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Un segno di fede per il mondo

Un cappellano, un seminarista ed un cantante rock raccontano la GMG

Sara Silvestri

“Siamo rimasti colpiti dalla generosità, dallo spirito di accoglienza dei credenti italiani, e siamo convinti che non si poteva scegliere una nazione più adatta per celebrare il Giubileo e l'incontro del Papa coi giovani. A parlare è Damian Cassidy - seminarista inglese carmelitano della comunità di Aylesford, impegnato nella pastorale giovanile. Insieme ad altri religiosi della diocesi di Westminster (Londra), porta a Roma per la GMG, 200 ragazzi. E continua:  “Noi inglesi ammiriamo il forte senso della famiglia che c'è in Italia, specialmente se si considera che molti dei nostri giovani pellegrini provengono da famiglie con un "single parent". Questo itinerario in corriera verso Roma, con le sue tappe attraverso città dell'Italia e dell'Europa, vuole recuperare il senso di ogni pellegrinaggio: il viaggio che intraprendiamo con Dio. Senza poi contare le occasioni di amicizia e cultura che derivano da questa esperienza”. Come siete giunti a Roma? “La preparazione al Giubileo e a questo incontro dei giovani col papa risale a due anni fa. Il vescovo locale, Mons. Vincent Nichols, invitò allora alcuni sacerdoti e religiosi della zona Nord di Londra per organizzare un pellegrinaggio di giovani a Roma per il 15° World Youth Day. Abbiamo poi invitato tutte le parrocchie del nostro circondario pastorale a promuovere incontri dei giovani col vescovo, per discutere assieme dei loro desideri e per programmare il pellegrinaggio. È volontà dei vescovo che i giovani pellegrini facciano un'esperienza memorabile di Chiesa locale (hanno dovuto raccogliere fondi nelle parrocchie per sovvenzionare il viaggio) e globale (poiché l'evento è rivolto ai giovani di tutto il mondo). Dal nord di Londra hanno risposto inizialmente 100 giovani, poi altri 100 dal resto della diocesi di Westminster. Così, tutti insieme, abbiamo dato il via a una serie di eventi giovanili, incontri e celebrazioni. Per autofinanziarci per la GMG abbiamo lanciato iniziative come camminate, caffè, lavaggio di automobili, parrucchieri, serate in discoteca, feste, balli… insomma, abbiamo fatto di tutto perché il denaro non divenisse un ostacolo alla partecipazione all'evento. Speriamo che queste iniziative mantengano il loro significato concreto anche dopo Roma, entusiasmante esperienza di comunità tra i giovani”.

