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Il Giubileo dei Presbiteri

Ministri di speranza nel nome del Vangelo

Dario Busolini

Portare il Vangelo in se stessi per poterlo portare anche agli altri. Potremmo riassumere in questo modo l’impegnativo programma del “Giubileo dei Presbiteri”, culminato il 18 maggio nel festoso incontro di 6000 sacerdoti di tutto il mondo con il successore di Pietro, preparato da quattro giorni di preghiera e di riflessione sull’identità del ministero sacerdotale ordinato. Organizzato dalla Congregazione per il Clero, il Giubileo dei Presbiteri si è articolato in quattro intense giornate di preparazione, ­dedicate ai temi descritti in questa pagina, mentre l’ultimo giorno - quello della Concelebrazione Eucaristica presieduta Giovanni Paolo II - portava il semplice ma significativo titolo di “Parla Pietro!”

La Regina degli Apostoli accoglie i sacerdoti

Nel pieno rispetto della tradizione giubilare, i pellegrini in talare e clergyman hanno visitato tutte e quattro le basiliche maggiori. Cominciando da Santa Maria Maggiore, domenica 14 alle 17, dove hanno preso parte alla celebrazione dei Vespri e all’adorazione Eucaristica per rendere il dovuto grazie alla Madre dei sacerdoti e alla “Regina degli Apostoli”. Colei che sostiene, accompagna e protegge ogni giorno tutti i suoi figli ed è particolarmente vicina a quelli impegnati nel ministero sacerdotale, voluto ed istituito da Gesù.

Nella Chiesa particolare in comunione con la Chiesa universale

Espressione unitaria della Chiesa universale, i sacerdoti hanno preso parte insieme, nella mattina del 15 maggio, alla Concelebrazione Eucaristica e all’Adorazione tenutasi nella cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano, la “chiesa madre” di tutte le chiese del mondo. Nel corso della quale in molti si sono accostati al sacramento della riconciliazione e del perdono. Il pomeriggio, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, è stato riservato ad un appuntamento formativo: la conferenza del Prefetto della Congregazione per il Clero Card. Darío Castrillón Hoyos sul tema “il presbitero, ministro di speranza, epifania di Dio tra gli uomini”, una rivisitazione teologica ed esistenziale della sacralità del sacerdozio e della vocazione presbiterale. Â“È un prodigio che vi sia chi, accogliendo ogni giorno, per tutta la vita, la chiamata di Cristo… compie la scelta di una vita interiore di consacrazione di fronte ad una società immersa nell’effimero e nell’insignificante… - ha detto il Cardinale - Il Giubileo ci impegna a convertirci per convertire e a ripartire, a qualsiasi età, per la grande avventura della nuova evangelizzazione”. La preghiera dei Vespri, ­guidata dal Segretario della Congregazione, Mons. Csaba Ternyák, ha poi concluso l’incontro con un forte incoraggiamento ai presbiteri ad annunziare “il Vangelo della carità e della pace... a tutti i popoli e a tutte le nazioni” insegnando loro “ad apprezzare la bellezza e la gioia del sacramento del perdono!”

Sepe: dalla pienezza della vita interiore la fecondità della missione

La meditazione sull’essenza religiosa del sacerdozio è proseguita nel giorno seguente, martedì 16, a San Paolo. Aperto dal Segretario Generale del Comitato Centrale del Giubileo, Mons. Crescenzio Sepe, che, nell’omelia delle Lodi mattutine, ha esortato i sacerdoti a non dimenticare l’esempio delle moltitudini di uomini che li hanno preceduti nel servizio al popolo di Dio: “Al momento della consacrazione, ognuno di noi ha ricevuto quasi una nuova carta d’identità impressa col sigillo del sacerdozio di Cristo: ‘non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me’… Celebrando il Grande Giubileo, noi facciamo memoria dell’eterno sacerdozio di Cristo che… continua a vivere in noi, attraverso l’eredità apostolica e l’esempio dei tanti sacerdoti che ci hanno preceduti”. La memoria dell’Apostolo Paolo evoca immediatamente quella dei santi e dei martiri, commemorati di sera con una Via Crucis nella suggestiva cornice del Circo Massimo trasformato, grazie a tre grandi croci, nella scena di un ideale Calvario. Il rito - curato per le meditazioni dal carmelitano Andrea Maria Sicari - è stato presieduto dal Cardinale slovacco Ján Korec, arcivescovo di Nitra e testimone delle persecuzioni comuniste alla Chiesa dell’Est. Al termine, i presbiteri hanno solennemente rinnovato i loro impegni sacerdotali.”Con Cristo, il solo Santo, e in compagnia di coloro che nella vita si sono resi seguaci autentici di Cristo, percorriamo anche noi la via non facile, ma felice, della croce, per giungere con Lui alla gloria della risurrezione”, ha commentato il Card. Hoyos.

