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A Roma, per aprire i cuori alle ragioni della speranza

Andrea Riccardi

In pieno agosto Roma si riveste di gioia per accogliere tanti giovani provenienti da ogni parte del mondo. Perché vengono in tanti durante questi giorni del Giubileo consacrati proprio a loro? Con le Giornate Mondiali della Gioventù e con molti altri incontri a livello internazionale, i giovani degli ultimi vent'anni hanno manifestato la volontà di incontrarsi tra di loro, al di là delle frontiere e dei confini tradizionali che dividono i popoli e le culture. Questi incontri sono stati sempre una festa e una gioia. Sembra quasi che la manifestazione del loro incontro con il Vangelo di Cristo si accompagni alla scoperta di essere sorelle e fratelli al di là delle differenze di lingua, di nazione, di cultura. Si potrebbe dire che non c’è nulla di straordinario e che questa tendenza è tipica di un mondo globalizzato, dove ci si raggiunge presto e con facilità, attraverso rapidi viaggi e tramite internet. Ma non è un fatto così comune. Proprio in questi anni di facili comunicazioni e di grandi scambi, stiamo assistendo invece alla rinascita delle frontiere. Talvolta queste frontiere sono veramente muri. Sì, nel mondo di oggi così globalizzato, si assiste alla rinascita dei muri di ieri o alla costruzione di nuovi muri. Sembra quasi che alcuni popoli, alcuni gruppi dirigenti, spaesati in un mondo troppo grande, si vogliano difendere. Spesso queste difese comportano diffidenze, pregiudizi antichi e nuovi, odi, e finanche guerre. Basta fare il giro del mondo e ci si accorge che ogni continente conosce questa dolorosa esperienza. Anzi ogni società è percorsa dalla tendenza – fortunatamente non vincente – a chiudersi, a contrapporsi, ad odiare chi è diverso. La grande opportunità del mondo contemporaneo diventa allora un’occasione di nuove e tristi esperienze. Non è quello che vogliono i giovani che hanno scoperto e amato il Vangelo di Gesù. La Comunità di Sant’Egidio, lungo gli ultimi due decenni, ha incontrato tanti giovani in molti paesi del mondo: ha proposto loro la sua via semplice, pregare insieme, riconoscere fratelli e sorelle, amare tutti ma particolarmente i poveri. La Comunità di Sant’Egidio può testimoniare come i giovani di ogni parte del mondo hanno una grande volontà di amare. Anche quelli dei paesi più poveri o meno sviluppati non sono solo presi dal loro problema personale, ma rivelano una grande generosità alla luce del Vangelo. Proprio il Vangelo apre un amore largo e senza confini, a un interesse profondo per chi è lontano geograficamente o socialmente, per chi è diverso. C’è una grande volontà dei giovani di essere veri fratelli e autentici credenti nelle comunità cristiane: non è retorica, ma testimonianza concreta della vita di tanti cristiani, più o meno giovani. Alla luce di questa esperienza vorrei salutare i giovani che vengono a Roma, attorno al Papa per il Giubileo. È la manifestazione della volontà di amare altri giovani di diversa provenienza: è l’espressione di una generazione che vuole crescere insieme, nonostante le distanze geografiche e le differenze culturali. A Roma, questi giovani trovano una Chiesa che, con il suo Vescovo, il Papa Giovanni Paolo II, non ha rinunziato ad abbracciare tutto il mondo con il suo amore e con la testimonianza del Vangelo. Roma, per la sua storia più lontana e per la sua attualità, è un segno di unità sempre più chiaro nel mondo di oggi, globalizzato ma allo stesso tempo diviso. Lo sentono con entusiasmo le centinaia di migliaia di giovani che vengono per le Giornate Mondiali. Lo hanno sentito, in questi ultimi due decenni, quei giovani, quelle donne e quegli uomini che hanno accolto nel loro Paese il Papa come testimone di fede e di un’unità più grande di quella che il mondo sa darsi. All’inizio del nuovo secolo, questo Giubileo dice in maniera molto semplice e molto profonda la volontà di milioni di donne e di uomini, cristiani, figli di questa Chiesa, di non concepirsi mai più gli uni contro gli altri: mai più gli uni senza gli altri. Da questa volontà nasce una rinnovata cultura dell’amore che i giovani intuiscono presente. È quella cultura dell’amore che si diffonde, quando il Vangelo si comunica, quando un cuore si apre alla fede. Perché questo mondo grande, bello, contraddittorio, difficile, chiede a tutti, a partire dal Giubileo, un nuovo impegno per comunicare la fede del Vangelo, per aprire i cuori dell’amore e alle ragioni della speranza. Questo grande incontro di Roma è, allora, un gioioso punto di partenza e un impegnativo punto d’arrivo.
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