Accanto al Papa sulla strada di Cristo - Renato Boccardo
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Accanto al Papa sulla strada di Cristo - Renato Boccardo

 

La domenica delle Palme 1984, il Papa convoca i giovani a Roma per celebrare con loro l’Anno Santo della Redenzione: la risposta è entusiasta e supera ogni previsione. Nel 1985 l'ONU indice l'Anno Internazionale della Gioventù: il Papa scrive una lettera ai giovani e alle giovani del mondo, si incontra nuovamente con loro in Piazza San Pietro e dà inizio all'avventura della Giornata Mondiale della Gioventù.

"Tutti i giovani - dirà Giovanni Paolo II in occasione dell’incontro annuale con la Curia Romana - devono sentirsi seguiti dalla Chiesa: perciò, che tutta la Chiesa, in unione con il Successore di Pietro, si senta sempre maggiormente impegnata, a livello mondiale, in favore della gioventù, delle sue ansie e sollecitudini, delle sue aperture e speranze, per corrispondere alle sue attese, comunicando la certezza che è Cristo, la Verità che è Cristo, l'amore che è Cristo. E in questa attenzione privilegiata che la Chiesa nutre nei loro riguardi, i giovani devono trovare prova che essi contano molto perché valgono molto. Perché la loro vita è incalcolabilmente preziosa per la Chiesa" (20 dicembre 1985).

Da allora, la Giornata Mondiale si tiene ogni anno nelle Chiese locali la domenica delle Palme o in altra data opportuna, ed ogni due anni in forma straordinaria in qualche luogo del pianeta, scelto dal Papa su invito delle Conferenze Episcopali nazionali: una sorta di "pellegrinaggio" attorno al mondo.

In vista di ogni Giornata, il Santo Padre indirizza ai giovani un Messaggio che determina il percorso di preparazione e la stessa celebrazione, tanto da costituire, nel suo insieme, una sorta di catechismo per l'età giovanile. Convocandoli all’Incontro, Egli li invita ad approfondire il proprio cammino esistenziale e a verificare quanta e quale vitalità c'è nella loro vita. E' un cammino che si realizza nel tempo e attraverso circostanze particolari, ma che trascende gli eventi per spalancare grandi orizzonti e rivelare le mete ultime dell'esistenza. Comprendiamo così il senso vero del pellegrinaggio alla Giornata Mondiale, che ha sì una mèta geografica e un tempo prefissato, ma il cui vero obiettivo è quello di far camminare verso la comprensione più profonda della vita e del progetto di Dio su di essa.

Nel testo per l'XI Giornata Mondiale (1996), il Papa ha annnunciato anche i temi scelti fino all'anno 2.000:

1997: "Maestro, dove abiti? Venite e vedrete" (Gv 1,38-39)

1998: "Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa" (Gv 14,26)

1999: "Il Padre vi ama" (Gv 16,27)

2000: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14)

La proposta della Giornata Mondiale della Gioventù non ha alcuna intenzione di alternatività rispetto al lavoro normalmente condotto, spesso con grande sacrificio e abnegazione, a favore dei giovani. Essa intende piuttosto rinsaldare dal di dentro uno sforzo e offrire nuovi stimoli d'impegno, mete di lavoro sempre più coagulanti e partecipate. Inoltre, occorre precisare che puntando a suscitare un fervore rinnovato dell'azione ecclesiale tra i giovani, non li si vuole certo isolare dal resto della comunità, bensì renderli protagonisti di un apostolato contagiante tutte le altre età e situazioni di vita.

Sono particolarmente conosciuti come Giornate Mondiali gli Incontri internazionali con il Papa tenuti a Roma, Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver, Manila e Parigi.

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La Giornata Mondiale è fondata su alcuni elementi determinanti: la convocazione, il Messaggio del Papa, la convergenza sul luogo della celebrazione, la partecipazione a momenti di catechesi che si sviluppano in un triduo, la veglia con il Santo Padre, la celebrazione Eucaristica.

