Liturgia e iconografia bizantina
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LITURGIA E ICONOGRAFIA BIZANTINA

Maria Donadeo

Uno sguardo anche rapido al calendario liturgico bizantino fa subito capire quanto siano numerosi i martiri commemorati, quasi sempre dei primi secoli e di cui talvolta mancano precise datazioni, ma si avverte l'importanza di proporne l'esempio. Il tropario comune, cioè la preghiera principale ripetuta alla Liturgia Eucaristica e ad ogni Ora dell'ufficiatura, se è al singolare prevede l'inserzione del nome del martire mentre al plurale suona così: «I tuoi martiri, o Signore, nella loro passione hanno ricevuto da te, nostro Dio, corone incorruttibili. Partecipi della tua forza hanno sconfitto i persecutori ed hanno infranto l'audacia impotente dei demoni. Per le loro preghiere, salva, o Cristo Dio, le nostre anime».

Questo tropario viene recitato ad esempio per la commemorazione di San Lorenzo il 10 agosto, data uguale a quella della Chiesa cattolica-romana, così come avviene per Sant'Agata, la vergine- martire di Catania, il 5 febbraio e per Santa Caterina d'Alessandria il 25 (o 24 come usa la Chiesa russa) novembre.

Per una donna martire il tropario comune è il seguente: «La tua agnella o Gesù ti invoca a gran voce: te, mio Sposo, io desidero: bramando te io combatto; con te mi crocifiggo e mi immolo nel tuo battesimo. E soffro con te per poter con te regnare; per te muoio onde vivere in te. Accetta quindi o Signore, quale ostia pura colei che per te si sacrifica. Per la sua intercessione, o Misericordioso, salva le nostre anime».

Vi sono tropari comuni per vescovi (o sacerdoti)- martiri ed anche per monaci-martiri mentre per altri eroi della testimonianza fino al sangue per Cristo, vi sono testi liturgici propri, sempre abbondanti nella innologia bizantina. E' il caso del protomartire Stefano, festeggiato il 27 dicembre, dei "megalomartiri" Demetrio (26 ottobre) e Giorgio (23 aprile) e di parecchi altri(1). Talvolta le commemorazioni sono più di una volta all'anno, perché si vuol ricordare o il trasferimento delle reliquie o il rinnovamento di un tempio ( ad esempio per "il grande martire, vittorioso e taumaturgo Giorgio" sono al 23 aprile e 3 novembre). Sono numerosi anche i gruppi di martiri esaltati: molto onorati i 40 martiri di Sebaste al 9 marzo; e tra gli altri si possono ricordare i Santi Nazario, Gervasio, Protasio e Celso il 14 ottobre, i ventimila martiri di Nicomedia (28 dicembre); i 45 martiri di Nicopolis (10 luglio); Eustatio e la sua famiglia (20 settembre); i coniugi Adriano e Natalia (26 agosto) e si potrebbe continuare a lungo(2).

I martiri nella festa di Tuttisanti e nel ciclo degli 8 toni

Nella festa di Tuttisanti, che gli ortodossi e i cattolici di rito bizantino celebrano nella Domenica successiva alla Pentecoste- quasi per sottolineare che primo autore della santità è lo Spirito Santo- i martiri sono più volte particolarmente e specificatamente ricordati. In tale giorno che conclude il tempo pasquale, queste sono le due preghiere principali: «La tua Chiesa è ornata, come di porpora e bisso, del sangue dei martiri di tutto il mondo e per essi invoca Cristo Dio: Abbi pietà del tuo popolo, concedi pace alle tue città ed alle anime nostre copiosa misericordia». «Quali primizia della natura l'universo offre a te, o Signore e Creatore, i teofori martiri. Per le loro preghiere, o Misericordioso, e per intercessione della tua divina Madre, governa e conserva in pace la tua Chiesa». Sono preghiere molto note, anche perché la prima ritorna ogni giorno feriale e la seconda specialmente al Sabato, dedicato, nel ciclo settimanale, ai santi ed ai morti.

