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I temi del Giubileo  

L’Anno Santo: segno escatologico della paternità di Dio

Orazio Francesco Piazza

La celebrazione dell’anno giubilare è ormai imminente. Si va delineando sempre più come l’opportunità preziosa  di porre in stretto legame la realtà di Dio, origine e compimento della storia, e la vicenda umana, carica di attese, attraverso la soglia della Porta Santa, che è Cristo, luce e speranza delle Genti. Attraverso la luce del mistero di Dio e dell’uomo, che la soglia-Cristo unisce e rivela, si dispiegano i percorsi della vita e della salvezza nel e per il mondo.

Nel Giubileo, esperienza di un amore che rigenera e impegna, la  quotidianità può essere vissuta in una prospettiva creativa ed escatologica, disposta alla novità e all’inatteso dello Spirito di Dio, il quale, con la sua provvidenzialità, ama ancora sorprendere. Come per i discepoli di Emmaus, ormai preda di una perduta speranza e riconsegnati ad un futuro di vita dalla presenza del Risorto, anche per l’uomo della postmodernità l’evidenza del segno giubilare è garanzia di riconciliazione con il proprio tempo. La grazia giubilare, infatti, lasciando emergere la speranza come senso che orienta e impegna la storia verso la sua pienezza, lascia vivere la Verità nell’oggi di ogni uomo. Il presente umano, spazio di relazioni complesse, discontinue e, talvolta, scenario angusto e problematico, è riconsegnato alla verità della sua destinazione; illuminato e interpretato, cioè, alla luce del mistero della pasqua, in cui anche la sofferenza e il dolore assumono la forma dell’amore. La quotidianità è responsabilmente, ma generosamente assunta come la condizione propria, reale e concreta, in cui si incarna in modo insperato la traccia di una speranza escatologica ridisegnata con e attraverso il punto di vista di Dio. In tal senso, il dono della grazia giubilare è segno definitivo e ultimo di quella destinazione di pienezza e di esaudimento, a cui tutta l’umanità profondamente aspira. È segno della paternità di Dio che, mentre fa intravedere la bellezza e la consistenza dell’approdo ultimo di una vita compiuta nella reciprocità dell’amore trinitario, ne testimonia, nell’oggi del cammino umano, la immediata e reale efficacia. Attraverso la risposta libera e personale dell’uomo, che riconosce nella sua vicenda quotidiana l’amore paterno di Dio, la storia e il mondo, dal loro interno, vedono concretizzarsi il cammino di una umanità nuova, segnata dal futuro di Dio. E proprio mentre si moltiplicano le cassandre che velano a lutto il presente e il futuro del mondo, costruendo patologie di risentimento, di sfiducia, di disaffezione e di fuga da una storia che, a loro dire, non dovrebbe far presagire niente di buono, si attua invece, nel dono giubilare, il senso escatologico di una nuova e fiduciosa interpretazione della storia. È l’ermeneutica della Speranza che riconsegna la libertà autentica di un presente ridisegnato dal futuro che, in Cristo risorto, è già offerto e compiuto.

Il piccolo o grande segreto nascosto nella vicenda  giubilare, non è tanto quello di assumere una qualche visione del mondo, ma il riappropriarsi della possibilità e della capacità, spesso non facile e complessa, di interpretare il mondo e la storia in questa prospettiva escatologica della paternità di Dio. In essa, infatti, l’opportunità della speranza non è data solo come meta lontana da sognare, ma come realistico e concreto percorso che impegna l’attesa umana in un riconoscibile, operoso, faticoso e generoso cammino.

Nel cuore del Giubileo, tempo di grazia nell’oggi dell’uomo,  si radica così uno spazio di vera fraternità che, mentre lascia intuire il senso del suo compimento ultimo, riconsegna l’uomo, la storia e il creato a nuove, armonizzanti relazioni. Si manifesta una Parola, Cristo Signore, speranza che rigenera sopite energie, attivandole in una strategia di dono-dedizione che condurrà a rendere evidenti quei percorsi di vita che, fin dall’origine del tempo, sono presenti nel cuore e nell’amore del Padre. Per questo il Giubileo, prima ancora che avvenimento, è evento escatologico che si iscrive in un incontro personale di libertà e di fedeltà. È il chinarsi di Dio, nel Figlio, per stringere la mano protesa dell’uomo e del mondo ad invocare la pienezza e il compimento della creaturalità. In questo sguardo, a breve distanza, tra Dio e l’uomo, si iscrive il segno escatologico giubilare: da un lato, si palesa la fedeltà di Dio alla sua promessa e, dall’altro, si concretizza la libera e personale risposta dell’uomo che, spezzando annose resistenze, lascia emergere la forza della misericordia e del perdono. In tal senso, la grazia di questo incontro, toccando il cuore dell’umano, rende ogni contesto, anche difficile, un tempo propizio, un tempo escatologico. Il Giubileo è, dunque, segno attuale di quel definitivo e appassionato coinvolgimento di Dio Padre, in Cristo Signore, in questa nostra storia che, con l’azione del Consolatore, troverà in Dio-trinità la gioia del suo ultimo e definitivo compimento.

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