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  Il Pontificato di Giovanni Paolo II nel segno della  Divina Misericordia

Luciano Alimandi

“Il Vescovo di Roma esercita un ministero che ha la sua origine nella multiforme misericordia di Dio, la quale converte i cuori e infonde la forza della grazia laddove il discepolo conosce il gusto amaro della sua debolezza e della sua miseria. L’autorità propria di questo ministero è tutta per il servizio del disegno misericordioso di Dio e va sempre vista in questa prospettiva. Il suo potere si spiega con essa… Ricollegandosi alla triplice professione d’amore di Pietro che corrisponde al triplice tradimento, il suo successore sa di dover essere segno di misericordia. Il suo è un ministero di misericordia nato da un atto di misericordia di Cristo”.  (Ut unum sint, n. 92-93).  Queste parole del Santo Padre non lasciano dubbi sul mistero centrale e fontale della divina misericordia in cui è immersa la vocazione del Vicario di Cristo. Il Pontificato di Giovanni Paolo II è pieno di questa luce misericordiosa, che illumina la “nuova evangelizzazione” avviata dal Santo Padre.

La “nuova evangelizzazione”: rinnovato annuncio della misericordia di Dio

Mi sembra che si possa dire, alla luce del Magistero di Giovanni Paolo II, che la novità della evangelizzazione debba cercarsi proprio nel mistero della Divina Misericordia. Una “novità”, che come il vino nuovo del Vangelo dovrà essere calato in nuovi otri (cfr. Mt 9,17), in una comprensione e in un annuncio rinnovato dell’amore stesso di Dio per gli uomini, quasi che scoprissimo oggi per la prima volta l’indicibile amore di Dio per noi. Oggi l’indifferenza religiosa sembra essere la più profonda piaga di questa umanità e il peccato più grave sembra essere quello di rifiutare il perdono di Dio, sentirlo superfluo o addirittura insensato, perché l’uomo  oggi si sente un super-uomo, malgrado tutte le contraddizioni e le frustrazioni in cui vive, sopravvive e a volte soccombe. E’ a questo uomo lontano da Dio e da se stesso, che il Pontificato di Giovanni Paolo II si rivolge, come appello del Padre misericordioso che mai si stanca di attendere il figlio stanco della vita. Il Papa sottolinea nella Dives in misericordia: “La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo del Creatore e Redentore e quando accosta gli uomini alla fonte della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice” (DM, n. 13) E’ nell’ottica della “nuova evangelizzazione” quale rinnovato annuncio dell’amore misericordioso di Dio, “Dives in misericordia” che, credo, si debba interpretare l’appello che Giovanni Paolo II ha più volte fatto di prendere a modello, per i nostri tempi, Suor Faustina Kowalska, come apostola della divina misericordia. Non è forse la misericordia la più grande sfida per noi tutti? Pensiamo al dopo delle guerre fratricide, come in Bosnia ad esempio. Quanto diventa difficile il perdono! “La mentalità contemporanea – scrive il Papa nella “Dives in misericordia” -, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo” (DM, n.  2 ). Quanto ci aiuta questo Pontificato, proprio alla luce del messaggio della divina misericordia, a comprendere la misteriosa e tanto consolante legge divina, descritta da San Paolo: “laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”! (Rm 5,20) Dio permette il male unicamente perché da esso, in virtù della sua misericordia, ne trarrà un bene maggiore. Crediamo noi questo? Il Papa proclama questa fede: “Nella sua essenza la Misericordia di Dio, come aiuta meglio a comprendere l’esperienza mistica della Suor Faustina Kowalska, rivela proprio questa verità: il bene vince il male, la vita è più forte della morte e l’amore di Dio è più potente del peccato… Dio ci appare per quello che è: un Padre dal cuore tenero, che non si arrende dinanzi all’ingratitudine dei suoi figli ed è sempre disposto al perdono.” (Giovanni Paolo II, 23 aprile 1995).

“Spalancate le porte a Cristo”: invito giubilare alla fiducia nella Divina Misericordia.

