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APERTURA DELLA PORTA SANTA
DELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA
E CELEBRAZIONE ECUMENICA

INDICAZIONI RITUALI

 

 

I. IMPORTANZA E SIGNIFICATO DELLA CELEBRAZIONE

Il Santo Padre nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente invita la Chiesa "a rivolgersi con più accorata preghiera allo Spirito Santo implorando da Lui la grazia dell’Unità dei cristiani", nella convinzione che si tratta di "un problema cruciale per la testimonianza evangelica nel mondo".

L’unità è dono dello Spirito Santo ma ogni credente ha però il dovere "di assecondare questo dono senza indulgere a leggerezze e reticenze nella testimonianza della verità, ma mettendo in atto generosamente le direttive tracciate dal Concilio e dai successivi documenti della Santa Sede". Il Papa sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative ecumeniche per essere "più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio. Bisogna proseguire nel dialogo dottrinale, ma soprattutto impegnarsi di più nella preghiera ecumenica. Essa s’è molto intensificata dopo il Concilio, ma deve crescere ancora coinvolgendo sempre più i cristiani, in sintonia con la grande invocazione di Cristo, prima della Passione: "Padre… siano anch’essi in noi una cosa sola" (Gv 17, 21)" (TMA, 34).

Con l’apertura della porta santa della Basilica di S. Paolo e la celebrazione ecumenica di preghiera il 18 gennaio 2000, il Papa vuole sottolineare il peculiare carattere ecumenico che connota il Grande Giubileo del 2000 e, in qualche modo, tutta l’attività pastorale della Chiesa cattolica dopo il Concilio. Proprio nella Basilica dedicata a San Paolo l’Apostolo dei gentili, Papa Giovanni XXIII diede l’annuncio del Concilio Vaticano II il 25 gennaio 1959.

La celebrazione ecumenica del 18 gennaio, con la partecipazione dei Rappresentanti di oltre 30 altre Chiese e comunità ecclesiali, riveste una portata e un significato ben al di là dell’inizio della tradizionale settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani e costituisce senza dubbio uno degli avvenimenti ecclesiali più importanti di tutto il Giubileo del 2000.

II. LA STRUTTURA

La celebrazione prevede tre soste con tre momenti di preghiera uniti da un cammino processionale percorso dal Papa insieme con i Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali

1) "Statio" sotto il quadriportico antistante la Basilica
Si inizia con il canto Iubilate Domino.
Segue il segno di Croce, il saluto liturgico e la monizione del Santo Padre.
Viene quindi proclamato il Cantico della lettera di San Paolo agli Efesini (1, 3-14) scelto come tema della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: il Santo Padre dice la prima parte, quindi intervengono tre Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali in diverse lingue. L’assemblea interviene ogni volta cantando: Benedictus Deus in sæcula.
La "Statio" si conclude con l’orazione del Santo Padre e l’invito alla processione verso la porta santa da parte del Diacono.

2) Davanti alla porta santa

Il Santo Padre canta i versetti tradizionali previsti per l’apertura della porta santa: Hæc porta Domini, ecc.
Quindi, insieme con due Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali, apre la porta santa spingendo le valve con le mani.
Aperta la porta, il Santo Padre si inginocchia sulla soglia e prega in silenzio.
Quindi, stando sulla soglia riceve dal diacono ortodosso il Libro dei Vangeli e lo mostra verso l’esterno mentre la schola canta: Christus heri et hodie, Finis et Principium, Christus Alpha et Omega, Ipsi gloria in sæcula! Terminata l’acclamazione il Santo Padre riconsegna il Libro al diacono ed entra in Basilica.
Tre Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali salgono successivamente sulla soglia, ricevono il Libro dei Vangeli, lo mostrano verso gli altri punti cardinali ed entrano in Basilica, mentre la schola continua il canto: Christus heri et hodie.
Subito dopo la processione entra in Basilica attraverso la porta santa e si avvia all’altare, mentre la schola canta l’inno a Cristo Signore dei millenni.

