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I Temi del Giubileo – L’Orizzonte Mariano

Maria, la “figlia prediletta del Padre”
 Angelo Amato

Prendendo l'iniziativa di mandare il Figlio, Dio invia l'angelo Gabriele a una vergine chiamata Maria: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Alla luce dell'AT, questo brano mette in evidenza la relazione stretta tra la «Figlia di Sion» - che personifica tutto il popolo di Dio (cf. Sof 3,14; Gl 2,21; Zc 9,9) - e Maria, la novella «Figlia di Sion», l'incarnazione del nuovo Israele. È Maria che accoglie dal Padre la promessa messianica a nome di tutto il popolo. Dio torna ad abitare in mezzo al suo popolo in Maria, che diventa il nuovo tempio di Dio, la nuova arca dell'alleanza.

1. La «piena di grazia»

La scelta di Maria da parte del Padre si fonda sull'estrema gratuità del suo amore paterno. «Piena di grazia» è un titolo unico. Il Padre ha riversato in lei la pienezza della sua grazia e del suo amore, in vista della sua maternità messianica. Maria è stata colmata di grazia «a priori», in quanto scelta a essere madre del Figlio di Dio incarnato.

Nella sua totale libertà il Padre ha voluto che il Figlio nascesse da una vergine. La verginità, che nell'AT aveva un senso piuttosto peggiorativo, diventa ora segno della prossimità del regno di Dio. Indica che un mondo nuovo ha avuto inizio e che l'ordine della creazione e della natura non è assoluto e ineluttabile.

«Il Signore è con te» (Lc 1,28). Dio è con Maria e Maria con Dio. La pienezza di grazia è indice della santità di Maria vergine e della sua consacrazione da parte di Dio. La verginità è anche segno di povertà e di totale abbandono alla provvidenza del Padre. Se l'eros umano consegna all'uomo il potere di creare insieme a Dio un'altra persona (procreazione), la concezione verginale è segno che Gesù è tutto da Dio Padre, fin dal primo istante della sua esistenza terrena.

«Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto"» (Lc 1,38). La risposta di Maria è una risposta di fede e di obbedienza. In questo titolo «Serva del Signore» viene richiamato l'«Ebed JHWH» del Deuteroisaia. È un appellativo che indica fede e obbedienza al Padre e accettazione della sua volontà mediante la partecipazione all'incarnazione del Figlio.

2. La «Serva del Signore»

Col «fiat» Maria entra liberamente e attivamente nel ruolo di «Figlia di Sion», di «Serva del Signore» e di «Madre del Messia». La sua vocazione è il servizio al Padre e al Figlio nella carità dello Spirito. Ella accetta con fede una situazione umanamente incomprensibile: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34).

Per questa fede viene lodata da Elisabetta: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). Maria ha ferma fiducia che niente è impossibile a Dio, il quale, come ha conciliato in Elisabetta la sterilità e la maternità del precursore, così può conciliare in lei la verginità e la maternità del redentore.

Con ciò Maria compie un atto di fede non solo personale, ma corporativo, a nome anche del nuovo Israele, che è la chiesa di Cristo. Ciò che Israele non riuscì a portare a compimento a causa della sua incredulità e disobbedienza, lo compie Maria per la sua fede e obbedienza al Padre. Come il vecchio Israele iniziò con l'atto di fede di Abramo, così il nuovo Israele ha inizio con l'atto di fede di Maria.

Il Padre ha voluto che l'incarnazione del Figlio fosse preceduta dall'accettazione della madre. Come la prima donna nell'ordine della creazione contribuì alla rovina e alla morte, così la prima donna nell'ordine della redenzione contribuisce alla salvezza e alla vita.

Sull'esempio del Servo di JHWH, anche la vocazione e la missione di questa «Serva del Signore» sarà oscura e dolorosa. Il cammino che il Padre ha tracciato per il Figlio, lo ha tracciato anche per la Madre. Come il Figlio, anche Maria si abbandona nella libertà e nella fede al volere del Padre.

La discesa dello Spirito santo su Maria (Lc 1,35) è stata vista in parallelo con la manifestazione di Dio nella tenda (Es 40,34s), quando la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la «dimora». Ciò per sottolineare la continuità, nonostante tutto, delle due alleanze.

Anche  la visita ad Elisabetta (cf. Lc 1,39) è stata accostata al trasferimento dell'arca dell'alleanza (2Sam 6,1-23). Elisabetta, infatti, gioisce di fronte alla presenza del Signore in Maria, così come fecero Davide e il popolo.

