e nella crescita della vera fede, nell’affermarsi e nel diffondersi della cristiana speranza, nella profondità e nella dilatazione dell’operosa carità. Possa così sempre continuare il cammino del Vangelo verso i valori umani e culturali e l’apertura della cultura alla luce che viene dall’alto.

La prego, signor cardinale, di voler rendersi interprete di queste riflessioni e di questi sentimenti presso i popoli della Cecoslovacchia che porto nel cuore e affido al Signore nella preghiera di ogni giorno. Rechi loro la mia benedizione paterna e l’assicurazione del mio affetto profondo. Concedo, poi, al santuario di Velehrad la “Rosa d’oro”.

Dal Vaticano, 28 giugno 1985, settimo del nostro pontificato.

GIOVANNI PAOLO II

 

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