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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DI DIVERSE NAZIONI DEL MONDO

Aula Paolo VI - Venerdì, 7 dicembre 1984

 

Miei cari amici, miei cari giovani.

1. Le prime parole che vi rivolgo in questo Simposio internazionale dei giovani della pace, qui in Vaticano, sono parole di benvenuto e gratitudine. La vostra presenza qui, giovani provenienti da molti diversi Paesi del mondo, esprime il desiderio di dedicare la vostra vita alla creazione di un nuovo futuro di fraternità e di solidarietà tra tutti i popoli della terra. Questa è la ragione per cui vi do il mio più cordiale benvenuto e vi ringrazio per essere venuti, alcuni di voi da grandi distanze, per condividere con me le vostre speranze e i vostri pensieri. Voi siete un segno di speranza in un mondo minacciato dalla guerra e da ogni altra forma di violenza.

È in Giappone che questo Simposio, preparato in vista dell’Anno internazionale della gioventù, è stato promosso e organizzato. In questo momento si affollano alla mia mente molti ricordi della mia visita del 1981 in quel Paese. In particolare, ricordo con vivezza la mia visita al Monumento alla pace di Hiroshima. Quel monumento, simbolo della determinazione di lavorare per la pace, è espressione stabile e forte di speranza. Come ho detto in quell’occasione: “Ricordare il passato è impegnarsi per il futuro. Ricordare Hiroshima è aborrire la guerra nucleare. Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace”.

2. Miei cari amici, oggi mi rivolgo a voi e ai giovani di tutto il mondo, nell’imminenza dell’Anno internazionale della gioventù, perché queste parole diventino carne e sangue della vostra vita: ricordare il passato è impegnarsi per il futuro. Per ognuno di voi ciò deve significare impegnarsi irrevocabilmente per diventare costruttore di pace e di fratellanza. Qualsiasi siano gli ostacoli, per quanto lunga e ardua sia la strada che si stende davanti a voi, dovete far sì che niente vi impedisca di attraversare le barriere di nazionalità, razza e cultura, per essere uniti con tutti i vostri fratelli e sorelle e proseguire nella costruzione di un ordine internazionale di pace che riposi sulla verità e la giustizia, sulla libertà e la pace.

Proprio per incoraggiare un tale programma ho scelto il seguente tema per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 1985: “I giovani e la pace camminano insieme”. In questi giorni della vostra giovinezza, fate di essa il vostro ideale per essere costruttori di pace, per essere operatori di pace: non permettete mai che la vostra speranza si offuschi. Tornerò su questo argomento più diffusamente nella relazione per la Giornata mondiale della pace, ma per il momento vorrei riflettere con voi almeno su alcuni degli importantissimi punti che sono stati toccati dalle relazioni tenute dai giovani rappresentanti di diversi Paesi.

3. Per esempio, da molti rappresentanti è stato detto che non ci può essere pace nel mondo se prima non cerchiamo la pace in noi stessi. Sono parole sagge. Non possiamo dare ciò che non abbiamo. Chi crede in Dio è consapevole che dobbiamo riconciliarci personalmente con Dio e con i nostri fratelli e sorelle se desideriamo portare la riconciliazione al mondo che ci circonda. Uno di voi ha citato un santo amato sia dai cristiani che dai non cristiani, Francesco di Assisi, e ha suggerito di usare la sua preghiera: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. Dove c’è odio che io semini l’amore. Dove c’è offesa il perdono”. Se questa è la nostra preghiera, se questo è ciò che è realmente nei nostri cuori, noi saremo strumenti della vera pace.

4. Un altro giovane rappresentante ci ha parlato della risoluzione dei giovani del suo Paese. Ha detto: “Noi decidiamo di rispettare la vita come dono di Dio per noi, di riconoscere tutte le persone come nostri fratelli e sorelle, di cooperare, nel nostro lavoro, con il disegno creativo di Dio, e di essere operatori di pace nel mondo in cui viviamo”. Miei cari giovani amici, se riuscirete ad essere fedeli a un tale programma, ognuno di voi potrà dire, quando la sua vita si avvicinerà alla fine, che essa non è stata invano. Avrete portato un prezioso contributo alla storia per la bellezza della creazione e per l’ambiente nel quale viviamo e respiriamo, un rispetto che, io so, è particolarmente valorizzato nel patrimonio culturale del Giappone. È un programma che richiede un uso moderato delle risorse della terra per il bene di tutti, un programma che fa del rispetto dei diritti di ciascuno dei nostri fratelli e sorelle una base sulla quale costruire una pace durevole.

In giapponese il Papa pronuncia le parole che diamo qui di seguito in una traduzione in italiano.

Sia lodato Gesù Cristo!

Desidero rivolgere un pensiero speciale a monsignor Hamao: a coloro che hanno cooperato alla realizzazione del Simposio per la pace e soprattutto ai giovani presenti.

La pace è una delle più grandi aspirazioni dell’uomo, perciò tutta la società deve contribuire ad essa, ma in modo particolare voi, giovani, che siete chiamati a costruire una società nella giustizia e nella pace.

Dilettissimi giovani giapponesi, non abbiate paura di impegnarvi totalmente per la pace.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

5. Mi è caro fare allusione alle parole del rappresentante che ha parlato della croce. “Tutte le volte che vedo la croce - diceva - io vedo una chiamata a morire al proprio interesse, alla propria volontà, alla considerazione di sé; io vedo un appello alla pace”. Per quelli di noi che sono cristiani è possibile trovare la certezza della riconciliazione con Dio e con i fratelli soltanto nell’amore disinteressato di Cristo che muore sulla croce: una morte che egli ha liberamente accettato per il bene di tutti gli uomini e le donne. Essa è la sorgente della nostra speranza e del nostro impegno per la pace. Ma il messaggio della croce si estende a tutti, ai cristiani come ai non cristiani. Esso è pure un appello a mettere da parte i propri interessi, a guardare al di là di noi stessi, a essere uomini e donne che non vivono solo per se stessi, ma anche “per gli altri”. Se osserviamo con attenzione il mondo d’oggi, noteremo che è indubbiamente a simili persone che i giovani guardano come a modelli e a ideali per la loro vita, a persone che danno il loro tempo, la loro energia e la loro vita “per gli altri”. Questi sono gli ideali che anche voi dovete far vostri, se volete superare gli ostacoli, anche quelli apparentemente insormontabili, che si incontrano sul cammino della pace.

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