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Con i giovani la fede ritorna sulle strade

Guido Bossa

Con il Giubileo dei Giovani ancora una volta la fede torna nelle piazze delle nostre città. Era già accaduto venti anni fa a Danzica, quando l'irruzione del sacro nella vita quotidiana di un cantiere navale dette vita ad un movimento destinato a modificare il corso della storia e a contribuire in modo determinante alla liberazione di milioni di persone. Oggi lo scenario è diverso, ma s'intravvedono ugualmente tratti comuni: la Messa celebrata nelle piazze, i confessionali innalzati lungo le strade, la catechesi itinerante, i canti, la gioia, una solidarietà operante. La personalità, carismatica perché intrisa di Vangelo, cui tutto ciò fa riferimento, è la stessa di allora: vent'anni fa il Papa appariva come un gigante energico e vitale; oggi, pur segnato dall'età,  sembra tuttavia più saldo nelle sue convinzioni e capace di indicare a tutti la strada su cui incamminarsi. Lo scenario è dunque lo stesso: con i segni del sacro, i Sacramenti, appunto, amministrati sulle piazze e nelle strade delle nostre città. Centinaia di migliaia di giovani dei cinque continenti, una folta avanguardia dell'umanità, ne sono testimoni e protagonisti insieme ai sacerdoti, agli educatori e ai catechisti che li accompagnano; e non si dica che l'umanità di questo inizio di millennio non ha bisogno, come vent'anni fa a Danzica, della stessa iniezione di fiducia, di speranza, di solidarietà. I giovani oggi, gli operai allora. A questi giovani, che compiono il loro Giubileo, che percorrono via della Conciliazione pregando e cantando, che si avvicinano alla Porta Santa meditando il Vangelo delle Beatitudini, riscoprendo la Chiesa come madre, pregando per il Papa e per il suo servizio apostolico, spetta il compito di costruire la società del futuro, insieme ai loro coetanei che sono rimasti a casa e a quelli che neppure condividono la loro fede. La vorrebbero, la società di domani, migliore di quella che hanno ereditato dai loro padri, e il passaggio del secolo e del secondo millennio dell'era cristiana sembra ai loro occhi un punto di svolta non solo cronologico ma altamente simbolico. Non sono ingenui utopisti né rivoluzionari a parole; conoscono i condizionamenti dell'ambiente in cui vivono e il gioco dei poteri; sanno di politica, di economia e di ecologia, e nelle loro preghiere c'è San Francesco, Ghandi, Madre Teresa. Gli esempi a cui si richiamano sono i grandi testimoni della fede del secolo Ventesimo, oltre le frontiere delle religioni e delle culture. Lo sapranno fare? Riusciranno veramente a cambiare la faccia della società facendosi, come pregano nella Basilica di San Pietro, "segno visibile per gli uomini di unità e di speranza"? Si potrà sperare in una risposta positiva, se al di là delle pur convincenti testimonianze di fede cui assistiamo in questi giorni, i giovani del Giubileo sapranno cogliere e trasmettere agli altri il perenne messaggio del Vangelo che meditano ad alta voce fra il Circo Massimo, il Colosseo, San Pietro e le altre Basiliche patriarcali. Un Vangelo che a Roma, come a Danzica, come a tutte le latitudini, parla ancor oggi di speranza, di fede, di carità, di solidarietà. Il cammino della fede, ha detto loro Giovanni Paolo II, "passa attraverso tutto ciò che viviamo", perché "Dio opera nelle vicende concrete e personali di ciascuno di noi: attraverso di esse, talvolta in modi veramente misteriosi, si presenta a noi il Verbo fatto carne, venuto ad abitare in mezzo a noi". Un'esortazione che diventa meditazione e stile di vita: "Noi ci impegniamo a essere, con la tua Chiesa, testimoni di verità e di libertà, di giustizia e di pace. Noi ci impegniamo", hanno scandito in tutte le lingue durante il loro pellegrinaggio giubilare. "Speranza della Chiesa e del mondo": così li ha salutati il Papa a San Giovanni, invitandoli a lasciare che Cristo regni sulle loro esistenze per poterlo poi comunicare agli altri. Con questo spirito sono stati accolti in tante famiglie italiane che hanno voluto, come abbiamo sentito dire, "aprire le porte al nostro futuro".  Un'esortazione che chiunque assiste al Giubileo dei Giovani dovrebbe far propria, con disponibilità all'ascolto e al coinvolgimento, per non disperdere un'occasione unica di speranza.
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