3. La lode al Padre

Il cantico di Maria, il Magnificat (Lc 1,46-55), si può chiamare l'inno al Padre, il cantico della paternità di Dio nei confronti del nuovo Israele secondo lo Spirito, dal momento che la misericordia di Dio si stende di generazione in generazione su quelli che lo temono.

Le riletture contemporanee del Magnificat mettono in rilievo, oltre all'umiltà della serva nei confronti di Dio, la dimensione profetica di Maria nell'annunciare l'opera di giustizia anche umana, che l'avvento del regno di Dio instaurerà sulla terra. Il Signore onnipotente, salvatore e santo, infatti, disperderà i superbi, rovescerà i potenti, rimanderà i ricchi a mani vuote, mentre innalzerà gli umili, ricolmerà di beni gli affamati, soccorrerà Israele.

Il tema del Magnificat è fondamentalmente quello dell'amore del Padre verso gli umili, i poveri, i piccoli. Per questo Dio ha scelto per il suo disegno salvifico una giovane vergine, povera e umile. E Maria, col Magnificat, diventa segno della misericordia del Padre verso tutti gli uomini.

Questo cantico, infine, è la canzone della donna forte, che rivendica i diritti di Dio e che fa intravvedere il nuovo ordine che si instaurerà alla venuta del regno. Maria diventa la prima profetessa dell'ordine nuovo.

La relazione Dio Padre - Maria riceve una precisazione nell'episodio dello smarrimento di Gesù nel tempio. Alla madre, infatti, Gesù risponde: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). Maria, che «serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51), «meditandole» (Lc 2,19), approfondì in questo incidente il suo ruolo nel piano di salvezza del Padre attraverso il Figlio, unico mediatore. Comprese meglio l'offerta di Gesù al tempio, «al Signore» (Lc 2,22): non era segno di appartenenza simbolica, ma reale. Gesù apparteneva al Padre.

Fu nel medioevo che il rapporto Dio Padre - Maria fu particolarmente sottolineato. S. Francesco chiama Maria l'«eletta dal santissimo Padre del cielo, che fosti consacrata da lui con il santissimo diletto Figlio e con lo Spirito Santo Paraclito, e che avesti ed hai ogni pienezza di grazia ed ogni bene».In un'altra preghiera, lo stesso Francesco invoca Maria «figlia ed ancella dell'altissimo Re e Padre celeste».

Il Vaticano II chiama Maria «Figlia prediletta del Padre» (cf. LG n. 53), sottolineandone la fede e la cooperazione: «Volle il Padre delle misericordie, che l'accettazione della predestinata madre precedesse l'incarnazione» (LG n. 56). «Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio» (LG n. 61), Maria cooperò col Padre mediante l'obbedienza, la fede, la speranza e la carità (cf. LG n. 55, 56, 63).

4. L’esperienza filiale

Se la vocazione del cristiano è di vivere come figlio del Padre, Maria per prima ha vissuto questa esperienza filiale, essendo stata chiamata a una comunione unica col suo Figlio divino, che prese da lei la sua umanità.

La sua unione intima con Cristo si realizzò non solo mediante la grazia, ma anche mediante il suo stato di madre terrena. Maria fu messa in condizione di totale apertura e unione col Padre, realizzando una situazione spiritualmente paradossale: essa, infatti, non solo era figlia del Padre, ma anche madre del Figlio. La paternità di Dio in lei veniva vissuta anche come maternità filiale. E come il Figlio era tutto dal Padre e tutto rivolto verso il Padre, anche Maria era tutta dal Padre e tutta rivolta verso il Padre.

L'esperienza della paternità di Dio in lei implica la riscoperta di alcune verità particolarmente significative oggi.

Come figlia prediletta del Padre, Maria ricorda a ogni persona umana la sua identità figlio e figlia circondata dall'amore di Dio.

Inoltre,l'esperienza della paternità di Dio fa riscoprire a ogni persona umana la sua identità di creatura redenta da Cristo. Maria, la piena di grazia, costituisce per l'umanità un esempio di natura ri-creata. Ella riconsegna all'umanità il cosmo, sia come luogo di uso e non di abuso, sia come luogo di lode a Dio. Alla creazione che «nutre la speranza di essere essa pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,20s), Maria rivela già il suo destino di libertà e di ri-creazione nello Spirito del Signore risorto.

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