Jubilee 2000 Search
back
riga

Una condivisione senza frontiere

Manuela Borraccino

L’Unitalsi, 300mila soci in 250 diocesi, da quasi un secolo al servizio dei malati . Accanto a chi soffre per restituire ad ogni persona il diritto alla speranza

“Per noi il pellegrinaggio delle persone malate rappresenta un momento di solidarietà e di speranza. Significa restituire anche alle persone che non fanno una vita normale il sogno di un viaggio realizzato, di una festa, il ricordo della vicinanza a luoghi di forte impatto spirituale e di condivisione di quell’esperienza con altre persone che vivono le loro stesse limitazioni’’. Così il segretario generale dell’Unitalsi, Maurizio Scelli, 37 anni, spiega il significato della Giornata mondiale del malato organizzata quest’anno dall’Unione nazionale italiana trasporti ammalati a Lourdes e santuari internazionali. Più di 300mila soci coordinati da 250 sedi diocesane in pellegrinaggi difficili in tutto il mondo. “L’Unitalsi nacque nel 1903 su iniziativa del cocchiere della famiglia Barberini, Tomassi - spiega Scelli - che in seguito ad una malattia, e un viaggio a Lourdes, volle fondare un’associazione per pellegrinaggi a luoghi di fede e di guarigione, con quelli che poi diventeranno famosi come “treni bianchi’’. Questo è stato anche il mio modo di avvicinarmi ad un servizio di volontariato e ad una vita di fede piu’ intensa. Che cosa le è accaduto? A 17 anni ebbi un incidente mentre giocavo a pallone, che a quel tempo era la mia vita e il mio sogno. Rimasi in ospedale per mesi, dovetti lasciare la squadra e il progetto di una vita come calciatore professionista in serie A. Mi erano rimaste comunque la salute, la possibilità di una vita normale, e la fede. Poi, nel ‘92, per mia madre la mia laurea in Legge fu un secondo miracolo, e volle che l’accompagnassi a Lourdes. Per me fu un’esperienza indimenticabile. E nel ‘93, cominciai ad organizzare per l’Unitalsi viaggi a Lourdes e in Terra santa per disabili e paraplegici. Ma la filosofia era quella della festa, di un momento di gioia. Per questo, anche se fra polemiche ed incomprensioni, i nostri pellegrinaggi erano sempre accompagnati da serate di musica, testimonianze, interventi di personaggi famosi. Abbiamo portato 250 bambini in fase terminale ad Eurodisney: in 3 anni 150 di quei piccoli sono morti, ma gli abbiamo regalato un viaggio che sembrava impossibile. Ormai siamo specializzati in viaggi difficili, non ci spaventa il pensiero del Giubileo a Roma. Come rispondete alle accuse di spettacolarizzare la malattia? E’ un modo superficiale di vedere la condizione dei malati e l’esperienza della fede nella sofferenza. Chiunque abbia provato il dolore, fisico o morale, temporaneo o definitivo, sa quanta speranza venga dalla fede e dalla condivisione con gli altri. Sa quanta voglia di vivere e quanto attaccamento alla vita ci possa essere in una persona costretta sulla sedia a rotelle, quanta voglia di divertirsi e di ridere. Senza vittimismi’’.
top