The Holy See
back up
Search
riga

UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE

VIA CRUCIS
AL COLOSSEO

PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II

VENERDÌ SANTO 2002

Ilustrazione tratta da una serie di 18 smalti di Limoges dipinti su piastre di rame conservati nei Musei Vaticani.

TESTI DI MEDITAZIONE PREPARATI DA:

John M. Thavis (Stati Uniti d'America)
Alexej Bukalov (Federazione Russa)
Henri Tincq (Francia)
Greg Burke (Stati Uniti d'America)
Angel Gómez Fuentes (Spagna)
Erich Kusch (Repubblica Federale di Germania)
Hiroshi Miyahira (Giappone)
Jacek Moskwa (Polonia)
Marina Ricci (Italia)
Aura Miguel (Portogallo)
Luigi Accattoli (Italia)
Sophie de Ravinel (Francia)
Valentina Alazraki (Messico)
Marie Czernin (Repubblica Federale di Germania)

—————

PRESENTAZIONE

Ogni anno la comunità cristiana di Roma, insieme con numerosi pellegrini provenienti da tutto il mondo, si raccoglie attorno al Successore di Pietro presso il Colosseo, nella sera del Venerdì Santo, memoria liturgica della Passione del Signore, per il tradizionale pio esercizio della Via Crucis.

Milioni di fedeli attraverso la televisione partecipano a questo momento di contemplazione e di preghiera. L'Urbe e l'Orbe sono in qualche modo riuniti attorno al mistero della passione e della morte del Signore, la cui rappresentazione è scandita da letture bibliche, preghiere, commenti e canti. Il cammino della croce si snoda dall'interno del Colosseo fino alle pendici del Palatino.

Le quattordici stazioni, come già altre volte è avvenuto
in questi ultimi anni, si svolgono secondo uno schema strettamente biblico, con testi tratti prevalentemente dal Vangelo di Marco.

Ogni anno il Santo Padre invita persone di varie nazionalità e di diverse chiese o comunità ecclesiali a commentare le stazioni della Via Crucis. La novità dei commenti della Via Crucis 2002 viene dalla molteplicità degli autori: quattordici giornalisti e operatori della comunicazione sociale, uomini e donne, tutti laici, accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede, di varie nazioni, rappresentanti di note testate giornalistiche e reti televisive, attenti agli eventi della cronaca quotidiana ma anche sensibili al mondo dello spirito, formati al linguaggio chiaro ed essenziale dei «media», abituati alla trasmissione delle notizie quotidiane. Essi hanno saputo collegare il mistero di Gesù Nazareno con i fatti della storia contemporanea: persone e volti, circostanze e luoghi, del nostro mondo costituiscono anch'essi una Via Crucis quotidiana, dove Cristo vive e soffre ancora in tanti nostri fratelli e sorelle: nei piccoli e nei poveri, nei diseredati e nei malati, nei carcerati e nei perseguitati, nei senza tetto e senza patria. La meditazione delle singole stazioni collega spesso la vicenda di Gesù di Nazaret con quella degli uomini e delle donne del nostro tempo, vittime della violenza, della guerra, della persecuzione, del terrorismo.

Alle donne giornaliste è stato affidato il commento delle stazioni in cui le donne – Maria, la Madre di Gesù, le discepole che hanno seguito il Maestro fino al Calvario, le figlie di Gerusalemme – sono protagoniste e testimoni di vari episodi della passione del Signore.

Anche oggi – lo hanno espresso bene i commentatori delle stazioni della Via Crucis 2002 – nel volto di Cristo risplende
il volto di Dio. Nella sua passione si leggono le sofferenze dell'umanità. Nei volti martoriati di uomini e donne del nostro tempo si scorge il volto di Cristo accusato, dileggiato, crocifisso. Ma la sua vittoria pasquale, il suo trionfo sul male e sulla morte è speranza per l'intera umanità, promessa ed anticipazione di una vita nuova.

  

PREGHIERA INIZIALE

Il Santo Padre:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

R.Amen.

Fratelli e sorelle:

sono già calate le ombre della sera,
sera del Venerdì Santo 2002.
Di nuovo la Chiesa di Roma
si appresta a rivivere, nell'ascolto della Parola,
l'ultimo tratto della vita di Cristo:
dall'Orto degli ulivi alla tomba scavata nel Giardino.

