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Giubileo - La Catechesi di Giovanni Paolo II Cammino di conversione come liberazione dal male
AllÂudienza generale di mercoledì 18 agosto, Giovanni Paolo II ha ricordato che, fra i temi proposti in modo speciale alla considerazione del popolo di Dio in questo terzo anno di preparazione al Giubileo, vi è la conversione, che include la liberazione dal male (cfr TMA, 50).
1.Fra i temi proposti in modo speciale alla considerazione del popolo di Dio in questo terzo anno di preparazione al grande Giubileo del 2000, troviamo la conversione, che include la liberazione dal male (cfr TMA 50). È un tema che tocca profondamente la nostra esperienza. Tutta la storia personale e comunitaria, infatti, si presenta in gran parte come una lotta contro il male. L'invocazione ÂLiberaci dal male o dal ÂmalignoÂ, contenuta nel Padre Nostro, scandisce la nostra preghiera perché ci allontaniamo dal peccato e siamo liberi da ogni connivenza con il male. Essa ci richiama la lotta quotidiana, ma soprattutto ci ricorda il segreto per vincerla: la forza di Dio che si è manifestata e ci è offerta in Gesù (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2853).
2.Il male morale provoca la sofferenza, la quale viene presentata, soprattutto nellÂAntico Testamento, come castigo collegato a comportamenti in contrasto con la legge di Dio. DÂaltra parte, la Sacra Scrittura evidenzia che, dopo il peccato, si può chiedere a Dio la sua misericordia, cioè il perdono della colpa e la fine delle pene da essa provocate. Il ritorno sincero a Dio e la liberazione dal male sono due aspetti di un unico percorso. Così, ad esempio, Geremia esorta il popolo: ÂRitornate, figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni (Ger 3,22). Nel Libro delle Lamentazioni si sottolinea la prospettiva del ritorno al Signore (cfr 5,21) e lÂesperienza della sua misericordia: ÂLe misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione; esse sono rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà (3,22; cfr v.32).
Tutta la storia di Israele è riletta alla luce della dialettica Âpeccato  castigo  pentimento  misericordia (cfr ad es. Gdc 3,7-10): è questo il nucleo centrale della tradizione deuteronomistica. La stessa disfatta storica del regno e della città di Gerusalemme è interpretata come castigo divino per la mancata fedeltà allÂalleanza.
3.Nella Bibbia il lamento rivolto a Dio quando si è attanagliati dalla sofferenza si accompagna al riconoscimento del peccato commesso e alla fiducia nel suo intervento liberatore. La confessione della colpa è uno degli elementi attraverso cui emerge tale fiducia. A questo proposito sono molto indicativi alcuni salmi, che esprimono con forza la confessione della colpa e il dolore per il proprio peccato (cfr Sal 38,19; 41,5). Una tale ammissione di colpevolezza, descritta efficacemente nel Salmo 51, è imprescindibile per iniziare una vita nuova. La confessione del proprio peccato fa risaltare di riflesso la giustizia di Dio: ÂContro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio (v.6). Nei Salmi ritorna continuamente l'invocazione di aiuto e l'attesa fiduciosa della liberazione di Israele (cfr Sal 88; 130). Gesù stesso sulla croce pregò col Salmo 22 per ottenere lÂintervento amorevole del Padre nellÂora suprema.
4.Rivolgendosi con quelle espressioni al Padre, Gesù dà voce a quellÂattesa di liberazione dal male che, secondo la prospettiva biblica, avviene attraverso una persona che accoglie la sofferenza con il suo valore espiatorio: è il caso della figura misteriosa del Servo del Signore in Isaia (42,1‑9; 49,1‑6; 50,4‑9; 52,13-53,12). Anche altri personaggi assumono la stessa funzione, come il profeta che sconta ed espia le iniquità di Israele (cfr Ez 4,4‑5), il trafitto verso il quale si volgerà lo sguardo (cfr Zac 12,10‑11 e Gv 19,37; cfr anche Ap 1,7), i martiri che accettano la loro sofferenza in espiazione dei peccati del loro popolo (cfr 2Mac 7,37-38).
Gesù riassume tutte queste figure e le reinterpreta. Solamente in Lui e attraverso Lui prendiamo coscienza del male ed invochiamo il Padre per esserne liberati.
Nella preghiera del Padre Nostro si fa esplicito il riferimento al male; il termine ponerós (Mt 6,13), che di per sé è una forma aggettivale, qui può indicare una personificazione del male. Questo è provocato nel mondo da quellÂessere spirituale, chiamato dalla rivelazione biblica Diavolo o Satana, che si è posto deliberatamente contro Dio (cfr CCC, 2851s). La Âmalignità umana costituita dal demoniaco o suscitata dal suo influsso, si presenta anche ai nostri giorni in forma allettante, seducendo le menti e i cuori, così da far perdere il senso stesso del male e del peccato. Si tratta di quel Âmistero di iniquità di cui parla san Paolo (cfr 2 Ts 2,7). Esso è certamente legato alla libertà dell'uomo, Âma dentro il suo stesso spessore umano agiscono fattori, per i quali esso si situa al di là dellÂumano, nella stessa zona di confine dove la coscienza, la volontà e la sensibilità dell'uomo sono in contatto con le forze oscure che, secondo san Paolo, agiscono nel mondo fin quasi a signoreggiarlo (Reconciliatio et paenitentia, 14).
Purtroppo gli esseri umani possono diventare protagonisti di malvagità, cioè Âgenerazione maligna e perversa (Mt 12,39).
5.Noi crediamo che Gesù ha vinto definitivamente Satana e ci ha sottratti così alla paura nei suoi confronti. Ad ogni generazione la Chiesa ripresenta, come lÂapostolo Pietro nel discorso a Cornelio, lÂimmagine liberante di Gesù di Nazaret, Âil quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui (At 10,38)
Se in Gesù è avvenuta la sconfitta del maligno, la sua vittoria tuttavia devÂessere liberamente accettata da ciascuno di noi, finché il male non sia completamente eliminato. La lotta contro il male richiede quindi impegno e continua vigilanza. La liberazione definitiva è intravista solo in una prospettiva escatologica (cfr Ap 21,4).
Al di là delle nostre fatiche e degli stessi nostri fallimenti rimane questa consolante parola di Cristo: ÂVoi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo (Gv 16,33).
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