Le radici dell'antigiudaismo in ambiente cristiano
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LE RADICI DELLÂÂ’ANTIGIUDAISMO IN AMBIENTE CRISTIANO

LE RADICI DELL'ANTIGIUDAISMO IN AMBIENTE CRISTIANO

Colloquio Intra-Ecclesiale (Vaticano, 30 ottobre - l· novembre 1997)

Si è concluso in Vaticano, dopo tre giorni di lavori - dal 30 ottobre al 1· novembre, nella Casa di Santa Marta - il Colloquio Intra-Ecclesiale sulle Radici dell'antigiudaismo in ambiente cristiano. Il Simposio, che ha avuto un carattere internazionale, ha riunito circa 60 partecipanti tra vescovi, teologi ed esperti cattolici, ai quali si sono aggiunti alcuni rappresentanti di altre Chiese cristiane.

Un primo elemento da sottolineare è il fatto che il Simposio si sia tenuto in Vaticano: si tratta, di per sé, di una circostanza particolarmente significativa e ricca di speranza per l'avvenire del dialogo tra ebrei e cristiani. È stato precisamente questo il rinnovato auspicio rivolto dal Santo Padre nel corso dell'Udienza concessa, venerdì 31 ottobre, ai partecipanti al Colloquio. L'illuminato magistero e la personale testimonianza del Santo Padre hanno costituito - durante i tre giorni di riflessione - un costante punto di riferimento dottrinale e pastorale, in vista di più fraterni rapporti tra i rappresentanti delle due fedi.

Promosso dalla Commissione Teologico-storica del Grande Giubileo del 2000, il Simposio aveva come compito specifico quello di applicare le indicazioni contenute nella Tertio Millennio Adveniente. In questo senso l'incontro ha avuto un carattere essenzialmente spirituale. D'altra parte un Colloquio scientifico non si riunisce per stilare una Dichiarazione o elaborare un Documento. Obiettivo primario dei lavori è stato quello di preparare un dossier da offrire al Santo Padre. La vastità dei contributi emersi potrà, poi, aiutare le comunità locali nel loro cammino verso il Grande Giubileo del 2000.

Il Giubileo sarà, innanzitutto, un grande rendimento di grazie a Dio per il dono di Gesù Cristo, fonte e modello di ogni Santità. Per essere pieno e totale, tale rendimento di grazie deve essere preceduto da un esame di coscienza. Laddove non abbiamo risposto al disegno di Dio, si rende necessario un impegno di conversione. Gli errori e le mancanze del passato non devono più ripetersi nel futuro. In realtà, questo atto di conversione è cominciato con il Concilio Vaticano II. Per quanto concerne il nostro rapporto con gli ebrei, come ci invita a considerare la Dichiarazione Nostra Aetate, abbiamo cercato di scrutare il mistero di Israele alla luce del mistero della Chiesa e della nostra propria identità, nella convinzione che «la verità è una forza di liberazione» (cf. Gv 8, 32).

La prima tappa di un impegno di conversione è il leale riconoscimento dei fatti. È proprio questo, d'altra parte, il desiderio espresso dal Santo Padre nella Tertio Millennio Adveniente. Un anno giubilare è un anno di misericordia. E ciò è sottolineato già nell'Antico Testamento. Durante 49 anni la ricerca è rivolta alla Giustizia. Il cinquantesimo anno è l'anno della Misericordia, che apporta santificazione e liberazione. Saper perdonare, così come saper chiedere e ricevere il perdono, è una condizione che rende liberi. Così la memoria non è più portatrice di tormenti, ma ritrova il suo legame che è la memoria di Dio.

Il nostro impegno è stato quello di rileggere attentamente le scritture, nella fedeltà alla fede della Chiesa. I cristiani che cedono all'antigiudiasmo offendono Dio e la Chiesa stessa. Il lavoro di questi tre giorni va considerato come una tappa di un lungo cammino. È di conforto pensare che il Colloquio si è concluso nella luce della solennità della festa di Tutti i Santi

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