Europa dell'Est
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IL GIUBILEO NEL MONDO
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EUROPA DELL'EST
Non disperdere le testimonianze dei "martiri ignoti della causa di Dio"

Fra i compiti che il Papa ha assegnato alla Sede Apostolica nella prospettiva del Terzo Millennio, vi è quello, indicato anche nella Tertio Millennio Adveniente, di «aggiornare i Martirologi per la Chiesa universale, prestando grande attenzione alla santità di quanti anche nel nostro tempo sono vissuti pienamente nella verità di Cristo». È un capitolo, questo, che nella fase di immediata preparazione al Grande Giubileo riguarda in modo particolare le Chiese dell'Europa orientale, che hanno vissuto nella propria carne, per buona parte del secolo che sta per terminare, due terribili persecuzioni: quella del nazismo prima e quella del comunismo poi. Ecco dunque che per queste Chiese, molte delle quali quasi tornate in vita da pochi anni e ancora prive di gerarchia e finanche di sacerdoti, la vigilia giubilare coincide con la preparazione del catalogo dei propri martiri, cui è affidata la responsabilità, indicata da Giovanni Paolo II, di non disperdere le testimonianze di quelli che il Papa definisce i «militi ignoti della grande causa di Dio».

Proprio citando questa frase della TMA, Monsignor Michael Hrychyshyn, presidente della Commissione Nuovi Martiri del Comitato Centrale del Grande Giubileo, ha scritto che «c'è stato un sorprendente fiorire del dono del martirio in molte parti del mondo, ma forse in nessun luogo più che nei paesi dell'Europa orientale». Dalle diocesi dell'Europa orientale provengono infatti buona parte dei documenti finora pervenuti, in numero di diverse migliaia, alla Commissione, che ha avviato un primo esame delle testimonianze per convalidarle secondo i criteri più coerenti. «Benedette con un gran numero di testimoni tale da essere senza precedenti, ha scritto Monsignor Hrychyshyn, le Chiese dell'Europa dell'Est sono invitate a valutare il fenomeno per riflettere su questa immensa grazia di Dio, e ad attingere ad esso per il loro arricchimento spirituale e per la santificazione dei fedeli».

La questione è stata naturalmente presente, finora, in tutta la fase preparatoria del Giubileo. In Lituania, per esempio, è stato costituito un apposito Comitato per le cause di canonizzazione dei tre Vescovi-martiri lituani di questo secolo: Matulionis, Borusevicius e Reinys, per i quali i processi sono a buon punto. L'obiettivo è di completare le procedure prima dell'anno 2000; mentre altre iniziative sono state avviate per raccogliere informazioni su un più gran numero di martiri lituani del ventesimo secolo. In Polonia, l'attenzione è concentrata sull'ultimo anno di preparazione al Giubileo, il 1999, che i Vescovi polacchi hanno deciso di dedicare ad una riflessione sulla vita cristiana intesa come pellegrinaggio verso la casa del Padre. La santità sarà dunque proposta come frutto della missione della Chiesa, ed è in questo contesto che i Vescovi intendono concentrare l'attenzione sui nuovi martiri -117 dalle 17 diocesi dalle 22 congregazioni religiose- il primo dei quali è Michal Kozal. Il 1999 sarà anche, in Polonia, l'anno della memoria della canonizzazione di Sant'Adalberto, mentre nel 2000 la celebrazione del Giubileo coinciderà con il millenario della fondazione, ad opera di Papa Silvestro, dell'arcidiocesi e prima sede metropolita di Gniezno.

Anche in Croazia l'attenzione ai nuovi martiri è grande, insieme a quella, condivisa con altre comunità cattoliche dei Balcani, della riconciliazione nazionale dopo la guerra che ha squassato quei paesi. I Vescovi sottolineano che la testimonianza dei martiri è stata testimonianza ecumenica, e che lo spargimento del sangue di cattolici, protestanti ed ortodossi è divenuto patrimonio comune delle Chiese. Si diceva dell'esigenza di una riconciliazione nazionale, che dopo anni di guerra sanguinosa nei Balcani è divenuta questione di particolare attualità. Il problema è avvertito in modo particolare in Croazia e Slovenia, dove è divenuto tema di riflessione nella preparazione del Giubileo. D'attualità anche la questione del ritorno dei profughi dispersi dalla guerra, della ricostruzione materiale delle case e delle Chiese. Tra i profughi, vi sono anche molti sacerdoti e in qualche caso dei Vescovi, che hanno pagato con la prigione l'attenzione dimostrata alle esigenze pastorale dei fedeli cattolici. In tutti questi casi, e in molti altri che stanno venendo alla luce grazie alle iniziative in corso nella fase di preparazione del Giubileo, la vigilia del Terzo Millennio viene vissuta come un tempo di perdono reciproco destinato a rafforzare la fragile pacificazione che ha seguito la conclusione del conflitto, e a ricostruire l'unità del paese dopo i cambiamenti epocali del biennio 1989-90.

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