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Incontro di fede sulla strada della solidarietà

Insieme ad un gruppo di fedeli “speciali” in viaggio da Marsiglia a Roma

Massimo Tarantino

Dal Giubileo visto dalla parte dei volontari, argomento dello scorso numero, passiamo al Giubileo visto dalla parte dei pellegrini. Il passo è assai breve, e non solo perché nel Giubileo del quotidiano le strade di volontari e pellegrini si incrociano continuamente. All’interno di un gruppo di ventisei pellegrini francesi che sono stati a Roma quattro giorni a fine gennaio, le due figure hanno finito con il coincidere. Questo perché nove componenti del gruppo erano portatori di handicap motori, bisognosi quindi di una particolare attenzione. E quali migliori volontari degli altri diciassette pellegrini del gruppo che hanno fatto di tutto per rendere il più piacevole e agiato possibile il soggiorno romano dei loro “colleghi” di pellegrinaggio meno fortunati? In tutto ciò i pellegrini-volontari sono stati una volta tanto agevolati dai servizi pubblici. Il Comune di Roma, su proposta del Servizio di Accoglienza Centrale, ha infatti messo a disposizione del gruppo tre mini-bus per l’intera durata del soggiorno. I mezzi erano confortevoli e, soprattutto, perfettamente predisposti per accogliere gli handicappati. Con i minibus il gruppo ha attraversato Roma, visitando le basiliche maggiori ma anche altri luoghi rilevanti come il Colosseo, il Foro Romano, Villa Medici. L’esperimento è perfettamente riuscito, e non è escluso che possa essere ripetuto ogni qual volta ce ne sarà bisogno nel corso dell’anno giubilare. Il gruppo di pellegrini era assai eterogeneo. Guidato da una suora appartenente all’ordine del Sacro Cuore (da cui la scelta della bellissima residenza a Roma, l’Istituto del S.Cuore in cima a Trinità dei Monti, scuola e comunità di suore), era composto da “amici” provenienti da tutta la Francia, ma in prevalenza da Marsiglia: tra gli altri un commerciante, una impiegata dell’azienda telefonica, persino un aspirante missionario in Africa che si sta preparando a vivere la sua vocazione, e intanto frequenta un convento a Marsiglia. Si conoscevano tutti da tempo, malgrado le diverse professioni. E avevano già viaggiato altre volte insieme, come nel 1988, quando parte dello stesso gruppo era presente a Roma per la canonizzazione di S.Filippina Deuceen, prima missionaria delle suore del Sacro Cuore.

Suor Chantal de Clock «San Paolo nel cuore»

“Suor Chantal, qual è stato il momento più significativo del pellegrinaggio?”

“Ce ne sono stati diversi. Ma penserei alla celebrazione ecumenica dei vespri alla quale abbiamo assistito nella Basilica di San Paolo. Si trattava della cerimonia di chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, e il celebrante era il cardinale Etchegaray, nostro conterraneo che abbiamo salutato calorosamente. Non posso dimenticare, inoltre, l’udienza dal Papa nell’Aula Paolo VI. Il Santo Padre ha regalato ad ognuno di noi una carezza, e questo è stato meraviglioso soprattutto per i nove disabili del gruppo”.

“I portatori di handicap si sono calati in pieno nello spirito del Giubileo, o pensavano, magari inconsciamente, a una situazione tipo Lourdes?”

“Non hanno avvertito il bisogno di un segnale fisico di miglioramento, come tanti che si recano a Lourdes. Sapevano bene perché erano qui, e si sono completamente calati nella realtà spirituale del Giubileo. In particolare, hanno vissuto con grande emozione il passaggio della Porta Santa, come qualunque pellegrino in grado di varcarla con le proprie gambe”.  

“Lei è specializzata nell’accompagnamento di gruppi con disabili?”

“Sono stata con gruppi come questo in molti posti, Assisi, Compostela, Terra Santa. Ogni volta l’arricchimento spirituale è stata la nota saliente. Si impara molto ad essere accompagnatori di disabili.
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