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IL GIUBILEO NEL MONDO
Asia

IL SINODO CONTINENTALE UNA TAPPA VERSO IL GIUBILEO
Sebastian Karotemprel, SDB

1. Introduzione
Nella storia moderna della Chiesa Cattolica, è la prima volta che avrà luogo un Sinodo per tutta l'Asia, anche se si svolgerà fuori dell'Asia. È un evento unico per la Chiesa Cattolica in Asia, e probabilmente anche per le altre Chiese. Certamente sarà interessante sapere, conoscere tutto ciò che riguarda il Sinodo per l'Asia. La parola Sinodo viene da due significative parole greche, syn e hodos. In genere, esse significano «chiamati essere insieme», «venire insieme», «camminare insieme», «essere insieme». Le due parole messe insieme esprimono tutto ciò che la Chiesa è: una comunità di credenti chiamati dal Padre nel suo Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo, camminare insieme verso la pienezza del suo regno. Nel contesto Asiatico, la parola Sinodo acquista un nuovo significato: camminare insieme nell'apprezzamento di, nella collaborazione con, e nel rispetto per tutti i popoli dell'Asia, delle loro religioni, delle loro culture e dei loro problemi.

Il modo sinodale d'essere e agire come Chiesa è basato sulle tradizioni ebraiche e greco-romane, sia nell'ambito civile che religioso. Così, Mosé si fece assistere da un concilio di 70 anziani1. Eventualmente l'istituzione dei 70 si sviluppò nel Supremo Concilio Ebraico, nel Sinedrio d'Israele, con lo scopo di consultare, deliberare e decidere sui temi religiosi, morali e politici. I primi Cristiani si considerarono d'essere il Nuovo Israele e continuarono lo stesso modo di governo presente nella tradizione giudaica. Quando emersero i problemi e le controversie, essi ricorsero a forme comunitarie di consultazione e decisione facendo come nel caso della distribuzione del cibo alle vedove, la controversia riguardante la circoncisione e l'invio dei missionari2. La parola Sinodo è stata usata anche per i Concili Ecumenici della Chiesa indivisa fino al 1054, per i Concili Ecumenici della Chiesa Romana, e anche per le altre Chiese, sia a livello nazionale che regionale. Nelle Chiese Orientali, sia in quella Cattolica come nell'Ortodossa, emersero forme sinodale di governo diverse e meno centralizzate di quelle che si svilupparono nella Chiesa Romana.

2. Il Vaticano II e il Sinodo dei Vescovi
a. Verso il Vaticano II
C'era una forte tendenza nella Chiesa Medioevale verso la centralizzazione. Questa tendenza continuò senza rallentarsi durante il periodo della post-Riforma. La Chiesa Cattolica è stata costretta a mostrarsi d'essere una forza compatta di fronte al progresso del Protestantesimo in Europa. Con la scoperta dei nuovi continenti, continuò ugualmente la tendenza alla centralizzazione. Di fatto, questo atteggiamento era comprensibile data l'ecclesiologia del tempo e l'assenza di seri contatti ecumenici tra le Chiese in Europa, nelle Americhe, Africa, Asia e Oceania.

Con l'avvento del XX secolo, ci furono profondi cambiamenti tanto nella Chiesa che nella società Questi richiedevano forme nuove di governo della Chiesa. Tutto questo si verificò specialmente negli anni successivi alla II Guerra Mondiale. Nel 1959, il Cardinale Silvio Oddi suggeriva di stabilire un "corpo consultivo" permanente con il fine d'assistere il Papa nel governo della Chiesa universale3 giacché i Concili ecumenici erano pochi. Dal Concilio di Trento al Vaticano II, ce n'è stato soltanto uno, il Vaticano I. Questo significa che la voce della Chiesa universale ad altissimo livello è stata sentita una SSOla volta durante questi ultimi tre secoli.

