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Appunti di viaggio

Vittorio Citterich

Abramo, Mosé

Pellegrinaggio spirituale di Giovanni Paolo II nel luogo (l’antica Ur dei caldei) da dove Abramo, obbediente alla chiamata del Signore, dette inizio alla peregrinazione storica nella quale siamo ancora tutti noi inseriti, come una carovana umana che procede nel succedersi delle generazioni. Ebrei, cristiani, musulmani specialmente, imparentati in qualche modo, nella eredità del patriarca dei credenti dell’unico Dio, Abramo affrontò la prova e le sue sfide, compresa l’ardua e tremenda prova del sacrificio di Isacco, con grande fede in Dio e - osserva San Paolo – sperando contro ogni speranza, spes contra spem si diceva in latino. Le condizioni politiche e gli intrecci dei potenti hanno impedito il desiderato viaggio da realizzare in Iraq. “Dio dei nostri padri, grande e misericordioso, Tu hai pensieri di pace e non di afflizione, condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei potenti”. Qualche residuo orgoglio non ha perdonato quella preghiera del Papa per la Pace mentre si scatenava la tempesta nel deserto delle armi cosiddette intelligenti, che invero, non hanno risolto niente. Eppure come si auspicava con quella preghiera, i passi avanti che si sono fatti per l’endemico conflitto medio-orientale hanno attraversato, nonostante tutto, il sentiero della riconciliazione degli ebrei, cristiani e musulmani, la famiglia di Abramo. Sperando, appunto, contro ogni speranza. E’ stato reale, invece, il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II sul Monte Sinai sulle orme di Mosé che ascoltò la voce di Dio e ricevette la legge di amore già scritta nei nostri cuori, indicando così a tutte le generazioni il giusto cammino dell’amore che libera e salva. Per cancellare gli “abusi di religione” che promuovono violenza e scontro, “contraddizione terribile e grande offesa a Dio”.

...e il Concilio

Come gli antichi patriarchi, sulle orme di Abramo e di Mosé, il Papa ha introdotto la prossima centralità del pellegrinaggio giubilare, a fine marzo, nella Terra Santa, santificata dai passi terreni di Gesù Cristo. Non a caso, fra questi eventi, la riflessione sulla realizzazione del Concilio Vaticano II indetto da Papa Giovanni e portato a compimento da Paolo VI. Il Concilio come “porta santa” storica del Grande Giubileo. Il Concilio attraverso il quale la “Chiesa ha ritrovato le tracce del Vangelo nelle peregrinazioni degli uomini e dei popoli”. E, come ha ben detto il Cardinale Etchegaray, il Concilio deve essere ancora guida dei tempi nuovi e alle soglie del terzo millennio “come la colonna di nubi nel deserto”.

Pietro peregrinante

C’è un rapporto che il Giubileo manifesta con nuova forza fra il Concilio e i novanta (per ora) pellegrinaggi del Papa. Giovanni Paolo II pensava al Concilio quando disse, nel lontano 1979, in Polonia: “da quando tutta la Chiesa ha preso nuova coscienza di essere popolo di Dio che partecipa alla missione di Cristo e che con questa missione attraversa la storia, il Papa non poteva più restare prigioniero del Vaticano. Doveva nuovamente diventare il Pietro peregrinante, come quel primo che da Gerusalemme, attraverso Antiochia, era giunto a Roma per rendere testimonianza a Cristo e sigillarla col proprio sangue”.

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