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Ecumenismo di popolo

Massimo Tarantino

Sono venuti da un paese che, per Costituzione, riconosce come predominante la religione della Chiesa orientale ortodossa, e dove i cattolici sono una esigua minoranza. Eppure, non solo hanno portato a Roma freschezza e entusiasmo, ma hanno persino coinvolto nel pellegrinaggio alcuni “fratelli” ortodossi, come orgogliosamente ha spiegato il capogruppo, il Vicario Generale Mons. Niceforo Vidalis. Il pellegrinaggio nazionale della Grecia, organizzato dalla Diocesi di Atene, non è stato, dal punto di vista numerico, all’altezza di altri pellegrinaggi -si pensi, per stare agli ospiti dall’estero, ai messicani, ma anche ai romeni- eppure, la presenza a Roma dal 16 al 19 maggio di una cinquantina di pellegrini dalla Grecia riveste una importanza e un significato che va ben oltre le cifre nude e crude. Il Santo Padre ha dedicato loro, nel corso dell’Udienza generale del mercoledì, parole di incoraggiamento. Mons. Vidalis  ha celebrato la Santa Messa all’interno della Basilica di San Pietro plaudendo a quella forma di “ecumenismo di popolo” che ha portato una decina di ortodossi in pellegrinaggio sulla tomba di Pietro insieme a un gruppo di cattolici. Insieme hanno visitato le principali Basiliche, i Musei Vaticani e le Catacombe di San Callisto. Nel gruppo c’era anche il direttore di un piccolo giornale diffuso nelle Isole Cicladi, molto interessato alla tematica ecumenica, tanto da affermare che in Grecia non ci sono differenze di dogma tra ortodossi e cattolici. E proprio nelle isole, oltre che ad Atene, risiede la maggior parte dei greco-cattolici, una minoranza che si augura l’ampliamento della libertà religiosa e del dialogo in Grecia, come auspicato da Giovanni Paolo II in un recente incontro con otto vescovi del paese ellenico. Abbiamo rivolto qualche domanda  a Mons. Niceforo Vidalis, Vicario Generale dell’Arcivescovato di Atene.

I cattolici rappresentano una minima parte della popolazione greca, che è composta a stragrande maggioranza da greco-ortodossi. Forse proprio per questo un pellegrinaggio nazionale dalla Grecia assume un rilievo particolare. Con quale spirito viene vissuto?

Prima di tutto bisogna dire che noi cattolici, in Grecia, abbiamo preparato molto bene il Giubileo. E vivendo accanto agli ortodossi, li abbiamo un poco contagiati. Anche loro festeggiano i duemila anni dalla venuta di Cristo, anche se non considerano il Giubileo un fatto storico, ma solo un fatto romano. Comunque, li abbiamo aiutati ad avere almeno un’idea generale del Giubileo. Lo spirito positivo con cui viviamo quest’evento è tale che, nel nostro pellegrinaggio, ci sono anche ortodossi: una decina su cinquanta persone. Anche così si fa ecumenismo.

L’Arcivescovo cattolico di Atene, Mons. Nikolaos Foscolos, ha denunciato le numerose “discriminazioni pratiche” esistenti in Grecia nei confronti dei non ortodossi. Cosa può dire della situazione in questo momento?

Si tratta di questioni che riguardano il governo. Infatti la personalità legale della Chiesa cattolica nel nostro paese non è riconosciuta. Da questo punto di vista viviamo indubbiamente delle difficoltà. E c’è contrarietà di fronte alla volontà espressa dal Papa di venire ad Atene. Si tratta di un atteggiamento quasi fanatico da parte della gerarchia religiosa dominante, come se avessero paura della politica del Vaticano. La gente non ha lo stesso atteggiamento. Il popolo è buono, cattolici e ortodossi convivono bene nella realtà quotidiana. Abbiamo anche matrimoni misti. Il nostro è un ecumenismo di popolo.
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