3) Interno della Basilica

Appena la processione giunge in presbiterio, ha luogo l’intronizzazione del Libro dei Vangeli. Il diacono colloca l’Evangeliario sull’apposito tronetto e alcuni laici depongono lampade e fiori davanti al Libro che viene incensato dal diacono.
Il Santo Padre introduce con una monizione il canto del Salmo 144, suddiviso in tre parti.
Al termine di ogni parte del salmo un Rappresentante delle altre Chiese e comunità ecclesiali dice una orazione salmica.
Dopo il salmo vengono lette alcune letture. La prima è una lettura biblica (1Cor 12, 4-13): viene proclamata in lingua italiana ed è seguita dal canto di un breve responsorio. La seconda lettura, tratta dagli scritti di un sacerdote russo ortodosso, è letta in lingua francese.
La terza lettura, tratta dagli scritti di un pastore teologo luterano, è letta in lingua tedesca.
Il Santo Padre tiene l’omelia.
Terminata l’omelia ha luogo l’abbraccio di Pace. I due diaconi in lingua greca e in italiano invitano i presenti ad un gesto di comunione fraterna. La schola e l’assemblea cantano: l’Ubi Caritas.
Il Santo Padre quindi introduce la professione di fede. Si usa il testo del simbolo degli Apostoli detto in greco, latino e tedesco da parte di tre Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali. L’assemblea interviene cantando: Credimus, Domine. Amen.
Il Santo Padre introduce il canto del Pater noster che viene concluso con l’acclamazione: Quia tuum est regnum.
Segue la Benedizione del Santo Padre e il congedo da parte del diacono con il canto del Benedicamus Domino.

 

III. GLI ELEMENTI CARATTERISTICI

La celebrazione ecumenica, preceduta dalla "Statio" e dalla apertura della porta santa, è essenzialmente costituita da una liturgia della parola, strutturata secondo lo schema dell’Ufficio delle letture della Liturgia delle Ore di Rito romano.

1) Il cammino processionale aperto dalla Croce verso la porta santa e compiuto dal Santo Padre insieme con i Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali attorno al Vangelo è stato voluto per l’evidente significato ecumenico.
Con il gesto di apertura della porta santa, compiuto dal Papa insieme a due Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali, si vuole riconoscere Cristo come unica e comune porta di salvezza attraverso la quale tutti devono passare.
Particolare rilievo è dato al Libro dei Vangeli segno della presenza di Cristo in mezzo alla comunità: nel cammino processionale, nel rito di apertura della porta santa, nell’intronizzazione al centro della Basilica come a presiedere la celebrazione.

2) La celebrazione è presieduta dal Santo Padre e "concelebrata" dai Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali. I Rappresentanti intervengono più volte nei vari momenti della celebrazione. Almeno quindici di essi intervengono in modo attivo come Celebranti nella proclamazione dei testi o nel compiere alcuni gesti rituali. In vari momenti del rito, dopo il Santo Padre, intervengono successivamente tre Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali: un Ortodosso, un Pre-Calcedonese e uno della Riforma. In tal modo è dato purtroppo constatare le grandi divisioni dei cristiani avvenute lungo i secoli. (cf Appendice I).

3) All’inizio della celebrazione della parola all’interno della Basilica tutti pregano insieme con le parole del Salmo 144. Insieme confessano la santità di Dio, lodano la grandezza del suo nome e la bontà delle sue opere, supplicano con fiducia colui che nel cammino verso l’unità sostiene coloro che vacillano e rialza coloro che sono caduti perché non venga mai meno la speranza.
Sono previste due letture bibliche: Efesini 1, 3-14 "Benedetto sia Dio… che ci ha benedetti in Cristo", testo scelto come tema della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani; 1 Corinzi 12, 4-13: vi sono diversità di carismi, diversità di ministeri, diversità di operazioni, ma uno solo è lo Spirito, uno solo è il Signore, un solo è Dio che opera tutto in tutti.
Oltre ai testi biblici sono letti anche i testi di due eminenti rappresentanti del mondo ortodosso e luterano: Georgij Florovskj, sacerdote russo ortodosso nato ad Odessa nel 1893 e morto a Princeton nel 1979; Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano, nato a Breslau nel 1906 e giustiziato dai nazisti nell’aprile del 1945 (cf Appendice II). Il primo sottolinea il principio dell’unità della Chiesa: "L’unità è un principio dinamico, un principio di vita e di crescita. "L’unità dello Spirito" è stata data fin da principio. Essa, però, va mantenuta e perpetuata mediante "il vincolo della pace" (Ef 4, 3), tramite la fatica incessante della fede e della carità". Il secondo insiste sulla identificazione tra la Chiesa e il Corpo di Cristo: "la Chiesa non è la comunità religiosa degli adoratori di Cristo, ma è il Cristo stesso che ha preso forma tra gli uomini. La Chiesa però può chiamarsi Corpo di Cristo perché nel corpo di Gesù Cristo l’uomo e perciò tutti gli uomini sono veramente accolti".