***

Via Crucis

Cammino di dolore,
che Cristo percorre in obbedienza
al progetto salvifico del Padre.
Cammino suo e nostro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24).

Via Crucis

Spazio della rivelazione dell'Amore trinitario:
del Padre, che «ha tanto amato il mondo
da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16);
del Figlio,
che ha amato gli amici fino a dare la vita per essi (cf. Gv 15, 13);
dello Spirito di pace, di misericordia e di consolazione.

  

Via Crucis

Scuola di vita evangelica,
dove il discepolo, volgendo lo sguardo al Crocifisso,
impara come si ami Dio sopra ogni cosa
e per i fratelli si spenda la vita;
come il perdono vinca l'offesa
e con il bene si ricambi il male,
come il cuore si apra all'amico
e dell'afflitto si lenisca la pena.

Via Crucis

Supplica per la riconciliazione e la pace,
perché in Asia, in Africa, in Medio Oriente
cessino i gravi conflitti in atto,
cessi lo spargimento di sangue
e, per l'azione dello Spirito,
si infranga la durezza del cuore
e «i nemici si aprano al dialogo,
gli avversari si stringano la mano,
e i popoli si incontrino nella concordia» (Lit. Rom.).

***

Il Santo Padre:

Pace ai vicini e ai lontani!
Pace a te, Gerusalemme,
città amata dal Signore!
Pace a te, Roma,
città di molti martiri,
radice di civiltà cristiana!

  

Preghiamo.

Breve pausa di silenzio.

Padre santo e misericordioso,
donaci di ripercorrere con fede e amore
il cammino della croce
affinché, partecipi della passione di Cristo,
possiamo giungere con Lui
alla gloria del tuo Regno.

Per Cristo nostro Signore.

R.Amen.

  

PRIMA STAZIONE

Gesù in agonia nell'Orto degli Ulivi

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 14,32-36

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani. Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».

MEDITAZIONE

Il giardino pieno di ulivi non offre sollievo, stasera.
Fa pena il volto schiacciato contro la terra,
lacera l'angoscia che preme forte sul cuore.
Dormono gli amici scelti come compagni,
gli stessi che promisero:
Saremo sempre con te, Gesù. 
Anche le promesse, ora, dormono.
Poco fa, dopo la cena, Pietro si vantava:
Anche se tutti fuggiranno, io resterò.
Ma adesso, lui non riesce neppure a tenere aperti gli occhi.
Questi ultimi passi Gesù li doveva percorrere solo.
La lunga via di parole e di miracoli,
una via così popolata di gente,
l'ha portato qui:
in un angolo di terra pietroso,
in una solitudine immensa, che fa paura.
Faccia a terra: niente di maestoso in questa scena,
se non la sincerità di un uomo che confessa:
La mia anima è triste fino alla morte.
Egli, che calmava le acque agitate dal vento,
ora non può dare la pace a se stesso.

La tempesta è l'angoscia
che gli scuote la mente e il petto,
come scuote l'animo di milioni di uomini e donne,
ieri, oggi e domani.
La lotta può durare a lungo,
e in questo giardino terminerà solo
quando il Figlio dirà al Padre:
«Ciò che vuoi tu» (Mc 14, 36).
Una pace profonda
seguirà la preghiera.

ORAZIONE

Gesù,
tu, che sei entrato nel Getsèmani pieno di angoscia
e ne sei uscito con l'animo deciso e pacificato,
conforta chi geme nel timore o è turbato dal dubbio.  

Tu, che hai sperimentato la nostra debolezza,
concedi fortezza e speranza
a tutti i disperati della terra.
Tu, che cammini ogni giorno
a fianco di chi è oppresso dai pesi della vita,
resta accanto a ognuno di noi,
passo dopo passo.
A te, Gesù,
prostrato a terra, il volto rigato di sangue,
l'onore e la gloria
con il Padre e con lo Spirito,
nei secoli senza fine.

R.Amen.

 

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Stabat mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.

  

SECONDA STAZIONE

Gesù, tradito da Giuda, è arrestato

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 14,43.45-46

 E subito, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Gli si accostò dicendo: «Rabbì», e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.

MEDITAZIONE

Non appena dall'albero è caduto il traditore-discepolo,
il diavolo è volato, al suo volto si è accostato...
con un bacio ha bruciato da parte a parte le labbra,
che nella notte del tradimento avevano baciato Cristo.