Tutte queste componenti costituiscono una grande catechesi, un annuncio ai giovani e al mondo di un cammino di conversione a Cristo, a partire dalle esperienze e domande profonde della vita quotidiana dei destinatari. Catechista è soprattutto il Santo Padre con le sue toccanti omelie, commenti, gesti posti al cospetto del mondo intero; catechisti sono Cardinali e Vescovi che per tre giorni, a gruppi linguistici diversi, parlano e illustrano i temi fondamentali della fede. La Parola di Dio ne è centro, la riflessione teologica strumento, la preghiera rinforzo, la comunicazione e il dialogo lo stile.

Da una Giornata Mondiale il giovane porta a casa quella riflessione sulla verità cristiana e quell'esperienza di fede che lo aiuterà ad affrontare le domande profonde dell’esistenza. Nelle catechesi si concentrano tutte le esperienze ecclesiali che i giovani vivono, gli stili di aggregazione, le idee-forza dei Movimenti, Associazioni e Comunità, le scelte di ciascuno in un caleidoscopio meraviglioso che va sempre di più creando unità attorno al Santo Padre e ai Vescovi e facendo nascere nelle Chiese particolari una attenzione progettuale all'educazione alla fede delle giovani generazioni.

Una ragazza francese dice che "il Papa è talmente pieno di fede che vederlo ci trasforma", mentre per un giovane italiano "incontrare il Papa e accettare il suo messaggio significa sfidare la propria vita per condurla su sentieri nuovi". Grazie a questi Incontri, dice una ragazza tedesca, "impariamo a sentire il Papa come un fratello, ma anche come un padre che porta nel cuore i giovani di tutto il mondo".

Un giovane messicano: "Noi giovani abbiamo bisogno di sapere che non siamo soli e sentire che abbiamo una missione, che la Chiesa ha fiducia in noi"; questi Raduni "sono un'espressione del nuovo volto della Chiesa" che, come afferma un ragazzo indiano, "può ben sperare nei giovani d'oggi, sono loro che possono mantenerla viva: date loro una chance e vedrete!".

Dice un giovane polacco: "Distruggere le barriere e le divisioni fra i popoli e le razze: possono farlo solo dei giovani uniti dalla stessa fede" e gli fa eco una ragazza della ex Germania Orientale: "Giovani di tutte le razze, nazioni e lingue, eppure di una sola fede: una cosa simile era per me inconcepibile e invece eccomi in mezzo a loro".

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La Giornata Mondiale è composta di giornate sempre intensissime, coinvolgenti, commoventi (per il numero, l’universalità, le celebrazioni, la figura del Papa e dei Vescovi). Esperienze inevitabilmente complesse, chiare nei segni, non sempre altrettanto nei significati, da verificarsi negli esiti, ma indubbiamente segnali di grazia, che fanno pensare.

Mai come in queste occasioni si evidenzia il ruolo significativo di Giovanni Paolo II e del suo carisma. Di qui il dialogo appassionato, felice, ricco di affetto e amore verso i giovani, le parole (omelie) che si prolungano e moltiplicano, l’applauso, il saluto. Se "il mezzo è sempre un po' il messaggio", Giovanni Paolo II ha dato al suo modo di essere presente tra i giovani un profilo di comunicazione alto, con vigorosi ed insieme umani accenti evangelici, incentrati sul Cristo che dona coraggio e libertà e pervasi di una impressionante apertura di credito verso le giovani generazioni, missionarie nel mondo.

