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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN NORVEGIA, ISLANDA,
FINLANDIA, DANIMARCA E SVEZIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE L’
INCONTRO ECUMENICO
NELLA CATTEDRALE LUTERANA DI TURKU

Turku (Finlandia) - Lunedì, 5 giugno 1989

 

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).

1. Cari fratelli e sorelle, queste parole del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo ci ricordano che il nostro essere discepoli è un dono, è opera della grazia. La ricchezza spirituale della nostra vita è il risultato di una missione che abbiamo ricevuto dal Signore, al quale siamo legati come i rami della vite e senza il quale non possiamo agire (cf. Gv 15, 5).

Oggi, in questa antica cattedrale di Turku, ci siamo riuniti come discepoli di Cristo per glorificare il Padre nello Spirito Santo. È un’occasione di gioia, perché noi riconosciamo in mezzo a noi la presenza del Signore risorto che ci ha promesso che in qualunque posto vi siano due o tre persone riunite nel suo nome, egli sarà in mezzo a loro (cf. Mt 18, 20). Per noi è anche un’occasione per riflettere sulla sua preghiera, affinché noi, suoi discepoli, diventiamo “una sola cosa . . . perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). Questo costituisce una sfida speciale, perché quando ascoltiamo la Parola del Signore, ci ricordiamo che i suoi discepoli in tutto il mondo non sono una cosa sola. Nonostante la preghiera che Gesù ha rivolto in nostro favore, noi restiamo divisi in molti modi e continuiamo a portare il peso di molti secoli di separazione e di ostilità. Tuttavia, Cristo, che è seduto alla destra del Padre (cf. Eb 12, 2), non ci ha abbandonati. Sappiamo che anche adesso egli vive per intercedere per noi (cf. Eb 7, 25), e la sua volontà per il nostro essere uniti sfida continuamente la sua Chiesa, nel suo pellegrinaggio nei secoli.

Se, come suoi discepoli, dobbiamo fare la volontà del Signore e perciò glorificare il Padre, dobbiamo lavorare insieme per abbattere le barriere che ci hanno a lungo separati. Dobbiamo cercare di risolvere le controversie che ci hanno a lungo diviso, e crescere insieme, come i rami di un’unica vite, nella vita che abbiamo ricevuto da Cristo.

2. Oggi, a Turku, io rendo grazie a Cristo per questo incontro ecumenico e per la sempre maggiore fraternità fra i suoi discepoli che esso simboleggia. Come vostro ospite, sono particolarmente lieto di condividere con voi questo momento di comune preghiera. Sono profondamente grato a lei, Arcivescovo Vikström, per il suo gentile invito, e a tutti voi, miei fratelli e sorelle nel Signore, per la calorosa accoglienza che mi avete riservato.

In questi ultimi decenni, importanti progressi sono stati fatti nelle discussioni dottrinali e nella collaborazione pastorale fra i cristiani. A un livello ancora più profondo, abbiamo anche testimoniato una crescente consapevolezza di questi elementi dell’eredità apostolica che, nonostante le nostre divisioni, abbiamo ancora in comune. Questi elementi molto importanti della nostra comune eredità dovrebbero essere di ispirazione perché “deposto tutto ciò che è di peso e il peccato . . . corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù . . .” (Eb 12, 1). Essi ci aiutano a riconoscere che ciò che condividiamo diventa un dono di Dio per coloro che egli chiama ad essere una cosa sola. È in questo contesto, durante la prima visita di un Vescovo di Roma in Finlandia, che desidero parlarvi del ministero papale che io ho ricevuto e che esercito in quella comunione che è la Chiesa cattolica universale (cf. Lumen Gentium, 23).

3. Chi sono io? Come tutti voi, sono un cristiano e nel Battesimo ho ricevuto la grazia che mi unisce a Gesù Cristo nostro Signore. Attraverso il Battesimo io sono vostro fratello in Cristo.

Inoltre e senza alcun merito da parte mia sono stato chiamato al sacerdozio e ordinato per il ministero della Parola, la celebrazione della santa Eucaristia e il perdono dei peccati. Più tardi, nella natia Polonia, sono stato ordinato Vescovo e ho ricevuto la chiamata ad esercitare la pienezza del sacerdozio nella cura pastorale del Popolo di Dio. Infine il disegno di Dio su di me era quello di affidarmi la missione del ministero speciale di Vescovo di Roma, successore di Pietro, nel quale secondo gli insegnamenti cattolici, il Signore istituì “il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione” (Lumen Gentium, 18).

La fede della Chiesa cattolica vede il ministero del Papa come la permanenza del ministero di Pietro. La mia missione come Vescovo di Roma richiede che io mi preoccupi sia della Chiesa locale di Roma sia della Chiesa universale. In modo speciale, ho ereditato “la preoccupazione per tutte le Chiese” di cui san Paolo diceva (cf. 2 Cor 11, 28), io faccio affidamento sulla grazia di Cristo perché mi sostenga nel mio compito.

