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La dichiarazione conclusiva dell’Assemblea religiosa

In prossimità del terzo millennio, noi rappresentanti delle differenti tradizioni religiose, riuniti nella città del Vaticano da tanti angoli del mondo, desideriamo in questi giorni, condividere i frutti delle nostre esperienze, le convinzioni che abbiamo maturato e la speranza con cui affrontiamo il futuro del nostro pianeta.

Siamo consapevoli dell’urgente necessità di

-     confrontare  insieme in modo responsabile e consapevole i problemi del nostro mondo moderno (materialismo, consumismo, globalizzazione, crisi della famiglia e della comunità, ecc;;)

-     lavorare insieme per affermare la dignità umana come fonte dei diritti umani e dei corrispondenti doveri, nella lotta per la giustizia e la pace per tutti;

-     creare una nuova consapevolezza spirituale per tutta l’umanità in modo che i principi della tolleranza e del rispetto per la libertà di coscienza possano prevalere;

Siamo convinti che le nostre tradizioni religiose abbiano le risorse necessarie per superare le frammentazioni che osserviamo nel mondo e per promuovere una coesistenza pacifica tra i popoli.

Ci rendiamo conto che molti tragici conflitti nel mondo sono il risultato di convenienti ma spesso ingiuste associazioni di religioni con interessi nazionalistici, politici, economici.

Siamo consapevoli del fatto  che se non sentissimo come nostro comune dovere quello di uscire dalle nostre tradizioni religiose, saremmo allora da ritenere responsabili per le conseguenze e giudicati severamente.

Sappiamo che i problemi nel mondo sono così grandi che non possiamo risolversi da soli.

Per questo motivo percepiamo un urgente bisogno di collaborazione interreligiosa.

Siamo tutti convinti che il dialogo tra le religioni non significhi rinunciare alla propria identità ma piuttosto rappresenti un momento di scoperta.

-     impariamo  ognuno a rispettare l’altro come membri di un unico genere umano.

-     impariamo ad apprezzare sia le nostre differenze sia i valori comuni che ci tengono vicini uno all’altro.

Quindi, siamo in grado di lavorare insieme per impegnarci a prevenire conflitti e superare le crisi che esistono in diverse parti del mondo.

La collaborazione tra le differenti religioni deve basarsi  sul rigetto del fanatismo  e dell’estremismo che conducono alla violenza.

Siamo tutti consapevoli dell’importanza dell’educazione come mezzo per promuovere  una reciproca comprensione, cooperazione e rispetto.

Questo comporta

-        il supporto alla famiglia come fondamentale pilastro della società.

-        formare la coscienza delle giovani generazioni

-        sottolineare comuni valori morali e spirituali

-        coltivare una vita spirituale (attraverso la preghiera, la meditazione e la consapevolezza, secondo  le pratiche di ogni tradizione religiosa)

-        usare  tutti i mezzi, includendo i media, per fornire un’informazione oggettiva circa ogni tradizione religiosa

-        assicurarsi che i testi di religione e storia forniscano un presentazione oggettiva delle tradizioni religiose, condivisibile dai loro membri.

Ognuno è chiamato a  cooperare a questo dialogo interreligioso e interculturale.

Questo ci porta a formulare alcune richieste:

Ci appelliamo ai leader religiosi perché promuovano lo spirito del dialogo nelle loro rispettive comunità e siano pronti ad impegnare nel dialogo le stesse comunità con la società civile a tutti i livelli.

Chiediamo a tutti i leaders del mondo qualunque sia il campo della loro influenza

-     di rifiutare di permettere che la religione sia usata per incitare all’odio e alla violenza;

-     di rifiutare di permettere che la religione sia usata per giustificare le discriminazioni

-     di rispettare il ruolo della religione nella società a livello nazionale ed internazionale

-     di sradicare la povertà e combattere per una giustizia sociale ed economica.

Nello spirito del Giubileo, noi ci chiediamo reciprocamente

-     di dimenticare gli errori passati

-     di promuovere la riconciliazione dove le esperienze di dolore del passato hanno portato divisioni e odi

-     di impegnarci in prima persona per superare l’abisso tra ricchezza e povertà;

-     e di lavorare per un mondo di giustizia e pace durevole.

E’ con gioia e spirito di ringraziamento, specialmente a Dio direbbero alcuni di noi, che i convenuti all’Assemblea Interreligiosa offrono ai fratelli e sorelle questo messaggio di speranza. 

Messaggio di saluto del Patriarca ecumenico Bartolomeo I

Contribuire alla collaborazione tra le religioni diverse e impegnarsi a fondo per sopprimere il fanatismo da qualsiasi parte provenga è “il minimo che si deve fare per favorire la coesistenza pacifica dell’umanità”. Così scrive Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, nel messaggio inviato al Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del comitato Centrale del Grande Giubileo dell’Anno Duemila, in occasione dell’Assemblea Interreligiosa svoltasi in Vaticano dal 24 al 28 ottobre.

“Sarebbe utopistico – spiega il Patriarca – cercare di fondere le religioni in una miscela comunemente accettabile, dato che queste non costituiscono affatto dei sistemi di verità mentali, ma dei mezzi offerti all’uomo per comunicare personalmente con l’Essere Supremo personale, Dio, e per essere salvati da tutto ciò che implica l’allontanamento da Lui”. Le grandi religioni, prosegue la lettera (che richiama l’appello al dialogo interreligioso lanciato dalla III Conferenza panortodossa preconciliare di Chambéry, nel 1986), non possono essere intercambiabili e la scelta dell’una o dell’altra comporta conseguenze precise, spirituali ed esistenziali, per ogni persona. Tutte le fedi, però, possono accogliere la “richiesta”, che viene dalle “coscienze più sensibili”, dalle “persone semplici” e dalle “nostre società miste dal punto di vista religioso” a “spostare il confronto delle religioni dal piano della violenza brutale a quello della dialettica e della persuasione spirituale”, invitando tutti gli uomini di buona volontà a “collaborare perché dominino i principi di tolleranza, rispetto della dignità e della libertà di coscienza degli esseri umani”.

Se invece le religioni continuassero anche oggi a praticare il principio della dominazione attraverso l’uso della forza, come in passato, la pace dei popoli ne soffrirebbe e le grandi città e società plurireligiose del nostro mondo diventerebbero dei vulcani, ammonisce Bartolomeo I. Che conclude la sua lettera ribadendo che “la domanda universale della pace religiosa e sociale, come pure quella per la collaborazione pratica dei popoli e delle religioni, deve basarsi sul rifiuto di concezioni fanatiche e fondamentaliste, sul rispetto della libertà di coscienza dell’individuo e sull’impegno, preso da tutte le religioni, di limitare i modi di propagazione delle loro convinzioni alla sola persuasione e all’esposizione pacifica di queste”, augurandosi che dall’impegno dei partecipanti all’Assemblea Interreligiosa possa giungere un significativo contributo alla diffusione di tali princìpi di rispetto reciproco e convivenza pacifica fra le diverse religioni.

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