(Alexandr Puskin, poeta russo - 1836)

  

In quella tragica notte oscura del Getsèmani,
«la notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11, 23),
il Figlio di Dio suscita in noi con le sue parole e i suoi gesti
sentimenti diversi, a volte contrastanti:
avvertiamo la ricchezza del dialogo spirituale con i discepoli
e proviamo la gioia della cena comune;
contempliamo le vette di intenzioni pure
e rabbrividiamo per la meschinità del tradimento.
Gesù, saggio e onniveggente,
seguendo il disegno salvifico del Padre,
va al sacrificio per la liberazione del genere umano.
Al traditore-discepolo resta il disprezzo universale nei secoli,
la «maledizione di Giuda»,
l'abisso tenebroso.
Dalla morte di Cristo
fiorisce la vita novella,
memoria e annunzio di una speranza imperitura:
la salvezza universale.

ORAZIONE

Signore Gesù,
nelle nostre divisioni, frutto amaro del peccato,
mostraci la strada verso l'unità,
la via che conduce alla ricchezza indicibile
del Vangelo e della Redenzione.
Deve giungere il tempo stabilito dal Padre,
in cui si manifesti l'amore che perdona ed unisce.
Tu, sapiente Maestro di vita,
tu, buono e paziente,
di fronte al tradimento del discepolo
e alla prepotenza dei governanti,
dona a noi,
in questi giorni di violenza inaudita
e di brutale opposizione fra gli uomini,
un raggio della tua calma e della tua serenità.
Dona a noi sentimenti di pace e di perdono,
perché non c'è pace senza perdono,
non c'è perdono senza compassione.
A te, Gesù,
che all'amico che ti tradisce
mostri il tuo volto mite,
la lode e l'onore,
con il Padre e con lo Spirito,
oggi e nel giorno senza fine.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.
 

  

TERZA STAZIONE

Gesù è condannato dal Sinedrio

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 14,55.60-62.64

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!». Tutti sentenziarono che era reo di morte.

MEDITAZIONE

La macchina giudiziaria è in moto.
Quella che condanna senza prove, accusa senza motivo,
giudica senza appello, schiaccia l'innocente.
Giustizia sommaria,
sbrigativa delle dittature moderne
e delle situazioni di guerra.
Giustizia resa talvolta — suprema bestemmia —
nel nome di quel Dio che perdona e grazia.
Gesù alla sbarra.
Come tutte le vittime dell'arbitrio,
i presunti colpevoli di delitti di coscienza.
Essi resistono, rifiutano di piegarsi al giogo del sistema,
dell'imposizione che schiaccia
e stritola la personalità e l'identità.
Controllo dell'identità: «Chi sei?».
Ogni uomo che arriva in prigione riceve un numero.
In ogni momento deve mostrare la propria matricola,
consegnare il piastrino.
Nell'ora dell'arbitrio,
compito e vanto della Chiesa è dirgli
che egli non è un numero,
che ogni uomo ha diritto di essere chiamato con il suo nome.
«Sei tu il Messia, il Figlio di Dio benedetto?» (Mc 14, 61).
La risposta è luminosa: «Io lo sono!» (Mc 14, 62).
Declinare la propria identità e annunciare la propria fede
sono talvolta atti passibili di morte.
Ma quanti sono quelli che cercano Dio?
quanti lo cercano dietro le sbarre?
quanti nella prigione della loro vita, delle loro sofferenze?
quanti nello scherno sopportato e nella tortura subìta?
Uomini e donne di tutte le prigioni,
braccati, segnati, feriti,
privi di risposta alle domande essenziali:
sul senso della vita e sul male,
sul pentimento, sul perdono e sulla salvezza,
sul mistero della Croce e della Redenzione.
Popolo di carne e di sangue.
Terra di incontri, di volti, di voci, di grida.
Terra del Vangelo.

ORAZIONE

Gesù, basta che tu dica «Io sono»,
perché noi accorriamo a te.
Nelle prigioni uomini e donne ti implorano.
Vegliano e pregano nella notte.
Ci insegnano l'aria che lì si respira,
il male che opprime,
la libertà che si cerca.
Ascolta la loro supplica.
Se non si sentono perdonati, amati da te e da noi,
se è negata loro la speranza,
sono doppiamente condannati, rinchiusi nel braccio della morte.
Concedi ad essi quanto hai concesso a noi:
la fede in te e nella tua presenza,
l'amore alla vita,
la speranza in un mondo nuovo.
Da' a noi e ad essi i mezzi per cercarti,
per accettare l'attesa e per trovarti.
A te, Gesù,
Pastore buono e Signore delle nostre vite,
Amico dal volto clemente,
la lode pura e grata,
con il Padre e con lo Spirito,
nel tempo e nell'eternità.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

O quam tristis et afflicta
fuit illa benedicta
mater Unigeniti!

