Oggi la fede può tornare ad ispirare gli artisti
Manuela Borraccino
Ha conosciuto Giovanni Paolo II, ne ha fatto il soggetto di un film e lÂautore di unÂopera da lui messa in scena. Krzystof Zanussi, 61 anni, uno dei registi più autorevoli del cinema europeo e fra i pochi artisti ad aver incontrato personalmente papa Wojtyla, in un buon italiano racconta Âquanto sia familiare per questo Papa il mondo dello spettacoloÂ. E definisce il cinema ÂÂun mezzo privilegiato per la ricerca religiosaÂÂ.
Qual è il significato del giubileo degli artisti?
Secondo me è un momento specifico e non secondario di un evento più grande, qual è il Giubileo in se stesso. Nei 2000 anni di storia del Cristianesimo gli artisti hanno giocato un ruolo fondamentale: la loro vita ha influenzato la vita della Chiesa e della religiosità popolare ed al tempo stesso ne è stata profondamente influenzata. La Chiesa è stata per secoli uno dei mecenati più importanti per gli artisti. Oggi non è più cosi e credo valga la pena pensare nuovamente a come la Chiesa può ispirare gli artisti e a come gli artisti possono trarre spunti di riflessione dalla fede per il loro lavoro. Già Paolo VI aveva tracciato un piccolo ma significativo mea culpa per lÂallontanamento della Chiesa dagli artisti. QuellÂesame oggi va rivisitato anche da parte di noi artisti per poter dare inizio a una stagione diversa nel rapporto con la Chiesa.
Ha un significato personale per lei?
La mia presenza è simbolica, vuole essere solo un piccolo segno della partecipazione del mondo dello spettacolo a questa celebrazione, e al tempo stesso vorrei far riscoprire il Cristianesimo, soprattutto le rappresentazioni della Bibbia dei poveri che sono state la prima espressione teatrale del mondo cristiano, agli autori del cinema e delle forme audiovisive.
Cosa pensa della ricerca religiosa nel cinema?
Il mezzo audiovisivo è uno strumento privilegiato per esprimere il sacro. La parola lo è meno: il teatro, lo abbiamo visto, non rende perfettamente il percorso della fede di un uomo, la ricerca del senso, il rovello del dubbio. Il cinema trasmette tutto questo. Io credo sia uno strumento davvero abile per esprimere questa indagine.
E come vede trasmessa questa ricerca oggi?
La spiritualità va di moda oggi, e il cinema, anche quello hollywoodiano, si mostra interessato ad essa. Ma lÂofferta al pubblico rimane quella del supermercato della religione, dove si trova un po di tutto: il riferimento è sempre alla New Age. Non va più in profondità, non indaga sulle questioni di fondo dellÂesistenza umana. Tocca alcuni aspetti ma non tocca lÂuomo. Io credo che questa sia invece la grande sfida e il punto di forza del cinema che voglia affrontare la fede cristiana: riportare lÂuomo, e il destino dellÂuomo, al centro di una storia.
Quale impatto pensa che abbiano avuto le prime settimane di Giubileo?
Il 2000 è sempre e comunque una data che ci ricorda qualcosa. È unÂoccasione anche per i non credenti per chiedersi: 2000 anni da chi? Da che cosa? Io credo che sia impossibile dare del Giubileo lÂimmagine mediatica con la quale di solito viene liquidato il Natale: solo business, vacanze e regali. Il Giubileo ricorda allÂEuropa lÂorigine della nostra cultura, e quanto il Cristianesimo abbia influito sulla storia dei nostri popoli, quanto abbia cambiato il corso delle civiltà europee. È un modo per rivisitare tutto questo, e per dare impulso a una nuova stagione cristiana.
EÂ possibile formulare una valutazione su Giovanni Paolo II artista?
Karol Wojtyla è stato un artista compiuto, sia come autore che come attore. Conosce perfettamente il mondo dello spettacolo, rimane per lui un ambiente profondamente familiare. È innegabile che lÂesperienza sulla scena abbia lasciato una traccia profonda nella sua vita ed anche una sensibilità particolare, come Papa, per il mondo degli artisti e del teatro. Abbiamo parlato spesso del rapporto fra arte e fede: tutto ciò che mi ha detto lÂho poi letto nella Lettera agli artisti.
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