Dal fianco squarciato di Cristo, da dove “scaturisce il sangue e l’acqua come sorgente di misericordia per noi” (Sr. Faustina) si ha l’esatta percezione della realtà. Solo dall’alto di una grande fiducia si contempla  quell’oceano di misericordia che travolge ogni meschinità umana e diabolica. Dinanzi a quell’oceano di grazia e di misericordia niente e nessuno può resistere. Neanche i proiettili sparati per uccidere il Santo Padre, il 13 maggio 1981, anniversario della prima apparizione a Fatima, hanno potuto resistere ad una forza più grande di loro, a quella mano materna che ne ha deviato il corso (cfr. Giovanni Paolo II, 19 maggio 1994) e ha salvato il Papa. “Dove quindi, se non nella divina misericordia, il mondo può trovare lo scampo e la luce della speranza? I credenti lo intuiscono perfettamente”, ha detto il Santo Padre il 18 aprile 1993. Il Grande Giubileo del 2000 direi che si pone come il Pontificato di Giovanni Paolo II in una grande prospettiva di speranza, che deriva unicamente dalla misericordia di Dio. Questa misericordia invita l’umanità alla vera conversione del cuore.  “L’umanità intera ha bisogno di tale messaggio sulla misericordia di Dio – ci ripete il Papa- ne ha bisogno il mondo di oggi… Il messaggio della misericordia di Dio è, al tempo stesso, un forte richiamo ad una fiducia più viva: “Gesù confido in te”. E’ difficile trovare parole più eloquenti di quelle trasmesseci da Suor Faustina” (Giovanni Paolo II, 12 gennaio 1994). “Spalancate le porte a Cristo” è anche il mistero dell’apertura della Porta Santa nella Notte di Natale. E’ il Cielo che si apre e fa piovere la salvezza promessa (Is 45, 8). Ma se il nostro cuore non si apre può Dio farci violenza per entrare, malgrado la nostra ostinazione?

Chiamati a diventare uomini di grande fiducia

Nella suggestiva immagine di Gesù misericordioso che è dipinta secondo la descrizione di Suor Faustina, che lo ha visto, e che mostra il Salvatore proprio mentre entra nel cenacolo - dove i discepoli si erano chiusi per paura dei giudei (Gv 20,19) – sembra che Cristo venga delicatamente ad aprire le porte della nostra comprensione sul Padre, a far saltare i gretti nostri argini per invitarci alla sconfinata fiducia in Lui. Il suo Spirito liberandoci dai peccati ricompone in noi l’idea originale di Dio, fa di nuovo fluire nei nostri cuori la bontà del Signore. Il Papa nella Udienza generale del 12 gennaio 1994, diceva che: “il messaggio della Misericordia di Dio è un forte richiamo ad una fiducia più viva “Gesù confido in Te”. E’ difficile trovare parole più eloquenti di quelle trasmesseci da Suor Faustina.” E per questo “La Chiesa rilegge il Messaggio della Misericordia per portare con più efficacia alla generazione di questa fine di millennio e a quelle future la luce della speranza.” (Giovanni Paolo II a Cracovia il 7 giugno 1997) Vivere questo Pontificato alla luce di Gesù misericordioso di Suor Faustina Kowalska significa ripetere senza sosta “Gesù confido in Te”, da questa fiducia nella sua misericordia si eleva l’appello accorato di Giovanni Paolo II, “non abbiate paura”. Nel “non temete”, nello “spalancate le porte a Cristo”, fondamentale invito di questo Pontificato, riecheggia l’esortazione di Cristo ai suoi discepoli: “voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia. Io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Il Papa ci dice di se stesso che è un uomo di grande fiducia e che ha imparato ad esserlo ai piedi della Madonna di Czestochowa. “Sono uomo di grande fiducia, ho imparato ad esserlo qui” ha detto il  4 giugno del 1979 a Jasna Gora in Polonia. Dalle innumerevoli “particolari udienze” con la Madre di Dio, come lui chiamava le sue visite alla Madonna (Giovanni Paolo II, 6 giugno 1979), il Papa si è formato alla scuola della misericordia, che traspare dal volto di Maria, come misericordia materna. Sempre Giovanni Paolo II, ad un anno dalla pubblicazione della Dives in misericordia, ci svela: “Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di san Pietro a Roma, ho ritenuto questo messaggio come mio particolare compito. La Provvidenza me l’ha assegnato nella situazione contemporanea dell’uomo, della Chiesa e del mondo. Si potrebbe anche dire che appunto questa situazione mi ha assegnato come compito quel messaggio dinanzi a Dio, che è Provvidenza, che è mistero imperscrutabile, mistero dell’Amore e della Verità, della Verità e dell’Amore. E le mie esperienze personali di quest’anno, collegate con gli avvenimenti del 13 maggio, da parte loro mi ordinano di gridare: «misericordiae Domini, quia non sumus consumpti» (Lam 3,22).  Perciò oggi prego qui insieme con voi, cari fratelli e sorelle.  Prego per professare che l’Amore misericordioso è più potente di ogni male, che si accavalla sull’uomo e sul mondo. Prego insieme con voi per implorare quell’Amore misericordioso per l’uomo e per il mondo della nostra difficile epoca.” (Giovanni Paolo II, 22 novembre del 1981)