  

QUARTA STAZIONE

Gesù è rinnegato da Pietro

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 14,72

Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto.

MEDITAZIONE

Il gallo canta per la seconda volta,
e le lacrime di Pietro cadono al suolo.
Che cosa è accaduto a Cefa, la Roccia?
Ha rinnegato il suo Redentore,
non una, non due, ma tre volte.
Come la sua fede vacillò
quando cercò di camminare sull'acqua,
così, ancora una volta, Pietro rivela la sua debolezza.
Aveva avventatamente promesso di morire,
piuttosto che rinnegare il suo Maestro.
Ma, alla fine, basta una giovane serva
perché egli si vergogni
della sua amicizia con Gesù.
Ma appena lo sguardo di Gesù incrocia lo sguardo di Pietro,
l'Apostolo riconosce il proprio triste errore.
Umiliato, piange e chiede perdono a Dio.
Forte è la lezione di Pietro:
persino i più intimi offenderanno Gesù con il peccato.
Il canto del gallo
non sarà mai più lo stesso per il Principe degli Apostoli:
gli ricorderà per sempre
la sua paura e la sua fragilità.

ORAZIONE

Signore,
donaci un cuore umile e contrito.
Fa' che sappiamo versare lacrime per le nostre colpe,
per ritornare al tuo amorevole abbraccio
ogni volta che ti abbiamo voltato le spalle.
Fa' che impariamo da Pietro
a non ritenere per scontata la nostra fede
né a presumere di essere migliori degli altri.
Aiutaci a conoscere noi stessi come siamo veramente,
fragili, peccatori,
costantemente bisognosi del tuo perdono.
A te, Gesù,
che guardi l'amico con volto sereno,
la lode e la gloria
con il Padre e con lo Spirito,
nei secoli eterni.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quæ mærebat et dolebat
pia mater, cum videbat
Nati pœnas incliti.

  

QUINTA STAZIONE

Gesù è giudicato da Pilato

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,14-15

La folla gridò più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

MEDITAZIONE

«Sia crocifisso» (Mt 27, 22).

Questo grido risuona con forza
ogni volta che un essere umano viene maltrattato.
Ogni giorno ciascuno di noi si trasforma in un giudice.
Pensiamo di avere il diritto di giudicare
e condannare il comportamento degli altri,
ma rifiutiamo di essere oggetto
del biasimo o del giudizio altrui.
Troviamo sempre una giustificazione
alle nostre colpe e ai nostri errori.
Gesù risponde con il silenzio
di fronte all'ipocrisia e alla superbia del potere,
all'indifferenza di coloro
che si sottraggono alle proprie responsabilità.
Egli conferma così l'insegnamento impartito ai suoi discepoli:
«Non giudicate e non sarete giudicati;
non condannate e non sarete condannati
» (Lc 6, 37).
Gesù ha le mani legate,
ma si sente libero.
Quando accetta il mistero della Croce
ci indica il vero amore e la vera giustizia.

ORAZIONE

Signore Gesù,
liberaci dall'ipocrisia e dall'indifferenza,
dalla tentazione di lavarci le mani
di fronte all'ingiustizia.
Concedici l'umiltà necessaria
per riconoscere i nostri errori.
Insegnaci a rifiutare qualsiasi compromesso
con l'ingiustizia e la menzogna.
Aiutaci a fare silenzio dentro di noi
per ascoltare il grido di coloro che soffrono.
Illumina coloro che cercano sempre
una giustificazione alle proprie colpe.
A tutti noi,
Signore che versasti il tuo sangue
come prezzo della nostra libertà,
dona la tua voce,
perché la leviamo in difesa degli oppressi,
di quanti soffrono in silenzio,
sì che nel mondo diventino realtà
la pace, la giustizia e il perdono.
A te, Gesù,
il Condannato dal volto innocente,
la lode pura e grata,
con il Padre e con lo Spirito,
nel tempo e nell'eternità.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quis est homo qui non fleret,
matrem Christi si videret
in tanto supplicio?

