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S.P. II, 189: Libro d'Ore di area franco-tedesca, metà del Sec. XV
Biblioteca Ambrosiana

UNDICESIMA STAZIONE
Gesù promette il suo Regno al buon ladrone

 

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.   

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 39-43

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: « Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: « In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

MEDITAZIONE

Scorrono i minuti dell’agonia e l’energia vitale di Gesù crocifisso si sta lentamente attenuando. Eppure egli ha ancora la forza per un ultimo atto d’amore nei confronti di uno dei due condannati alla pena capitale che gli stanno accanto in quegli istanti tragici, mentre il sole è ancora alto in cielo. Tra Cristo e quell’uomo scorre un esile dialogo, affidato a due frasi essenziali.

Da un lato, c’è l’appello del malfattore, divenuto nella tradizione «il buon ladrone», il convertito nell’ora estrema della sua vita: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!». In un certo senso è come se quell’uomo recitasse una personale versione del «Padre nostro» e dell’invocazione: «Venga il tuo Regno!». Egli, però, la indirizza direttamente a Gesù, chiamandolo per nome, un nome dal significato illuminante in quell’istante: «Il Signore salva». C’è, poi, quell’imperativo: «Ricordati di me!». Nel linguaggio della Bibbia questo verbo ha una forza particolare che non corrisponde al nostro pallido «ricordo». E' una parola di certezza e di fiducia, quasi a dire: «Prenditi cura di me, non abbandonarmi, sii come l’amico che sostiene e sorregge!».

* * *

D’altro lato, ecco la risposta di Gesù, brevissima, simile a un soffio: «Oggi sarai con me nel paradiso». Questa parola «paradiso», così rara nelle Scritture tanto da risuonare solo due altre volte nel Nuovo Testamento,(37) nel suo significato originario evoca un giardino fertile e fiorito. E' un’immagine fragrante di quel Regno di luce e di pace che Gesù aveva annunziato nella sua predicazione, che aveva inaugurato coi suoi miracoli e che avrà tra poco un’epifania gloriosa nella Pasqua. E' la meta del nostro cammino faticoso nella storia, è la pienezza della vita, è l’intimità dell’abbraccio con Dio. E' l’ultimo dono che Cristo ci fa, proprio attraverso il sacrificio della sua morte che si apre alla  gloria della risurrezione.

Null’altro si dissero in quel giorno di angoscia e di dolore i due crocifissi, ma quelle poche parole pronunziate con fatica dalle loro gole riarse risuonano ancora oggi e riecheggiano sempre come un segno di fiducia e di salvezza per chi ha peccato ma ha anche creduto e sperato, sia pure alla frontiera estrema della vita.

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Sancta mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
cordi meo valide.

 

(37) Cf. 2 Corinzi 12, 4; Apocalisse 2, 7.

 

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

 

   
 

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