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S.P. 42: Libro d'Ore "Borromeo" miniato da Cristoforo de Predis, Sec.XV
Biblioteca Ambrosiana

QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro
  

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
 

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 50-54

C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato.

MEDITAZIONE

Avvolto nel lenzuolo funerario, la «sindone», il corpo crocifisso e martoriato di Gesù scivola lentamente dalle mani pietose e amorose di Giuseppe d’Arimatea nel sepolcro scavato nella roccia. Nelle ore di silenzio che seguiranno, Cristo sarà veramente come tutti gli uomini che entrano nel grembo oscuro della morte, della rigidità cadaverica, della fine. Eppure c’è già in quel crepuscolo del Venerdì Santo un fremito. L’evangelista Luca nota che «splendevano ormai le luci del sabato» dalle finestre delle case di Gerusalemme.

La veglia degli Ebrei nelle loro abitazioni diventa quasi il simbolo dell’attesa di quelle donne e di quel discepolo segreto di Gesù, Giuseppe d’Arimatea, e degli altri discepoli. Un’attesa che ora pervade con una tonalità nuova ogni cuore credente quando si trova davanti a un sepolcro o anche quando sente ramificarsi dentro di sé la mano fredda della malattia o della morte. E' l’attesa di un’alba diversa, quella che tra non molte ore, trascorso il sabato, apparirà davanti ai nostri occhi di discepoli di Cristo.

* * *

In quell’aurora sulla strada delle tombe ci verrà incontro l’angelo e ci dirà: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui! E' risuscitato!».(42) E sulla strada del ritorno alle nostre case sarà allora il Risorto ad accostarsi al nostro fianco, camminando con noi, varcando le nostre soglie per essere ospitato alla nostra mensa e spezzare il pane con noi.(43) Pregheremo, allora, anche noi con le parole di fede di un passo della più mirabile Passione secondo Matteo messa in musica e in canto da uno dei più grandi musicisti dell’umanità: (44)

«Anche se il mio cuore è immerso nelle lacrime perché Gesù prende congedo da me, il suo testamento mi dà gioia: egli lascia nelle mie mani un tesoro senza prezzo, la sua carne e il suo sangue... Voglio donarti il mio cuore perché tu vi discenda, mio Salvatore! Voglio sprofondarmi in te! Se il mondo è per te troppo piccolo, allora tu solo devi essere per me più del mondo e più del cielo!». 

Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradisi gloria.
Amen.

 

(42) Luca 24, 5-6.
(43) Cf. Luca 24, 13-32.
(44) Johann Sebastian Bach, Passione secondo Matteo, BWV 244, nn. 18-19.

 

  

Il Santo Padre rivolge la sua parola ai presenti.

Al termine del discorso il Santo Padre imparte la Benedizione Apostolica:


BENEDIZIONE
 

V/. Dominus vobiscum.
R/. Et cum spiritu tuo.

V/. Sit nomen Domini benedictum.
R/. Ex hoc nunc et usque in sæculum.

V/. Adiutorium nostrum in nomine Domini.
R/. Qui fecit cælum et terram.

V/. Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
R/. Amen.
  

  

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

 

 

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