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Il pellegrinaggio nazionale del Mozambico

Dieci giorni è durato il pellegrinaggio nazionale del Mozambico, che ha portato a Roma una sessantina di fedeli di tutte le età, provenienti da dieci diocesi diverse e accompagnati da tre sacerdoti e sei suore. Oltre alla Messa in San Pietro con passaggio della Porta Santa e visita alle tombe papali, l’Udienza con il Papa, e la visita alle principali basiliche, i pellegrini hanno avuto il tempo di recarsi a Castelgandolfo, presso la villa pontificia di epoca romana, a Viterbo e ad Assisi. Il tutto tra mercoledì 10 e sabato 20 maggio, e sempre con un foulard verde indossato da tutti i partecipanti come simbolo della speranza. Uno dei momenti più significativi del pellegrinaggio, che si è aperto con una serie di danze e canti tradizionali presso la Porta Santa della Basilica di San Pietro, si è avuto proprio a Castelgandolfo, dove sabato 13 è stata celebrata la Santa Messa con la Comunità mozambichiana, e dove i pellegrini hanno accompagnato con il canto ogni momento, persino della visita guidata alla villa patrizia. Il canto è stato per loro il modo più spontaneo di pregare, per l’intera durata della permanenza. Il pellegrinaggio del Mozambico, paese nel quale i cattolici sono circa il venti per cento della popolazione, è stato reso possibile grazie all’aiuto del Comitato Centrale del Giubileo, come ha tenuto a sottolineare il segretario del Comitato locale. Molti partecipanti hanno comunque sopportato sacrifici enormi per prendervi parte. Ma non hanno mai fatto mancare la gioia, malgrado il ricordo della recente, terribile alluvione che ha sconvolto il paese, seminando distruzioni; una gioia espressa soprattutto attraverso riti musicali che hanno sempre scandito le diverse tappe. Come alla fine della Messa celebrata a Castelgandolfo, quando le donne sono tutte avanzate a passo di danza verso il Vescovo di Tete, Mons. Paulo Mandlate, guida del pellegrinaggio e celebrante. Un modo molto “africano” di rendere grazie al Signore.

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