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VII GIORNO DEI NOVENDIALI IN SUFFRAGIO
DEL ROMANO PONTEFICE DEFUNTO

GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DI SUA BEATITUDINE
IL CARDINALE NASRALLAH PIERRE SFEIR,
PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI

Basilica Vaticana
Giovedì, 14 aprile 2005

 

"Conferma i tuoi fratelli" (Luca 22, 23)

Venerati Padri Cardinali e Patriarchi,
cari confratelli nell'episcopato e nel presbiterato,
fratelli e sorelle nel Signore,

1. Rivolgo un vivo ringraziamento agli Eminentissimi Signori Cardinali, membri del Collegio Cardinalizio, per aver affidato questa Divina Liturgia alle Chiese Orientali, nel quadro dei novendiali in suffragio del Romano Pontefice che si svolgono in questa Basilica di San Pietro. È il luogo sacro in cui il Papa Giovanni Paolo II, nostro Padre comune di felice memoria, celebrava i misteri della divina salvezza e da dove indirizzava il suo luminoso insegnamento alla Chiesa presente nel mondo intero.

2. Il mandato di Cristo: "Conferma i tuoi fratelli", affidato a Pietro, è stato pienamente accolto dal Papa Giovanni Paolo II, fin dall'inizio del Pontificato. Il nostro Santo Padre, come successore di Pietro, ha sentito rivolte a se stesso queste parole. E non si è risparmiato, per il quarto di secolo del servizio alla Chiesa universale, affinché il mandato di Cristo si realizzasse, considerando suoi fratelli non solo i pastori e i fedeli della Chiesa cattolica, ma parimenti tutti i credenti in Cristo, anche se non pienamente uniti alla Sede di Pietro. Di più, Egli riteneva fermamente che ogni essere umano doveva essere accolto come un fratello.

In questa circostanza liturgica devo limitarmi a sottolineare solo alcuni dei molti meriti per quanto il Nostro compianto Pontefice ha compiuto per confermare nella fede i suoi fratelli delle Chiese Orientali.

3. La sua sollecitudine era per tutta la Chiesa, quella dell'Occidente come quella dell'Oriente, Chiesa radicata in ogni terra ed edificata sotto ogni cielo.

Ma con occhio di riguardo Egli ha guardato alle Chiese d'Oriente non in piena comunione con la Chiesa Cattolica, al fine di consolidare rapporti di autentica fraternità. All'inizio di ogni anno, l'amato Pontefice offriva le sue direttive per la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità ha trovato totale disponibilità, incoraggiamento e sostegno. Dall'inizio del ministero petrino, Egli ha intrapreso una serie di viaggi, che gli hanno consentito di aprirsi, con estrema semplicità ed affezione, a tutti i suoi fratelli.

Mantenendo l'apertura del suo predecessore, il Papa Paolo VI, che incontrò il Patriarca Ecumenico Athénagoras a Gerusalemme, Giovanni Paolo II ha offerto in più occasioni ospitalità in Vaticano a diversi Patriarcati Ortodossi ed ha ricambiato le visite nelle rispettive Sedi. Rimane come punto luminoso la sua Lettera Enciclica: "Ut unum sint", promulgata il 25 maggio 1995, nella quale ha affrontato i problemi dell'ecumenismo, lasciando una testimonianza eloquente della sua ansia per l'unità. Mai ha cessato di promuovere il dialogo tra i cristiani delle diverse denominazioni, mostrando totale rispetto per loro, sia ortodossi sia protestanti, e considerandoli sempre come fratelli in Cristo.

Non si legge forse nella Enciclica "Ut unum sint" che "La Chiesa cattolica accoglie con speranza l'impegno ecumenico come un imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità" (Lettera Enciclica "Ut Unum sint" n. 8)?

