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Il Giubileo viaggio nella storia, il Giubileo del 1700, l'Anno dei due Papi
A cura di Vittorino Grossi
Il sec.XVIII fu il secolo del razionalismo, il cosidetto "secolo dei lumi". Sotto la spinta del laicismo, di cui la società del settecento si permeava sempre di più i vari Stati, rivendicando l'autonomia dei loro diritti, tentarono in ogni modo d'imporre alla Chiesa i loro voleri. Si ebbero le teorie del giurisdizionalismo e del giuseppinismo. In Francia emerse anche il movimento gallicano, una sorta di cristianesimo nazionale che, naturalmente, veniva appoggiato dallo Stato. A tutto ciò bisogna aggiungere l'evolversi del movimento giansenista che, in Francia, viveva con Quesnel la sua seconda fase, quella più intrisa di rivendicazioni religiose nazionalistiche. La Religione cristiana fu costretta molte volte a farsi largo nella società, più che con la benevola accondiscendeza dei governanti, tramite le devozioni popolari. Si deve a questo tempo la diffusione delle devozioni del Sacro Cuore e della "Via crucis". Per il Giubileo del 1700 il papa Innocenzo XII aveva, già nel 1698, nominato una commissione cardinalizia di lavoro. Il 18 maggio del 1699 promulgò la Bolla d'indizione "Regi saeculorum" che riconfermò, secondo la consuetudine, il giorno dell'ascensione (28 maggio). Innocenzo XII morì durante l'Anno Santo, il 27 settembre del 1700. Avendolo chiuso il suo successore Clemente XI, il Giubileo del 1700 viene indicato in genere come avvenuto sotto due papi. La cerimonia di apertura aveva registrato la presenza di Maria Casimira Sobieski, ex regina di Polonia, con i suoi tre figli. Durante l'Anno Santo giunsero a Roma il granduca di Toscana Cosimo III, nominato per l'occasione canonico soprannumerario di San Pietro, e il principe Antonio Farnese. Vi giunsero molti inglesi, più che in tutti gli Anni Santi precedenti. Essi composero per l'occasione anche diversi scritti, alcuni più descrittivi altri più polemici. Tra quest'ultimi il più noto è la commedia, andata allora anche in scena: "Un viaggio al giubileo". Molto critico fu anche l'opuscolo del numismatico olandese Nicola Chevalier, "Le Jubilé de l'an 1700 publié par la bula d'Innocent XII". Egli immagina una serie di medaglie fatte per l'Anno Santo, con sopra scritte naturalemente pungenti, ad es. "Uno ictu pandit Olympum" (con un sol colpo apre l'olimpo cioè il cielo grazie all'indulgenza). Ebbe successo tra i cattolici lo scritto del Bossuet "Médiations sur la rémission des péchés pour le temps du Jubilé et des indulgences, tiré principalement du Concile de Trente" (1696), che stemperava i toni critici con affermazioni come queste: "Non si deve cercare con troppa curiosità il preciso effetto dell'indulgenza" perché "il vero frutto del giubileo è una sincera conversione e l'aiuto dato ai fedeli di evitare di ricadere nei peccati con una diligenza maggiore che in altri tempi". Innocenzo XII era succeduto a Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, comasco 1676-1689), il Papa che aveva resistito alle pretese dei Gallicani e aveva liberato la Sede apostolica romana dal nepotismo pontificio e dal protezionismo delle grandi potenze del tempo. Il gallicanesimo volle essere un argine ai poteri del pontefice romano e in Francia venne favorito in modo particolare dal re assolutista Luigi XIV. Egli chiedeva un controllo su tutti gli atti pontifici che riguardavano il clero della Francia. Nel 1663 il Senato del Regno francese raccolse in sei articoli tali rivendicazioni imponendole anche ai dottori della Sorbona, mentre Luigi XIV il 10 febbraio del 1673 estendeva a tutte le chiese di Francia il diritto di regalìa chiedendo, nel 1682, che il Papa stesso confermasse tale decisione. Una commissione di dodici ecclesiastici, tra i quali Bossuet, stese una