Il fatto religioso oltre lo spettacolo - Alceste Santini
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GIUBILEO E INFORMAZIONE

IL FATTO RELIGIOSO OLTRE LO SPETTACOLO

Alceste Santini

Vaticanista dell'«Unità»

Gli organizzatori, gli operatori del Giubileo del Duemila, il primo dell'era telematica, non potranno non avvalersi di tutti gli strumenti multimediali per trasformarlo in un evento mondiale perché possa essere seguito in tempo reale anche da chi non potrà recarsi a Roma.

È questo il fatto nuovo, rispetto ai precedenti giubilei, che Giovanni Paolo II ha capito, sin da quando lo ha annunciato, tanto da richiamare l'attenzione di quanti ne dovranno gestire i suoi aspetti diversi perché adeguino, prima di tutto, la loro mentalità alla realtà per impostare un discorso adatto per una comunicazione chiara sul piano dei contenuti ed efficace nell'uso dei mezzi espressivi.

Non è un caso che il Papa, tenendo conto che al centro dell'evento giubilare sarà la figura di Gesù con il suo insegnamento a duemila anni dalla sua nascita, si è chiesto, con una certa preoccupazione, se c'è ancora un posto per Cristo nei mass-media tradizionali" e se sia possibile "rivendicare un posto per Lui nei nuovi media". Una domanda inquietante e complessa che deve far riflettere una Chiesa che voglia riproporre il messaggio cristiano in un mondo multiculturale, multireligioso e, per larga parte, portato ad essere indifferente al fatto religioso e ai suoi valori o a viverli in modo molto soggettivo, persino, da chi si dichiara cristiano e appartenente alla comunità ecclesiale cattolica. C'è, infatti, il rischio che le celebrazioni giubilari, programmate per rilanciare la figura di Gesù possano essere alterate o distorte dalla spettacolarità che gli strumenti multimediali vorranno dare ad esse per renderle più suggestivamente comunicabili ai loro utenti e lettori e da questi fruibili.

C'è il rischio che, nel trasmettere l'evento e i suoi momenti particolari, possa essere accentuato il punto di vista soggettivo dei giornalisti, degli operatori della comunicazione da alterarne l'essenzialità rispetto ai significati autentici.

Non va dimenticato che anche il Giubileo entrerà nei complessi e, spesso, perversi meccanismi dell'audience. E non sempre, per ragioni culturali e di scarso senso critico, le capacità di rielaborazione degli spettatori e dei lettori sono tali da ritrovare il vero messaggio, al di là dei mezzi e dei rivestimenti espressivi usati dall'operatore nell'intenzione di renderlo più comunicabile.

La straordinaria capacità di comunicazione degli strumenti multimediali, per far partecipe in tempo reale l'intera umanità di un avvenimento, non ha precedenti e tutto questo non può che essere positivo. La globalizzazione dell'informazione fa parte di questo secolo ce sta per finire e lo sarà ancora di più nel XXI secolo. Ma, proprio per questo, è necessario essere attrezzati per saper cogliere il vero messaggio che arriva ai popoli nelle loro lingue e attraverso la mediazione delle loro differenti culture. E diventa ancora più difficile quando il messaggio che si trasmette si chiama Gesù Cristo, che larga parte dell'umanità non conosce, e chi dice di conoscerlo e di praticarne gli insegnamenti non lo conosce abbastanza. E c'è da considerare che il processo conoscitivo e comunicativo implica un rapporto dinamico tra comunicatore e recettore rispetto all'evento trasmesso e ricevuto.

Nasce, così, il non facile compito di chi, nella Chiesa, deve farsi carico di questi problemi nuovi e complessi, partendo dal fatto che i mass media costituiscono, oggi il nuovo areopago in cui, in larga parte, si formano le coscienze e i comportamenti delle persone, a cominciare dai ragazzi, dai bambini che sono i più indifesi. Il Giubileo, quindi, è una grande opportunità comunicativa per la Chiesa, per misurare la sua capacità comunicativa di fronte alla sfida multimediale.

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