4) Alcuni momenti di rilevanza ecumenica inoltre sono previsti dopo l’omelia del Santo Padre: l’abbraccio di pace al canto dell’Ubi caritas et amor e la professione comune di fede detta in greco, latino e tedesco da tre Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali. Inoltre l’aspetto ecumenico è sottolineato anche dal servizio che un diacono ortodosso svolge nel corso della celebrazione portando il Libro dei Vangeli e dando le monizioni di rito all’assemblea.

 

IV. UN SEGNO DI SPERANZA PER IL TERZO MILLENNIO

L’apertura della porta santa della Basilica di San Paolo e la celebrazione ecumenica presieduta dal Santo Padre insieme con i Rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali è invito a tutti i credenti in Cristo a far crescere la comune disponibilità allo Spirito che chiama alla conversione, a compiere nuovi gesti coraggiosi, a sentire la necessità di andare oltre il grado di comunione che è stato raggiunto.

L’invito ad "andare oltre", tante volte ripetuto dal Papa, conduca presto alla unità voluta dal Signore Gesù. E così noi ci presenteremo a Dio con le mani pure della riconciliazione e gli uomini e le donne del terzo millennio avranno una ragione in più per credere e sperare (Orientale Lumen 17, 28).

 

Città del Vaticano, 13 gennaio 2000


† Piero Marini
Vescovo tit. di Martirano
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

 

 

 

APPENDICE I

 

L’unità dei cristiani è infranta

 

 

I cristiani sono divisi:

V secolo
dopo il Concilio di Efeso (431) la Chiesa assira o persiana e dopo il Concilio di Calcedonia (451) le Chiese copta, sira, etiope e armena si sviluppano in modo autonomo, senza amntenere la necessria e piena comunione con il resto della cristianità.

 XI secolo: 
la maggior parte dell’Oriente cristiano e le Chiese d’Occidente non sono più in comunione tra loro.

 XVI secolo: 
nella Chiesa d’Occidente si producono fratture: la Riforma, soprattutto nel mondo germanico e anglosassone.

 Attraversoi secoli: 
ingiustizie, lotte, violenze, soprattutto indifferenza, ignoranza, atteggiamenti ostili fra centinaia di milioni di cattolici, protestanti, ortodossi e anglicani.

 Oggi: 
i cristiani vogliono annunciare Cristo al mondo, ma le loro voci non s’accordano per proclamare il messaggio d’amore e di pace. Essi si presentano divisi. Come potranno gli uomini riconoscere la Buona Novella?

 

APPENDICE II

 

Breve biografia di G.V. Florovskj e di D. Bonhoeffer

 

FLOROVSKIJ GEORGE VASSILIEVIC
(1893 – 1973)

Nato a Odessa nel 1893 e morto nel 1973. Teologo ortodosso russo, ha studiato all’università di Odessa conseguendo la libera docenza nel 1919. Costretto ad emigrare, cominciò le sue peregrinazioni in giro per il mondo.
Rifugiatosi inizialmente in Bulgaria, fu poi a Praga dove insegnò filosofia del diritto, prima di rispondere alla chiamata di Bulgakov che lo volle all’Istituto St. Serge di Parigi per insegnare patrologia.
Ordinato sacerdote nel 1932, fu tra i partecipanti della conferenza ecumenica di Edinburgo del 1937 e diventò membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Nel 1948 giunse negli Stati Uniti con l’incarico di riorganizzare il seminario ortodosso di New York e cominciò a insegnare alla Divinity School di Harvard, passando nel 1964 alla Princeton come visiting professor.
Il pensiero di Florovskij ha rappresentato una delle principali provocazioni culturali e teologiche del mondo occidentale ma anche di una certa tendenza slavofila orientale.
A dispetto del razionalismo demitizzante del nostro tempo, Florovskij ha cercato di sviluppare l’idea di una teologia cristiana che rileggesse le Scritture con le categorie filosofiche greche mediate attraverso la grande tradizione dei Padri. In tal senso il suo pensiero si qualifica come una sorta di riellenizzazione del cristianesimo. Nonostante ciò la sua ecclesiologia si ispira alla visione paolina del corpo di Cristo, come luogo della presenza salvifica di Cristo nel mondo, concezione decisamente più vicina alla sensibilità teologica occidentale.