  

SESTA STAZIONE

Gesù è flagellato e coronato di spine

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,17-19

I soldati lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui.

MEDITAZIONE

O Cristo, tu sei il vero Re,
ma gli uomini si sono burlati di te,
ti hanno incoronato,
non per adorarti, ma per denigrarti.
Soffriamo con te perché gli uomini
sono ciechi e sordi al tuo messaggio di salvezza.
Il tuo Regno non è di questo mondo,
ma noi uomini aspettiamo favori, potere, successo, ricchezze:
un mondo senza sofferenza.
Noi però arrechiamo dolore agli altri,
perfino ai non nati, e agli animali.
Con il tuo sacrificio
ci hai insegnato a rompere la spirale della violenza.
Vero uomo, hai sofferto dolori indicibili;
contemplando il tuo volto,
noi riusciamo a sopportare i nostri dolori,
nella speranza di essere accolti nel tuo Regno,
il vero e unico Regno.

ORAZIONE

O Gesù, nostro Re,
perdona la nostra incoerenza:
piangiamo il tuo dolore,
e colpiamo gli altri per far prevalere il nostro egoismo.
Sii per noi, smarriti, guida sicura,
per noi, deboli, fortezza nella prova,
per noi, volubili, fermezza nella sequela.
Fa' che la violenza degli uomini
sia vinta dalla tua mitezza
e la sofferenza incomprensibile, accolta nella fede,
divenga strumento di pace e di salvezza.
A te, Gesù,
Re coronato di spine, dal volto mite e pacifico,
l'onore e la gloria,
con il Padre e con lo Spirito,
nel tempo effimero e nel giorno senza fine.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quis non posset contristari,
piam matrem contemplari
dolentem cum Filio?

  

SETTIMA STAZIONE

Gesù è caricato della Croce

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,20

Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

MEDITAZIONE

Gesù ha preso su di sé
quella croce che era destinata
a ciascuno di noi.
Essa appare, ai nostri occhi,
il simbolo del paradosso e della contraddizione.
Nonostante fosse investito della gloria
e del potere datogli dal Padre,
Gesù aveva accettato una morte orribile, ingloriosa,
anzi, vergognosa.
Sapeva che la croce era l'unica via
per entrare nell'intimità dell'uomo;
una morte violenta, l'unico mezzo
per entrare dolcemente nei nostri cuori.
È difficile portare questa croce del paradosso
nel mondo contemporaneo, globalizzato,
dominato dal potere economico, politico, militare.
I potenti del mondo si alleano,
per compiere rappresaglie,
per colpire le popolazioni povere e stremate.
Si giustifica perfino il terrorismo
in nome della «giustizia» e della «difesa» dei poveri.
Un messaggio violento,
quello degli uomini potenti:
irrompe violentemente nel nostro cuore
e il nostro cuore impietrisce.
Anche per questa gran parte dell'umanità sofferente,
per le vittime della violenza e dell'ingiustizia,
Gesù porta la croce.

ORAZIONE

Signore,
donaci la forza e il coraggio
per condividere la tua croce e le tue sofferenze
nella vita quotidiana e nell'impegno professionale.
Infondi in noi lo spirito di servizio e di sacrificio,
perché aspiriamo non al potere e alla gloria,
ma a divenire strumento di solidarietà e di pace,
per coloro che vengono schiacciati dalla violenza
e dall'ingiustizia dei potenti del mondo.
A te, Gesù,
carico della croce, dal volto stanco,
il nostro saluto pieno di riconoscente stupore,
con il Padre e con lo Spirito,
ora e nei secoli dei secoli.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Pro peccatis suæ gentis
vidit Iesum in tormentis
 
et flagellis subditum.
 

  

OTTAVA STAZIONE

Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,21

Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.

