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I Temi del Giubileo – l’Orizzonte Mariano

Accanto a Maria per vivere degnamente la grazia dell’Anno Santo

Corrado Maggioni

Raccogliendo l’esultanza delle generazioni di credenti che ci hanno preceduto, il giubileo per i duemila anni dalla nascita di Cristo si congiunge con l’ora giubilare risuonata, nella casa di Nazaret, alle parole dell’Angelo: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1,28 ).

Alle soglie del terzo millennio, la gioia della Chiesa è infatti la stessa che invase il cuore della Vergine credente, poiché medesimo è l’annuncio che fa trasalire lo spirito: il Figlio di Dio ha scelto di abitare tra noi, per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista,  per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore! (cf Lc 4, 18-19).La gioia della Chiesa per il dono del Redentore si dilata alla letizia per le meraviglie compiute dal Signore nella sua umile serva: la beata Vergine, in forza della sua collaborazione all’incarnazione del Verbo, è la sorgente della gioia messianica. Per questo la pietà cristiana la saluta col titolo di “causa della nostra gioia”. Il dolore introdotto dalla disobbedienza di Eva è  mutato in esultanza dall’obbedienza di Maria. Il giubileo commemorativo della nascita del Salvatore non può dunque passare sotto silenzio la santa Madre del Redentore.

Lo sottolinea il Papa nella bolla di indizione dell’Anno Santo, osservando che “la gioia giubilare non sarebbe completa se lo sguardo non si portasse a Colei che nell'obbedienza piena al Padre ha generato per noi nella carne il Figlio di Dio. A Betlemme si compirono per Maria "i giorni del parto" (Lc 2,6), e ricolma dello Spirito diede alla luce il Primogenito della nuova creazione. Chiamata ad essere la Madre di Dio, dal giorno del concepimento verginale Maria ha vissuto pienamente la sua maternità, portandola a coronamento sul Calvario ai piedi della croce. Per dono mirabile di Cristo, qui Ella è diventata anche Madre della Chiesa, indicando a tutti la via che conduce al Figlio” (IM 14).

Il riferimento a Maria non è pertanto di contorno, ma decisivo per conoscere il Cristo della storia e per imparare a corrispondere generosamente al dono della salvezza. Separare Gesù da Maria vuol dire perdere di vista la straordinarietà dell’Incarnationis Mysterium, ossia del Dio vero divenuto veramente uomo per rendere partecipi i figli di Adamo della natura divina. Scrive il Papa che “la nascita di Gesù a Betlemme, non è un fatto che si possa relegare nel passato. Dinanzi a lui, infatti, si pone l’intera storia umana: il nostro oggi e il futuro del mondo sono illuminati dalla sua presenza… Incontrando Cristo ogni uomo scopre il mistero della propria vita” (IM 1).

Dimenticarsi di Maria significherebbe trascurare la missione unica affidatale dal Padre nella storia della salvezza (cf TMA 54): è lei la “donna” indispensabile al compiersi della pienezza del tempo, segnata dalla venuta del Dio con noi e per noi (cf Gal 4,4-7). Oggi come duemila anni fa - davanti al promesso sposo Giuseppe, alla parente Elisabetta, ai pastori di Betlemme e ai magi venuti da Oriente - la Vergine Madre testimonia in prima persona l’esperienza trasfigurante della grazia del Salvatore. L’inno del Magnificat dà voce al grande giubilo dell’umanità riplasmata dall’intervento misericordioso dell’Eterno, entrato nel tempo per far passare la storia dalla morte alla vita. 

