La relazione di sintesi al termine dell'incontro
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Dossier

L'Incontro del Comitato Centrale con i Comitati Nazionali
La relazione di sintesi al termine dell'incontro

UN EVENTO SPIRITUALE DA INNESTARE
NELLA STORIA CONCRETA DEGLI UOMINI

Non trovo espressione migliore per tentare di fare una sintesi di questo forte momento di grazia e di comunione che abbiamo vissuto in questi giorni, che le parole dell'Apostolo Paolo: "E' Dio che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni" (Fil 2,13). Ciò che abbiamo compiuto in questi giorni è, alla fine, niente altro che la ricerca del "volere" di Dio e l'impegno di esprimere il nostro "operare" che, come dono del Padre, rende evidente nella pluralità delle diverse condizioni di vita, la ricchezza della sua Chiesa.

Compiere una sintesi di quanto è stato detto in questi momenti di lavoro potrebbe equivalere, per il momento, a far emergere maggiormente gli elementi comuni che sono stati evidenziati dai molti interventi. A differenza del primo incontro, in cui si era lavorato per gruppi di studio, questa sessione è stata caratterizzata in maniera assembleare perché tutti fossero partecipi più direttamente delle ansie e delle aspettative presenti nelle diverse Chiese locali. Le comunicazioni che ci siamo scambiati, i suggerimenti che sono venuti da molti, unitamente alle comprensibili apprensioni che alcuni hanno espresso, sono ancora dinanzi agli occhi di tutti.

Ciò che merita essere costatato in prima istanza è che da ogni intervento emerge la convinzione che la preparazione al Giubileo è una realtà concreta che sempre più progressivamente si sta attuando nelle diverse comunità. All'inizio della mia relazione introduttiva avevo usato l'espressione di un "fiume sotterraneo", per indicare il movimento che nei mesi passati si era posto in essere. Alla luce delle vostre considerazioni, devo esplicitare quell'immagine e dire che il fiume non è poi così sotterraneo; esso è visibile e si ingrandisce ogni giorno di più che ci avviciniamo al Grande Giubileo. Le diverse Chiese locali nelle loro differenti espressioni di vita stanno compiendo un reale cammino che si è espresso, lo scorso anno, con la catechesi su Gesù Cristo e, quest'anno, sullo Spirito Santo. Il momento di rodaggio è passato e tutto lascia prevedere la buona riuscita per il prossimo 1999 con la catechesi su Dio Padre.

Ciò che emerge, inoltre, è l'apprezzamento che avete voluto rivolgere alle diverse iniziative di sussidiazione che sono state preparate dal Comitato Centrale. Sapere che soprattutto il lavoro delle Commissioni teologico-storica, pastorale e liturgica è stato ampiamente utilizzato ed è stato ritenuto un valido strumento, è per noi sostegno per portare avanti con maggior efficacia il rimanente lavoro dei rispettivi sussidi per i prossimi anni. Come ci è stato suggerito, porremo ancora più attenzione perché questi strumenti abbiano un linguaggio maggiormente divulgativo, entrando nei temi di maggior interesse per la pastorale, la catechesi e le sfide che incontra oggi il nostro contemporaneo. In questo contesto, le richieste avanzate perché questi strumenti siano sempre di più con un contenuto unitario, tali che sia permesso di cogliere la specificità del Giubileo biblico con il suo messaggio centrale e facilmente accessibili alle diverse realtà ecclesiali trovano in noi piena accoglienza.

Abbiamo potuto verificare, quindi, che la preparazione al Giubileo procede sul binario giusto. I mesi che ancora ci separano dalla celebrazione dell'evento giubilare saranno caratterizzati fortemente da due momenti particolari: il primo, sarà quello di una preparazione più attinente all'orizzonte spirituale, catechetico e liturgico; il secondo, a rendere l'accoglienza a Roma la più adeguata e sicura possibile. Il Giubileo è un evento di grazia in cui si dovrà vivere più da vicino la misericordia del Signore. A questo dobbiamo preparare i nostri fedeli perché possano toccare con mano che tutti sono amati dal Padre. E' per questo motivo che dobbiamo porre un'attenzione particolare, come parecchi hanno ricordato in questa sede, alle categorie di persone che già visibilmente portano in loro i segni della presenza di Cristo: i poveri e gli ammalati. La preparazione al Giubileo e la sua celebrazione saranno segnati in modo peculiare da loro e a loro è diretta la nostra preoccupazione maggiore.

