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La sofferenza si cura con briciole di speranza

Paolo Romano

Compirà 77 anni il prossimo mese di marzo, ma la voce, la loquacità, la forza d’animo sono ancora quelle di una ragazza nel fiore degli anni. Eppure nella sua vita Carla Zichetti ha sofferto molto soffre tuttora, a causa di una grave forma di tubercolosi intestinale che l’ha costretta a letto. Una sofferenza che lei ha voluto trasformare in contagiosa  gioia di vivere. Oggi vive a Geneva, ma ha circa 1800 amici sparsi in tutto il mondo, che formano la sua “posta dell’amore”. Quando non riesce a scrivere registra la sua voce su un nastro come nel caso della sua ormai celebre audiocassetta “Lettera ad amico”.

Da cosa nasce questa sua fede condivisa con i fratelli più sfortunati?

“Preciso subito che non mi sento una maestra, né un modello. Sono semplicemente una donna che ha sperimentato l’amore di Dio nella sua vita e offre la sua amicizia a chiunque ne ha bisogno. La gente che mi scrive mi parla dei suoi problemi, delle difficoltà d’ogni giorno. Tutto è cominciato con un mio viaggio a Lourdes con i malati dell’Unitalsi, nel 1973. Un sacerdote mi chiese di scrivere un commento all’XI stazione della Via Crucis… e  così ho capito che anche la sofferenza può dare i suoi frutti”

Alle persone che invece non accettano il dolore ed hanno perso l’entusiasmo per la vita, cosa dice?

“Che è normale. Ribellarsi, disperarsi è normale, fa parte della debolezza umana. Siamo fatti di carne. Anche Gesù lo era, anche lui ha  pianto ed ha cercato di lottare nell’orto degli ulivi …”se è possibile allontana da me questo calice…”. Spesso chi è sano e sta bene non può capire. Per questo non si deve dire con troppa facilità ad un malato di accettare  immediatamente la sua sofferenza, come se fosse una cosa facile: è un cammino, lungo, pieno d’ostacoli, fatto di numerosi momenti di sconforto e di scoraggiamento. Ma abbiamo appunto l’esempio di Cristo in croce”

E tanti esempi di persone semplici che tentano una personale imitazione…

“Tantissimi, a giudicare dalla lettere che mi scrivono. Non sono semplici frasi di conforto: non dobbiamo dimenticare che Gesù è venuto soprattutto per i malati, i ciechi, gli storpi, i deboli, tutti quelli che piangono. CÂ’è  una strada privilegiata per il paradiso che passa attraverso la sofferenza. Le faccio l’esempio di una mia amica di 24 anni. Quando è nata è stata rovinata dal forcipe: non può camminare, non può parlare, comunica con un linguaggio incomprensibile che solo la mamma riesce a comprendere ed ha una scrittura irregolare. In una lettera mi dice: “Gesù colora le mie giornate. Accetto tutto, sono pronta a tutto se lui è con me”. Lei, come tanti altri, in paradiso ci andrà come un razzo…

Lei ripete sempre che un malato cerca amicizia e non compassione…

“Soprattutto amicizia, e  comprensione. Tanta comprensione. Perché, guardi, spesso più forte della sofferenza fisica è la sofferenza morale. E’ questa che, a volte, non si riesce a superare. Allora c’è bisogno d’una persona amica che sappia condividere con te dei momenti lieti, per parlare, per confidarsi”.

Lettere, articoli, pensieri, poesie…lei cerca di esprimere il suo amore per la vita e per i fratelli anche con la scrittura…

“Per me sono briciole di speranza. Sassolini per camminare insieme. Le leggo due righe della commovente lettera  che ho ricevuto da un amico: … so che vai a Lourdes. Accendi un cero per il 50° di matrimonio mio e di mia moglie.Con lei ho vissuto con gioia tutta la vita, e continuiamo a volerci un bene immenso,  anche oggi che siamo gravemente malati entrambi. Io quasi cieco e lei afflitta dal morbo di Alzheimer”. Sarebbe un gran bel frutto del Giubileo se, nella vita d’ogni giorno, accendessimo tanti di questi ceri. Non ci sarebbe più solitudine e disperazione” . Quella del Cero è diventata una preghiera bellissima che Carla Zichetti ha composto proprio a Lourdes. Ne pubblichiamo uno stralcio: “Accogli, Signore, le gocce cocenti che colano dal cero, sono le mie lacrime, la mia stanchezza, la mia paura. No hai pianto anche tu? Non ha pianto anche Maria? Quelle gocce, quelle scottanti lacrime, sono il pentimento dei miei peccati tante volte ripetuti. Raccoglile Gesù e ritornamele col tuo perdono (…)

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