MEDITAZIONE

Un uomo che veniva dai campi
entrò in Gerusalemme per affari.
Uno strano corteo gli sbarrò la strada.
In una via stretta e affollata
soldati, donne che piangevano,
alcuni fanatici dagli occhi pieni di odio
e un condannato, che non aveva più le forze
per portare sulle spalle il legno della vergogna.
I soldati cercano qualcuno
che tolga da lui questo peso.
Non lo fanno per pietà:
devono rispettare l'ora dell'esecuzione.
Scelgono il primo che capita,
perché appare abbastanza robusto.
Un uomo che veniva dai campi
entrò in Gerusalemme per affari.
Ci ha guadagnato:
cinque minuti nella storia della salvezza,
una frase nel Vangelo.
Ha conosciuto gratuitamente il peso della croce.
Ecco svelato il mistero.
La croce è troppo pesante per Dio,
che si è fatto uomo.
Gesù ha bisogno di solidarietà.
L'uomo ha bisogno di solidarietà.
Ci è stato detto:
«Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 6, 2).
Solidarietà.

ORAZIONE

Signore,
tu dicesti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce
e mi segua
» (Mc 8, 34).
Come posso farlo?
Insegnamelo tu,
e con la tua grazia vinci in me
la paura dell'odio altrui,
la paura del dolore,
la paura di una morte solitaria,
la paura della paura.
Signore, abbi pietà della mia debolezza.
A te, Gesù,
accasciato dalla fatica, il volto segnato dalla stanchezza,
il nostro amore solidale e grato,
con il Padre e con lo Spirito,
con i quali sei una cosa sola,
nel tempo che passa e nell'eternità immutabile.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati
pœnas mecum divide.

  

NONA STAZIONE

Gesù incontra le donne di Gerusalemme

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Luca. 23,27-28.31

Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

MEDITAZIONE

Un lamento funebre accompagna
il cammino del Condannato a morte.
Lungo la via che porta al Calvario
le donne piangono e si battono il petto.
Non sanno che in cambio delle loro lacrime,
riceveranno la profezia tremenda
del tempo che verrà.
Non piangete su di me.
Risparmiate il vostro pianto
per gli anni e i giorni avvenire,
perché, se trattano così l'Innocente,
che sarà di voi e dei vostri figli?
Gesù conosce la risposta alla domanda
che rivolge alle donne di Gerusalemme.
Egli, carico della croce,
barcolla sotto il peso del peccato e del dolore degli uomini,
che ha voluto come fratelli.
Sa già quanto è lunga nella storia
la via dolorosa che porta ai «Calvari» del mondo.

ORAZIONE

Signore Gesù Cristo,
tu che conosci
la profondità del nostro cuore,
la capacità di bene e di male
che è in ogni uomo,
insegnaci a perdonare
e a chiedere perdono,
ad avere pietà di noi stessi e degli altri.
Ricordati di Gerusalemme,
benedetta dal tuo amore,
dilaniata dall'odio degli uomini.
Dona agli uomini e alle donne
di quella Terra Santa
pace e risurrezione.
A te, Gesù,
nel cui volto risplende la luce del Padre
e la tenerezza della Madre,
la lode e la gloria
con l'eterna Luce e l'eterno Amore,
nel tempo dell'attesa e nel compimento eterno.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Eia, mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.

  

DECIMA STAZIONE

Gesù è crocifisso

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,24

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.

MEDITAZIONE

Gesù è crocifisso.
Le sue mani e i suoi piedi sono trafitti da impietosi chiodi.
Spogliato delle sue vesti,
egli viene ora coperto dai peccati del mondo.
Per amore si lascia crocifiggere,
nell'amore la sofferenza umana acquista valore salvifico.
Sorrette da questa certezza,
generazioni di uomini e donne, giovani e vecchi,
seguono il Crocifisso
in questa radicale esperienza di amore.
Le piaghe del Salvatore continuano oggi a sanguinare,
aggravate dai chiodi dell'ingiustizia,
della menzogna e dell'odio,
degli oltraggi, dei sacrilegi e dell'indifferenza.
Sul palmo delle sue mani trafitte dai chiodi
è scritto il nome di coloro
che con lui continuano ad essere crocifissi.

  

ORAZIONE

Signore Gesù,
inchiodato sul legno per amor nostro,
donaci la tua libertà.
Insegnaci a vincere la paura della sofferenza
con la forza che scaturisce dalla tua croce.
Facci penetrare in questo mistero di amore,
che trasforma in momenti di grazia
anche le umili vicende di ogni giorno.
Gesù, innalzato sulla croce,
attira a te quanti cercano il tuo volto;
aiuta quanti partecipano alle tue sofferenze
a scoprire il senso della loro misteriosa chiamata
a condividere la tua passione e il dolore del mondo.
A te, Gesù,
Crocifisso, sul cui volto splende la misericordia,
la nostra adorazione memore e grata
con il Padre e con lo Spirito,
oggi e nei secoli eterni.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.

