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Il Cardinale Castrillón Hoyos: il presbitero ministro di speranza

Il giubileo dei presbiteri è iniziato il 15 maggio con la concelebrazione eucaristica nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, Chiesa Madre di tutte le chiese del mondo. Nel pomeriggio il Prefetto della Congregazione per il Clero Darío Castrillón Hoyos ha tenuto una conferenza sul tema «Il presbitero, ministro di speranza, epifania di Dio tra gli uomini». «Possiamo affermare - ha detto il Cardinale - che il ministero sacerdotale, nella prospettiva del terzo millennio e nella luce che filtra attraverso la Porta santa del grande Giubileo, è soprattutto mistero di speranza, perché rende presente tutta la potenza redentrice di Cristo che “è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8). Nel ministero del presbitero si riflette la luce del Verbo incarnato, lumen gentium, luce di amore, di speranza e di verità. Il vero dono di speranza è Lui, Cristo Gesù, il dono di Dio al mondo: a Lui si configura ontologicamente, per mezzo dell’ordinazione sacramentale, il sacerdote che, dotato di potestà sacra, diviene ministro dell’epifania di Dio tra gli uomini, prolungando nei secoli la missione del Verbo incarnato, facendo conoscere a tutti nello Spirito Santo il volto del Padre. Per questo possiamo affermare che il ministero pastorale è davvero con Cristo ed in Cristo “manifestazione di Dio speranza dell’uomo, di Dio liberazione dell’uomo, di Dio salvezza dell’uomo” (Giovanni Paolo II, Omelia nella Basilica di San Pietro, 6.1.1999)». Proseguendo, il Cardinale Castrillón Hoyos ha detto che il ministero sacerdotale è a servizio dell'uomo, prima e fondamentale via della Chiesa: «Il mondo alle soglie del terzo millennio ha quanto mai bisogno di sperimentare nuovamente questa presenza di Dio, di incontrarlo davvero sulla via della vita, di sentire la vicinanza della sua bontà ricca di misericordia (cfr. Ef 2,4)». «Il ministero sacro, ha proseguito il Prefetto della Congregazione del Clero, non si iscrive, nella linea dei rapporti etici intercorrenti fra gli uomini, né si colloca sul piano del solo sforzo umano per avvicinarsi a Dio: il ministro sacro è un dono di Dio ed è posto irreversibilmente sulla linea verticale della ricerca dell’uomo da parte del suo Creatore e Salvatore, sull’orizzonte sacramentale dell’intimità divina resa gratuitamente accessibile all’uomo. In altri termini il ministero ordinato è per essenza sacro sia per la sua origine - Cristo lo conferisce -, sia per il contenuto - i misteri divini -, sia infine per il modo stesso in cui viene conferito, sacramentalmente: ecco l’unica prospettiva che permette di comprendere la natura di detto servizio sacerdotale, specialmente nel contesto culturale in cui oggi ci troviamo. Così dunque, a coloro che pretendono di affermare, nell’ambito delle tendenze secolarizzanti e del relativismo dottrinale ed esistenziale l’autosufficienza dell’uomo in cammino verso la felicità, in piena autonomia dal Dio Incarnato e dai suoi Ministri ordinati, rispondiamo con la ben nota affermazione del Concilio Vaticano II, che solamente Cristo “svela (…) pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (Cost. past. Gaudium et spes, n. 22). Dobbiamo ripetere che Cristo è presente nel sacerdote per significare al mondo che la riconciliazione operata per mezzo suo non è un atto circoscritto a un tempo e a un luogo determinati; esso, in quanto atto unico di riconciliazione universalmente efficace, trascende le categorie del divenire umano e si prolunga continuamente nel tempo fino a quando, giunta l’ultima ora della storia, Cristo ritornerà (cfr. 1 Cor 11, 26). Emerge qui la dimensione ecumenica e missionaria del ministero sacerdotale, che abbraccia tutti i popoli di tutti i luoghi e trascende ogni cultura». «Il Giubileo, ha concluso il Cardinale, ci impegna a convertirci per convertire e a ripartire, a qualsiasi età, per la grande avventura della nuova evangelizzazione. Le colonne di piazza San Pietro sembrano quasi scandire la gloriosa marcia di questa evangelizzazione. È una marcia ritmata dalla santità specifica dei Sacerdoti, primi ed insostituibili evangelizzatori».

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