dichiarazione dei principii gallicani in quattro articoli, che si riassumevano nelle seguenti posizioni: -i re sono indipendenti negli affari temporali dalla potestà ecclesiastica. Essi sono i padroni dei beni ecclesiastici dei quali la Chiesa può tuttavia godere l'usufrutto; -l'autorità di un Concilio ecumenico non è inferiore a quella del papa; -il papa è tenuto a rispettare gli antichi usi della Chiesa di Francia; -i decreti e le decisioni di fede di un pontefice non sono irreformabili e definitivi se non dopo il consenso della Chiesa universale. La dichiarazione, inviata ai vescovi francesi con l'invito di renderla pubblica e farla insegnare nelle scuole, venne imposta dal re con decreto regio a tutta la nazione. Tra la Francia e il papa Innocenzo XI ci fu naturalmente una forte tensione che giunse alla scomunica del re Luigi XIV. All'inizio del pontificato di Innocenzo XI andarono meglio i rapporti con l'Inghilterra il cui re, Giacomo II, divenne cattolico nel 1672. Nel 1688 tuttavia egli dovette riparare in Francia per la ribellione del partito dei Tories contro quello che loro consideravano il pericolo cattolico. L'azione politica di Innocenzo XI mirò a coordinare gli sforzi contro i turchi i quali, risalendo il Danubio, erano giunti nel luglio del 1683 alle porte di Vienna. Vi vennero respinti dall'azione del Sobiescki. Il Papa attribuì la vittoria alla protezione della Madonna cui diede il titolo di "Santa Maria della Vittoria" e indisse la festività del Nome di Maria, da celebrarsi la domenica successiva alla festa della Natività della Beata Vergine. Carlo di Lorena riconquistò intanto contro i turchi, Buda il 2 settembre del 1686 (l'assedio durava dal 18 giugno). La città di Buda era il baluardo di confine dell'Islam in Europa. Francesco Morosini, detto poi il peloponnesiaco, riconquistava 35 fortezze turche del Peloponneso, tra cui nel 1687 Corinto e Atene, e Luigi di Baden respingeva i turchi a Batudschina in Serbia, il 30 agosto del 1689. Giacomo II d'Inghilterra, ammirando l'incisiva azione del pontefice Innocenzo XI contro i turchi, salutò il nunzio Adda con la seguente ammirazione: "E' il santo Padre che, come liberò Vienna, così ora ha espugnato Buda. Da secoli non sedeva più un papa simile sulla cattedra di Pietro". Il 19 aprile del 1689 moriva a Roma, riconciliata con il Pontefice, la regina Cristina di Svezia e, nello stesso anno, moriva anche il papa il 12 agosto del 1689. La libreria della regina di Svezia venne acquistata dal successore di Innocenzo XI, Alessandro VIII per la Biblioteca Vaticana. Alessandro VIII (Pietro Ottoboni, veneziano 1689-1691), anche se per breve tempo a motivo della sua morte (morì il 1 febbraio del 1691), riportò Roma all'antico nepotismo papale. Del suo predecessore rispettò tuttavia le posizioni riguardanti il giansenismo, che anzi nel 1690 ne condannò 31 proposizioni. Il 12 febbraio del 1691 si aprì il più lungo conclave del sec.XVII. Durò cinque mesi finché, su proposta dei cardinali detti "zelanti" (quelli che volevano un Papa non politico) si accordarono sul card. Antonio Pignatelli di Napoli, che prese il nome di Innocenzo XII. Egli emanò subito la costituzione "Romanum decet Pontificum" (13 luglio 1692) contro il nepotismo, un provvedimento che accontentò tutti tranne i romani che vivevano di nepotismo. Chiamarono perciò il Papa napoletano con il titolo di Pulcinella (dalla nota maschera teatrale napoletana). Pasquino infatti si lamentava: "Quant'era meglio aver il nepotismo splendor di Roma e base del governo". Innocenzo XII era un riformatore nato e, iniziando dal clero, prescrisse l'obbligo di portare a Roma la talare e di fare gli esercizi spirituali due volte l'anno. Liberò la città dall'accattonaggio convogliando i girovaghi poveri nel palazzo del Laterano, trasformato in parte in ospizio per le donne, e