Voci simili si sono alzate dal Card. Alfrink di Utrecht nel 1959. Egli scrisse nel 1959: «In termini chiari il concilio proclama che il governo della Chiesa universale è giustamente esercitato dal Collegio dei Vescovi con il Papa come il Capo. Da questo segue che, in un certo senso, la cura della Chiesa universale è responsabilità individuale dei vescovi, e anche, d'altro canto, tutti Vescovi partecipano nel governo della Chiesa universale. Questo si può fare non soltanto convocando un Concilio Ecumenico, ma anche nella creazione di nuove istituzioni. Forze qualche concilio permanente dei Vescovi, eletti dalla Chiesa, può avere un compito di carattere legislativo in unione con il Sommo Pontefice e i cardinali della Curia Romana»4. Idee simili manifestò il Cardinale Montini prima di essere eletto Papa. Egli parlò di una collaborazione continua, credibile degli episcopati del mondo con responsabilità pastorale nel governo della Chiesa universale5.

b. Il Vaticano II
Il Concilio Vaticano II nel suo documento sulla Chiesa, Lumen Gentium, ha messo le basi di una rinnovata teologia della collegialità. Il Concilio afferma che come San Pietro e gli altri Apostoli costituiscono , per volontà del Signore, un unico Collegio apostolico, in pari modo il Romano Pontefice, successore di Pietro, e i Vescovi, successori degli Apostoli, costituiscono un unico Collegio6. La Chiesa è innanzitutto una comunione, e anche le sue strutture devono essere collegiali e comunitaria. La Chiesa ha agito in modo collegiale da suoi inizi, in pratica dal giorno di Pentecoste. La prima proclamazione si manifestò come un atto collegiale7, con Pietro come il suo portavoce. Vaticano II dice inoltre che secondo l'antichissima disciplina, i Vescovi di tutto il mondo comunicavano tra loro e col Vescovo di Roma nel vincolo dell'unità, e parimenti i Concili radunati, per decidere con essi in comune qualsiasi argomento, anche di grande importanza8.

Il Vaticano II dice che il collegio dei vescovi rappresenta la successione apostolica: L'ordine dei vescovi, il quale succede al collegio degli Apostoli nel magistero e nel regime pastorale , anzi, del corpo apostolico è continuazione nell'ordine episcopale il corpo apostolico9. Questo Collegio rappresenta la universalità della Chiesa e la sua unità perché il Collegio dei vescovi esprime, in quanto è composto da molti, la varietà e l'universalità del Popolo di Dio, e in quanto è raccolto sotto un solo capo, in comunione con Pietro e suoi successori, esprime l'unità della Chiesa universale come il Corpo di Cristo10. Questi sono i principi teologici sui quali si fonda il Sinodo dei Vescovi che è stato stabilito come uno strumento di collegialità nella Chiesa Cattolica postconciliare.

c. Il Sinodo dei Vescovi
Il Sinodo dei Vescovi tale quale come esiste odiernamente nella Chiesa Cattolica, è stato istituito con la Lettera Apostolica Sollicitudo, di Paolo VI, nel 1965. Le circostanze che condussero a stabilire il Sinodo, sono soprattutto: i segni dei tempi, specialmente lo spirito collegiale in fori internazionali, la teologia della Chiesa essenzialmente come comunione, la riscoperta della dottrina della collegialità, la necessita dell'appoggio dell'episcopato mondiale, soprattutto per quanto riguarda i loro consigli, la loro esperienza, e il desiderio espresso dallo stesso Concilio e dei vescovi individualmente.

Il Sinodo dei Vescovi si può definire come un'assemblea dei vescovi della Chiesa Cattolica, rappresentando l'episcopato Cattolico, per aiutare il Papa nel governo della Chiesa universale attraverso delle loro esperienze e consigli quando sono chiesti dal Papa. Quindi il Sinodo è soprattutto un corpo consultivo, però senza nessun potere reale nel governo della Chiesa universale. Il Sinodo dei Vescovi ha acquistato uno stato giuridico nel Nuovo Codice di Diritto Canonico. Il codice specifica la natura, la funzione e il potere del Sinodo. Il Sinodo dipende direttamente dall'autorità del Romano Pontefice. Così è alla discrezione del Papa convocare un Sinodo, ratificare la scelta dei delegati al Sinodo, determinare i temi per la discussione e l'intera agenda, presiedere le varie sessioni del Sinodo, sia direttamente o attraverso i suoi rappresentanti, terminare, trasferire, sospendere o eventualmente dissolvere il Sinodo11.

