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GMG 2000

La scommessa profetica di Giovanni Paolo II per il Terzo Millennio

Carlo Di Cicco - Caporedattore agenzia ASCA

La quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù, momento di alta tensione dell’intero Grande Giubileo, conferma un cammino insperato quando nel 1985 si radunarono a Roma per la prima volta migliaia di giovani. Erano venuti per una scommessa del Papa: puntare sui giovani per la ripresa della vita cristiana. Guardando al futuro una scelta del genere potrebbe sembrare ovvia, ma non sempre le cose ovvie sono anche condivise o facili a realizzarsi. Negli anni ‘80 si respiravano apprensioni entro la Chiesa nei confronti dei movimenti ecclesiali allora in piena fioritura. Si respiravano segnali di conquista che sembrava trasparire da certe esperienze cristiane. Il tempo ha stemperato le paure e tutte le parti interessate e invitate al confronto, hanno percorso un cammino di reciproco ascolto. Forse non sempre riuscito e non sempre percorso sino in fondo. Certo è che dividere la causa giovanile e la possibilità di passare il testimone della fede contando più sulle singole appartenenze in gruppi e movimenti, che sulla centralità stessa del Vangelo, è stata una perdita di energia straordinaria. Ora, specialmente con questa GMG il percorso è diventato meno accidentato e più lineare: l’incontro dei giovani è diventato fatto di Chiesa e non di una parte. La pastorale giovanile è ormai integrante del piano pastorale di ogni diocesi. È la Chiesa tutta che ascolta i giovani, si interroga su di loro (meno con loro), propone percorsi di vita cristiana. L’Anno del Giubileo è questo ritrovato senso di cittadinanza aperta nella Chiesa, senza steccati. Il Vangelo affidato a ogni giovane, torna a essere la carta di identità di base comune. E anche la bussola, unica indispensabile per il futuro.
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