  

UNDICESIMA STAZIONE

Gesù promette il suo Regno al buon ladrone

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Luca. 23,39-43

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

MEDITAZIONE

«Oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23, 43):
è la parola più consolante
che Gesù pronuncia nel Vangelo.
Ancora più incoraggiante il fatto
che la rivolga a un malfattore.
Il buon ladrone certo aveva ucciso,
forse più di una volta,
e nulla sapeva di Gesù,
se non quello che aveva sentito gridare dalla folla.
Ma ecco che ascolta le parole di perdono
che il Nazareno rivolge ai crocifissori
e intuisce, come in un lampo,
di quale Regno abbia parlato quel «profeta».
Subito lo difende dallo scherno dell'altro malfattore
e subito invoca la salvezza.
Un sentimento di solidarietà
e un grido d'aiuto sono bastati a salvarlo.
Quel ladrone ci rappresenta tutti.
La sua veloce avventura ci insegna
che il Regno predicato da Gesù
non è difficile da raggiungere
per ognuno che lo invochi.

ORAZIONE

Signore Gesù,
che hai promesso il paradiso
al malfattore che ti parlava dalla croce accanto alla tua,
ricordati anche di noi, ora che sei nel tuo Regno.
Fa' giungere, consolante,
la tua promessa di vita eterna e di eterno amore
ad ogni donna e ad ogni uomo
che affronta l'evento della morte.
A te, Gesù,
il Condannato dal volto accogliente,
la lode e il ringraziamento perenne,
con il Padre e con lo Spirito,
oggi e nei secoli eterni.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Sancta mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
cordi meo valide.

  

DODICESIMA STAZIONE

Gesù in Croce, la Madre e il Discepolo

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Giovanni. 19,26-27

In quell'ora, Gesù vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

MEDITAZIONE

Maria, tu sei ritta ai piedi della Croce;
il discepolo più giovane sta accanto a te.
In mezzo allo strepito dei soldati e della folla,
voi levate, taciti, lo sguardo verso Cristo.
Maria, hai alzato le mani,
per raccogliere il sangue che colava dal legno,
linfa dell'albero della vita?
Hanno irrigato le tue lacrime la terra,
dove troppe madri depongono i propri figli?
Tu, sin dall'inizio
hai meditato nel tuo cuore,
nel silenzio e nell'abbandono,
nella pace e nella fiducia
ciò che vedevi ed udivi.
Ora tu offri il Figlio al mondo,
e ricevi il Discepolo che egli amava.
Da quell'istante, Giovanni ti accoglie
nella dimora del cuore e nella sua vita,
e la forza dell'Amore si diffonde in lui.
Egli è ora, nella Chiesa, il testimone della luce
e con il suo Vangelo rivela l'Amore del Salvatore.

ORAZIONE

Gesù, che dalla Croce volgi lo sguardo
alla Madre e al Discepolo,
donaci, in mezzo alle sofferenze,
l'audacia e la gioia di accoglierti
e di seguirti con fiducioso abbandono.
Cristo, sorgente della vita,
di ogni grazia e di ogni bellezza,
donaci di contemplare il tuo volto sorridente,
volto di chi salva il mondo e lo conduce verso il Padre.
Signore, a te sale la nostra lode,
guidata dalla Chiesa e dalla tua Madre:
concedici di scorgere nella follia della Croce
la promessa della nostra risurrezione.
A te, Gesù,
il cui volto risplende nell'ora della tenebra,
come volto di Maestro, di Figlio, di Amico,
il nostro amore e la nostra riconoscenza,
con il Padre e con lo Spirito,
nel tempo che fugge e nella stabile eternità.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Vidit suum dulcem Natum
morientem desolatum,
cum emisit spiritum.

  

TREDICESIMA STAZIONE

Gesù muore sulla Croce

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,34.36-37

Alle tre del pomeriggio Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

MEDITAZIONE

Mai,
come nell'ora della sua morte,
l'ora più importante nella storia dell'umanità,
Gesù ci è stato più vicino.
Come uno di noi, nel momento della fine,
Gesù è nell'impotenza, preda dell'angoscia.
Si muore soli.
I chiodi trafiggono la sua carne,
ma soprattutto il suo spirito.
Forse il Padre lo ha abbandonato?
Soffre per lo strazio di sua Madre,
scelta per dare la vita a un Figlio
che vedrà morire.
Eppure Gesù, nell'amore e nell'obbedienza,
accetta il progetto del Padre.
Sa che senza il dono della sua vita
la nostra morte sarebbe priva di speranza;
le tenebre della disperazione
non diventerebbero luce;
il dolore non sfocerebbe nella consolazione,
nella speranza dell'eternità.