La sua firma è un pesce - segno di appartenenza al cristianesimo - Sal Solo, il cantante anglosassone di origine italiana ("Sal" da "Salvatore") che da 10 anni ha abbandonato la sua carriera di rock star per iniziare il suo "ministero" di evangelizzazione con la musica. Con un concerto inserito nelle celebrazioni della GMG, Sal presenterà a Roma il suo ultimo lavoro: Anno Domini. “Si tratta di una messa da me composta per il Millennio e dedicata al Giubileo. È un lavoro multiculturale e multimediale per ora in tre lingue. La sto presentando in giro per il mondo e la porterò a Roma il 16 agosto a Santa Maria in Trastevere”.  Perché hai scelto di musicare proprio la Messa? “Molti giovani nel mondo non vogliono andare a Messa. Dicono che è noiosa. Gli anziani commentano che questo avviene perché ne ignorano il contenuto… il fatto è che non possiamo comprendere qualcosa che sia in un linguaggio che non conosciamo. Per questo io mi servo del linguaggio del XXI° secolo per comunicare il contenuto della messa. Faccio uso di musica e video per illustrare la presenza di Gesù tra noi. Diventa una "rivelazione" per molti, non solo giovani. Vedono che la messa è memoria viva dell'Ultima Cena e celebrazione della Passione, morte e resurrezione di Gesù, che ancora ci parla ed è tra noi”. In che modo tenere un concerto di musica cristiana o parteciparvi può essere una esperienza di "comunità" cristiana? “Quando faccio un concerto cristiano insisto perché il pubblico partecipi davvero. Battere le mani e cantare è il passo più semplice; poi chiedo di chiudere gli occhi e di considerare la propria vita. E un po' oltre, durante il concerto, chiedo di unirsi alla preghiera. Questo in particolare quando eseguo la Messa Anno Domini in diverse nazioni. La cosa più sorprendente è proprio l'intensa partecipazione della gente, l'entusiasmo, la commozione. Si crea un vero senso di comunità”. Perché ti sei lanciato nell'evangelizzazione puntando tutte le tue energie sullo strumento della musica? “Sono convinto che sia oggi il mezzo più potente per comunicare coi giovani. Ed è importante che anche la Chiesa si adegui ai nuovi linguaggi. È necessario che la Chiesa sia in prima linea non rimanga indietro. Nei suoi primi mille anni di vita la Chiesa era sempre all'avanguardia per l'arte, la cultura, l'insegnamento, la conoscenza… così, anche nel nostro secolo la Chiesa dovrebbe tenere il passo con le tecniche e i linguaggi moderni. Anche il Papa ha scritto che per diffondere il Vangelo occorre usare i mass media ma molti sono lenti a farlo. C'è paura della musica rock, ad esempio, per il semplice fatto che non la si conosce!”

Un migliaio di giovani irlandesi viaggiano come parte del gruppo nazionale organizzato dal Consiglio Cattolico Giovanile per partecipare alla Giornata Mondiale dei Giovani a Roma. Cifra che segna una crescita considerevole rispetto al numero di giovani che parteciparono alla scorsa GMG a Parigi 3 anni fa. Anche l'Arcivescovo di Dublino, Dr. Desmond Connell, ci va con un gruppo, assieme ad uno dei suoi vescovi ausiliari Jim Moriarty. Altri gruppi sono in viaggio, incluso quello numeroso della diocesi di Down e Connor nel Nord dell'Irlanda. Padre Aidan Larkin accompagna un gruppo di studenti dal Trinity College come parte del Consiglio Giovanile Cattolico (CYC), che ha organizzato degli incontri mensili, a Dublino negli scorsi quattro mesi, per i partecipanti alla GMG. Lo scopo era di dare la possibilità ai giovani di incontrarsi prima di intraprendere il viaggio e di prepararsi spiritualmente e tematicamente per la GMG. Cosa si aspettano questi giovani pellegrini dalla GMG? Risponde padre Richard Sheehy, cappellano cattolico del Trinity College di Dublino: “Non so quali aspettative o impressioni i giovani credenti irlandesi abbiano dell'Italia e dei cristiani italiani: vedremo quando tornano. So comunque che molti di loro non vedono l'ora di incontrare il Papa per la prima volta e di incontrare altri cristiani di tutto il mondo. Infine, immagino che i giovani si aspettino molto divertimento dalla GMG! Spero che questo periodo giubilare sia un'opportunità per domandarci come poter essere seguaci e testimoni di Cristo nel futuro. Mi auguro che i cristiani sappiano prendere sul serio la nozione di giustizia e riconciliazione racchiusa nel significato biblico di Giubileo, ristabilendo rapporti corretti col prossimo, specialmente con le nazioni del Terzo Mondo, rimettendo loro i debiti, e portando avanti con impegno il processo di pace”. È molto faticoso l'impegno nella pastorale giovanile? “Trovo che lavorare con i giovani sia un'esperienza rinvigorente ed incoraggiante. Un'università è sempre un posto straripante di energia vitale, di idealismo. I giovani vengono spesso criticati, eppure tra loro c'è molta buona volontà, generosità, desiderio di condividere esperienze e conoscenze; quindi da parte nostra occorre aiutarli ad indirizzare le loro forze correttamente e stimolare la solidarietà”.

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