Con questa affermazione, il Papa Giovanni Paolo riandava al Concilio Ecumenico Vaticano II. Egli ebbe un ruolo importante nella stesura del decreto dedicato all'ecumenismo. La medesima Enciclica richiama quel documento, ove si afferma che nella misura in cui elementi di ecclesialità si trovano nelle altre Chiese e Comunità cristiane, è l'unica Chiesa di Cristo ad avere in esse una presenza operante (idem cfr n. 11).

4. Sì, Giovanni Paolo II si è impegnato seriamente per l'ecumenismo. Ma non in minor grado si è occupato delle Chiese Orientali cattoliche. Le ha dotate di un Codice di Diritto Canonico sulla scorta del Codice latino, elaborato alcuni anni prima. Ha scelto recentemente tra i più meritevoli un Presule di Chiesa Orientale per affidargli la guida della Congregazione che si occupa della loro vita.

Ha seguito da vicino e con paterna sollecitudine, le difficoltà che le nostre Chiese dovevano affrontare in un contesto geografico e storico tra i più complessi. Le visite che si sono susseguite in Libano, Siria, Egitto, Palestina, Israele, in Turchia e Grecia, ma anche in India e in diversi Paesi dell'Est Europeo, hanno manifestato apertamente il peso delle sue preoccupazioni e il desiderio di vedere queste Chiese prosperare nella fede e conservare le loro antiche tradizioni, come Chiese Madri.

5. Ma Giovanni Paolo II non ha voluto, poi, ignorare i fedeli delle religioni non cristiane. Li ha convocati per due volte ad Assisi per pregare secondo la specifica tradizione di ciascuno come parte e per il bene dell'unica famiglia umana. Ed era solito indirizzare per il tramite del Dicastero romano che si occupa del dialogo interreligioso messaggi di augurio nelle più significative ricorrenze.

Le sue coraggiose prese di posizione in favore della pace nel Golfo Arabico e nell'Iraq non possono essere dimenticate in questo nostro accorato saluto al Papa della Pace, anche se Egli ha esperimentato il vivo rammarico di non potere seguire le orme di Abramo in terra mesopotamica.

Egli ha stabilito rapporti apprezzabili con il mondo arabo e specialmente con il mondo islamico. Nella sua Esortazione Apostolica: "Una speranza nuova per il Libano", scriveva: "Aperta al dialogo ed alla collaborazione con i musulmani del Libano, la Chiesa cattolica vuole essere aperta anche al dialogo ed alla collaborazione con i musulmani degli altri Paesi arabi, di cui il Libano è parte integrante" (Esortazione Apostolica: "Una speranza nuova per il Libano", n. 93).

Per di più, desiderando avere contatti più diretti, Egli compì visite memorabili nei Paesi islamici.

La sua apertura verso le religioni non cristiane, non ha, comunque, impedito al Papa di levare alta la voce quando i diritti umani venivano ignorati. Neppure accettò di stabilire rapporti diplomatici con paesi che negavano alla religione cristiana il diritto all'esistenza, o il diritto dei fedeli di manifestare la propria fede con pratiche dettate dalla coscienza e illuminate dalla fede. Posizioni coraggiose, sì, molto coraggiose che Giovanni Paolo II ha assunto in spirito di rettitudine e lealtà verso tutti.

6. Nel momento in cui tutto il mondo si è fatto presente in San Pietro, con tanti Capi di Stato e delegazioni ufficiali, accanto ai Cattolici, ai fratelli di Chiese e comunità cristiane, abbiamo avuto la gioia di vedere fedeli appartenenti a tutte le altre religioni. E tutti, secondo le diverse tradizioni, abbiamo implorato da Dio per il nostro amato Pontefice Giovanni Paolo la pace dei Giusti.

Ora la preghiera si rinnova, ed è la preghiera dei figli che invocano per Lui dal Buon Pastore la ricompensa eterna nella Casa del Padre.

È preghiera all'Onnipotente e Misericordioso Signore perché ottenga presto al nostro indimenticabile "padre e pastore" il riconoscimento in terra di quella santità che Egli già gode nel cielo.

Il Signore è risorto! È veramente risorto! Amen!

       

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