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Calabria e Abruzzo-Molise, gemellaggio giubilare

David Murgia

In 20mila dal Centro-Italia hanno invaso Piazza San Pietro sabato 1 aprile, partecipando alla Santa Messa presieduta dal cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo e dal Cardinale Vicenzo Fagiolo, vescovo emerito di Chieti-Vasto. I fedeli abruzzesi e molisani, provenienti da ben 11 diocesi, hanno raggiunto la capitale grazie a 400 pulman e a 4 treni speciali. Partiti anche dai piccoli centri appenninici e dalle città del litorale adriatico, in molti hanno trascorso la notte in viaggio per ritrovarsi all’interno del colonnato del Bernini. Insieme ad altri pellegrini provenienti dalla Calabria, da Trento, Jesi, Casale Monferrato, dopo la celebrazione eucaristica hanno ascoltato le parole di benvenuto che il Papa ha rivolto loro. Provenienti da tutte e 12 le diocesi della Calabria, sono giunti il 1 aprile a Piazza San Pietro oltre ottomila pellegrini. Intenso il cammino di preparazione, centrato sulle catechesi relative ai temi e i segni giubilari e su momenti penitenziali. Presenti tutte le realtà pastorali con i sacerdoti, le famiglie, i giovani e i numerosi sindaci dei vari comuni. “La partecipazione numerosa dei fedeli è da comprendere nella straordinarietà dell’evento unita all’attenzione che il Santo Padre riserva ad ognuno di loro” ha commentato Don Gabriele Bilotti, coordinatore per la Calabria del Giubileo del 2000. Molti i doni portati al Papa: i profumi della Calabria, dal bergamotto al gelsomino, un cesto di cedri e derivati (canditi, estratto, sciroppo, liquore e pasticcini) e un quadro realizzato con la terra calabrese a rappresentare il grande cammino di fede e speranza di ogni uomo, che Giovanni Paolo II sta insegnando ed indicando con ineguagliabile forza. Ma soprattutto ha aggiunto Don Bilotti “ portiamo la speranza di comprometterci con la società, nel senso buono del termine, impegnandoci in prima persona perché cambi qualcosa, per realizzare un cammino di vera unità”. Forti in questo senso le parole di Mons. Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della conferenza episcopale della Calabria, che ha nell’omelia invitato i pellegrini ad impegnarsi in prima persona per realizzare la giustizia, principale espressione dell’amore sottolineando l’immensa forza che potrebbe scaturire da una cultura della liberazione, capillarmente diffusa. “Non è la sacrestia e nemmeno il tempio il luogo della missione, bensì il mondo” ha detto. “La fuga non si addice ai cristiani, tali anzi essi possono dirsi se sanno stare nella storia, nella concretezza dei problemi e pagando di persona, offrendo il loro contributo per costruire un mondo più giusto, più fraterno, più umano”. Ai pellegrini ha quindi espresso il sentito invito ad attingere forza dalla riconciliazione e dall’eucarestia, facendo della S. Messa domenicale il centro della vita. Molti i giovani presenti. “Sono stati profondamente interrogati dal passaggio della Croce che ha così ben preparato questo nostro pellegrinaggio” ha commentato Don Marco Scordo, incaricato della Diocesi di Reggio Calabria al Giubileo. “In ottocento hanno dato la loro disponibilità come volontari per la prossima giornata mondiale”. Così si comprendono bene le parole del Papa, che accoglie al suo arrivo in un lungo abbraccio tutta la piazza gremita: “a voi gioventù della Calabria e a tutti i calabresi, dico, non soggiacete alla paura ma contemplate il crocifisso e attingete agli insondabili tesori che sgorgano dal suo cuore, incamminatevi nel nuovo millennio, svelando a tutti l’efficace testimonianza della carità, del perdono e della misericordia”. Sulla positività dell’esperienza fatta a livello regionale sono tutti concordi : lascerà sicuramente tanti benefici nel cammino verso l’unità.

 Mons. Menichelli: “un evento di comunione”

“Decine di migliaia di persone hanno scelto di compiere questo pellegrinaggio per approfondire il mistero della propria vita e scoprire più concretamente possibile la propria vocazione spirituale”. E’ Mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Chieti-Vasto ed organizzatore del pellegrinaggio che ci spiega il senso di questa iniziativa. 

Eccellenza, per la prima volta nella storia della Chiesa d’Abruzzo e del Molise 20mila pellegrini partono per raggiungere Roma. Perché?

Siamo nel Giubileo e non a caso in pieno periodo di quaresima. Per tutti noi che vi abbiamo partecipato, questa esperienza rappresenta un avvenimento di penitenza e di preghiera a cui non potevamo rinunciare. E’ da ottobre dello scorso anno che abbiamo cominciato a pensare ad un grande pellegrinaggio che potesse essere espressione di comunione piena fra tutte le nostre diocesi. Ci sono voluti molti mesi ma alla fine ci siamo riusciti. Soprattutto grazie alla collaborazione fra le autorità civili e la nostra Conferenza Episcopale.

Finalmente a Roma. Varcare la Porta Santa e pregare sulla tomba dell’Apostolo assume un significato sempre più coinvolgente…

E’ vero. L’entusiasmo dei fedeli l’ ho avvertito più durante il viaggio di ritorno che durante il viaggio d’andata. La cosa importante che tutti noi abbiamo sentito è stato quel carattere di “coralità” che ci ha permesso di sentirci uniti attorno al successore di Pietro. Noi tutti abbiamo apprezzato e riflettuto sulle affettuose parole che ci ha rivolto Giovanni Paolo II.

Persone comuni, famiglie, bambini. Sono loro i volti che abbiamo visto a Piazza San Pietro e poi varcare la Porta Santa della Basilica

Si, le famiglie erano numerosissime. Ma c’erano anche persone singole, professionisti. Con noi abbiamo portato anche degli “ospiti” d’eccezione. Nel nostro gruppo avevamo dieci disabili, che abbiamo voluto portare a tutti i costi, anche se per loro sono state necessarie attrezzature particolari.

Durante la celebrazione presieduta dal Cardinale Etchegaray ogni diocesi ha offerto un dono. Voi avete pensato a qualcosa di diverso…

Più che a un dono noi abbiamo pensato di offrire al Santo Padre un segno. Posso solo anticipare che il segno che noi offriremo si inquadra nelle iniziative della Carità del Papa.
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