Ma il Giubileo dovrà essere anche un momento in cui quanti verranno pellegrini a Roma possano trovare una città e una Chiesa che li accoglie come pellegrini e come fedeli. Il pellegrino ha bisogno del riposo; il fedele di vivere un'esperienza di fede. Il Comitato Centrale, unitamente alla Peregrinatio ad Petri Sedem e all'Opera Romana Pellegrinaggi, hanno garantito il loro impegno massimo perché le strutture che questa città offre siano a piena disposizione di quanti verranno alla sede di Pietro. Non mancherà, in questi prossimi mesi, l'impegno perché anche le difficoltà di ordine procedurale con i diversi Governi trovino concreta soluzione.

Le voci di quanti hanno espresso il desiderio perché la venuta a Roma sia una profonda esperienza di fede ci trovano particolarmente sensibili. Il Santo Padre, nella Tertio millennio adveniente, ha ribadito che "obiettivo primario del Giubileo è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani" (TMA 42). La celebrazione giubilare vuole mantenere al primo posto questa finalità. E' per questo che vanno ribadite alcune linee fondamentali che costituiscono anche la peculiarità di questo Anno santo.

A nessuno sfugge, anzitutto, il carattere profondamente cattolico che molti hanno ribadito. Ciò significa il rendere visibile l'universalità della fede che professa nella gioia e celebra i 2000 anni della nascita di Gesù di Nazareth. E' momento di festa per tutti i battezzati che all'inizio di un nuovo millennio non solo si domandano come è stata vissuta la fede, ma soprattutto si pongono in stato di una nuova evangelizzazione. La salvezza che abbiamo ricevuto trova, nel Giubileo, un momento particolare di preghiera e di riflessione perché di questo dono che gratuitamente abbiamo ricevuto ne partecipiamo a tutti.

Questa universalità bene si coniuga con l'esigenza che anche le diverse Chiese particolari celebrino in loco il Giubileo. Quanti potranno venire pellegrini a Roma saranno, in ogni caso, uniti e in comunione con i molti che resteranno nei loro Paesi. Ognuno troverà la forma più idonea perché l'unico segno del Giubileo trovi riscontro nella pluralità delle diverse tradizioni, senza che venga oscurato il significato originario. D'altronde, ci aiutano in questo cammino i diversi Sinodi che si sono celebrati in questi mesi e che hanno voluto sottolineare come la fede di tutti può e deve essere vissuta nelle differenti realtà culturali. Come molti hanno chiesto, inoltre, daremo il nostro contributo perché vi siano strumenti validi per le celebrazioni giubilari nelle Chiese locali. In questo contesto, merita anche ricordare l'intervento di quanti ci hanno fatto presente che tradizioni differenti implicano anche un calendario con scadenze diverse. Vorrei ribadire che quanto è stato presentato del nostro calendario non deve essere recepito in maniera rigida; ma piuttosto, come una base comune che potrà adattarsi nelle diverse Chiese in coerenza con le locali tradizioni.

Il Giubileo, inoltre, si caratterizza per la sua portata ecumenica. Essa si estende oltre la celebrazione di quei momenti ormai tradizionali di preghiera comune. Vuole, infatti, raggiungere obiettivi più concreti che si esprimono nelle Veglie di celebrazione e nel comune riconoscimento di quanti hanno offerto la loro vita per testimoniare l'amore di Cristo ("nuovi martiri"). La gelosia che nutriamo per questi testimoni della fede deve essere tale da non permettere che la loro testimonianza venga dimenticata (cf. tma 37). Un grazie particolare vorrei rivolgere, in questa sede, ai Delegati fraterni che insieme con noi hanno condiviso questi giorni di lavoro. Hanno mostrato la loro sollecitudine e il loro interesse per la realizzazione migliore del Giubileo con il loro diretto intervento sia in aula che per iscritto. Dobbiamo riconoscere che anche questi sono segni di unità che permettono di guardare al futuro con sempre maggior fiducia nell'azione dello Spirito.

