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Giubileo nelle carceri del mondo

Nel 2000 una mostra con le cartoline postali illustrate dai detenuti

Come gesto di partecipazione personale al Giubileo, il Comitato organizzatore della giornata giubilare nelle carceri del mondo  ha invitato i detenuti a spedire a Roma una cartolina, o altro plico di formato postale, che illustri con una tecnica artistica a piacere un soggetto di carattere religioso.

Fra tutte le opere pervenute un’apposita giuria selezionerà quelle più interessanti che saranno esposte in una mostra e riprodotte nel relativo catalogo in occasione del Giubileo nelle carceri del mondo, in calendario il 9 luglio del 2000, e che a Roma verrà celebrato dal Santo Padre in un penitenziario romano.

Il comitato organizzatore, presieduto per parte italiana da Mons. Giorgio Caniato, Ispettore generale dei Cappellani dell’Amministrazione penitenziaria e della Giustizia minorile,  ha invitato tutti i cappellani a informare i detenuti dell’iniziativa, ad aiutarli nella realizzazione fornendo loro il materiale necessario, ed a raccogliere gli elaborati, ognuno dei quali dovrà contenere le generalità, l’età e l’indirizzo dell’autore e il titolo dell’opera.

Le opere dovranno pervenire entro il mese di febbraio del 2000 all’Ispettorato generale dei cappellani (Via Arenula, 70 – Roma 00186 –  e-mail:ispcapp@giustizia.it).

Coinvolti in questa iniziativa anche i volontari che operano nelle carceri,  “chiamati a vivere il giubileo con i detenuti e gli operatori penitenziari”. Ad essi è dedicato il “Messaggio della Pentecoste del 1999” della Commissione internazionale della Pastorale cattolica nelle prigioni e dell’Ispettorato Generale dei Cappellani, scritto con l’obiettivo  di “richiamare l’attenzione della comunità cristiana e dei cappellani delle carceri alla grande risorsa dei volontari”. Nel Messaggio si sottolinea che l’azione dei volontari, coordinata dall’Ispettorato, “non si limita ai problemi economici o al reinserimento dei detenuti nella vita sociale, ma deve estendersi a tutti i problemi delle famiglie dei carcerati e di quelle vittime della criminalità”. Di più, la presenza e l’assistenza dei cristiani che operano in carcere come volontari  “in forza del battesimo e praticata con fede” è evangelizzazione. 

Sull’esempio della legislazione italiana riportata nel Messaggio, viene poi chiesto ai cappellani di tutto il mondo di fornire all’Ispettorato una documentazione sulla legislazione del proprio Paese in materia di volontariato nelle carceri, “per contribuire ad uno scambio proficuo di esperienze che possa essere di esempio e di stimolo ad un sempre migliore servizio dei cristiani in ambiente carcerario”.

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