Da questa legislazione è ovvio, che l'istituzione del Sinodo è ancora soltanto in una fase iniziale ed esitante verso una collegialità effettiva. I futuri Concili, e i Papi forse potranno dare più sostanza all'istituzione del Sinodo. Tracce di paure che vengono dalle esperienze della storia, sono visibili nei documenti del Vaticano II e l'istituzione del Sinodo. I critici dicono che è inconcepibile che l'Episcopato di un Paese non abbia il potere di scegliere i suoi delegati al Sinodo, senza che quest'elezione sia ratificata dal Papa o perché un Sinodo non possa scegliere i futuri temi dei Sinodi. La presente costituzione del Sinodo rivela una compressione minimalista della collegialità, e non si commenda molto alle altre Chiese che hanno forme prevalentemente Sinodali di governo.

Dal lato positivo, dobbiamo dire che il Sinodo è un grande strumento di comunione tra i vescovi ed i vescovi con il Papa. Il Sinodo offre dei mezzi importanti per affrontare i problemi della Chiesa universale e del mondo, vivere, pregare e riflettere insieme sulle nuove problematiche della Chiesa. I Sinodi in questi ultimi anni hanno servito come strumento di comunione tra le Chiese locali con il resto della Chiesa, anche nella comunione interiore dei cuori, d'impegno comune nell'azione missionaria e pastorale ... Tale comunione ecclesiale va al di là della mera considerazione giuridica del Sinodo12.

4. Il Sinodo dei Vescovi del 1965
Uno sguardo veloce a partire dal 1965 può darci un'idea dell'arco dei temi discussi fino adesso. Alcuni sono stati chiamati Assemblee Generali Ordinarie e hanno trattato argomenti generali d'immediato interesse per la Chiesa universale. Il secondo gruppo, sono le Assemblee Generali Straordinarie, che hanno il compito di analizzare temi speciali. Il terzo gruppo è stato chiamato Assemblee Speciali per le Chiese Particolari o interi continenti. Tra essi noi possiamo menzionare quello per l'Europa, l'Africa, le Americhe, l'Asia e Oceania. Questo è l'elenco dei sinodi:

  1. 1967, Fede Cattolica, Codice di Diritto Canonico
  2. 1969, Collegialità
  3. 1971, Sacerdozio Ministeriale, Giustizia
  4. 1974, Evangelizzazione
  5. 1977, Catechesi
  6. 1980, Chiesa in Olanda
  7. 1980, Famiglia Cristiana
  8. 1983, Penitenza, Riconciliazione
  9. 1985, 20° Anniversario del Vaticano II
  10. 1987, Vocazione e Missione dei Laici
  11. 1990, Formazione dei Sacerdoti
  12. 1991, Testimonianza Cristiana
  13. 1994, Chiesa in Africa
  14. 1994, Vita Consacrata
  15. 1995, Chiesa in Libano
  16. 1997, Chiesa nelle Americhe
  17. 1998, Chiesa in Asia
  18. 1998, Chiesa in Oceania

5. Sinodo per l'Asia
Il Sinodo per l'Asia, programmato per Aprile - Maggio 1998, è il terzo Sinodo continentale. Questo Sinodo fa parte della preparazione per il Grande Giubileo dell'Anno 2000 per commemorare l'evento della Redenzione in Gesù Cristo. Il Sinodo Asiatico è stato preannunciato nella Lettera Apostolica del Terzo Millennio13, e formalmente convocato durante la visita del Papa a Manila in occasione della VI Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze di Vescovi Asiatici nel 1995. Un Consiglio Pre-Sinodale di Vescovi dell'Asia insieme con il Segretariato Generale del Sinodo fu subito nominato dal Papa per preparare il Sinodo. Le Conferenze dei Vescovi Asiatici, le Chiese Orientali, la Curia Romana e l'Unione di Superiori Generali sono stati consultati per arrivare ad una conclusione sul tema del Sinodo, un tema d'importanza contemporanea, d'interesse universale e delle urgenze particolari per l'Assemblea Sinodale per l'Asia14.

La prima riunione del Consiglio Pre-Sinodale ha fatto una serie di raccomandazioni riguardante il tema del Sinodo Asiatico. Il tutto fu sottomesso al Papa per la sua approvazione. Seguendo i suggerimenti fatti dal Consiglio Pre-Sinodale, il Papa ha scelto il tema: Gesù Cristo e la Sua Missione d'Amore e di Servizio in Asia: «...perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv. 10,10).