E' infatti una costante nella Chiesa di tradizione costantinopolitana il proporre l'esempio glorioso dei martiri e il ricorrere alla loro intercessione; lo si nota nei libri liturgici tuttora usati a ciclo continuo per le diverse ufficiature secondo gli otto toni della musica bizantina(3), dove i "martirika" si trovano quasi ogni giorno sia ai Vespri, sia al mattutino, divenendo più numerosi al Sabato, incominciando coi Vespri del Venerdì.

Se venissero raccolti insieme supererebbero il centinaio ed in tali composizioni, fin dal IX secolo esistenti a base delle ufficiature, si può rilevare una teologia del martirio cristiano.Riportiamo qualche esempio: «Imploriamo i martiri di Cristo, che pregano per la nostra salvezza e,tutti, andiamo incontro a loro nella fede, per trovare grazia e guarigione, presso questi guardiani della retta dottrina che respingono i demoni» (martirikon del 1° tono). «Signore, la memoria dei tuoi martiri ricorda il Paradiso e l'Eden: in essa si rallegra l'intero creato e per la loro intercessione concedici, Signore, la pace e la grazia della salvezza» (tono 6°).

«I santi martiri, che con lo splendore delle loro virtù hanno trasformato la terra in cieli nuovi, imitando la morte e le sofferenze di Cristo sulla via che procura la vita immortale, per l'opera della grazia ci hanno lavato delle nostre passioni mortali e nel mondo intero il loro coraggio unanime nei combattimenti merita la lode dei nostri canti» (tono 4°).

Cristiani d'Oriente e d'Occidente uniti nella venerazione dei martiri

Fin dai primi tempi i cristiani d'Oriente come d'Occidente hanno capito l'importanza della testimonianza data nella morte violenta per amore di Cristo dai loro fratelli e sorelle apparentemente messi a tacere dai persecutori, ma in realtà vittoriosi per il misterioso sostegno dello Spirito Santo e quindi esempio nel cammino terreno illuminato da speranza escatologica. Si è cercato di raccoglierne le spoglie o i resti per darvi onorata sepoltura ed in quel luogo commemorarli, specialmente nel giorno genetliaco, ormai calcolato non con la nascita terrena, ma con l'ingresso al cielo con il martirio. Appena la pace costantiniana lo permise, sorsero luoghi di culto e anche basiliche sulle tombe venerate, divenute meta di pellegrinaggi. La diffusione di notizie dettagliate sugli ultimi giorni dei martiri, come pure la distribuzione di piccole reliquie, ne estese la venerazione anche in luoghi lontani. In questo risalta la fondamentale unità della Chiesa di Cristo nel primo millennio, pur nella diversità di certe tradizioni liturgiche e sociali. E speriamo che i martiri, antichi e recenti, aiuteranno i cristiani a ristabilire l'unità tra di loro.

Martiri vicini a noi

Pur diminuendo di intensità in certi periodi, la forte testimonianza dei martiri non è mai mancata nella Chiesa. Limitandoci all'Oriente bizantino ricordiamo i cosiddetti "neo-martiri" numerosi in Grecia ed altri paesi sottomessi al dominio turco mussulmano fino alla conquista delle indipendenze nazionali nel secolo scorso. Nel nostro secolo poi si contano a decine di migliaia le vittime, per fedeltà a Cristo, del potere sovietico ateista in Russia e zone d'influenza comunista. Fino al 1990 era proibito ricordare tali martiri, ma negli ultimi anni il Patriarcato Ortodosso di Mosca ne ha canonizzati alcuni: il metropolita Vladimir, di Kiev e Galizia, proditoriamente arrestato nel monastero delle Grotte dove viveva e fucilato il 25 gennaio 1918, e il metropolita Veniamin di Pietroburgo, allora capitale, ucciso nel 1922 dopo un processo-farsa, assieme a un sacerdote e a due laici. Anche due donne martiri hanno nel 1922 la loro commemorazione ecclesiale il 5 luglio, dopo la canonizzazione: la principessa Elisavate poi religiosa e la monaca Varvara, gettate nel pozzo di una miniera abbandonata, dove vennero poi lanciate bombe che non le toccarono, per cui morirono di stenti dopo giorni d'intensa preghiera e canti sacri uditi anche all'esterno(4).