gli uomini nell'ospizio di San Michele a Ripa. Riavvicinò la Francia alla Santa Sede dopo le dure controversie ginaseniste, affrontò il movimento del Quietismo già condannato da Innocenxo XI, che riviveva al suo tempo con la dama francese Giovanna Maria de la Mothe Gujon. Il Quietismo fu un movimento spirituale ideato dal prete spagnolo Michele Molinos di Saragozza. Esso indicava uno stato permanente di obbedienza a Dio, di quiete dell'anima come diceva Molinos, da consentire a Dio ogni suo movimento sino a diventarne l'autore. Per tale conclusione ci si appoggiava su un testo di S.Agostino divenuto popolare: "Ama Dio e poi fai quello che vuoi". Difese la Gujon l'abate Fénélon nello scritto "l'Explication des maximes des Saints sur la vie intérieure" (1679), mentre le era fortemente contrario il Bossuet. La questione, portata a Roma presso Innocenzo XII, si risolse con la condanna del libro di Fénélon, in particolare di 23 proposizioni tratte dalla sua opera. Il Fénélon fece atto di pubblica sottomissione alla decisione del Papa. Innocenzo XII curò molto l'incremento delle missioni presiedendo di persona le adunanze di Propaganda Fide. Sulle missioni in Cina nacque la questione dell'adattamento dei riti cristiani ai riti cinesi per gli antenati. La polemica si trascinò sino alla morte del Papa. In Africa i francescani andarono missionari nell'impero etiopico. Toccò a Innocenzo XII completare anche l'opera di difesa dell'Europa dai turchi, tramite il principe Eugenio di Savoia che, nel 1697 era divenuto generalissimo degli eserciti imperiali. Nella vittoria di Zenta sul Theiss (l'11 settembre 1697) morirono il gran visir, 17 pascià e 30.000 turchi mentre il principe Eugenio venne salutato come il liberatore della cristianità. Il sultano Mustafà accettò la pace di Carlowitz (1699), un avvenimento che segnò la decadenza della presenza mussulmana in Europa. Al nome di Innocenzo XII è legata una delle maggiori opere architettoniche e caritatevoli realizzata nella Roma di fine secolo XVII: l'ospizio di San Michele a Ripa. Data la malferma la salute del Papa la Porta Santa l'aveva aperta il cardinale Emanuele Bouillon Teodosio de la Tour. Lui, morendo il 27 settembre del 1700 all'età di 85 anni, chiuse l'Anno Santo il suo successore Clemente XI (Giovanni Francesco Albani di Urbino). Questi venne eletto papa all'età di 51 anni. Non essendo ancora vescovo venne consacrato, dopo sue ripetute renitenze, nelle Tempora di settembre del 1700 e poi venne incoronato Papa il 23 novembre. Clemente XI si dedicò intensamente al Giubileo, concedendo "l'indulgenza plenaria" a tutti coloro che almeno una volta lo avessero seguito nella visita alle quattro basiliche romane. L'intento principale del Giubileo come pure la politica del nuovo Papa fu il consolidamento della pace in Europa. Ma, alla morte di Carlo II di Spagna, si scatenò la guerra di successione sul trono di Spagna, che durò quattordici anni (1701-1714) e travolse nella sua spirale le due potenze cattoliche di Francia e di Austria finché venne incoronato Filippo V. Clemente XI intervenne anche sulla questione giansenista: prima nel 1703, poi contro Pascasio Quesnel nel 1705 con la Bolla "Vineam Domini" e ancora nel 1713 con la Bolla "Unigenitus Dei Filius", che condannò 101 proposizioni tratte dal libro di Quesnel. L'opposizione alle decisioni del Papa venne dal card. di Parigi, dal Noailles e dalle monache di Port-Royal. Nacquero in quell'occasione gli "appellanti", coloro cioè che si appellavano ad un concilio ecumenico, e gli "accettanti" coloro che rimanevano fedeli al Papa. Il 28 agosto del 1718 Clemente XI scomunicò gli "appellanti" con la bolla "Pastoralis officii". Clemente XI provvide anche ad arricchire la Biblioteca Vaticana di codici orientali ed eresse, per i pellegrini del Giubileo, l'ospizio di Santa Marta. |