ORAZIONE

Grazie Gesù,
per aver vinto la nostra morte,
con la tua morte:
fa' che le croci di quanti, come te,
muoiono per mano di altri uomini,
si trasformino in alberi della vita.
Grazie Gesù,
per aver fatto della croce,
luogo di sofferenza e di morte,
il segno della nostra riconciliazione con il Padre:
fa' che il tuo sacrificio
asciughi tutte le lacrime che sono versate nel mondo,
soprattutto quelle di chi, come tua Madre,
porta la croce della morte di un innocente.
A te, Gesù,
il capo chinato sul legno e il volto ormai spento,
la lode adorante e memore,
nel giorno che tramonta
e nel giorno della luce inestinguibile.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Fac me vere tecum flere,
Crucifixo condolere,
donec ego vixero.

  

QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto nel sepolcro

V.Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. 

R.Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal Vangelo secondo Marco. 15,46

Giuseppe d'Arimatea, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.

MEDITAZIONE

Dopo il terribile tuono al momento della morte,
il grande silenzio.
I discepoli della notte,
che per timore seguivano il Maestro di nascosto,
adesso non temono più.
Alla luce del giorno,
chiedono a Pilato il corpo di Gesù per la sepoltura.
La Vergine del grande silenzio,
che ha portato nel suo ventre il Frutto benedetto
— Colui che l'universo non può contenere —
accoglie di nuovo sul grembo
il corpo di Gesù calato dalla Croce:
lo contempla adorante, lo venera nel suo immenso dolore.
Il Re dorme, ma la sua Sposa veglia:
è il giorno del riposo di Dio.
Insieme con il Re anche la creazione dormenell'attesa del risveglio.
Il Figlio di Dio discende negli inferi
per riscattare quelli che la morte trattiene.
La sua luce sconvolge le tenebre dell'Ade.
La terra trema e i sepolcri si aprono.
Gesù viene per liberare i giusti
e riportarli alla luce della risurrezione.
Egli è stato inghiottito dal buio della morte,
ma per essere restituito alla pienezza della luce e della vita:
come la balena trattenne nel suo ventre Giona,
per ridarlo, dopo tre giorni,
così la terra aprirà le sue fauci,
per liberare il corpo luminoso del Vivente.

ORAZIONE

Gesù, tu ti sei fatto il più piccolo fra gli uomini,
ti sei lasciato cadere nella terra come un chicco di grano.
Ora, da questo chicco è germogliato
l'albero della Vita, che abbraccia l'universo.
Signore fa' che,
come le pie donne si recarono di buon mattino alla tua tomba
con balsamo ed unguenti,
anche noi veniamo incontro a te
con gli aromi e i profumi del nostro povero amore.
Gesù, nelle nostre chiese tu sei in attesa:
aspetti trepido qualcuno
che sappia farsi piccolo e umile come te nell'Eucaristia,
adorarti e testimoniare il tuo amore davanti agli uomini,
riconoscerti nel povero e nel sofferente.
Fa' che ognuno di noi diventi
tuo adoratore e tuo testimone
nel mistero del tabernacolo eucaristico
e nel sacramento dell'uomo affamato, assetato, infermo.
A te, Gesù,
dal volto sereno nella rigida solennità della morte,
il nostro amore e la nostra adorazione,
in quest'ora serale e nel giorno che non conosce tramonto.

R.Amen.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradisi gloria. Amen.

  

Il Santo Padre rivolge la sua parola ai presenti.

Al termine del discorso, il Santo Padre imparte la Benedizione Apostolica:

V.Dominus vobiscum. 

R.Et cum spiritu tuo. 

V.Sit nomen Domini benedictum. 

R.Ex hoc nunc et usque in sæculum. 

V.Adiutorium nostrum in nomine Domini. 

R.Qui fecit cælum et terram. 

V.Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et + Spiritus Sanctus. 

R.Amen.

  

top