 |
Appunti di viaggio
Vittorio Citterich
Hristòs voskrés
La Pasqua sullÂitinerario del Duemila. È sempre lo stesso annuncio che risuona da quando la Chiesa è nata, a Pentecoste: ÂCristo è risorto! È veramente risorto!Â. In questÂanno giubilare che induce tutti, credenti e non credenti, vicini e lontani, a riflettere comunque su quella nascita di duemila anni or sono, quella nascita a Betlemme, al tempo stesso così prodigiosa e così normale, lÂeco dellÂannuncio assume un rilievo oggettivamente straordinario. Per ogni lingua e cultura umana del tempo che scorre. Del resto la tradizione dice che gli inviati per annunciare, gli apostoli, parlarono tutte le lingue per istinto dello Spirito Santo. Così, tramite loro, si diffuse la notizia. Resurrexit Christus! In latino, Hristòs anésti, in greco, Hristòs voskrés, in russo. E poi le tante altre lingue, dÂoccidente e dÂoriente, del nord e del sud, che adoperano i Papi della nostra generazione, il giorno di Pasqua, dallÂantica loggia delle benedizioni. Nuova tradizione che introduce al terzo millennio.
La poesia di Boris
Soltanto dopo il 1989, lÂanno della caduta del muro che lÂateismo sovietico aveva elevato per spaccare lÂEuropa, lÂannuncio Hrisòs voskrés, Cristo è risorto, è risuonato di nuovo apertamente in russo, negli spendori della liturgia orientale, uscendo dalle oppressioni e dagli impedimenti. Eppure è stato un poeta russo, Boris Pasternak, spezzando negli anni cinquanta il recinto ostile della clandestinità in cui era costretto, a cogliere il senso di permanente animazione storica che la resurrezione di Cristo continua a produrre nei secoli. Una poesia fra le conclusioni del suo romanzo ÂIl dottor JivagoÂ. Diceva: ÂFra volontari tormenti -scenderò nella bara- ma il terzo giorno risorgerò - e come chiatte sul fiume a carovana- i secoli affluiranno a me dallÂoscuritàÂ. Quella Resurrezione ha una forza attrattiva che continua. Trasforma la storia trasformando il cuore degli uomini.
Globalizzazione
Il novecento è stato attraversato da molte parole-mito che, sotto forma suggestiva e con pretese scientifiche, hanno alimentato invero ideologie soffocatrici della giustizia e della dignità degli uomini. LÂultima parola-mito mi sembra che sia la cosiddetta ÂglobalizzazioneÂ. Essa evoca un mondo unito trasformato nel Âvillaggio globale sognato da Mc Luhan, nel quale tutti gli abitanti si riconoscono eguali e partecipi di una sola e fraterna cittadinanza. Nella realtà mondiale, invece, la globalizzazione, affidata esclusivamente alle logiche finanziarie del profitto, sembra lÂultimo strumento di sopraffazione dei potenti sui deboli. Lo ha ricordato Giovanni Paolo II ricevendo a Roma, in questo tempo di Giubileo, il segretario dellÂONU Kofi Annan, autore di un importante ÂRapporto sul MillennioÂ. LÂespansione illimitata del commercio mondiale, lo straordinario progresso della tecnologia e della comunicazione sono un Âprocesso dinamico che tende ad abolire le distanze che separano i popoliÂ. Però Âla nuova situazione è, in molti casi, decisioni dalle conseguenze a livello mondiale vengono prese da gruppi di nazioni piccoli e ristrettiÂ. Per adattarsi, la stragrande maggioranza delle Nazioni sperimentano una Âindebolita capacità di servire il bene comune e promuovere la giustizia. Questo significa che si deve precisare il senso delle parole, togliendole dal mito che la circonda. La vera sfida - dice il Papa - è la globalizzazione della solidarietà. Opportunità unica per le Nazioni Unite nel terzo millennio. |