"Io, con i miei quasi ottant’anni, cerco di mantermi giovane e mi incontro con i giovani dappertutto: da Roma a Buenos Aires, a Santiago de Compostela, a Czstochowa, a Denver, a Manila, a Parigi, e poi di nuovo a Roma. Questi giovani mi accolgono, sono contenti che io sia con loro, non vedono i miei anni, mi fanno ringiovanire! E auguro questo anche a tutti voi. È una bella cosa essere giovani, perché c’è una prospettiva: la giovinezza è il tempo della prospettiva, perché si guarda al futuro. Ma se uno ha ottant’anni, c’è una prospettiva? Sì, perché si vede la vita eterna... La Risurrezione è una grande speranza nella vita immortale in Dio

Questo auguro a tutti. Grazie a tutti i giovani... giovani, e ai giovani più anziani, come me!" (Ai giovani della parrocchia di Gesù adolescente, Roma, 29 marzo 1998).

Colpisce questa "internazionale giovanile" che il Papa persegue tenacemente in questi anni, come chiave del futuro. Egli investe e chiama ad investire sui giovani, proprio perché giovani, nel vigore e freschezza degli inizi; li vuole in pellegrinaggio attorno alla croce del Cristo Risorto come cammino di liberazione, li porta in giro per il mondo per far superare barriere e provincialismi, far respirare loro il sensus Ecclesiæ nelle testimonianze più belle e vibranti. E nella Giornata Mondiale li incarica di essere i missionari del terzo millennio! Un interessantissimo capitolo di pedagogia di massa giovanile incentrato sul Vangelo di Gesù Cristo.

E' interessante rilevare il continuo richiamo di Giovanni Paolo II a Gesù. Parrebbe scadere nell'edificante tanto il discorso è diretto. Ed invece, di fronte alle sfide degli umanesimi incerti e malati, la visione del Gesù annunciato dalla Chiesa è in bocca al Papa un audace progetto alternativo di vita e di storia.

E i giovani? Colpisce la loro reazione di accoglienza, non solo emotiva, ma intelligente e pensosa del progetto (missionario) che il Papa affida loro; colpiscono la loro facile socializzazione e l’impegno per la fede. E' una stagione non di frutto immediato, almeno qui in occidente, ma di maturazione, di "gravidanza" di un mondo nuovo, secondo l’immagine paolina (cf Rom 8,22). Una via tracciata, già incamminata, ma da percorrere con serietà, coraggio, realismo e speranza.

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Si tratta certamente di avvenimenti quanto più giganteschi, tanto più complessi, ricchi di dinamismi umani, di cui si serve la grazia, ma su cui il diavolo (del facile successo) può metterci la coda. Il rischio di fondamentalismi e superficialità è reale. Occorre dunque riflettere:

La Giornata Mondiale è segno-seme, rivelativo insieme di una fede-fedeltà che impressiona, ed anche di un urgente bisogno: purificare la stessa fede-fedeltà, orientandola al mistero di Dio e del Vangelo, aprendola al mondo degli altri confrontandola con i loro bisogni, talora gravi, di ordine umano e sociale, dotandola di uno spessore culturale più profondo e continuativo.

La Giornata Mondiale è un grande avvenimento di cattolici giovani, che mette in luce la validità di avvenimenti aggregativi intorno a valori trascendenti ed insieme provoca la responsabilità di una maturazione tramite l'educazione nel quotidiano ad avvenimenti come questi; nasce lo stimolo, per educatore ed educando, a tener aperto il sovente ristretto mondo dei giovani alla dimensione cattolica (storica e geografica) dell'essere credente ed insieme a valorizzare intelligentemente il rapporto con la figura del Papa e il suo "progetto giovani"; viene sollecitato l’impegno a fare e far fare esperienze di fatti celebrativi, a stimolare la missionarietà, a ritrovare la vocazione alla mondialità e alla solidarietà, ad esprimere la vita come dono di sé.

In una parola nasce l’impegno per gli adulti di rapportarsi ai giovani non solo per quello che potranno fare nel futuro, ma per quello che possono fare oggi. Perché essere giovane - insegna il Papa - è in sé grazia fondamentale dello Spirito, garanzia di futuro, sorgente di speranza.

 

Mons. Renato Boccardo

Responsabile della Sezione Giovani

Pontificio Consiglio per i Laici

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