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La proclamazione del Grande Giubileo

L’apertura del Giubileo nelle Chiese particolari

L’apertura del Grande Giubileo nelle diocesi, il 25 dicembre 1999, è contrassegnata da una novità rituale, secondo le indicazioni del Papa nella bolla Incarnationis Mysterium: «Stabilisco per le Chiese particolari che l’inaugurazione del Giubileo sia celebrata nel giorno santissimo del Natale del Signore Gesù, con una solenne Liturgia eucaristica presieduta dal Vescovo diocesano nella cattedrale… Dal momento che il rito di apertura della Porta Santa è proprio della Basilica Vaticana e delle Basiliche Patriarcali, l’inaugurazione del periodo giubilare nelle singole Diocesi converrà che privilegi la statio in un’altra chiesa da cui si muoverà il pellegrinaggio alla cattedrale, la valorizzazione liturgica del Libro dei Vangeli, la lettura di alcuni paragrafi di questa Bolla, secondo le indicazioni del “Rituale per la celebrazione del grande Giubileo nelle Chiese particolari”» (IM 6).

Il rito appositamente predisposto - contenuto nel volume Benedetto il Signore nei secoli, Edizioni San Paolo, redatto a cura del Comitato Centrale – è marcato da tempi e spazi quali: il giorno di Natale, la statio, la processione, la cattedrale, e da elementi gestuali e verbali che concorrono a qualificare una celebrazione che coinvolge l’intera comunità diocesana, con a capo il vescovo.

"Vi annunzio una grande gioia"

Diacono o lettore:

1.Vi annunzio una grande gioia:
oggi è nato, carne dalla nostra carne,
il Signore nostro Gesù Cristo.
Annunziatelo anche voi a tutto il mondo:
un Virgulto è germogliato dalla radice di Iesse;
è nato il Principe della pace,
il cui regno non avrà fine.

Coro:
Acclamate al Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Diacono o lettore:
II.È il giorno della nascita del nostro Salvatore,
stabilita dall'altissimo Iddio prima della creazione del mondo, dallo Spirito preparata con sapiente amore.
È il giorno della nascita temporale dell'eterna Luce,           prefigurata dai Patriarchi, promessa dai Profeti,
attesa da Israele, il popolo eletto,
da tutto il cosmo ardentemente desiderata.

 Coro:
Riconoscete che il Signore è Dio,
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Diacono o lettore:
III.Oggi dalla Vergine Madre è nato nel tempo Cristo Gesù,
          per condurci all'eterno fulgore del Padre:
Dio si è fatto uomo, perché l'uomo divenga Dio.
Oggi è sorto il giorno luminoso
della nuova redenzione,
giorno dell'attesa antica,
giorno della felicità eterna.

Coro:
Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome.

Diacono o lettore:
IV. Oggi nel cielo gioiscono gli angeli,
trema negli inferi il Nemico del genere umano,
sulla terra si rialza l'uomo caduto,
lieto per la speranza della salvezza.
Esulti il santo, perché si avvicina alla palma.
Esulti il peccatore, perché è invitato al perdono.
Riprenda animo il pagano, perché è chiamato alla vita.

Coro:
Perché buono è il Signore,
eterna la sua misericordia,
la sua fedeltà per ogni generazione.

Diacono o lettore:
Venti secoli sono trascorsi
da quel giorno beato;
perciò la Chiesa, memore e grata,
celebra il bimillenario della nascita di Cristo, suo sposo,
con un anno giubilare:
anno accetto al Signore,
anno di misericordia e di grazia,
anno di riconciliazione e di perdono, di salvezza e di pace.
            Celebriamo dunque il Natale del Signore,
esordio della nostra redenzione.
Celebriamo l'inizio del Grande Giubileo.
Rallegriamoci tutti e, uniti ai cori celesti,
cantiamo l'inno degli Angeli:

Vescovo:
Gloria a Dio nel più alto dei cieli.

(da: Comitato Centrale del Grande Giubileo dell’Anno 2000, Benedetto il Signore nei secoli, San Paolo,  pp. 99-103).

Modulato sull’«oggi» della celebrazione natalizia, che rischiara il passato e il futuro della storia, il testo della Proclamazione del Grande Giubileo si compone di cinque strofe, intercalate dal canto dei versetti del Sal 100, che dà voce agli atteggiamenti ispiratori della celebrazione giubilare: il senso del gioioso presentarsi comune davanti al Signore, riconoscendo che egli è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo; il varcare le sue porte con inni di lode e di benedizione, perché eterna è la sua misericordia e la sua fedeltà per tutte le generazioni.  

Il contenuto della prima strofa, caratterizzata dal verbo “annunziare”, concerne il mistero della nascita del Signore Gesù, il germoglio di Iesse, il Principe della pace, il cui regno non avrà fine (cf Is 11,1; 9, 5-6; Lc 1,33).

Nella seconda strofa si esalta il giorno della nascita temporale dell’eterna Luce (cf Gv 1, 9): in virtù dello Spirito si realizza il disegno stabilito dal Padre prima della creazione del mondo, compiendo così le antiche figure, promesse e attese di Israele, anzi il desiderio di redenzione di tutta la creazione.

La terza strofa è marcata dalla ripetizione dell’avverbio ”oggi”, spiegandone il valore salvifico: la nascita di Cristo dalla Vergine per condurci al Padre; l’«admirabile commercium» tra natura divina e umana, tema caro alla riflessione patristica; il sorgere di un nuovo giorno, quello della redenzione e della felicità eterna (cf testo di sant’Agostino all’Ufficio delle letture del 24 dicembre).

Prolungando il motivo precedente,  la quarta strofa descrive le reazioni del cielo, degli inferi e della terra all’evento salvifico celebrato “oggi”; la reazione dei terreni è, a sua volta, specificata in quella del santo, del peccatore, del paganoun’espressione di san Leone Magno, Ufficio delle letture del 25 dicembre).

L’ultima strofa espone il nesso tra quell’“oggi” storico-salvifico e la sua odierna celebrazione a distanza di venti secoli, che è il motivo dell’anno giubilare: tempo di misericordia e di grazia, di riconciliazione e di salvezza. Nell’oggi celebrativo si congiungono la memoria dell’evento passato, che ha colmato di Presenza salvifica la storia umana, e l’inizio del Grande Giubileo. L’annuncio si conclude con l’invito ai fedeli ad unirsi ai cori angelici per cantare l’inno natalizio: Gloria a Dio nell’alto dei cieli.

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