I molti interventi che hanno richiamato al segno della riconciliazione trovano un terreno fertile. Tutti sappiamo che il significato primo a cui tende la celebrazione del Giubileo è la conversione del cuore. Non è necessario ritornare alla storia dei primi giubilei per verificare che questo è un denominatore comune. Il Giubileo dice richiesta di perdono ed esperienza di misericordia. Questo perdono che inizia, anzitutto, nella sfera intraecclesiale per estendersi poi ai fratelli di altre Confessioni e al mondo intero, dovrà essere reso visibile attraverso dei segni di penitenza e di riconciliazione personali e comunitari, a cui fa riferimento anche il Santo Padre nella Tertio millennio adveniente (cf. tma 34-35).

E' importante il richiamo, fatto da alcuni, perché la celebrazione del giubileo abbia a porre attenzione anche a quanti verranno a Roma pur senza professare una fede particolare ma, forse, solo perché in ricerca o curiosi di vivere un'esperienza diversa o perché semplici turisti. Vorremmo avvicinarci a costoro nello stesso modo di come Gesù risorto si accostò ai discepoli che camminavano verso Emmaus. Faremo con loro un tratto di strada aiutandoli ad entrare nel profondo senso delle Scritture e della nostra fede, perché scoprano Cristo e il suo amore e così, quando ci lasceranno, potranno sentire la nostalgia di rimanere più a lungo con lui e con noi. Prepareremo, insomma, persone e luoghi che sappiano educare alla spiritualità e offrire uno spazio di silenzio e di meditazione, a partire dalle basiliche maggiori.

Non dimenticheremo, infine, gli interventi di quanti hanno ribadito giustamente che le vie del pellegrinaggio portano non solo a Roma. La terra santa, insieme ai luoghi che hanno visto la predicazione apostolica e la fondazione delle prime Chiese, saranno inserite negli itinerari religiosi e troveranno spazio anche nei sussidi.

Hanno trovato presso di voi notevole attenzione i temi dell'informazione e molti sono stati i vostri richiami in proposito. La sensibilità che avete mostrato per la diffusione del Bollettino, che diventa sempre di più un valido strumento di divulgazione per le iniziative dell'anno santo, ci dice che la strada intrapresa è corretta. La dimostrazione che ieri ci è stata fornita con l'uso degli strumenti informatici, anche se all'inizio richiederà un impegno nell'utilizzo di questi programmi, si manifesterà alla fine come una carta vincente. Avremo la possibilità di comunicare in tempo reale; il che significa, essenzialmente, risparmio di energie e di risorse e, soprattutto, un servizio più diretto e finalizzato per ognuno.

Non vorremmo lasciare nessuno con il dubbio che questa Segreteria Generale non sia a vostra piena disposizione perché le giuste esigenze delle Chiese locali possano trovare ascolto. Il nostro impegno non vuole rimanere a livello di una preparazione al Giubileo per poi abbandonare ognuno al suo destino. Noi, al contrario, ci impegniamo a sostenere il vostro lavoro per tutto il periodo giubilare, chiedendo anche a voi di corrispondere alle nostre esigenze e di aiutarci ad aiutarvi. In ogni momento troverete sempre pronta la Segreteria Generale perché a Roma o nelle vostre Chiese particolari, il Giubileo sia vissuto in spirito di fraternità e di comunione.

Nel momento in cui si conclude questo nostro lavoro, è necessario che apriamo il cuore e la mente alla speranza. Il Santo Padre ci invita, in Tertio millennio adveniente a "valorizzare e approfondire i segni di speranza presenti in questo ultimo scorcio di secolo nonostante le ombre che spesso li nascondono ai nostri occhi" (tma 46). Sappiamo che alla fine di questo millennio il nostro contemporaneo chiede e cerca speranza. E' un uomo assetato di speranza e, spesso, si scontra con la disperazione, il timore e l'angoscia. Il nostro impegno per il Giubileo vuole essere un segno che vogliamo dare proprio nell'orizzonte di questa ricerca. Riusciremo in questo se tutti sapremo porre maggior ascolto alla voce dello Spirito che chiama la Sposa di Cristo a percorrere i sentieri della "speranza che non delude in forza dell'amore che è stato riversato nei nostri cuori" (cf. Rm 5,5).

Nel ringraziare il Signore per questo tempo di comunione e corresponsabilità che ci ha concesso di vivere, facciamo di nuovo nostro l'invito che Pietro rivolgeva ai primi cristiani, perché sempre e dovunque siamo "pronti a dare ragione della speranza" che è in noi rispondendo con dolcezza, rispetto e retta coscienza a quanti ci interrogano sul perché della nostra fede e delle sue manifestazioni (cf. 1 Pt 3,15-16).

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