I Santi parlano ai Sacerdoti

L’esempio dei consacrati che hanno raggiunto la santità ha caratterizzato la giornata di mercoledì 17, vigilia del grande incontro con il Santo Padre. A cominciare dalla meditazione della mattina, nell’Aula Paolo VI, dedicata a due straordinarie figure di sante che hanno speso la loro vita per la santificazione dei sacerdoti: Caterina da Siena e Teresa di Lisieux. Mons. Guy Gaucher, Ausiliare di Bayeux e Lisieux, le ha invocate nelle Lodi: “Che la nostra preghiera, sostenuta da quella delle nostre due giovani Sante che hanno vissuto la sollecitudine appassionata della santità e della bellezza del sacerdozio dell’unico Sacerdote, Gesù Cristo, si faccia pressante e fiduciosa, affinché la grazia della nostra ordinazione venga ravvivata in noi in questo Giubileo e possiamo essere rinnovati nel nostro annuncio del Vangelo”. Una preghiera continuata nella Veglia del pomeriggio, in Piazza San Pietro, con la recita del Rosario e le testimonianze di alcuni fondatori di Congregazioni sacerdotali del XX secolo (Marcial Maciel dei Legionari di Cristo, Luigi Giussani di Comunione e Liberazione, Josemaría Escrivá dell’Opus Dei - letta dal Prelato dell’Opera, Mons. Echevarría), di un parroco a San Pietroburgo, Eugenio Heinrichs, e di una famiglia, i coniugi Martinez Racionero, con quattro figli ordinati preti. Al termine della Veglia, alle 19.30, Giovanni Paolo II ha salutato i presbiteri dalla finestra del suo studio: “Carissimi Sacerdoti… Se il Grande Giubileo fa memoria dell’Incarnazione del Verbo nella storia, i Santi sono quei fratelli e quelle sorelle che di tale mistero costituiscono una sorta di prolungamento, in forza della loro grande docilità allo Spirito Santo… seguiamo le loro orme, perché da questo dipende l’efficacia del nostro ministero”.

Testimonianze sacerdotali

“Nel 1926, durante la persecuzione religiosa nel Messico, vidi da vicino che vuol dire amare Gesù Cristo e versare il proprio sangue per Lui… Per me, Gesù Cristo non era un’astrazione, ma una persona viva per cui tanti, preti e seminaristi, uomini e donne, persino bambini, davano la vita. Posso dire che fu la loro testimonianza a maturare in me il desiderio di consacrarmi a Cristo e alla Sua Chiesa”.

Fr. Marcial Maciel, LC

“Noi siamo uomini chiamati a portare nel mondo la religiosità vera, autentica. Altrimenti saremmo sale scipito, degno di essere calpestato. Per questo mendichiamo di essere, come Cristo, imitatori del Padre, nella misericordia”.

Mons. Luigi Giussani

“Qual è l’identità del sacerdote? Quella di Cristo. Tutti noi cristiani possiamo e dobbiamo sentirci non già alter Christus, altri Cristi, ma ipse Christus, lo stesso Cristo! Però nel sacerdote questo è immediatamente evidente a causa del sacramento dell’ordine”.

Beato Josemaría Escrivá

“Noi diamo ciò che riceviamo partecipando allo ‘scorrere’ della grazia nella Chiesa… qualunque difficoltà sorga davanti a noi, noi sappiamo che ‘il male è impotente, la nostra vita non finisce mai, Dio è con noi perché Cristo è risorto dai morti…’”

P. Eugenio Heinrichs, OP

“Essere sacerdote è il dono più grande che uno possa ricevere in questo mondo. Il sacerdote è la presenza di Cristo tra noi. Ecco perché non ci bastano le parole per ringraziare il Signore d’aver fatto nascere questa grande vocazione in quattro dei nostri figli”.

José e María Martinez Racionero
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