Celebrate il Signore perché è buono eterna è la sua misericordia

“Celebrate il Signore perché è buono eterna è la sua misericordia”. Queste parole del salmo (n. 105) mi sembra che costituiscono come il programma pastorale del  ministero universale di Giovanni Paolo II. Potremmo forse dire che il Suo Pontificato le incarna e le manifesta al mondo, invitando l’umanità intera a celebrare la misericordia in modo eccezionale; in questo senso il culto della Divina Misericordia trova nel Santo Padre il suo massimo propagatore. Possiamo quindi ben sperare che sarà lui ad istituire per la Chiesa universale la festa della Divina Misericordia, richiesta da Gesù a Suor Faustina per la Domenica in Albis e che sarà il coronamento di questo culto. Riferendosi a questa festa istituita in tutta la Polonia, il Santo Padre a Cracovia, presso la tomba della Suor Faustina,  ha detto: “Rendo grazie alla Divina Provvidenza perché mi è stato dato di contribuire personalmente al compimento della volontà di Cristo, mediante l’istituzione della festa della Divina Misericordia.” (Giovanni Paolo II, 7 giugno 1997) Non c’è alcun dubbio che Suor Faustina abbia aiutato il Papa ad afferrare questa ispirazione della misericordia come linea portante del suo ministero di Pastore. Sentiamo cosa ha detto al riguardo il 13 marzo del 1994, in una visita pastorale in una parrocchia di Roma: “Dives in misericordia”, Dio ricco di misericordia. E’ stata per me una parola chiave dall’inizio del mio Pontificato, del mio Ministero qui a Roma. Questa ispirazione è stata portata nella mia Patria, a Cracovia, attraverso una suora semplice che si chiamava Faustina, probabilmente conosciuta anche a Roma, conosciuta in tutto il mondo… E’ una grande mistica, una delle più grandi della storia della Chiesa… Venendo da questo ambiente ho portato qui una ispirazione, quasi un dovere: tu non puoi non scrivere sulla misericordia. Così è nata la seconda Enciclica del Pontificato. “Dives in misericordia” – Dio ricco di misericordia.”Ma cos’è la “Dives in misericordia” se non l’accorato invito alla conversione lanciato da questo Pontificato! La conversione è sempre frutto della conoscenza della misericordia di Dio (cfr. DM, 13). A tale chiarezza giunge l’Insegnamento del Papa in questa Enciclica. Sempre nella Dives in misericordia egli scrive che “La Chiesa contemporanea è profondamente consapevole che soltanto sulla base della misericordia di Dio potrà dare attuazione ai compiti che scaturiscono dalla dottrina del Concilio Vaticano II e, in primo luogo, al compito ecumenico che tende ad unire quanti confessano Cristo» (DM, n. 13). Se la conversione è essenzialmente un ritorno al Padre, come dinamicamente ci descrive la parabola del figliol prodigo (cfr. Lc 15, 11-24), allora diventa assolutamente necessaria all’uomo di oggi la conoscenza della misericordia di questo Padre. In questa ottica comprendiamo perché l’attuale Papa abbia scritto proprio agli inizi del suo Pontificato l’enciclica “Dives in misericordia”, che idealmente continua e completa la “Redemptor hominis”, due Documenti questi che andrebbero letti insieme e che sono programmatici del Pontificato di Giovanni Paolo II, proiettato verso il Grande Giubileo. Il Redentore dell’uomo ha infatti un solo programma, quello messianico, che è “un programma di misericordia” e che diviene “il programma della Chiesa” (DM, n. 8) Per questo il Papa con coraggio afferma che “occorre che il volto genuino della misericordia sia sempre nuovamente svelato. Nonostante molteplici pregiudizi, essa appare particolarmente necessaria ai nostri tempi” (DM, n. 6). E’ un annuncio straordinario!

Il Grande Giubileo: Anno di straordinaria misericordia

Il Santo Padre proprio guardando al Giubileo sembra attendersi una svolta dell’umanità verso Cristo. Egli l’ha tante volte invocata, come nel grande atto di consacrazione a Maria del 25 marzo del 1984, dove accoratamente supplicò: “Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell’amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo cuore immacolato si sveli per tutti la luce della speranza!” L’anno giubilare nella magnifica visione di Giovanni Paolo II viene visto come un supplemento straordinario della Misericordia Divina per il mondo intero e il messaggio di Suor Faustina lo aiuta a vivere meglio, come S.E.R. Mons. Crescenzio Sepe, Segretario Generale del Grande Giubileo, ha scritto in suo recente intervento: “questo messaggio e il culto della Divina Misericordia che esso promuove, aiutano a vivere meglio il dono straordinario del Grande Giubileo”. «Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14) Bere la misericordia di Dio, ecco come potremmo vivere ogni giorno e in special modo ogni giorno giubilare. La nostra civiltà assetata di consumismo, in fondo manifesta la tremenda sete dell’uomo. Non il benessere lo può appagare, ma solo Dio:  “inquieto è il nostro cuore, fino a quando non riposa in Te” (Sant’Agostino). Riposiamo nel «Dives in misericordia», dissetiamoci al suo costato aperto.
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