L scelta del tema riflette la centralità di Gesù Cristo nella missione della Chiesa e allo stesso tempo anche le uniche circostanze i problemi e le sensibilità del continente Asiatico. Il tema è stato formulato con cura e rispetto, e non in una maniera trionfalistica. Il tema mette in evidenza la centralità e la missione di Gesù Cristo che indica la via della missione in Asia. La Chiesa deve seguire ed avanzare in questa via della missione in un spirito dell'umiltà e di servizio. Il tema anche sottolinea i problemi della massiccia povertà, analfabetismo ed altri mali che sono il flagello del Continente Asiatico, perciò la missione della Chiesa è una missione di protezione, preservazione e promozione della vita in tutte le sue dimensioni, sia nello temporale, sia nello spirituale.

La seconda fase della preparazione Sinodale ha formulato i Lineamenta, documento che introduce il tema ai Vescovi dell'Asia per sollecitare le loro risposte alle domande riguardanti i problemi missionari e pastorali in Asia. I Lineamenta è stato preparato da un gruppo di teologi Asiatici e poi è stato discusso ed approvato nei suoi dettagli dal Consiglio Sinodale. La stesura finale dei Lineamenta fu sottomessa al Santo Padre per l'approvazione e l'ultima traduzione in varie lingue e la distribuzione a tutti i Vescovi, la Curia Romana ed altre persone che ha un legame con il Sinodo. L'unico scopo dei Lineamenta è familiarizzare i vescovi con il tema, con i contenuti e la sua applicazione alle situazioni concrete della Chiesa e alla sua missione in Asia. Il documento non ha nessun valore dottrinale, non va inteso come un trattato comprensivo ed esauriente.

a. Lineamenta
I Lineamenta contengono una breve introduzione al tema del Sinodo. Il primo capitolo descrive la situazione e le realtà Asiatiche: le realtà religiose, culturali e socioeconomiche dell'Asia. È importante conoscere il contesto specifico della Chiesa in Asia perché essa è chiamata a portare avanti la sua missione in tal contesto. Il secondo capitolo dà una breve panoramica della storia della missione cristiana soprattutto dal punto di vista Cattolica e una valutazione degli due ultimi 2000 anni di evangelizzazione in Asia. Il terzo capitolo parla dell'opera salvifica dello Spirito di Dio a partire dalla creazione. L'opera salvifica dello Spirito è stato portata a compimento da Gesù Cristo che conduce tutti i popoli alla comunione con il Dio Trinitario. Così il quarto capitolo presenta Gesù Cristo come la Buona Novella della salvezza per tutti i popoli dell'Asia.

La Chiesa e la sua missione sono una continuazione della missione dello Spirito e di Gesù Cristo. La Chiesa è radicata in comunione con la Trinità, una comunione fondata in Gesù Cristo e nello Spirito Santo. Perciò la Chiesa non è un fatto accidentale al piano salvifico universale di Dio. Questo è il tema del quinto capitolo. Il capitolo sesto parla dell'importanza della proclamazione di Gesù Cristo come il centro di tutta l'attività evangelizzatrice della Chiesa. La missione della Chiesa è portata avanti nel dialogo, con la promozione umana e altre attività che promuove la vita in tutta la sua integrità. Alla fine di questo capitolo, Maria è presenta come modello per la Chiesa in Asia dell'evangelizzazione nell'amore, servizio e umiltà con lo scopo di portare tutti a Gesù Cristo.

La parte finale dei Lineamenta contiene una serie di domande che richiedono risposte. Ovviamente tutti possono liberamente presentare altre domande che non si trovano nel documento e dare risposte. Il Lineamenta è stato pubblicato in Settembre 1996. Esso è stato discusso dai Vescovi, dalle Conferenze dei Vescovi, dalle facoltà teologiche e altri gruppi. Le risposte alle domande di Lineamenta sono state ricevute in Agosto, 1997.

b. Instrumentum Laboris
L'Instrumentum Laboris è un documento base di lavoro che è preparato da un gruppo di teologi dell'Asia e a sua volta discusso in tutti i suoi dettagli dal Consiglio Pre-Sinodale e riformulato. Quindi possiamo affermare che l'Instrumentum Laboris è un documento della Chiesa Asiatica. Le critiche superficiali dell'Instrumentum Laboris da alcuni teologi come un documento imposto dalla curia romana hanno poco fondamento. L'Instrumentum Laboris per il Sinodo dell'Asia è speciale perché contiene una lunga descrizione della situazione religiosa, sociale, economica e culturale dell'Asia e delle diversità delle Chiese Asiatiche. Una comprensione del contesto è molto importante per il futuro della missione della Chiesa in Asia dove la Chiesa si trova davanti alla più grande sfida che le si presenta nella sua storia di 2000 anni. È in Asia che la Chiesa viene sfidata a dimostrare la sua disponibilità al vero dialogo, all'inculturazione, non soltanto nelle parole non tradotte nelle opere. La Chiesa Asiatica avrà la sapienza, il genio e il coraggio delle Chiese Apostoliche e delle Chiese Patristiche per rivestirsi secondo le culture e l'organizzazione sociale dell'Asia?