 

BONHOEFFER DIETRICH
(1904 – 1945)

Nato a Breslau il 4 febbraio 1904 e morto a Flossenburg il 9 aprile 1945. Compì i suoi studi teologici nelle università di Tubinga e di Berlino, dove ebbe come maestro A. von Hamack. Qui, sotto la guida di R. Seeberg, nel 1927 conseguì la laurea in teologia discutendo un tema ecclesiologico, poi pubblicato come Sanctorum Communio. Eine dogmatische Untersuchung zur Soziologie der Kirche, Berlin 1930 (trad. it.: Sanctorum Communio. Una ricerca dogmatica sulla sociologia della Chiesa, Herder-Morcelliana, Roma-Brescia 1972).
Nel 1930 ottenne l’abilitazione con Akt und sein (Berlin 1930; trad. it.: Atto ed essere. Filosofia trascendentale ed ontologia nella teologia sistematica, Queriniana, Brescia 1985).
Le due opere sono legate fra loro per il fatto d’essere, la prima, una ricerca diretta a cogliere le realtà della Chiesa nella sua specifica natura sociale e, la seconda, finalizzata a individuare la Rivelazione come presupposto della Chiesa. Dopo un breve periodo trascorso a New York, iniziò a Berlino la sua attività di insegnamento (1931-1933). Inizialmente continuò a soffermarsi su temi ecclesiologici ma successivamente passò a riflettere su temi cristologici.
Chiusa la breve parentesi accademica, si pose al servizio della Chiesa "confessante", ossia di quella parte delle comunità evangeliche che andava organizzandosi con strutture proprie in resistenza al nazionalsocialismo. Passò in Inghilterra e negli Stati Uniti dove svolse altri periodi di impegno pastorale ed ecumenico. Nel luglio 1939 decise di rientrare in Germania dove intensificò la sua collaborazione al movimento di resistenza contro Hitler.
Frutto del suo lavoro intellettuale in questo nuovo periodo sono i suoi saggi sull’Etica cristiana, rimasti incompiuti e pubblicati postumi nel 1949. Arrestato nell’aprile 1943, fu rinchiuso nel carcere berlinese di Tegel, dove rimarrà sino all’ottobre 1944. Da qui avvierà una intensa corrispondenza, di cui sono state pubblicate le lettere alla famiglia e all’amico E. Bethge.
Internato dalla Gestapo nel campo di concentramento di Buchenwald, fu giustiziato "per alto tradimento" nel campo di sterminio di Flossenbürg all’alba del 9 aprile 1945.
Bonhoeffer, senza dubbio, una delle più alte figure umane e teologiche del secolo XX, è stato autore di numerose e importanti opere, molte delle quali pubblicate postume.
A quelle già richiamate, si aggiungono Schöpfung und Fall. Eine theologische Auslegung von Genesis 1-3 (München 1933; trad. it.: Creazione e caduta. L’ora della tentazione, Queriniana, Brescia 1977).
Frutto della sua attività di direttore di seminario a Finkenwalde e di direttore educativo in Pomerania sono Nachfolge (München 1937; trad. it.: Sequela, Queriniana, Brescia 1971) e Gemeinsames Leben (München 1939; trad. it.: La vita comune, Queriniana, Brescia 1981). In Ethik (München 1949; trad. it.: Etica, Bompiani, Milano 1969).
Bonhoeffer studia la vita umana come campo delle realtà penultime che hanno in Dio il loro ultimo approdo. Scopo dell’etica è il discernimento della volontà di Dio in vista dell’azione concreta. In Widerstand und Ergebung (München 1952; trad. it.: Resistenza e resa. Lettere e appunti dal carcere, Bompiani, Milano 1969) affronta, tra l’altro, la questione del confronto della fede cristiana con un mondo diventato "adulto": la nuova figura è quella del "cristianesimo non-religioso" (nicht religiöses Christentum).
Altri suoi scritti sono raccolti nei sei volumi di Gesammelte Schriften, (München 1958-1964, in trad. it. un’antologia di testi scelti col titolo Gli Scritti (1928-1944), a cura di M.C. Laurenzi, Queriniana, Brescia 1979. Una sintesi della vita e dell’opera di Bonhoeffer potrebbe essere racchiusa in quest’espressione: vita con Dio e per Dio, con gli uomini e per gli uomini, sempre più esposta al mondo (M. Bosanquez).

 

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