Pochi altri sono stati finora elevati agli onori degli altari dalla Chiesa ortodossa russa, ma una Commissione studia future canonizzazioni e soprattutto è stata istituita al 25 gennaio o nella Domenica successiva la commemorazione di tutti i suoi nuovi martiri e confessori della fede.

L'iconografia dei martiri

Uno dei momenti più importanti nel rito di canonizzazione nell'Oriente bizantino è lo scoprimento dell'icona del nuovo Santo, la cui effigie può essere venerata. Ciò avviene anche per i martiri, le cui icone sono numerose nelle chiese o collezioni. Essi sono presentati, in generale, ormai trasfigurati nella luce taborica, non nel momento drammatico della passione e morte umana, bensì associati alla vittoria di Cristo. Molto spesso tengono in mano una corona (ricordata anche nel tropario comune dato all'inizio dell'articolo) come si può ammirare nella teoria di martiri raffigurati in mosaico a Ravenna in S.Apollinare. Anche la palma, simbolo di vittoria è associato alle loro figure soprattutto nei secoli medievali. Negli ultimi secoli più frequente l'atteggiamento del martire che regge con le due mani una croce davanti al petto. Il nome del santo, obbligatoriamente iscritto sull'icona, ne facilita l'identificazione. Vi sono però anche icone dove appare lo strumento del martirio, oppure qualche episodio particolare della sua vita: Santa Caterina d'Alessandria talvolta ha vicino a se la ruota destinata a martirizzarla, ma poi esplosa a danno dei persecutori, mentre San Giorgio è riconoscibile mentre, armato sul cavallo bianco, uccide il drago seminatore di morte. Nell'Ermeneutica della pittura di Dionisio da Furnà, un manuale scritto nel XVIII secolo, ma per esporre la tradizione dei monaci pittori dell'Athos, risalente all'VIII secolo, ben 25 pagine sono occupate per indicare "come si rappresentano i martiri di ciascun mese dell'anno". Soltanto del primo mese(5), si danno indicazioni dettagliate per ogni santo o gruppo di santi; negli altri mesi la data e il nome del martire sono seguiti da informazioni essenziali. E sono pochi i giorni senza nessun martire...

Innografia e iconografia, indiscindibilmente unite nella tradizione liturgica costantinopolitana, ci aiutano a tener viva la memoria dei martiri di ogni tempo. Essi, come disse Giovanni Paolo II all'Angelus del 25 settembre 1996(6), sono "luce per la Chiesa e l'Umanità", e "linfa di unità per la Chiesa, mistico corpo di Cristo".


(1) Nel libro L'Anno Liturgico Bizantino di A. Donadeo, Morcelliana, Brescia 1991 vi sono ulteriori informazioni su S.Stefano alle pp 178-181 e su S.Giorgio, pp 198-202.

(2) Sono diversi i Calendari, pubblicati in italiano, con l'indicazione dei santi bizantini. Ogni anno uno è stampato dalla Badia greca di Grottaferrata indicvando a lato anche i santi del rito romano. Nel libro Icone di Cristo e di Santi, Morcelliana, Brescia 1987, in Appendice, da p.109 a p.125, è dato il calendario bizantino a data fissa.

(3) Per questo si chiama Oktoichos il libro liturgico contenente le ufficiature bizantine per ogni giorno della settimana negli otto toni (ogni tono dura una settimana).

(4) La vita di questi martiri è nel libretto Preghiere a S.Andrej Rubliov ed altri santi russi, Marietti, Genova 1995.

(5) E' settembre, il santorale bizantino seguendo l'uso bizantino di far cominciare l'anno con l'indizione costantinopolitana al I settembre.

(6) In quell'occasione il Papa ricordò «la grande esperienza di martirio in cui ortodossi e cattolici dei paesi dell'Est Europeo sono stati accumunati in questo secolo».

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