Jubilee 2000 Search
back
riga

Si apre il secolo della solidarietà

Il Segretario per i Rapporti con gli Stati, l’Arcivescovo Jean-Louis Tauran sul futuro delle relazioni internazionali alla luce del messaggio di riconciliazione del Giubileo

Guido Bossa

Nel suo discorso al Corpo Diplomatico, il Santo Padre definisce quello che si apre il secolo della solidarietà. Quali sono, a Suo parere, le fondamenta di una cultura della solidarietà da costruire nella famiglia delle Nazioni?

Basta leggere il Messaggio pontificio in occasione della Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2000: principio della distribuzione universale dei beni della terra; attenzione ai meno favoriti; riduzione del divario tra nord e sud; aiuto allo sviluppo; urgenza di ripensare l’economia valorizzando le persone, ecc. Aggiungerei anche degli atteggiamenti concreti alla portata di ognuno: mai considerare il vicino come possibile avversario ma piuttosto come fratello; sforzandosi di scoprire la particella di verità che sussiste sempre in chi non pensa o non vive come noi.

Lunedì scorso, il Papa diceva anche ai diplomatici che “l’educazione, la scienza e l’informazione di qualità costituiscono i mezzi migliori per sviluppare in ciascuno di noi il rispetto dell’altro, delle sue ricchezze, delle sue credenze, come pure un senso dell’universalità degno della propria vocazione spirituale”. Così, mi sembra, si costituisce anche la solidarietà.

Il Santo Padre ha parlato anche della necessità di stabilire un dialogo fecondo tra le civiltà, le culture e le religioni, al fine di costruire l’unità della famiglia dei popoli. E’ matura, attualmente, questa esigenza nelle relazioni politiche internazionali? E quale azione svolge la Santa Sede per raggiungere questo obiettivo?

Alla prima parte della domanda risponderei dicendo che c’è ancora molto cammino da percorrere per giungere ad un dialogo “fecondo”, perché in molte persone e strutture la differenza “ fa paura”. Ma c’è un fattore epocale che mi pare anche favorire tale progresso: il fatto che nel mondo interdipendente che abbiamo costruito siamo diventati tutti, in un certo senso, uomini e donne di frontiera. Le nostre certezze sono continuamente scosse e rimesse in questione da idee nuove, talora esaltanti talvolta aberranti; da scoperte scientifiche audaci ma anche sconvolgenti; da situazioni politiche che vanno incontro alle aspirazioni dell’umanità ed altre che rimettono in discussione la nostra stabilità. Siamo sempre provocati dalla novità che l’informazione continua ci propone. In un certo senso, non siamo più tranquilli nella nostra poltrona o dietro la nostra scrivania: siamo spinti al confronto. Per quanto riguarda, poi, l’azione che la Santa Sede svolge, menzionerei il dialogo inter-religioso, il dialogo teologico con le altre confessioni cristiane, il dialogo con le culture, senza sottovalutare l’importante azione che svolgono le nostre scuole e d università cattoliche sparse nel mondo. In talune iniziative forse è troppo parlare di “dialogo”, si tratta ancora piuttosto di “incontro”. Ma, certamente, lascia ben sperare il fatto che si è pronti a fare qualche passo insieme. Aggiungerei, infine, quale Segretario per i Rapporti con gli Stati, quanto realizzato dalla diplomazia pontificia per far prevalere il negoziato e l’attuazione di quanto disposto da tante convenzioni internazionali affinché il dialogo e la concertazione prevalgano sulla violenza e favoriscano soluzioni pacifiche alle inevitabili difficoltà fra nazioni.

Il Santo Padre evoca anche il tema di un “nuovo ordine mondiale” da costruire e per fondare “una vera comunità di Nazioni”. Quali sono, da questo punto di vista, i limiti e le potenzialità dell’attuale struttura delle Nazioni Unite?

Per il Papa e la Santa sede, l’Organizzazione delle Nazioni Unite costituisce una struttura che, nell’ordine internazionale di oggi, è insostituibile. Quindi, è molto importante non debilitarla ma potenziarla. Non dobbiamo dimenticarci che fu creata alla fine della II Guerra Mondiale per evitare che si ripetessero le catastrofi di due guerre mondiali con le atrocità che tuttora turbano la nostra memoria collettiva. Però tale Organizzazione non è altro che la somma della volontà politica di tutti gli Stati membri e, quindi, se non c’è consenso sui valori fondamentali che sono alla base del diritto internazionale e della convivenza pacifica tra i popoli, la struttura non funziona. Quando si pensa al lavoro portato avanti negli ultimi anni dall’ONU: operazioni per il mantenimento della pace; aiuto alla transazione democratica nei paesi che hanno rinunciato al regime del partito unico; la creazione di tribunali internazionali per i presunti responsabili di crimini di guerra; le grandi conferenze mondiali organizzate su temi che condizionano la vita dell’umanità; ecc., non si può non augurare che l’Organizzazione si doti di strumenti sempre più adatti ed efficaci, capaci di rispondere alle necessità ed alle sfide del mondo odierno, nel rispetto dei valori che costituiscono il patrimonio comune a tutti gli uomini e popoli della terra. Ed i Papi e la Santa Sede non hanno mai mancato di ricordare ai responsabili che il rispetto dei diritti umani, l’esigenza democratica e l’osservanza delle leggi sono le fondamenta su cui deve poggiare il complesso mondo di oggi, la cui sopravvivenza dipende dal posto riconosciuto all’uomo quale fine di ogni politica.

Il Grande Giubileo appena cominciato si caratterizza anche come un fenomeno che coinvolge uomini e donne di tutto il mondo, in cammino dentro e fuori i confini del proprio Stato. Potrà il suo svolgimento contribuire a rinsaldare i legami all’interno dell’unica famiglia umana?

Certo! Perché penso che sia molto importante per i pellegrini fare l’esperienza concreta di cosa significhi essere credenti oggi e far parte di una grande famiglia, di capire che non siamo i sopravvissuti delle credenze di ieri ma pietre vive della Chiesa Universale di oggi, piena di vita e di iniziative che ha un progetto, qualcosa da dire al mondo, o meglio, Qualcuno da annunciare a tutti: Cristo ieri, oggi e per sempre. Sono del parere, inoltre, che noi cristiani abbiamo la grazia ed il dovere di porre all’umanità di oggi domande vere. Anche se molti uomini pensano, vivono e lavorano come se Dio non esistesse, si trovano tuttavia confrontati con la propria finitezza. La scienza impone loro delle scelte che riguardano la nascita e la morte (pensiamo alle ricerche nel campo della biotecnologia). L’uomo si domanda chi è, dov’è la frontiera fra l’animale e l’uomo, se i metodi dei veterinari possono diventare quelli dei medici, ecc. Noi credenti, grazie a Gesù, sappiamo chi siamo e quale è il fondamento della nostra dignità di uomo. I pellegrini che entreranno nella logica spirituale del Giubileo, quale tracciata dal Santo Padre, saranno portatori per il mondo di oggi delle risposte che Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, offre ad ognuno: ogni persona umana porta il marchio di Dio che la crea a Sua immagine ed è grande sono nella misura in cui fa della propria vita una risposta all’amore di Dio ed al servizio dei fratelli.
top