Come successore di Pietro, io non predico alcun altro messaggio che non sia il Vangelo, la buona Novella dell’amore di Dio com’è rivelata nelle parole di Gesù Cristo: “come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 9). Io proclamo il nome di Gesù Cristo, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 2). Io testimonio che per la nostra salvezza Cristo ha portato la Croce e ci ha lasciato il suo esempio affinché non ci stanchiamo o perdiamo d’animo (cf. Eb 12, 2-3).

4. Come successore di Pietro lavoro anche per l’unità di tutti i discepoli di Cristo. Mentre i cristiani restano divisi su molti punti importanti, noi possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che la ricerca dell’unità dei cristiani dev’essere principalmente radicata in Cristo. Gesù stesso disse “chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Il punto di riferimento per tutte le Chiese e comunità ecclesiali è nostro Signore Gesù Cristo e la Chiesa apostolica che egli fondò, quella comunità di discepoli che lui ha creato durante, e subito dopo, la sua vita terrena. Per la Chiesa cattolica la fedeltà incondizionata alla volontà di Cristo come appare nella Chiesa apostolica e nella sua Tradizione costituisce la base della nostra esistenza.

Dato che l’ecumenismo ricerca l’unità in Cristo attraverso lo Spirito Santo per la gloria del Padre, deve anche essere fondato sulla preghiera. In questo contesto, Arcivescovo Vikström, ricordo l’occasione in cui, nel gennaio 1985, insieme al compianto Arcivescovo Pavali della Chiesa ortodossa in Finlandia e al Vescovo Verschuren della Chiesa cattolica, mi avete fatto visita a Roma. Siete venuti a inaugurare una cappella nella chiesa di santa Maria sopra Minerva per la devozione dei Finlandesi delle varie Chiese che vivono a Roma. Questo è stato un segno tangibile del valore della preghiera ecumenica in comune.

5. La presenza nel Concilio Vaticano II di osservatori delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali come la Federazione Mondiale Luterana ci ha dato un grande incoraggiamento nelle relazioni ecumeniche che abbiamo sviluppato da allora. Oltre all’importanza della preghiera, il Concilio ha insegnato il significato della conversione personale della mente e del cuore così come il rinnovamento nella Chiesa stessa per promuovere l’unità dei cristiani (cf. Unitatis Redintegratio, 6-8). Essa chiedeva un rinnovamento riguardo alla diffusione della Parola di Dio, alla catechesi, alla riforma liturgica, all’apostolato dei laici e molti altri aspetti della via ecclesiale. Questo rinnovamento ha avuto importanti implicazioni per la vita interna della Chiesa cattolica. Ha portato il mistero della Chiesa alla nostra attenzione e in questo modo ha rafforzato il nostro proponimento di camminare sulla strada dell’unità di tutti i cristiani.

L’unità che noi cerchiamo può soltanto basarsi sull’unità della fede. Il dialogo teologico, in cui ognuno può parlare con l’altro ad uno stesso livello (cf. Unitatis Redintegratio, 9) resta indispensabile per il raggiungimento della comunione di fede nella fedeltà alla Tradizione apostolica. Qui, vorrei dire una parola di apprezzamento per il lavoro del Dialogo Internazionale Luterano e Cattolico e il Dialogo Ortodosso-Cattolico. Entrambe le commissioni hanno prodotto risultati significativi. A suo tempo essi dovranno essere studiati dalle stesse Chiese per vedere sino a che punto i dialoghi ci hanno condotto all’unità della fede. Nel frattempo, la mia speranza è che questa ricerca continui e che metta sempre più in luce la realtà della Chiesa stessa. L’obiettivo per cui stiamo lavorando è impossibile da raggiungere per l’uomo da solo, ma per colui che prega obbedendo alla Parola del Signore, niente è impossibile.

Parlando di dialogo colgo l’occasione per esprimere gratitudine alla Chiesa luterana di Finlandia per l’apertura ecumenica che ha dimostrato a questo riguardo. Mi hanno riferito dell’importanza del suo dialogo con la Chiesa russa ortodossa e di quello con alcune comunità protestanti finlandesi. Esprimo gratitudine anche alla Chiesa ortodossa di Finlandia per la generosità con cui ha ospitato il dialogo internazionale ortodosso-cattolico tenutosi nel 1988 in questo Paese, nel monastero di New Valamo. Tutti questi sforzi, speriamo, ci condurranno un giorno a condividere la Tradizione apostolica nella sua pienezza da parte di tutti i cristiani.

6. “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15, 7). Cari fratelli e sorelle in Cristo: se rimanete fedeli alla volontà del Signore e rimanete in lui, non vi saranno divisioni che la sua grazia non possa eliminare, nessun ostacolo che il suo amore non possa superare. Che il suo Santo Spirito ci guidi sempre, che quanti credono in lui siano veramente una cosa sola e che il Padre sia glorificato nel nostro recare abbondanti frutti. Amen.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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