L’esortazione del Papa a varcare la soglia del terzo millennio “con lo sguardo fisso al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio” (IM 1), si coniuga pertanto con la memoria della preziosa compagnia della Madre di Gesù e Madre nostra. Nella bolla di indizione del Grande Giubileo dell'Anno 2000 non mancano, infatti, espliciti riferimenti a Maria (cfr. IM 2, 7, 11, 14). Nazaret, Betlemme e Gerusalemme – luoghi santi indicati oltre a Roma per l'indulgenza giubilare – sono memorie vive dell'impronta mariana che reca la redenzione operata da Gesù Cristo. Al giubileo per il bimillenario dell'avvento tra noi del Figlio dell'Altissimo è quindi associata la Madre, la cui presenza è così invocata dal Santo Padre nella conclusione della bolla: “Colei che, con il figlio Gesù e con lo sposo Giuseppe, fu pellegrina verso il tempio santo di Dio, protegga il cammino di quanti si faranno pellegrini in questo anno giubilare. E voglia intercedere con particolare intensità durante i prossimi mesi per il popolo cristiano, perché ottenga l’abbondanza della grazia e della misericordia, mentre gioisce per i duemila anni trascorsi dalla nascita del suo Salvatore” (IM 14).

Il decreto annesso alla bolla, contenente le disposizioni per ottenere l'indulgenza, indica tra le pratiche giubilari anche il Rosario mariano o la recita dell'inno “Akathistos” in onore della Madre di Dio, venerando canto della Chiesa bizantina risalente al sec. V. Il ricordo di Maria è menzionato anche nelle preghiere da compiersi nelle basiliche romane come nelle chiese indicate dal vescovo nelle diocesi: insieme al Padre nostro e alla professione di fede è prescritta l'invocazione della Beata Vergine Maria. La tonalità mariana dell'Anno Santo del 2000 è inoltre sottolineata dall'aver iscritto, accanto alla basilica di S. Maria Maggiore, anche il Santuario della Madonna del Divino Amore tra i luoghi giubilari della città di Roma.

Entrando in piazza San Pietro, l’invito ad alzare gli occhi a Maria è visivamente richiamato dall'immagine musiva della “Madre della Chiesa”, che Giovanni Paolo II volle posta in alto a destra, affacciata sulla piazza e volta verso la basilica, quasi a guidare sollecita i pellegrini a varcare la Porta Santa dell’incontro con Dio, ossia il suo Figlio Gesù che dolcemente presenta loro.

L'attenzione rivolta a Maria viene infatti da lei stessa concentrata tutta su Gesù. Anche le pagine del Vangelo che narrano di lei, ne parlano per parlare del Figlio che ha generato: incamminarsi sotto la guida di  Maria porta direttamente a Gesù! Non c'è dubbio che la “via mariana” per giungere a meglio conoscere, amare, servire Cristo sia una realtà interiorizzata dalla Chiesa Cattolica e vivamente sentita, specie nella liturgia, dalle Chiese d'Oriente. Le stesse Chiese della Riforma e la Chiesa Anglicana si stanno interrogando sul significato dell’icona evangelica di Maria.

Per vivere degnamente la grazia dell’Anno Santo non v’è allora scelta migliore da fare che guardare a Maria, stringendosi al suo materno cuore con affetto filiale per apprendere da lei quelle disposizioni d’animo che tonificano le energie spirituali richieste dalla celebrazione del Grande Giubileo. Non è chiamato in causa il romanticismo mariano, né il sentimentalismo superficiale, quanto la vera devozione a Colei che educa i figli di Dio a conformarsi perfettamente al Cristo. Le parole che Maria pronunciò a Cana di Galilea sono un’indicazione perenne per i discepoli di ogni tempo: “Fate quello che Gesù vi dirà” (Gv 2, 5). Ascoltare tale consiglio permette di sentire che, su intervento di Gesù, l’acqua che portiamo nelle nostre giare si trasforma in vino buono.

Sull’esempio del discepolo sotto la croce (cf Gv 19,25-27), si tratta di prendere con noi Maria al fine di sperimentare un pellegrinaggio di conversione della vita, capace di riorientare i pensieri, le parole, i comportamenti, alla luce di Dio e di aprirci al prossimo con rinnovato slancio di carità evangelica. Per questo abbiamo bisogno di Maria e in questo ella sa maternamente aiutarci. Sarà più agevole farsi trovare pronti all’evento giubilare, in modo da sentire riecheggiare dentro di noi il lieto annunzio che fa trasalire lo spirito: “Rallegrati, il Signore è con te”.

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