Un' attenzione critica alle sfide del millennio - Guido Bossa
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GIUBILEO E INFORMAZIONE

UN'ATTENZIONE CRITICA ALLE SFIDE DEL MILLENNIO

Guido Bossa

Inviato speciale del "Giorno"

Io non so, naturalmente, se attorno al Giubileo del Duemila si potrà ricostruire l'enorme attenzione mediatica che circondò oltre 30 anni fa l'evento conciliare. Probabilmente un bilancio sarà possibile solo a cose fatte, mentre è certamente prematuro, quando siamo nel primo dei tre anni immediatamente preparatori, rilevare consolidate linee di tendenza dell'informazione, o consistenti movimenti dell'opinione pubblica.

È certo tuttavia, che come già il Concilio, l'Anno Santo che apre alla storia le porte del terzo millennio, coglie l'umanità al centro di un processo di trasformazione che non esiteremmo a definire epocale. Allora, mentre erano ancora vive le ferite della seconda guerra mondiale, il mondo stava sperimentando i drammi della guerra fredda: diffidenza e timore reciproco governavano i rapporti fra gli Stati, e gli arsenali si riempivano delle più potenti armi di distruzione. Nel palcoscenico mondiale, pochi erano i popoli abilitati a muoversi da protagonisti, e interi continenti diventavano territorio di sanguinose guerre per procura.

Oggi, lo scenario è completamente mutato. Il processo di decolonizzazione iniziato tra le due guerre si è concluso, e nuovi protagonisti si sono affacciati sul proscenio. Anche la guerra fredda è andata in archivio, e sono state gettate le basi di un nuovo ordine mondiale, basato sulla parità fra i soggetti statuali. Naturalmente, si tratta di un processo in divenire, che va avanti a sbalzi e con caratteri di discontinuità; e non sempre è facile individuare coerenti linee di tendenza.

Proprio Giovanni Paolo II ha rilevato, nella Tertio Millennio Adveniente la coincidenza fra grandi avvenimenti ecclesiali e significative svolte nella storia dell'umanità, scrivendo al capitolo 27: «È difficile non rilevare che l'Anno Mariano ha preceduto da vicino gli eventi del 1989. Sono eventi che non possono non sorprendere per la loro vastità e specialmente per il loro rapido svolgimento. Gli anni ottanta si erano andati caricando di un pericolo crescente, sulla scia della guerra fredda; il 1989 ha portato con sé una soluzione pacifica, che ha avuto quasi la forma di uno sviluppo organico». Lo stesso Pontefice rileva poi che dopo il 1989 «sono emersi nuovi pericoli e nuove minacce», proprio nelle aree geografiche in cui si era sviluppato il movimento di liberazione iniziato con la caduta del muro di Berlino. E allora, proseguendo nell'esemplificazione, potremo dire che uno dei temi prevalenti di questo scorcio di secolo sarà la definitiva emancipazione dei paesi dell'Europa orientale e dei Balcani dalla pesante eredità del comunismo; lo sviluppo ovunque di sistemi democratici maturi, la ripresa economica, l'affermarsi di una vera giustizia sociale e di modelli di sviluppo pienamente umani. Questioni che chiamano in causa direttamente l'attenzione dei mass media. Come non rilevare, per esempio, la supina accettazione, per molti paesi dell'Est europeo, di sistemi e pratiche elettorali che nelle democrazie consolidate sarebbero considerati truffaldini?

Quarant'anni fa, l'apertura del Concilio favorì l'ingresso di nuovi protagonisti che si imposero anche all'attenzione dei mass media: e fu la scoperta del Terzo Mondo. Oggi, il nuovo protagonismo dei paesi dell'Est europeo, e anche ben oltre i confini dell'Europa, può diventare occasione di arricchimento per un'informazione che sia veramente alla ricerca di temi di rilievo. Ma non solo: la nuova frontiera dell'informazione in questa fine di secolo potrebbe e dovrebbe delinearsi nello sviluppo degli eventi qualificanti che già caratterizzarono gli anni sessanta: dalla scoperta all'integrazione, dall'autonomia alla globalizzazione; in vista della costruzione di un mondo che sia veramente la casa comune di tutti gli uomini.

In effetti, la mondializzazione è la frontiera su cui si apre il Terzo Millennio. Per molti versi, è uno sviluppo inarrestabile dell'umanità, frutto di movimenti storici in atto da tempo e iniziati proprio negli anni del Concilio. «L'integrazione accelerata di società un tempo emarginate, è la cosa migliore che sia accaduta nell'arco dell'esistenza della generazione del dopoguerra», ha scritto su "Le Monde Diplomatique" (giugno '97) Peter Martin, redattore capo dell'edizione internazionale del "Financial Times". E ancora: «La mondializzazione costituisce un'autentica collaborazione transfrontaliera tra società e tra culture, al contrario delle collaborazioni fittizie costituite dai dialoghi Nord-Sud e dalle élites burocratiche. Non soltanto essa ha minato le fondamenta dell'impero del male sovietico, ma sta facendo altrettanto oggi in Cina. Le sue virtù sono straordinarie anche a prescindere da questi effetti politici diretti, poiché ha enormemente accresciuto la felicità umana nelle società che hanno saputo cogliere le opportunità offerte».

La mondializzazione, la globalizzazione, non coincidono tuttavia di per sé con la nuova età dell'oro dell'umanità. L'accesso di nuovi paesi, di nuove economie, al mercato mondiale, può avvenire, e di fatto spesso avviene in spregio a quelle che comunemente vengono definite le "clausole sociali" dello sviluppo e del commercio internazionali, e quindi in spregio dei diritti dei più deboli: donne e bambini in primo luogo. Ecco qui un altro vasto campo d'indagine nel quale l'informazione può esercitarsi per accompagnare criticamente il cammino dell'umanità alle soglie del Terzo Millennio. Se è vero, come scrive Peter Martin, che sotto l'impulso della mondializzazione «il potere si sposterà irresistibilmente dai paesi sviluppati verso il resto del mondo», bisognerà pur sempre vigilare perché questa diversa dislocazione del potere non avvenga a detrimento dei fondamentali valori umani e dello sviluppo, di cui anche la Chiesa è custode.

Non c'è dubbio, dunque, che l'impegno critico richiesto agli operatori dell'informazione è oggi almeno altrettanto serio di quello cui furono chiamati all'inizio del Concilio i giornalisti di allora. Nel frattempo, sono mutati gli strumenti, si sono enormemente accelerati i tempi, la notizia, ogni notizia, è diventata merce condivisa da molti, potenzialmente da tutti gli abitanti della terra. Allora, l'evento conciliare provocò la nascita di nuove figure professionali nel campo dell'informazione; oggi non sappiamo che cosa ci riserverà il futuro. Sappiamo tuttavia che se l'anno giubilare indica «la generale emancipazione di tutti gli abitanti bisognosi di liberazione» , per «restituire l'eguaglianza tra tutti i figli d'Israele» (TMA, 12, 13) , e se questa emancipazione avverrà, come già sta avvenendo, nel segno di una progressiva integrazione dei popoli del mondo, cioè nel segno della globalizzazione delle economie e dei mercati, il processo che si è già avviato richiederà da parte dell'informazione un'attenzione critica vigile e costante. Perché il passaggio al terzo millennio avvenga nel segno della crescita, non della omologazione dell'umanità

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