La descrizione delle realtà dell'Asia è seguita da una candida valutazione degli aspetti positivi e negativi della storia della missione in Asia. I capitoli successivi parlano di Gesù Cristo, dello Spirito Santo, della Chiesa come comunione e della sua missione d'amore e servizio in Asia, insieme con le altre Chiese in spirito ecumenico, e con i seguaci delle altre religioni, in spirito d'umiltà e servizio nella proclamazione di Gesù Cristo nel dialogo, nell'inculturazione, e nella promozione umana. La missione del futuro è vista come un triplo dialogo: dialogo con le culture, con le religioni e con i poveri.

c. La Celebrazione del Sinodo
In gennaio 1998 l'Instrumentum Laboris è stato inviato ai partecipanti del Sinodo, per dare loro il tempo di studiare il documento e fare degli interventi appropriati, proposte, suggerimenti e critiche a riguardo della missione della Chiesa in Asia. Il Sinodo per l'Asia è programmato dal 19 aprile fino al 16 maggio 1998. Circa 200 partecipanti dell'Asia e della Curia Romana e anche d'altri continenti parteciperanno al Sinodo, includendo vescovi, esperti, osservatori. Le Conferenze dei Vescovi eleggeranno un certo numero di delegati in proporzione al numero dei Vescovi in ogni Conferenza. I capi delle Chiese sui Juris o delle Chiese Orientali dell'Asia, e i capi dei dicasteri Romani sono membri del Sinodo. Anche ci sono alcuni membri nominati dal Papa, questi generalmente sono circa 25. ci possono essere anche osservatori e rappresentanti delle altre religioni come nel caso del Sinodo per Libano.

6. Conclusione
Il successo e l'impatto del Sinodo dipende da due fattori: Le nuove intuizioni portate al Sinodo e l'uso di esse nei documenti post-sinodali. Se il Sinodo per l'Asia avrà un influsso permanente sul futuro della Chiesa Asiatica è ancora da vedere perché è troppo presto per fare delle valutazioni. Si può soltanto aspettarsi che il Sinodo abbia lo spirito di discernimento, e il coraggio di portare avanti l'impegno missionario della Chiesa in Asia. Il Sinodo potrebbe aiutare la Chiesa Asiatica ad essere una Chiesa, rinnovata, con un nuovo modello d'essere Chiesa differente da quello che ha vissuto nel passato. Quest'idea è stata ben espressa da Parmananda Divarkar: Il Sinodo deve considerare seriamente ciò che Mahatma Gandhi ed altri leaders asiatici hanno detto, in uno o altro modo: Gesù come si presenta e parla nel Vangelo non è un problema; il problema è il modo di essere della Chiesa e come il cristianesimo si è evoluto. Per questo la Chiesa dell'Asia ha bisogno di una «conversione» in molti sensi, cioè, un nuovo modo di essere Chiesa. Il vecchio modo è stato provato ma non ha avuto successo. Il nuovo modo però potrà nascere solo con una vera conversione come afferma Paolo VI: «Il Concilio Vaticano II ha ricordato e il Sinodo del 1974 ha fortemente ripreso questo tema della Chiesa che si evangelizza mediante una conversione e un rinnovamento costante, per evangelizzare il mondo con credibilità15».

NOTE

1) Cf. Num. 11:16-17.

2) Cf. Atti 7, 13, 15.

3) The Synod of Bishops: An Introduction, Unofficial MSS.

4) Ibid.

5) Cf. Ibid.

6) LG 22

7) Cf. Atti, 2

8) LG 22.

9) Ibid. 22

10) Ibid. 22

11) CIC, 343-344.

12) Cf. Giovanni Paolo II, Insegnamenti, II, 2, 1979,304.

13) Cf. Tertio Millennio Adveniente, 38.

14) Lineamenta per Asia, p. iii

15) Evangelii Nuntiandi, 15

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